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Autore: Serpentina    11/10/2023    1 recensioni
Londra, 2037
Il verdetto sulla morte di Aisling Carter, giudicata come tragico incidente, non convince Frida Weil, che nei misteri ci sguazza per passione e sospetta possa trattarsi di omicidio. Decide quindi di "ficcanasare", trascinando nella sua indagine non ufficiale William Wollestonecraft, forse perchè le piace più di quanto non voglia ammettere...
Un giallo con la nuova generazione dell'Irvingverse. 😉
Dal capitolo 5:
"–È vero che sei la figlia di Faith Irving, la patologa forense?
–Così è scritto sul mio certificato di nascita- fu la secca risposta di Frida, che storse il naso, a far intendere che quelle domande insulse la stavano indisponendo, e fece segno ad Andrew di risedersi.
–Ho voluto questo incontro perché, se ho ben capito, sostieni che tua madre abbia liquidato un po’ troppo frettolosamente la morte di mia sorella. Che razza di figlia non si fa scrupoli a sputtanare sua madre?
–Una dotata di un cervello funzionante. Meine liebe Mutter è fallace come qualunque essere umano, e i vincoli parentali sono nulla, in confronto al superiore interesse della giustizia. Ma non siamo qui per parlare di me. Se avete finito con le domande stupide, ne avrei una io. Una intelligente, tanto per cambiare: perché siete qui?"
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Bentrovati, miei pazienti fedelissimi!

Dopo una lunga attesa, come promesso, ecco il nuovo capitolo, che (spero) renderà molto, molto, molto felici i fan dei cugini Weil, e farà scemare in voi il desiderio di picchiarmi per averci messo tanto. Enjoy!

Il sottofondo musicale consigliato è lasciato alla vostra abilità di leggere tra le righe: ho inserito gli indizi nel capitolo, vi sfido a indovinare i brani che mi hanno ispirato. ;-)

 

Feuer frei

 

“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.

Sir Winston Churchill

 

Hans Weil senza parole era uno spettacolo più unico che raro; eppure, era esattamente lo spettacolo che si parava davanti alla sua futura moglie, Sonja Dormer, colpevole di averlo reso tale. La scena era talmente straordinaria che Sonja stava lottando con tutte le proprie forze per tenere gli occhi aperti, nonostante un fastidioso fascio di luce che sembrava voler filtrare attraverso le nubi di un tenue grigio perla - venate del rosso aranciato del sole al tramonto, a creare una stupefacente marmorizzazione rosata - al solo scopo di accecarla.

Quando Hans aprì finalmente bocca, ne uscì un suono scarsamente intellegibile, che qualcuno dotato di fervida immaginazione avrebbe potuto interpretare come "Wow".

Sonja scelse di propendere per questa interpretazione, ed esclamò –"Wow" è un eufemismo. È... tanta roba!

Na ja!- esplose Hans. –È tantissima roba! Roba... wunderbar1! Però, almeno spiega perché hai rifiutato la missione a Honk Kong.

–Posso tirare un sospiro di sollievo, ora? Sei al settimo cielo quanto me?- chiese Sonja, titubante come poche volte in vita sua.

Natürlich! Oh, ich bin so froh!- la rassicurò Hans, per poi mettersi a sedere sgranando gli occhi con l'aria di chi ha appena ricevuto un'illuminazione divina. –Sondern auch nervös2.

–Beh, le nostre vite cambieranno inevitabilmente... per sempre. È normale sentirsi nervosi; ma sono certa che insieme ce la faremo, Küken3.

Hans, che di norma storceva il naso a quel ridicolo vezzeggiativo, suggerito alla sua innocente fidanzata dalla brillante mente votata al male che portava il nome di Ernst Weil, si limitò ad annuire, perso nei propri pensieri, salvo poi dar loro voce.

Du hast recht4: uno tsunami sta per abbattersi sulla vita nostra e di chi ci circonda. Mein Gott, spero che Frida la prenda bene, è così suscettibile!

Sonja palesò il proprio sconcerto allargando le braccia e scuotendo il capo, emise un gemito di esasperazione, infine sbottò – È questo a metterti in ansia? La reazione della tua cuginetta? Fai sul serio?

–Devo rispondere a una domanda alla volta, o posso dare una risposta cumulativa?- tentò di ironizzare Hans, il cui accenno di sorriso si sciolse come neve al sole di fronte allo sguardo glaciale della donna. Determinato ad evitare a tutti i costi una lite, sospirò –Quante volte devo ripetertelo: sei tu la mia priorità, e lo sarai finché morte non ci separi; ma Frida è la piccola di casa, è naturale che nutra un forte istinto di protezione verso di lei...

–No, non lo è!- obiettò Sonja, protendendosi verso di lui con espressione furente. –Non sei suo padre, non sei suo fratello, e lei non è più una bambina.

–All'anagrafe- replicò Hans, scrollando le spalle. –Nella mia mente, lo sarà sempre.

"Nonostante la preoccupazione per la zia Faith, la sua preferita, che stava partorendo, e il disgusto che lo attanagliava ogniqualvolta metteva piede in ospedale, tempio dei germi per eccellenza, osservare il fratellino di due anni mentre sonnecchiava placidamente lo aveva fatto scivolare dritto tra le braccia di Morfeo.

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando suo padre lo svegliò picchiettandogli con insistenza sulla spalla.

Was?- mugugnò con una vocina grondante sonno, strofinandosi le palpebre.

Das Baby ist da!

Quelle quattro parole ebbero su di lui l'effetto di una tazza di caffè colma fino all'orlo: scattò in piedi, rischiando di far rovinare sul pavimento il piccolo Ernst, e trillò –Toll! Wann kann ich ihn sehen?

