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Autore: AncientDust    16/10/2023    6 recensioni
È l’equilibrio ciò che li ha sempre legati; il filo teso su cui si reggono le sorti del mondo.
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[post season 2]
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Equilibrio

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Sono mani di velluto quelle che lo sfiorano.

Scivolano lungo le curve del gilet, sui rilievi delle pieghe. Disegnano sul tessuto, con attenzione. Un lento scandire, in quel tempo fermo.

Una leggera frizione e un altro bottone si slaccia, sfilandosi dall’asola.

Persino chi conosce la dolcezza, non può immaginare quella di un demone. Liquida e inebriante, vino del mondo, distillato del peccato. Sorella della dannazione, ma ancora figlia benedetta.

E l’angelo la assapora, abbandonato sulla bergère.

Il bicchiere di sherry gli sfugge dalle dita, cadendo soffice sul tappeto. Nessun rumore che sia più di un respiro in quel limbo, al margine di ciò che è concesso.

Piccole vibrazioni di stoffa sulla pelle, un caldo languore che si dilata nel petto. Di fianco, la pressione appuntita di un ginocchio sottile, che incurva appena il bordo imbottito del sedile.

Un tocco, e l’ultimo bottone è libero. Lembi beige di separano sugli orizzonti tersi della camicia, e il momento è sospeso. Un sospiro sull’orlo dell’abisso.

Le mani delicate esitano. Occhi d’ambra scavano nei suoi, in attesa, nella penombra della stanza; trappola di emozioni antiche, imprigionate dall’alba dei tempi, custodite nelle epoche. Un segreto prezioso e vivido, conservato dietro strati trasparenti di resina indurita.

È l’equilibrio ciò che li ha sempre legati; il filo teso su cui si reggono le sorti del mondo. E in bilico su di esso si protende l’angelo; allunga le sue mani incerte. Mani che tremano, che si aggrappano, invece di sfiorare; che tendono piano la stoffa. E altri bottoni cedono.

Difese che cadono, un brandello alla volta.

Le falde di un gilet scuro si schiudono sulla notte di una camicia gemella. E il demone vacilla, quando le dita superano il confine, stringendone il tessuto. L’angelo lo tira a sé, e l’altro asseconda. Si piega leggero sulla bergère, come una fronda ombrosa; rami sottili e nodi, flessi in un abbraccio che circonda, ma senza toccare. Ciuffi rossi sfuggiti gli ricadono sulla fronte, come foglie dopo il passaggio del vento.

Lisci confini di energie opposte si accarezzano appena, nello spazio fra di loro. Spettro di quel contatto desiderato e temuto; inseguito da sempre e evitato ad ogni costo. La cui mancanza brucia sulla pelle e fa contrarre l’anima.

Spasima, quella figura china. Occhi d’ambra imploranti, logori di pena per una fiducia più volte tradita; umidi di speranza. Una mano sospesa, nell’attimo che precede; che anela, ma non osa. L’altra chiusa sul bordo dello schienale, a sostegno; ultimo appiglio dell’incertezza. Il torace immobile per il fiato trattenuto; simulacro di statica agonia.

Persino chi conosce il tormento, non può immaginare quello di un demone. Colpa rovente di brace, che consuma senza uccidere, desiderio mai pago. Vuoto di incolmabile abbandono.

E l’angelo adesso può sentirlo. Comprende, caccia indietro le lacrime e tiene salda la presa; il tessuto sgualcito fra le dita. Per trattenere, per sorreggere; per confortare l’angoscia intrappolata in quegli occhi. Per lenire quella sofferenza, ora anche sua.

Lo avvicina piano, con cautela; perché la loro è un’eterna danza, dai movimenti tenui e calcolati. Facile da infrangere, con un passo sbagliato. Un equilibrio vecchio come il cosmo.

Un’affinità naturale, necessaria quanto proibita. Segreta.

Scorre sul colletto e sulla spalla aguzza, lambisce seta, muscoli e ossa. Circondando quell’involucro affilato di demone che non ferisce, ma è ferito; insieme incrollabile e fragile. Sinuosa essenza d’ombra tra le sue braccia; che ora si lascia andare, del tutto vinta, contro il suo petto.

La mano affusolata scivola lenta, giù lungo lo schienale. I respiri si fondono, un volto riflesso nell’altro. Cuori umani si schiantano, folli, contro le sbarre delle costole che li dividono. Negli occhi d’ambra, la richiesta muta di un permesso già concesso.

Lo stringe ancora, l’angelo. Segue tracce invisibili nelle curve delle scapole, culla di ali spezzate che riposano. E risale, immergendo le dita lungo la nuca soffice, fra capelli sanguigni; viaggiando sul profilo aspro della mandibola, su guance scavate e zigomi appuntiti, sul bordo di labbra sottili.

Ogni peso è bilanciato quando le distanze si annullano. Quando pelle incontra pelle, ciglia si sfiorano leggere, e spirito e carne si fondono a palpebre chiuse. Fuoco e acqua sulle labbra. Energia febbricitante che travolge e inghiotte, che si scioglie in piacere. 

Persino chi conosce l’amore, non può immaginare quello di un demone. Dannato e puro motore del creato. Lieve annientatore, rovina devota. Frutto del peccato, dolce di sangue e miele.

E l’angelo assaggia e si sfama, affondato nella bergère. Congiunto.

Si nutre di quel sentimento e nutre a sua volta, in quell’equilibrio che regola l’universo e che, più di qualunque altra cosa, è divino.

Perché se l’amore di un demone è baratro di passione, quello di un angelo è assoluto. Infinita estasi che abbaglia e sublima, che colma ogni spazio e ogni esistenza. Primordiale cura e sostentamento.

Ed è comunione di luce e ombra, collisione di stelle, in quel piccolo rifugio di morbida imbottitura, ora nucleo dell’armonia del mondo.

 

 

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Note dell’autrice:

Questo frammento è uscito fuori di notte (ispirato da una fanart meravigliosa di @shoomlah), senza pretese di trama o di senso, ma solo con voglia di dolcezza fine a sé stessa. Potrebbe collocarsi dopo un ipotetico (e necessario) ricongiungimento fra i due, dati i fattacci del finale della seconda stagione. Ero indecisa se pubblicare o meno, ma alla fine ho ceduto a un perché no? interiore.

Grazie per aver letto e, nel caso, per un eventuale commento. Baci.

   
 
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