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Autore: Nuage_Rose    20/10/2023    2 recensioni
ModernAU:
Sakura è perseguitata da uno stalker e si imbatte nel suo capo, l'avvocato penalista Sasuke Uchiha.
Fingeranno di essere una coppia per cercare di liberarsi dello stalker.
» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
» Prompt:Fake Dating, lista PumpFic
#writober2023 #fanwriteri
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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» “Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
» Prompt:
Fake dating, lista PumpFic
» N° parole: 679

 

Not my real Boyfriend.

 

 

Riuscivo a sentire il suo sguardo addosso, non mi abbandonava mai.
Le strade di Tokyo a quell’ora erano brulicanti di persone, ma sentivo ugualmente i suoi occhi puntati su di me. Mi strinsi nel cappotto blu e continuai a camminare, cercando di non aumentare il passo: avrei voluto correre, scappare via da lì il più in fretta possibile e rintanarmi nella sicurezza di casa mia. Ma ero lontana da casa e vivevo da sola… non mi sarei sentita ugualmente al sicuro.
E mentre il mio cervello cercava disperatamente di trovare una soluzione, fu allora che lo vidi. Anzi, ci andai a sbattere: Sasuke Uchiha, il mio capo, si ergeva davanti a me. Indossava un cappotto lungo scuro e teneva tra le mani un ombrello blu: stava ormai iniziando a piovere e, senza dire una parola ma supplicandolo con lo sguardo, lo presi a braccetto e lo trascinai avanti.
Lui mi guardò confuso, alzando un sopracciglio scuro: “Signorina Haruno, cosa sta-”
Lo zittì, appoggiandogli un dito sulle labbra e non potei fare a meno di tremare e guardarmi indietro: lo stalker era ancora nell’ombra, fissando me e il mio capo.
Fu allora che delle parole che mai avrei osato proferire uscirono dalle mie labbra: “Oh tesoro, sei stato così dolce a venire a prendermi, avevo dimenticato il mio ombrello a casa!”
Mi appoggiai alla sua spalla, sperando che Sasuke reggesse il gioco. Per mia fortuna, non obbiettò e continuammo a camminare tra la folla, finché non mi sussurrò all’orecchio: “Che succede? Qualcuno la sta importunando?”
Annuì appena, incapace di dire altro. Lui allora disse, ad alta voce: “Ti porto a casa allora, piccola. Così potremmo restare a chiacchierare tutta la notte.”
Era strano sentire quelle parole così dolci uscire dalle sue labbra. Sasuke Uchiha era sempre stato un capo austero, non c’era spazio per la compassione in uno studio legale.
Eppure quella sera mi mostrò un lato di sé gentile e premuroso: ero solo la sua segretaria, ma aveva comunque deciso di aiutarmi. Non che non fossi capace di difendermi da sola, ma non sapevo se quell’uomo fosse armato o meno e… mi dava i brividi, mi perseguitava ormai da giorni ed era sfuggente come un’ombra.
Ero sollevata all’idea che non sarei rimasta sola, almeno per quella notte.

 

Arrivati nel mio appartamento, Sasuke ispezionò subito l’area del mio soggiorno e, con cipiglio seccato, chiuse le tende. E rimase in piedi, come se fosse indeciso sul da farsi. “Grazie, signor Uchiha, non so cosa avrei fatto senza di lei… è stato molto gentile aiutarmi da parte sua.”
Lui sbuffò: “Solo un vero stronzo non aiuterebbe una ragazza spaventata, per di più una sua dipendente. Il problema ora… è che dovrei restare qui, almeno fino a domani mattina. Per la sua sicurezza. Fingendomi il suo ragazzo. Per caso sarebbe un problema per lei o per il suo vero ragazzo?”
Scossi la testa: “Non ho un vero ragazzo… e sinceramente mi sentirei molto più tranquilla, ho ormai paura a rimanere sola a casa mia.”
Abbassai il capo, per la vergogna non lo avevo detto nemmeno alla mia migliore amica Ino, figurarsi ai miei genitori: non volevo far preoccupare nessuno, volevo cavarmela da sola e credevo di avere la situazione sotto controllo. Ma non era vero. Sasuke annuì e chiese: “Ha un futon dove posso dormire? Altrimenti mi accontenterò del divano.”
Mi affrettai a rispondere: “Certo, ho un futon in più… e se non è un problema per lei, preferirei che dormisse nella mia stanza. Non so fino a che punto lui potrebbe spingersi ormai. E non voglio ritrovarmi da sola. Mi scusi per averla messa in questa situazione.”
Lo vidi avvicinarsi a me, con i suoi occhi simili a carboni ardenti. Inizialmente pensai fosse irritazione, poi capì che era rabbia, ma non nei miei confronti: “Certi pezzi di merda dovrebbero castrarli. In ogni caso, penso che sia meglio se risultiamo credibili. Quindi… mi scusi se adesso mi prenderò delle libertà.”
Azzerò la distanza tra di noi e mi baciò. Il mio cuore smise di battere per alcuni istanti, trattenendo il fiato con me.

   
 
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