Selbst jetzt, wenn du willst- rispose suo padre. –Ein Moment: wo ist Wilhelm?Du musstest auch auf ihn aufpassen, hast du vergessen?5

Il volto di Hans passò in un nanosecondo dalla pura gioia al terrore: era stato sufficiente un attimo di distrazione che l'altro suo fratello, di cinque anni, era riuscito a sgattaiolare per combinare guai in giro per l'ospedale.

"Scheiße!"

Senza dire una parola si precipitò a cercarlo, cominciando dal posto nel quale sarebbe stato più probabile trovarlo. Ebbe la fortuna, oltre che di fare centro al primo colpo, di assistere a una scenetta quantomai spassosa: l'incarnazione dello stereotipo della nonnina affettuosa si avvicinò a Wilhelm, la cui attenzione era interamente assorbita dal distributore automatico carico di snack appetitosi, e chiocciò, nel tono cantilenante riservato ai pargoli –Oh, che bella bambina! Non riesci a raggiungere i tasti, piccina? Vuoi una mano? Come ti chiami?

La faccia della sconosciuta nello scoprire che la "bella bambina" era in realtà un maschio fu impagabile, almeno quanto il ghigno compiaciuto di Wilhelm nel sentirsi rispondere che avrebbe fatto meglio a tagliarsi quei "capelli da Raperonzolo", se non voleva creare confusione.

Nonostante scenette come quella appena accaduta fossero all'ordine del giorno, il bambino, mostrando una maturità superiore a molti adulti, sfoggiava con fierezza la lunga chioma, che rifiutava categoricamente di accorciare, beandosi dell'imbarazzo di chi, tratto in inganno dai capelli che arrivavano al fondoschiena e dal fisico minuto, si convinceva fosse femmina.

I fratelli Weil, infatti, erano accomunati da identici occhi grigi dalla forma allungata, quasi a mandorla, e lisci capelli biondi; ma, se quelli di Hans ed Ernst, tenuti rigorosamente corti, ricordavano il grano maturo sotto il solleone estivo, quelli di Wilhelm formavano una fluente colata di oro fuso.

Das Baby ist da- disse laconicamente Hans, tendendogli una mano. Il fratello la afferrò senza tante storie, segno che la curiosità aveva prevalso sull'orgoglio.

Incassata con la strafottenza che li contrassegnava la ramanzina paterna per aver avuto l'ardire di aggirarsi senza supervisione in un luogo tanto pericoloso, i tre fratelli (Ernst in braccio al padre) erano andati a trovare l'ultimo membro della famiglia.

Ta-da! Non è adorabile?

Alla vista del neonato urlante che si dimenava nella culla con la targhetta "Weil", Hans pensò che evidentemente aveva una concezione diversa di "adorabile", ma tant'era. Wilhelm, forse perché sensibile al tema, si accorse subito di un particolare.

Ha la tutina rosa. È una femmina!- sputò, caricando l'ultima parola di una buona dose di frustrazione per i sogni di gloria infranti; aveva agognato di poter essere per il cuginetto ciò che Hans era per Ernst: un modello, un faro, un mito. Gli avrebbe insegnato ad andare in biciletta, a tirare di scherma e a tirare pugni degni di tale nome (anche se, forse, in quello era più bravo Hans). Dubitava di riuscire a fare lo stesso con una femmina; non tanto perché non ritenesse le femmine capaci di andare in biciletta, tirare di scherma e tirare pugni degni di tale nome, quanto piuttosto perché, ci avrebbe scommesso, il parentame al completo glielo avrebbe impedito.

Ernst, dal canto suo, reagì con indifferenza. Era un bambino di due anni semplice: gli bastava avere qualcuno più piccolo di lui su cui riversare la rabbia repressa per il bullismo che subiva dai fratelli; il sesso non aveva importanza.

Ci dev'essere un errore- asserì il maggiore. –Non ci sono femmine in questa famiglia: noi siamo tre fratelli, tutti maschi. Papi und Onkel Franz sono maschi. Opa Hans aveva tre fratelli, Uropa6 addirittura cinque, sempre tutti maschi, und so weiter7.

Cioè... potrebbero aver sbagliato?- esalò Wilhelm, elettrizzato, ignorando i segnali di avvertimento di Hans. –Scambio di culla, che figata! Come in quel film che abbiamo visto la settimana scorsa di nasco...Ops!

Alexander tentò, invano, di riappropriarsi del ruolo di genitore autorevole, che solitamente aborriva: era Serle, poliziotta con un passato da cecchino nell'esercito, a tenere i figli in riga; lui le righe preferiva romperle.

Fingerò di non aver sentito per non rovinare questa giornata, ma aspettatevi una punizione, perché dirò tutto a vostra madre. Quanto a te- puntò un indice accusatore in direzione di Hans –I miei complimenti: far vedere ai tuoi fratelli materiale inadatto alla loro età. Fratello maggiore dell'anno!

Tale padre, tale figlio. Oma mi ha detto che hai fatto vedere a Onkel Franz "Venerdì 13" quando aveva appena l'età di Ernst. Con che faccia mi fai la predica?

Piccato, Alexander ricorse a misure disperate.

Beh... un bravo figlio impara dagli errori del padre.

Io però non sono bravo, sono il Bart Simpson londinese. Du und Mutti non fate che ripeterlo!

La discussione sarebbe andata avanti per chissà quanto, se un grido particolarmente potente del primo fiocco rosa in casa Weil da generazioni non avesse squassato l'aria (e i loro timpani).

Ad Hans, in cerca di sollievo dall'inquinamento acustico, sovvenne un atroce dubbio.

Warum ist sie nicht bei Tante? Offentsichtlich weint sie, weil Mutter vermisst. Papa, sag mir die Wahrheit: wie geht's Tante Faith?8

Alexander emise un lungo sospiro rassegnato, seguito da un lungo silenzio, prima di rispondere.

Du bist du verdammt schlau für dein eigenes Wohl, Hans9. Kinder, eure Tante è ancora in sala operatoria. Perde tanto sangue e devono capire da dove.

