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Autore: Hatsumi    16/10/2023    0 recensioni
Stefano ha trent'anni, una grande passione per il calcio e un buon gruppo di amici. Stefano è gay, non lo nasconde ma nemmeno lo sbandiera ai quattro venti. Riesce perfettamente a dividersi tra la sua squadra di calcetto e il suo gruppo di amici, senza che queste due realtà della sua vita si scontrino. Finché in squadra arriva Paolo: bello e misterioso che Stefano scopre di conoscere dai tempi del liceo...
Genere: Commedia, Drammatico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dubbi

È sabato mattina e Stefano sta uscendo per raggiungere il campo sportivo dove giocherà la prima partita di campionato. L’incontro si terrà in casa con una squadra già affrontata negli anni precedenti, anch’essa di un quartiere di Milano e che include nella propria rosa dei giocatori validi e forti. Si sente carico, è pronto a giocare e spera di poter dare il massimo. 
Controlla di aver inserito nel suo borsone tutto il necessario per la partita: cambio, asciugamani, docciaschiuma, scarpe e borraccia. Richiude la cerniera e si mette la borsa in spalla, pronto per uscire. Prima di varcare la soglia dà un ultimo sguardo alla sua nuova abitazione. In quell’ora del mattino una luce dorata illumina l’ingresso, la scala che porta al piano superiore e la cucina, che si intravede appena, attraverso l’arco che la collega al soggiorno. È sempre più soddisfatto del suo acquisto e non vede l’ora di potervi ospitare i suoi amici e i ragazzi della squadra per organizzare quelle cene che tanto adora ma che nel suo precedente appartamento erano davvero scomode, a causa dello spazio limitato.  Dopo l’ultimo sguardo compiaciuto, esce e chiude la porta a chiave. 
Camminerà per raggiungere il campo sportivo, a poco meno di un chilometro di distanza. Un bel cambiamento rispetto agli anni precedenti, nei quali si è sempre dovuto spostare in auto ed era costretto nella maggior parte dei casi a dover partire con largo anticipo a causa del traffico. 
Cammina sorridente sul marciapiede e accanto sé vede le auto, sente i clacson suonati con veemenza e i fumi del traffico. Nulla di tutto ciò è più un suo problema e non può che esserne felice. Sogghigna e prosegue, cercando di non distrarsi troppo, volendo rimanere focalizzato sull’incontro imminente. 
In poco meno di venti minuti arriva al centro sportivo. Alcuni ragazzi si stanno già allenando nel campo, probabilmente sono della squadra avversaria, poiché indossano delle pettorine di un colore diverso. Si incammina a passo più deciso in direzione degli spogliatoi e con la coda dell’occhio si accorge di Paolo, alla sua sinistra. Si sta allacciando le scarpe, con il piede appoggiato ad una delle ruote posteriori della sua auto, un gigantesco SUV color amaranto, lucido e cromato, a prima vista nuovo di zecca. È girato a tre quarti con una gamba tesa e l’altra piegata, una mano è posata sul ginocchio piegato, mentre l’altra è intenta ad allacciare le stringhe con calma e precisione. Non sembra essersi accorto di lui, per questo Stefano ne approfitta per osservarlo. Si è già cambiato e indossa il completo della squadra, il pantaloncino bianco e rosso dal gambale ampio risulta leggermente più corto sulla gamba piegata, lasciando intravedere buona parte della coscia muscolosa e tonica. I muscoli del polpaccio della gamba tesa formano delle linee rette, così precise da sembrare disegnate. La mano posata sul ginocchio, in posizione rilassata, presenta due grandi e vistose vene, che partono da metà del dorso e salgono ingrossandosi fino al gomito. Osservando questo particolare la schiena di Stefano è percorsa di un brivido, non è la prima volta che si ritrova a osservare le mani di Paolo. Inizialmente era stato per controllare se avesse una fede ma non l’ha trovata, in una sola occasione ha indossato un anello nero al pollice e un altro in acciaio opaco, con la fascia grande, sul dito medio. Questo però non significa che non sia sposato o che non abbia una relazione. Prima che possa osservare i lineamenti del suo viso, Paolo si gira e si accorge di lui. 
 