Wilhelm si avvinghiò al fratello come un koala all'albero di eucalipto, mentre Ernst, intuendo che qualcosa non andava, pur senza comprendere la gravità della situazione, nascose il viso nell'incavo del collo del padre.

Tranquilli- aggiunse in tono fintamente gioviale, peggiorando senza volerlo la situazione –I bravi dottori di questo ospedale la rimetteranno in sesto!

Calò nuovamente una cortina di silenzio teso, rotta da Wilhelm, che li spiazzò con una domanda devastante nella sua semplicità.

Se Tante Faith muore, la cuginetta viene a casa con noi?Onkel Franz non può farcela da solo!

Approfittando della distrazione di Alexander, tutto preso a balbettare parole di incoraggiamento, Hans lanciò un'occhiata a quella creaturina dal viso rosso violaceo per lo sforzo di sgolarsi a pieni polmoni mentre sua madre lottava per la vita, per poi ringhiare –Oh, um Himmels willen10!- e piombare nella nursery interrompendo la discussione tra due infermiere sull'opportunità o meno di somministrare un blando sedativo alla piccina, che di questo passo avrebbe svegliato tutti gli altri bambini e mandato al manicomio loro.

Con la consueta sfacciataggine schiarì la voce e disse, in tono che non ammetteva repliche –Salve. Il mio nome è Hans Weil, l'urlatrice è mia cugina. Posso prenderla in braccio e provare a calmarla, prima che si consumi le corde vocali? Non vi preoccupate, ho esperienza: sono il maggiore di tre!

Placata, anche con l'aiuto del padre, la pargola, col senno di poi alla disperata ricerca di contatto umano, Hans venne ricompensato dal suo primo sorriso, oltre che dalla consapevolezza di essere stato il primo a prenderla in braccio. Ciliegina sulla torta: non appena si fu calmata, la bimba, che fino a quel momento aveva tenuto le palpebre serrate, rivelò un paio di stupefacenti occhioni dalle iridi chiarissime, eredità di Franz.

Ridacchiando, alzò un pollice in segno di vittoria e urlò, all'indirizzo di Wilhelm –Niente scambi, è una di noi!"

 

***

 

William Wollestonecraft si era sentito spesso additare dal padre come grande regista di film mentali e, a pensarci bene, non poteva dargli torto: nell'istante in cui Frida Weil aveva ceduto alla sua insistenza, accettando un'uscita dopo scuola nonostante fosse - ufficialmente - in punizione, la sua mente era partita per la tangente, perdendosi in fantasticherie, per la maggior parte vietate ai minori, sull'eventuale riuscita dei suoi propositi di conquista.

Non che fosse innamorato, no di certo! Aveva messo in chiaro, rischiando di mandare alle ortiche ogni possibile interesse da parte della Weil, che il sadomasochistico cappio al collo comunemente noto con il nome di amore esulava dalla sua filosofia di vita. Tuttavia, si era arreso da tempo all'ineluttabile attrazione per quella ragazza dalla peculiarità che sfiorava l'astruseria (e a volte vi sconfinava apertamente). Frida sarebbe stata sua, punto e basta; ne andava del suo orgoglio di maschio bianco, etero e cis.

–Hai freddo? Stai tremando!- le chiese, pronto a sacrificare la propria giacca per tenerla al caldo, in un sempreverde atto di cavalleria; ma Frida lo stroncò sul nascere.

–Non sto tremando, sto trepitando. Mein Gott, sono così nervosa!

Annuendo comprensivo, William la prese per mano e rispose –Tranquilla, sono nervoso anch'io; è perfettamente normale.

Frida, contrariamente al previsto, anziché manifestare sollievo, aggrottò le sopracciglia.

–Ne dubito; o meglio, lo spero: sarebbe disturbante se il tuo nervosismo avesse la stessa origine del mio!- esclamò, prima di cogliere la causa del fraintendimento e ridacchiare –Oh, aspetta: tu pensavi fossi nervosa per... questo? Gott bewahre11! Ho imparato a mie spese che crearsi delle aspettative è il modo migliore per rimanere delusi: cercare di non disattenderle genera una tale ansia! Ugh! Non mi serve ulteriore stress nella vita, danke.

William rimase letteralmente a bocca aperta. La Weil, tra colpi di genio con la G maiuscola e uscite a dir poco infelici come quella, si sarebbe resa responsabile della lussazione della sua mandibola, ne era certo.

–Ehm, beh... ecco... come dire... ti ho chiesto di uscire e hai detto sì...

–Sul "chiedere" avrei da opinare, ma va' avanti.

–Grazie tante. Allora, in caso non fosse chiaro, questo è un appuntamento, e in genere si è nervosi - in senso buono, ovviamente - a un appuntamento. Un po' come quando si riceve un premio.

–A parte che Il premio sarebbe la possibilità di palpeggiarmi nella sala buia di un cinema?

La risposta sincera sarebbe stata sì, ma, a giudicare dalla ragazza, era anche la risposta sbagliata. Tuttavia, per mantenersi un minimo coerente alla propria bussola morale, William parafrasò la veirtà.

–A questo punto, mi accontento di guardare il film in pace. Sai che non sono mai stato in sala, prima d'ora?

–Mai?

–Mai.

La ragazza scoppiò a ridere.

–Ok, le cose sono due: o mi prendi in giro, oppure hai mentito sulla tua provenienza e in realtà sei un marziano sotto mentite spoglie!

Stavolta l'australiano dovette poggiare una mano sotto il mento, per impedire che toccasse terra.

–Ti ascolti quando parli, Weil?

Jawohl! È uno dei più grandi piaceri della mia vita!

–Allora devi avere problemi di udito- sibilò sarcastico William (dimostrandosi degno figlio di suo padre), per poi affrettarsi a camuffare la battuta con una serie di colpi di tosse, suscitando la preoccupazione di Frida, la quale insistette a lungo affinché tornasse a casa a curarsi, mettendo a repentaglio i suoi progetti per la serata. Dopo averla tranquillizzata, aggiunse –Per la cronaca: fuori dal vecchio continente lo spopolare dello streaming ha ucciso la maggior parte delle sale. In Australia, fai conto, ne sono rimaste tre: una a Sydney, una a Melbourne e l'altra a Perth; non proprio dietro l'angolo di casa mia.

–Uh, la la!- esclamò Frida, facendo schioccare maliziosamente la lingua come le aveva insegnato Kimberly. –Stai per farti perdere la verginità cinematografica! Rilassati e lascia fare a me; vedrai, ti piacerà!

 

***

 

Entrambi uscirono dalla sala delusi. Frida perchè, per colpa di "quel kantiano del cazzo" - che l'aveva obbligata a sedersi al posto assegnato nonostante fossero letteralmente quattro gatti - aveva rimediato un torcicollo coi fiocchi; William perché, contro ogni sua previsione, aveva dovuto sorbirsi tre ore piene di musica assordante alternata alla recitazione di un Tom Holland talmente fuori parte da meritare un Razzie per ogni minuto sullo schermo, anziché esplorare le grazie della Weil con la pellicola in sottofondo.

Ciononostante, si sforzò di apparire galante fino in fondo, offrendosi di riaccompagnarla a casa, prima che i suoi genitori si accorgessero che aveva violato gli arresti domiciliari. Peccato che lei avesse altri programmi.

–Tornare a casa? Non ci penso nemmeno! Prima che mi chiedessi - o meglio, imponessi - di uscire insieme, avevo già preso un impegno- spiegò con una nota stizzita nella voce. –E un Weil mantiene sempre la parola data. Se proprio non vuoi dichiarare conclusa la serata, e aggiornarmi sugli ultimi sviluppi del caso Carter, ti concedo di venire con me.

Spinto in parte dalla curiosità, in parte dal segreto timore che si vedesse con qualcun altro, William lasciò che lo trascinasse come una mamma col suo pargolo recalcitrante, finché non si rese conto di dove lo aveva portato.

–Si può sapere cosa ci facciamo qui?

–Posso dirti cosa non facciamo qui.

L'ironia della risposta generò in lui un moto d'irritazione. Chiuse le mani a pugno, conficcando le unghie nella carne, inspirò ed espirò lentamente per evitare di pronunciare parole di cui si sarebbe pentito, infine replicò, scandendo ogni sillaba come se si stesse rivolgendo a una bambina di tre anni –Forse è un problema mio perché non sono pazzo, ma di norma non si socializza o discute di omicidi in palestra!

La ragazza, senza scomporsi, replicò –Chi è più pazzo, la pazza o chi l'ha invitata a uscire e credeva che "One step closer" fosse un film sulla break dance?

–Pure in quel caso avrebbe fatto cagare, però almeno i miei timpani non avrebbero subito quel... rumore!

–A parte che a parlare così sembri dein Vater, non ti permetto di criticare una pietra miliare della colonna sonora della mia infanzia!- protestò accoratamente la ragazza. –Ah, für deine Information, parafrasando il mio personaggio maschile preferito in una serie tv: non sono pazza, meine Mutter mi ha fatto controllare.

Non cogliendo la citazione, William sgranò gli occhi e sbuffò –Parliamo della stessa madre che ti assordava con le urla da dannato di quel... Chester, ci vuole ben altro per sorprendermi.

–In difesa meiner Mutter, c'è da dire che non sono mai stata un'epitome di normalità; zum Glück12, ho un certificato medico specialistico da sventolare sotto il naso di chiunque mi dia della pazza che attesta che le mie anomalie, per quanto disarmanti, rientrano nella fisiologia. Ora, se hai finito con le osservazioni inutili, gradirei cambiarmi.

Il malumore di William raggiunse l'acme quando Frida riemerse dallo spogliatoio in tenuta ginnica: canotta e bermuda oversize dall'effetto tutt'altro che sexy, seppure indubbiamente pratici.

"Uffa, Weil! Potevi almeno farmi rifare un po' gli occhi! Una delle poche gioie della palestra è guardare le ragazze che si allenano fasciate in straccetti striminziti, più vedo che non vedo! E dai, su! Sono le basi del vivere civile! Che è 'sta merda?"

Non ebbe tempo di soffermarsi su quei pensieri, però, perché venne sospinto verso un tapis roulant e costretto a una forsennata corsa "di riscaldamento".

"Porco cazzo!", pensò, ansimante e sudato per lo sforzo di tenere il ritmo. "Questo lo chiama riscaldamento? Persino Barry Allen sarebbe in difficoltà!"

Sebbene il suo corpo urlasse pietà da ogni cellula, e l'immagine di un tunnel stesse prendendo forma davanti ai suoi occhi, si sforzò di non cedere: innanzitutto, Frida, in virtù della competitività insita nel DNA dei Weil, sembrava godere di quella sottospecie di gara di resistenza, per cui gettare la spugna avrebbe significato far precipitare sotto zero le sue possibilità di conquista; inoltre, sfigurare avrebbe significato essere da meno di una ragazza, onta altrettanto inaccettabile.

Venne catapultato nuovamente alla realtà dal laconico –Allora, si può sapere cos'hai scoperto?

–Ogni suo desiderio è un ordine, Sherlock!- ansò, tentando di darsi un contegno dignitoso nonostante il bagno di sudore e la sensazione di stare per svenire da un momento all'altro. –Il nome Stephen Rhys-Jones ti dice niente?