-Ehi, ciao!
 
Esclama, sistemandosi e raccogliendo il borsone che fino a quel momento era rimasto a terra. Stefano spera che Paolo non si sia accorto dei suoi sguardi perché teme di averlo fissato ossessivamente per un tempo tutt’altro che l’accettabile, cerca quindi una giustificazione.
 
-Ciao, stavo… guardando la tua macchina. Bella! È nuova?
Avvicinandosi meglio però si accorge che la macchina, pur essendo recente, non è così nuova. 
 
-Ha un paio d’anni… però l’ho sempre trattata bene perché fino a sei mesi fa praticamente ci vivevo nell’auto e desideravo fosse sempre pulita e in ordine. 
 
Risponde, iniziando nel frattempo a camminare verso gli spogliatoi. Non ha idea di quale sia il lavoro di Paolo o che cosa esattamente intendesse con la sua affermazione. Spera però di scoprire qualcosa in più su di lui, durante il pranzo post partita con la squadra. 
 
-Vedo che ti sei già cambiato… 
 
Commenta Stefano, approfittando di quell’affermazione per guardarlo di nuovo, senza risultare ossessivo. 
 
-Sì, stamattina avevo un appuntamento fuori Milano e temevo di rimanere bloccato nel traffico, così mi sono cambiato in un parcheggio prima di arrivare, in modo da essere pronto. È la prima partita e non volevo fare brutta figura. 
 
Stefano involontariamente sorride. Quell’atteggiamento è tipico di lui, del Paolo ragazzino conosciuto tanti anni fa. Ricorda che era sempre puntuale nelle partite della scuola, il primo arrivare, sempre pronto a entrare in campo. Era stato il capitano della squadra negli ultimi due anni ed era uno dei migliori attaccanti, invidiato anche dalle altre scuole. Naturalmente, dato il suo aspetto fisico, era l’idolo di tutte le ragazze. A quei tempi i cellulari non erano così social e connessi ma il passaparola e i messaggi erano sufficienti per far girare la voce sul bell’attaccante biondo che tutte volevano vedere e conoscere. In particolare il sabato pomeriggio erano in molte a venire ad assistere alle partite della squadra della propria scuola, se giocava contro quella in cui c’era lui. Ogni volta che segnava dalle tribune partiva un tifo da stadio ma Paolo sembrava non farci troppo caso. Stefano un po’ invidiava tutta quell’attenzione nei suoi confronti, si era spesso chiesto come ci si sentisse ad attirare positivamente l’interesse della gente ed essere incondizionatamente amato e accettato da tutti.
 
-Beh, muoviamoci allora!
 
Esclama Stefano, certo di aver sprecato fin troppo tempo nei ricordi e nelle riflessioni. 
 
La partita risulta essere relativamente semplice, la squadra avversaria, pur avendo dei buoni giocatori, non si è allenata quanto la loro nelle settimane precedenti. Finisce con un modesto 1 a 0 e, senza sorpresa da parte di Stefano, a segnare il primo e unico gol, al trentesimo minuto del secondo tempo, è proprio Paolo. Le sue capacità sembrano essere ulteriormente migliorate in quegli anni. Dopo aver ricevuto la palla da un colpo di testa di Diego, aveva iniziato a correre dalla propria metà campo verso quella avversaria, smarcandosi senza difficoltà, aveva eseguito due veloci passaggi alle spalle di un centrocampista e di un difensore dell’altra squadra e poi, con il tallone del piede destro aveva lanciato il pallone con velocità e precisione, dritto nella parte alta centrale della porta, sopra la testa del portiere. Da lì era partito un boato tra i ragazzi della squadra e anche il mister era balzato in piedi dalla sua sedia. Stefano, che non aveva partecipato a quell’azione, l’ha osservata quasi da spettatore, ricordandosi ancora una volta i tempi delle superiori, durante le quali un gol del genere avrebbe scatenato il delirio tra le ragazze. Paolo si era già dimostrato abile durante gli allenamenti, aveva già attirato l’attenzione dei membri della squadra e sicuramente, dopo quella performance, avrà conquistato tutti, esattamente come a scuola. Stefano si sente vittima di uno strano déjà-vu e spera di non dover ripercorrere anche la parte più dolorosa della sua vita adolescenziale. 
 