La granitica convinzione che la Weil fosse fautrice del moto epicureo "vivi nascosto" si infranse quando dalla sua bocca uscì la frase –Natürlich! Come a chiunque non abbia vissuto sotto una pietra fino a un secondo fa: è il nuovo leader ultra-conservatore dei Tories, subentrato dopo che il più moderato Macmillan è stato stroncato da un ictus. Rimanga tra noi, non avrà il mio voto: pare un ibrido creato in laboratorio fondendo Margaret Thatcher e Boris Johnson!- seguita dallo stizzito –Perchè quella faccia? Le prossime elezioni debutterò come elettrice, è mio diritto-dovere esprimere un voto consapevole!

Faticando a non lasciar trasparire il proprio stupore, William esalò –Tanta diligenza dovrebbe essere illegale. Tornando a noi, grazie alla missione di spionaggio di Kev...

–Ecco, a tal proposito: non sono sicura mi vada bene che usi i miei amici a tuo piacimento.

"Sul serio ti senti in diritto di instillare in me scrupoli morali, Weil? Sul serio?"

–Punto numero uno: sono anche amici miei. Punto numero due: l'ho fatto per un bene superiore. Senza l'aiuto di Kev non avremmo mai scoperto che il suddetto Rhys-Jones è il padre di Faccia da Cavallo, fatto che di per sé, secondo me, è un crimine contro l'umanità...

–Faccia da Cavallo?

–Un tizio gradevole quanto un cactus nelle mutande, con un brutto muso equinoide, che ho avuto la sventura di incontrare al memoriale in onore di Aisling.

–C'ero anch'io, non ricordo nessun "tizio gradevole quanto un cactus nelle mutande", a parte forse Andrew Carter, ma l'ho già depennato dalla lista dei sospettati- obiettò Frida, prontamente messa a tacere dal socio, ansioso di spiattellare il succulento pettegolezzo su Rhys-Jones senior.

–Forse eri troppo impegnata a intrufolarti nella camera della ragazzetta in coma.

–Non è in coma, è locked-in: la coscienza è integra, sono le funzioni motorie a essere venute meno- precisò la Weil, punta sul vivo. –Inoltre, ti ricordo che se non mi fossi intrufolata nella stanza di Aurora, non avrei trovato la chiavetta USB che quasi certamente è la chiave del caso! Adesso vedi di andare al dunque, sto perdendo la pazienza.

Incredulo della faccia tosta della ragazza, William sbottò –Sei stata tu a cominciare! Fosse per me, sapresti già che Stephen Rhys-Jones è amico di famiglia dei Carter e, rullo di tamburi, presunto amante di Aisling!

"Beccati 'sta bomba H!", pensò, gonfiando il torace di aria e autocompiacimento. "Chi è Sherlock, adesso, eh?"

–E così avete cominciato senza di me. Sarò lieto di punirvi interrogandovi sul caso durante una sessione da quindici minuti initerrotti di squat e burpees alternati!

William trasalì, e per poco non perse l'equilibrio. Conosceva fin troppo bene quella voce. Lentamente si voltò, sperando ardentemente che le sue orecchie lo avessero ingannato, ma così non era; di fronte a lui stava Hans Weil, l'intimidatorio cugino di Frida, il quale, in verità, sfoggiava un'espressione per lui inedita.

"Cos'è quella strana curvatura delle labbra?", pensò. "Non starà... sorridendo?"

–Q-quindici minuti?- esalò. –Di burpees? E squat? Senza pause?- "Voi siete matti!" –Ditelo che volete vedermi morto!

Frida rise, credendo stesse scherzando; Hans, invece, che aveva colto la nota affannosa nella sua voce, rispose sogghignando –Non mi permetterei mai! Certe cose al massimo si pensano! Na, Weichtier13, se non te la senti puoi sempre aspettare in panchina.

Sebbene conscio di star firmando la sua probabile condanna a morte, il briciolo di amor proprio non intaccato dal sacro timore nei confronti del secondo Weil più terrificante sul globo (corroborato dallo scherzoso –Vacci piano con lui, mi raccomando, meine Mutter ha già abbastanza lavoro!- di Frida) lo persuase a soprassedere; non avrebbe dato ad alcun Weil la soddisfazione di umiliarlo. Scosse il capo, represse la voce della ragione e asserì di essere perfettamente in grado di tenergli testa, salvo poi stramazzare al suolo dopo due minuti.

Frida, empatica come al solito, fornì assistenza e conforto, insieme ai debiti rimproveri.

–Tieni, un po' d'acqua ti farà bene. Ti gira la testa, hai nausea? No? Gut!Adesso illuminami: sei masochista, o semplicemente stupido?

–Io propendo per la seconda ipotesi- sibilò Hans, guadagnandosi un'occhiata raggelante dalla cugina, che sbraitò –Questa ridicola gara a chi ce l'ha più lungo ha smesso di essere divertente. Nessuno di voi ha alcunché da dimostrare; non a me. Ora, se avete finito di battervi il petto come gorilla di montagna, possiamo allenarci senza rischiare la vita e nel mentre collaborare per risolvere il caso Carter?

Dopo un attimo di esitazione, William tese la mano ad Hans, che lo ignorò, come si fa con le gomme da masticare incollate alla suole delle scarpe. Storse il naso e sibilò, senza mai staccare gli occhi da Frida –Mein gott, du bist so eine Spaßbremse!14- scrollò le spalle e aggiunse, degnando finalmente l'australiano di un po' di attenzione –Niente di personale, Weichtier: torturerei allo stesso modo chiunque si azzardasse a ronzare attorno a Frida!

Frida kann für sich selbst denken!15- ribattè lei, in assetto da combattimento. –Neanche mein Vater si azzarda a mettere becco nella mia vita privata, cosa dà a te il diritto di farlo?

–Sono il maggiore, è naturale che mi preoccupi per voi piccoli.

Ich verstehe, aber du übertreibst16! Hai fatto di tutto per renderci forti e indipendenti - e per questo ti sarò debitrice in eterno - è assurdo che adesso provi a tenerci sotto una campana di vetro. Pensa al Vichingo: ha i tuoi stessi muscoli e il doppio dei centimetri... d'altezza!- specificò, per chetare i risolini di William. –D'altezza, malpensante che non sei altro. Quanto a te, lieber Cousin: cosa devo fare per scrollarmi di dosso la tua iperprotettività, sfidarti a duello? Komm schon!17

Hans eruppe in una risata fragorosa, che attirò su di lui svariati sguardi curiosi.

–Mi arrendo, mi arrendo. Non sono qui per battermi. Non oggi. Avevo bisogno di parlarti e, grazie alla tua recente bravata, allenarci insieme era l'unica scusa plausibile per superare il posto di blocco imposto dagli zii. Hai scelto il momento meno opportuno per farti mettere in punizione, Cousinchen. Non per mettere fretta alla grandezza, ma ho assoluta necessità di chiudere questa sporca faccenda prima possibile: devo stare vicino a Sonja, in questo periodo mangia pochissimo e non sta tanto bene- estrasse un quadrato di carta dalla tasca dei pantaloni e lo porse a Frida. –Vielleicht ist das der Grund18.

La scena che si parò davanti a William fu quantomai spassosa: Frida sgranò gli occhi, spalancò la bocca come un pesce appena pescato e cadde in ginocchio.

Ist das ein Witz19?

Überhaupt nicht20!- esclamò Hans, raggiante, prima di aiutarla a rimettersi in piedi.

William lo fulminò con lo sguardo: nonostante la consanguineità costituisse un punto a sfavore della bruciante gelosia che lo corrodeva internamente, non riusciva a non invidiare il rapporto privilegiato tra i due cugini; se fosse stato lui a tenderle la mano, l'avrebbe rifiutata, poteva scommetterci. In quel frangente, notò qualcosa che finora gli era sfuggito.

–Ehi, credevo che gli sbirri non potessero avere tatuaggi!

–Tecnicamente è vero, ma c'è una ridicola scappatoia: il divieto contempla le parti del corpo costantemente esposte- spiegò l'altro, accarezzandosi l'avambraccio destro, su cui era impressa una scritta in caratteri gotici, circondata dalle fiamme. –Mi basta indossare la divisa a maniche lunghe anche d'estate per essere a posto.

–Maniche lunghe dodici mesi l'anno? Immagino che i tuoi colleghi, per sopravvivere, portino una molletta sul naso da maggio a settembre!- ironizzò William. –Ad ogni modo, mi piace. In generale non amo i tatuaggi; questo qui, però, è veramente figo: "Feuer frei". Cosa significa?

–È il titolo del mio brano preferito dei Rammstein e la pena che, se potessi, ti impartirei in questo preciso istante per la tua impertinenza e ignoranza: fuoco a volontà!- sibilò, dopodiché si rivolse nuovamente a Frida. –Also, bist du bereit, Tante zu werden21?

Non aveva capito una parola, però, a giudicare dalla reazione di Frida, che era corsa via con l'espressione di chi sta ingoiando un limone, doveva trattarsi di una notizia sconvolgente e altrettanto sgradita. Dovette ricredersi quando, raccolta da terra quella che a prima vista gli era parsa una fotografia in bianco e nero, aveva realizzato che in realtà era un'immagine ecografica. Non bisognava conoscere il tedesco, nè essere geni, per fare due più due.

All'australiano balenò il pensiero malevolo che il mondo era funestato da abbastanza Weil senza che il più sgradevole del clan perpetuasse il proprio patrimonio genetico, ma lo respinse quasi subito: era troppo da stronzi persino per suo padre, figurarsi per un kantiano dichiarato come lui!

–Aspetti un bambino? Auguri!

–Tecnicamente, è ancora un embrione- precisò Hans, senza perdere il sorriso a trentadue denti nonostante lo scarso entusiasmo con cui era stata accolta la notizia.

–Beh, auguri ancora. Mi spiace che Frida non l'abbia presa come ti aspettavi.

–Al contrario, l'ha presa esattamente come mi aspettavo. È una primadonna. Ma ci tenevo fosse la prima a saperlo.

Dopo un'attesa apparentemente interminabile, William degnò Hans di un sorrisetto tirato e ridacchiò –Tua cugina è veramente incredibile, sai? È riuscita nell'impresa, che credevo impossibile, di farmi parteggiare per te: nemmeno tu meriti un simile trattamento!- e si propose di andare a recuperarla e dirgliene quattro, ma in quel preciso istante la lupa in fabula ricomparve, ancora visibilmente sconvolta e con gli occhi arrossati. Stupendoli entrambi, si avvicinò al cugino, che stritolò in un abbraccio affettuoso, e disse –Ho riflettuto sul mio comportamento, e sono giunta alla conclusione che mi sono comportata da immatura egoista. Entschuldigung. Non lo meriti. Tu e Sonja - più Sonja, tu hai fatto il minimo indispensabile - state per portare una nuova vita in questo mondo. Non esiste gioia più grande; devo rallegrarmi per voi e ammirare il vostro coraggio, perché, diciamocelo, questo mondo fa schifo.

"Pazzesco", pensò William, favorevolmente impressionato. "Ci è arrivata tutta da sola! Forse si trasformerà in una bambina vera senza l'intervento della Fata Turchina!"

–Potevi fermarti alla parte sulla gioia, aber vielen Dank, Cousinchen- rispose Hans. –Ci tenevo fossi la prima a saperlo.

A quelle parole, Frida tornò ad illuminarsi.

–Lo hai detto a me prima che agli zii? Prima che a Ernst e il Vichingo?- Hans annuì e lei emise uno squittio deliziato, serrando la morsa in cui lo aveva avvinto. Forse un giorno il nascituro l'avrebbe scalzata dal seggio d'onore nel cuore del suo cugino prediletto, ma non era quello il giorno; e, comunque, poteva tollerare di dividerlo con suo nipote.