Quando l’arbitro fischia al termine della partita, i ragazzi esultano di nuovo e in pochi minuti entrambe le squadre si dirigono verso gli spogliatoi. Stefano, come d’abitudine, si ferma per sistemare e inizia a raccogliere i palloni. Paolo è ancora in campo e sta parlando con il mister, dopodiché gli passa accanto.
 
-Vuoi una mano?
 
Chiede. Stefano scuote il capo. 
 
-Vai pure a cambiarti, faccio da solo. 
 
Risponde. Dallo sguardo di Paolo apprende di essere risultato troppo brusco, pur non essendo quello il suo intento. Cerca quindi di rimediare. 
 
-Bella partita, comunque. Bel goal!
 
Aggiunge. Lo sguardo accigliato di Paolo si ammorbidisce e le sue labbra si incurvano, formando un sorriso. 
 
-Grazie.
 
Lo ringrazia, posandogli una mano sulla spalla ma Stefano avverte qualcosa di insolito nel tocco. Non è il classico buffetto amichevole o solidale di un compagno di squadra, sembra quasi una carezza e dura diversi secondi.  
 
-Ci vediamo dopo.
 
Conclude, dirigendosi verso gli spogliatoi. Stefano scuote il capo, non vuole iniziare a cercare forzatamente segnali che non esistono. Si convince che si sia trattato di un semplice gesto sportivo, come spesso accade tra compagni di squadra. 
 
 
Come di rito, al termine della partita, la squadra pranzerà presso il Bar dello Sport, che si trova a pochi passi dal campo sportivo. Il proprietario e barista del locale è uno dei maggior sponsor della squadra e la sostiene da più di dieci anni. Apre eccezionalmente ad orario di pranzo quando ci sono le partite, per permettere alla squadra di pranzare insieme e chiacchierare. 
Il locale non è nulla di eccezionale, un semplice bar con uno stile un po’ anni ’80. Buona parte delle pareti è coperta fino a metà da perline in legno, i tavoli anch’essi in legno, sono quadrati e lineari, con la superficie consumata dal tempo. Mentre le sedie hanno la seduta in paglia e sono molto grandi. I muri sono decorati da placche in vetro raffiguranti noti brand di birre inglesi, irlandesi e belghe, mentre una parete, visibile subito dall’entrata, è dedicata alla squadra. Sono appese e incorniciate le foto delle formazioni degli ultimi dieci anni, escluso l’anno corrente che arriverà solo in primavera. C’è anche il gagliardetto rosso e bianco con il logo della squadra, qualche diploma, un cappellino e infine una piccola bacheca posata su una lunga mensola, che contiene qualche coppa e qualche trofeo, vinti negli anni. Sfortunatamente Stefano ha avuto il piacere di vincere solo un trofeo, spera però di poterne conquistare uno nuovo quest’anno. Si sente fiducioso, è certo che sia l’anno giusto. 
 
Arrivati al locale, Guido, il proprietario, li attende con il suo solito sorriso e il suo grembiule bordeaux. Il mister lo saluta abbracciandolo e gli comunica il risultato della partita, che lo rallegra immediatamente. 
 
-Ottima partenza, grandi! Dai, forza! Sedetevi che c’è tutto pronto. 
 
Li invita, indicando i tavoli già uniti e addobbati con stoviglie bianche e rosse, per richiamare i colori della squadra. I pranzi al bar con i compagni sono una delle cose preferite da Stefano, adora la convivialità e il senso di famiglia che si crea in queste situazioni. Gli ricorda in un certo senso i tempi della scuola, quei bei momenti nei quali era ancora spensierato e felice, nei suoi primi anni di liceo. Si sente ancora un ragazzo, lì seduto a tavola, gomito a gomito con gli altri. Per buona parte del pranzo non pensa alla sua vita adulta, al lavoro, al mutuo appena acceso per comprare la casa che tanto desiderava. Si parla principalmente della partita appena giocata, di sport, di calcio. Si siede tra Diego e Simone, mentre Paolo sceglie il lato opposto, qualche sedia più in là. 
 