L'idillio venne interrotto dal fastidioso tossicchiare di qualcuno alla disperata ricerca della loro attenzione, qualcuno che, non contento, tra le risate dei suoi amici arpionò i due cugini per le spalle e, incurante dei loro uggiolati, ringhiò –Ihr habt genug trainiert. Verschwindet sofort aus meinen Augen!22

 

***

 

–Un vero peccato che tuo padre e i suoi amici ci abbiano interrotti prima che Hans potesse elogiarmi a dovere per le mie scoperte. Le lodi di un professionista fanno sempre piacere- ansò William mentre scendeva a velocità da record, considerati i crampi che gli tormentavano le gambe, le scale mobili della metropolitana per non perdere la corsa.

Avanti a lui, Frida, altrettanto smaniosa di prendere il treno, rispose –Na ja, un vero peccato non aver dato meinem Vater l'ennesimo motivo per starmi col fiato sul collo! Ti ascolti quando parli?

–Sì. È uno dei più grandi piaceri della mia vita!- la scimmiottò lui, guadagnandosi un'occhiataccia e il seccato –Dì piuttosto che non vedevi l'ora di pavoneggiarti per aver risolto il caso. La gravidanza di Sonja ci ha fornito il pretesto perfetto per giustificare il nostro incontro, ma dobbiamo tenere un basso profilo. Nulla - ripeto, nulla - deve mettere in allarme meine Eltern, o è la volta buona che mi spediscono in una scuola militare, e non posso assolutamente permettermelo, soprattutto ora che siamo a un passo dalla soluzione.

–Basso profilo. Ricevuto! Ad ogni modo, ammettilo che ho fatto un bel lavoro!- esclamò William con tronfio autocompiacimento. –Avanti, su ammettilo. A meno che non preferisca parlare della tua reazione da psicopatica alla lieta novella che diventerai ZIA Frida.

Contrariamente al previsto, Frida, anziché inondarlo di (secondo lui debiti) complimenti e ringraziamenti per il prezioso contributo al caso, dapprima rimase impassibile, poi si accigliò, contrariata.

–Ingoierei delle lame, piuttosto; e vale sia per la chiacchierata a cuore aperto sui miei sentimenti ambivalenti verso la futura paternità di Hans, sia per i complimenti che non meriti. Liam, possiedi una mente brillante e un'invidiabile empatica, ma finora non hai fatto altro che provare a gettarmi fumo negli occhi, nè più nè meno degli indizi disseminati ad arte dalla Christie in "Assassinio sull'Orient Express"! Se non fosse un colpo di scena degno della peggiore telenovela sudamericana, penserei che sei in combutta mit meiner Mutter und Tante, che sperano fallisca per salvarsi le natiche e mettermi al mio posto.

"Stai rendendo veramente difficile dar loro torto, Weil, credimi!"

–Oi, senti, non dico il tappeto rosso, ma almeno un grazie me lo merito, cazzo! O un'amichevole pacca sulla schiena! Ho risolto il caso!

Frida replicò, per recuperare le redini dell'indagine (ne andava della sua professionalità... e dignità) –Ti ho paragonato ad Agatha Christie, dovresti essere lusingato. E poi non hai risolto un bel niente! Prima di cantare vittoria, ti sei fermato un attimo a controllare moventi e alibi?

Incapace di pensare a una risposta che non prevedesse insulti più o meno velati e/o turpiloquio, si morse la lingua e con un balzo seguì Frida nel vagone della metropolitana un secondo prima che le porte si chiudessero, quindi ribatté a tono.

–Il movente è identico: la presunta relazione tra Aisling e Rhys-Jones senior. Potrebbe aver agito lui in prima persona, oppure Faccia da Cavallo per non far sporcare le mani a papino. Si può non condividere il metodo, però umanamente non gli si può dare torto. Se mio padre rischiasse di non diventare Primo Ministro per una tresca che forse è pure falsa, mi incazzerei di brutto.

–Se così fosse, questo Faccia da Cavallo sarebbe un Dummkopf da competizione: solamente un decerebrato potrebbe pensare che un omicidio, crimine mediatico per eccellenza, metta a tacere delle voci infamanti, anziché alimentarle.

–Mai sottovalutare la stupidità umana- sentenziò William, seduto a braccia conserte nel vagone della metropolitana, dandosi arie da uomo saggio. –Sfortunatamente, pare che all'ora della morte di Aisling avesse la faccia nella tazza per essersi ubriacato come il povero fesso che è; ma non si può escludere che il suo amico abbia mentito per coprirlo. Avevo pensato di fare qualche domanda in giro al Tipsy Crow, però, dato il casino e il tasso alcolico medio, dubito che qualcuno conservi ricordi risalenti a due mesi fa. Il padre... ecco... beh, non avendolo inizialmente considerato, non ho idea di dove si trovasse quella notte.

–Lascia che ti illumini- celiò Frida con irritante aria di superiorità. –Giusto la sera fatidica l'ibrido Thatcher-Johnson era impegnato a gettare fango sulla candidata laburista in diretta nazionale. Come faccio a ricordarlo? Semplice: che i miei seguano un talk show di politica è un evento di portata eccezionale, al pari dell'avvistamento di un unicorno. E ora, il colpo di grazia alla tua traballante tesi: ammesso e non concesso che l'ibrido Thatcher-Johnson sia privo di alibi, perché vogliamo ammettere possa essersi recato da Aisling dopo la diretta, è plausibile che un politico a un passo dall'apice della carriera si sia preso la briga di introdursi in piena notte in un edificio abitato, rischiando lo sputtanamento e una bella denuncia, per defenestrare una ragazza, che conosceva bene e quindi avrebbe potuto incontrare in segreto in qualunque momento, solo per metterla a tacere definitivamente?

Imbarazzato, William arrossì e pigolò –In questi termini suona come un'idea stupida...

–È stupida persino per i gialli di bassa lega che vendono al supermercato- rincarò Frida. –Avrebbe potuto servirsi del suo ascendente su di lei per persuaderla a tenere la bocca chiusa; in alternativa, avrebbe potuto pagarla, pratica deprecabile, ma che dà decisamente meno nell'occhio dell'omicidio.

Tagliamo la cortina di fumo e concentriamoci sull'effettivo colpevole, Liam. Gli indizi puntano verso la famiglia: Nita Burnett ha dichiarato di aver portato Aisling semi-incosciente a villa Conworthy, dove ha visto Andrew, che a sua volta ha ammesso di esservisi recato per esaudire il desiderio di Aurora di porre fine alle sue sofferenze. Andrew sarà pure stupido, ma Nita non lo è: se avesse avuto qualcosa da nascondere, avrebbe anteposto la propria salvaguardia ai sentimenti per Andrew, mettendolo in cattiva luce; invece lo ha coperto. Quanto a lui, la sua stupidità è di per sè un alibi: avrebbe potuto screditare Nita, asserendo che era sotto l'effetto di droghe come Aisling, o addirittura addossarle la colpa, negando fosse andata via prima di lui, invece ha confessato. Solo un innocente, molto stupido, confesserebbe di essere stato sul luogo di un delitto con l'intenzione di compierne un altro. Alex è ugualmente da escludere: senza mezzi, è praticamente impossibile sia riuscita a sgattaiolare a villa Conworthy, uccidere Aisling e tornare a casa senza incrociare Nita.

–Non è da escludere. Passi Andrew, ma Alex Nita l'avrebbe coperta di sicuro, è sua sorella!

–Può darsi- concesse Frida, prima di scivolare in un pensoso silenzio, scandito dal picchiettare dell'indice contro le labbra serrate. Quando ebbe terminato le sue elucubrazioni, continuò a smontare le teorie del socio pezzo per pezzo. –Oh, cosa vado blaterando? Se Nita si fosse imbattuta in Alex, quella notte, ce l'avrebbe detto, o quantomeno lo avrebbe detto ad Andrew. Non era a conoscenza della relazione tra la sua sorellina e la sua amica; quindi, qualora avesse visto Alex aggirarsi da sola di notte, si sarebbe preoccupata per la sua incolumità, non per procurarle un alibi!Infine, Alex amava Aisiling, al punto da essere diventata il clone di sua sorella, pur di compiacerla; difficilmente le avrebbe fatto del male. Dei Rhys-Jones abbiamo già parlato, non mi ripeterò.

–Resta la nonnina. Io punto il dito contro di lei: come insegna Occam, la soluzione più ovvia è, salvo rare eccezioni, quella giusta. La vecchia si è liberata di una nipote problematica ed è finita schiacciata dai sensi di colpa. Può succedere: non è da tutti reggere il peso morale di un omicidio.

–Come puoi berti la storiella del suicidio per senso di colpa? Ha detto ad Andrew, al telefono, che era sicura di aver già preso la sua insulina. Quale aspirante suicida lo farebbe? Senza contare il movente: se bastasse un nipote problematico a indurre tutti i nonni del mondo all'omicidio, avremmo in un colpo solo risolto il problema della sovrappopolazione e decuplicato la popolazione carceraria! No. Per citare l'incommensurabile Holmes: una volta rimosso l'impossibile, quel che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità; e, in questo caso talmente intricato in apparenza da risultare quasi banale, una volta rimosso l'impossibile, resta un solo colpevole, per quanto improbabile.

William scosse il capo e sbuffò, sprezzante –Chi, il nonno? Ti prego! Perfino io sarei un colpevole più credibile! Spiacente, resto arroccato sulla mia posizione: è stata la nonna!

Frida gli scoccò un'occhiata glaciale, degna di Franz, ma riacquistò il suo tipico irritante sorrisetto di superiorità in un nanosecondo quando ricevette un messaggio.

–Chi ti scrive, il tuo adorato Hans o il tuo innamorato Aidan?- sputò l'australiano, incapace di nascondere il livore.

–È Ernst, du eifersüchtiger Arschloch23. Ha decriptato la USB di Aisling. Presto sapremo chi ha ragione (io)!

 

 

Note dell'autrice

Il cerchio sta per chiudersi e, vi avverto, dal prossimo capitolo scatta il toto-morto!

Ebbene sì, non tutti i personaggi vivranno abbastanza a lungo da comparire nel sequel (che prima o poi vedrà la luce, promesso; ormai mi conoscete: anche se a velocità di lumaca, non manco di pubblicare). Si accettano pronostici! ;-)

Intanto, Frida avrà fatto centro? È davvero il nonno il colpevole? Per scoprirlo, non vi resta che aspettare il prossimo capitolo!

Bis bald!

Serpentina

PS:provate a immaginare una Frida bambina che si scatena pogando insieme a mamma Faith e i suoi cugini. Quanto è adorabile, da uno a dieci?

 

1Meravigliosa

2Naturalmente! Oh, sono così felice! E altrettanto nervoso

3Pulcino

4Hai ragione

5–Che c'è?

Il bambino è nato!

Figo! Quando posso vederlo?

Anche adesso, se vuoi. Un momento: dov'è Wilhelm?Hai dimenticato che dovevi badare anche a lui?

6Bisnonno

7E così via

8Perché non è con la zia? È chiaro che piange perché gli manca la mamma. Papà, dimmi la verità: come sta zia Faith?

9Sei troppo dannatamente intelligente per il tuo bene, Hans.

10Oh, per l'amor del cielo!

11Dio ci scampi!

12Fortunatamente

13Mollusco

14Dio, sei proprio una guastafeste!

15Frida sa pensare con la sua testa

16Ho capito, ma così esageri!

17Fatti sotto!

18Forse è questo il motivo

19E' uno scherzo?

20Assolutamente no!

21Allora, pronta a diventare zia?

22Vi siete allenati a sufficienza. Sparite immediatamente dalla mia vista!

23Idiota geloso

 

 

   
 
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