Il pranzo è a base di birra, patate arrosto e stinco al forno, il classico menù del pranzo post-partita. Dopo aver servito tutto il gruppo, anche Guido si mette a sedere, a capotavola, per pranzare con loro. I primi discorsi, accompagnati dal tintinnio delle forchette e dei boccali di birra, vertono chiaramente sulla partita. Il mister presenta bene tutta la situazione, raccontando i punti più emozionanti dell’incontro. Ovviamente l’attenzione viene posta sull’azione e il goal di Paolo che viene elogiato, di nuovo, dai ragazzi della squadra. Stefano lo osserva e vede che, esattamente come da ragazzino, sembra essere abituato a ricevere una spropositata dose di complimenti. Nulla sembra essere cambiato in tutto quel tempo. 
 
-Posso chiederti cosa ti ha portato qui da noi? Per fortuna, aggiungerei!
 
Chiede Antonio, un centrocampista. Stefano è curioso di conoscere la risposta a quella domanda, continua a mangiare, cercando di non mostrarsi troppo interessato.
 
-Mi sono trasferito di recente in questa zona di Milano, che ho scelto per la vicinanza al mio ufficio. Ho sempre giocato a calcio, fino alla scorsa primavera ero nella squadra del paese in cui abitavo. Ho chiesto un po’ in giro se ci fosse una squadra di calcio a cui aggregarmi e mi hanno parlato di voi. 
 
La risposta è abbastanza neutra. Stefano avrebbe preferito fosse più specifico. Cosa può averlo spinto a trasferirsi? Si tratta solo di una questione lavorativa? Sapeva, tramite sua sorella, che Paolo non abitava più nel loro quartiere, sapeva che si era trasferito in un paese nella zona di Milano Sud ma non ha altri dettagli, non gli è mai importato fino ad ora. 
 
-Sì, mi ha contattato a maggio, chiedendomi informazioni su di noi. Non vi ho detto nulla perché il suo trasferimento non era sicuro. L’ho visto giocare un paio di volte e sapevo che sarebbe stato un ottimo elemento.
 
Conclude il mister, confermando la risposta di Paolo.  
 
-Quindi posso sperare di aggiungere un nuovo trofeo alla mia bacheca?
 
Domanda fiducioso Guido, indicando la mensola alle sue spalle. Paolo sorride. 
 
-Non posso garantirlo ma certamente farò del mio meglio per supportare la squadra. 
 
Dopo quella risposta il discorso cambia e ogni gruppo inizia a parlare di argomenti generici, non relativi al calcio. Stefano per esempio si ritrova a discutere con Diego su alcuni dettagli del mutuo, chiedendogli dei consigli. 
 
-Quindi mi confermi che il tasso fisso, anche se è un po’ alto, rimane la scelta migliore per il momento?
 
Chiede. Diego annuisce. È un broker assicurativo ed è sempre in grado di fornirgli ottimi consigli.
 
-Per il momento economico che stiamo attraversando, sì. Ti faccio vedere un prospetto di un cliente, per mostrarti le variazioni assurde che hanno avuto i tassi negli ultimi sei mesi. 
 
Prende il cellulare e si mette a cercare una fotografia. Nel frattempo Stefano si ritrova ad ascoltare un discorso tra Paolo e Antonio. 
 
-Hai famiglia?
 
Domanda Antonio. Prima che Paolo possa rispondere, Diego trova il documento di cui stava parlando ed inizia a spiegare i dati.
 
-Vedi? Qui c’è il prezzo di partenza, tasso dello 0,61% poi… 
 
Stefano finge di ascoltare la spiegazione di Diego, mentre in realtà tiene un orecchio teso verso Paolo.
 
-… e ho avviato la separazione. 
 
Riesce a captare solo un frammento ma gli basta per apprende che Paolo si sia sposato. 
 
-È praticamente raddoppiato, capisci? Inoltre… 
 
Diego, continua a spiegare e Stefano annuisce, pur non avendo capito una parola.
 
-Non ti preoccupare! Sono certo che qui ne troverai altre, vedrai!
 
La voce di Antonio, con il suo tono alto e squillante, è facilmente comprensibile. Stefano però non è riuscito a captare il pezzo centrale della conversazione. È ormai certo che Paolo durante gli ultimi dieci anni si sia sposato e che ora il suo matrimonio sia finito. Non è in grado però di dire se quell’affermazione sia dovuta a una preoccupazione di Paolo di restare solo o se sia nata spontaneamente da Antonio. In ogni caso, Paolo è interessato alle donne e Stefano crede sia arrivato il momento di smetterla di fissarsi su di lui. Ora è sempre più convinto di essersi immaginato quella carezza sulla spalla, poco fa, in campo. 
-Tutto chiaro?
 
Chiede Diego, cercando conferme da parte di Stefano. 
 
-Sì, certo. Grazie. 
 
Risponde lui, dispiaciuto per aver fatto perdere tempo a Diego. Le informazioni che ha cercato di illustrargli gli sarebbero state sicuramente utili, tuttavia la sua testa l’aveva automaticamente portato a prestare attenzione verso Paolo, filtrando qualsiasi altro discorso. Fa un sospiro e beve l’ultimo goccio di birra, sperando di schiarirsi le idee e di allontanare qualsiasi pensiero scomodo. 
 
***
 
L’allenamento di lunedì sera è piuttosto tranquillo. Quella settimana per questioni organizzative non ci sarà alcun incontro e questo darà tempo alla squadra di riposarsi e prepararsi bene a quello successivo che sarà la prima trasferta a lunga distanza della stagione. Il mister decide quindi di focalizzarsi su qualche esercizio di distensione muscolare e rilassamento, rimandando gli allenamenti di resistenza. Infine, come conclusione, propone una breve partita tra i membri della squadra. Consegna le pettorine arancio ad alcuni di loro, creando in questo modo i due gruppi. Stefano non riceve la pettorina ma vede che viene consegnata a Paolo, che sarà quindi un suo avversario. Non ha mai avuto l’occasione di giocare contro Paolo, neanche a scuola. L’idea di sfidarlo, anche se per gioco, lo stuzzica. 
Il mister fischia dando inizio alla partita, la palla viene presa subito da Simone che la passa ad Antonio il quale però viene marcato da un giocatore dell’altro gruppo, Alessio. Quest’ultimo dribla per dissuadere i suoi marcatori e la passa infine a Paolo. Stefano corre rapidamente verso di lui per prendere possesso dalla palla ma viene anticipato da Diego che con difficoltà riesce a recuperare il pallone e con un colpo di tacco gli passa la palla. Dopo aver recuperato la palla, Stefano raggiunge l’area di rigore e immediatamente Paolo inizia marcarlo, mettendosi dietro di lui. Era il momento che stava aspettando, anche se avrebbe preferito essere lui a rubargli il pallone. Non ha intenzione di farsi prendere dall’ansia anche se avere Paolo così vicino, dietro di sé, gli offusca la mente. Il cuore inizia a battergli forte e non sa se questo sia dovuto all’adrenalina della partita o a quella forzata vicinanza. Fa un respiro profondo per calmarsi ma senza perdere la concentrazione sul pallone. Con la coda dell’occhio cerca di scorgere un compagno di squadra al quale effettuare un passaggio. Sulla fascia sinistra c’è Diego ma è marcato ed è troppo lontano, Antonio è libero sulla fascia destra e si è appena smarcato, la passerà a lui. Qualcosa però cambia immediatamente i suoi piani, Paolo si avvicina ancora di più, prima appoggia il petto contro di lui, sfiorandogli le scapole, poi arretra e con il bacino in un colpo di reni sfiora la parte bassa della sua schiena e Stefano ha per un attimo l’impressione che quel contatto sia studiato e non casuale, in ogni caso si lascia distrarre e Paolo ne approfitta per scivolare alla sua destra, rubandogli il pallone. Stefano rimane bloccato nella sua posizione, non è sicuro di aver compreso quello che è appena successo. Nel frattempo la squadra di Paolo segna il primo gol. 
L’amichevole tra compagni di squadra finisce in pareggio, Stefano durante i minuti rimanenti ha evitato di avvicinarsi troppo a Paolo, rinunciando alla sua idea di sfidarlo. Era ancora confuso su quello che pensa possa essere successo poco prima e voleva evitare che accadesse di nuovo. 
C’è ben poco da sistemare in campo ma Stefano cerca di comunque di prendere tempo, rimanendo da solo a fare qualche palleggio, prima di entrare nello spogliatoio. Si sente agitato e l’adolescente timoroso che ancora alberga in lui gli suggerisce di rimanere ancora un po’ fuori a far ossigenare il cervello, per evitare qualsiasi inconveniente. 
Quando finalmente si tranquillizza entra nello spogliatoio, dove alcuni ragazzi stanno parlando della partita Juventus-Milan che si terrà proprio quel sabato. 
 
-Ste! Ti stavamo aspettando. Sabato la partita la vediamo da te? 
 
Chiede immediatamente Diego, vedendolo arrivare. Stefano annuisce. 
 
-Sì. Ordino la solita pizza al metro?
 
Suggerisce. Anche gli anni passati erano soliti vedere le partite in trasferta del Milan a casa sua, anche se l’appartamento era piccolo e alcuni ospiti erano costretti a mangiare sul divano. Le cose saranno decisamente diverse nella nuova casa, più ampia e spaziosa. Inoltre vorrebbe approfittare delle giornate ancora miti per cenare fuori sotto al portico, sfruttando almeno una volta la parte esterna della casa, prima della prossima primavera. 
 
-Veramente… Paolo si è offerto di preparare le pizze, dice di essere bravo. 
 
Aggiunge Diego e Paolo interviene subito.
 
-Non è il mio mestiere, però me la cavo bene. Vi avrei ospitati da me ma l’appartamento non è ancora finito e mi mancano ancora buona parte dei mobili. È un problema se vengo da te a prepararle?
 
Chiede. Stefano deglutisce rumorosamente e teme che Paolo se ne sia accorto.
 
-Se non ti va non farti problemi, la preparerò da me quando l’appartamento sarà pronto. 
 
Propone Paolo, avendo sicuramente notato la sua esitazione. 
 
-No, figurati. Va bene. 
 
Risponde, con tono più rilassato possibile.  Paolo sorride. 
 
-Perfetto! Le pizze devono lievitare ventiquattro ore, almeno. Se ti va possiamo andare insieme venerdì dopo il lavoro a prendere tutti gli ingredienti e poi a casa tua a preparare l’impasto. 
 
Il cuore di Stefano inizia a battere forte, esattamente come era successo poco prima durante l’amichevole. L’idea di dover passare, da solo, a casa sua, del tempo con Paolo lo agita e gli risulta davvero difficile nascondere il suo stato d’animo. Annuisce col capo, ha bisogno di tempo per prendere fiato. 
 
-Va bene. Ci troviamo al supermarket qui in fondo al viale, è vicino a casa mia. 
 
Recupera poi rapidamente le sue cose dal borsone e va verso le docce, facendo il possibile per mostrarsi composto e rilassato. 

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Ciao a tutti e benvenuti! Quando ancora pubblicavo "regolarmente" su EFP ero solita aggiungere qualche nota in fondo, per un saluto o un chiarimento. Due cose: la storia è stata scritta e iniziata nel 2022, in estate. Perciò i riferimenti temporali sono quelli, se qualcuno si fosse lamentato "Ma il Milan non ha vinto lo scudetto lo scorso anno!" come era scritto nel capitolo precedente :D Altra cosa... ci tengo tanto a questa storia. L'ho quasi completata interamente e la posto qui solo perché è sempre stato il mio posto "felice" :) Vedrò di pubblicare almeno un capitolo a settimana. In questo caso due perché volevo stuzzicarvi un po', nella speranza di ricevere vostri feedback. La prossima pubblicazione sarà Sabato 21 e vi dico che sarà un capitolo molto steamy ma vi anticipo che in questa storia c'è molto slowburn. Non tutto è come sembra! 
Quindi alla prossima, per chi ci sarà ;)
 
  
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