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Autore: Cryblue    22/10/2023    4 recensioni
"Per te le amiche sono amiche, le colleghe sono colleghe e gli uomini sono tutti inutili"
Martina vive tutta la sua vita con questa filosofia, soprattutto ora che questo nuovo lavoro l'ha strappata dal dolore di una difficile rottura. Per lei è un vero disastro quando una RESPONSABILE cessa di essere "solamente" tale e diventa ai suoi occhi una Donna. Si, con la D maiuscola.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.53 – Oxygen.
 
“Martinettis, hai visto che lusso? Hai la pausa!!” Giorgia arriva saltellando fino a te e ti abbraccia con un braccio solo. Era in ufficio a occuparsi dell’amministrativo del reparto food e si è staccata solo perché sapeva che c’eri tu in turno al bar e ci teneva ti riposassi un pochino.
Sei fiera di dire che non l’avrebbe fatto per nessun altro.
“Lo sai che non c’è biso…”ti tira per il grembiule e ti spinge via. “…gno. Ehi.”
“Ho preso il cassetto, mi sono legata i capelli e ora tu VAI in pausa, Martinetti.”
“Ooook, non c’è bisogno di essere tanto aggressivi.”
Ti fa la linguaccia mentre ti chiude la cassa, stacca il cassetto e lo mette nell’apposito loculo. Ti lancia la chiave e ti fa l’occhiolino. “Vediamo come stai trattando questo povero bar.”
“Ehi, ti ho insegnato io stare al bar, stronzetta.”
“Si, si. Hai fatto i cinnamon?” Ne tocca uno e si illumina. “Uh, sono caldi. Tieni, portalo con te, fai merenda.” Lo infila in un sacchetto e te lo lancia. “Ora vai e siediti.” Ti giri per obbedire e lei aggiunge “NON molestare il mio squalo.”
L’eterna lotta su chi, tra voi due, ama di più il peluche.
Le fai un gestaccio, dato che non ci sono clienti, e ti avvii verso l’aria dipendenti, non fai in tempo a nascondertici però, perché qualche tuo collega troppo carico sta uscendo dall’ascensore. Infili il cinnamon nella tasca dei pantaloni, sperando di non fare troppo danno, e accorri ad aiutarlo, lo liberi da una delle tre scatole che sta portando e riveli una molto sudata e impolverata Leila, che sbuffa.
“Pastorellini.”
“Ciao.” Sorridi, anche se non è la prima volta che la vedi stasera, è venuta a prendere il caffè al bar e scambiare due chiacchere appena hai aperto. Questo è praticamente il riassunto della vostra situazione attuale: fate due chiacchiere.
Quando sei al bar, viene sempre a prendere il caffè, a volte anche due volte al giorno, quando sei in cassa fa in modo di fare la pausa sigaretta dopo l’una, quando non ci sono più clienti e tu le puoi fare compagnia, se non sei di turno, o se non siete riuscite a parlarvi durante la giornata, vi chiamate prima di dormire.
È una situazione che con lei ti è completamente estranea, ma non per questo sgradevole, anche perché la strana intimità che si è formata tra voi la sera dell’incidente di tuo padre non è mai diminuita.
Sistemate le scatole e le dai una mano ad aprirle, in modo che il contenuto sia accessibile ai clienti, ti guarda con occhioni enormi e pieni di malizia e tu sai già cosa ti sta per chiedere.
“Ho una poltrona da portare nella zona divani.”
“Brava, divertiti.” Fingi di andare via e lei ti afferra per un polso, guardi quel contatto e cerchi di non arrossire, dato che non vi toccate spessissimo ultimamente e, per quanto piccoli o innocenti siano i contatti, ti mandano potenti scariche elettriche lungo tutto il corpo.
“Pastorelli.” Ti guarda con rimprovero, ma sai che è divertita.
Esageri uno sbuffo, perché in realtà ti fa piacere aiutarla, ma non vuoi che lo sappia.
“Questo è abuso di potere.”
“Si, si.” lascia la presa e devi trattenerti dal rincorrerla e afferrarle la mano. Arrivate all’ascensore e vedi la supposta enorme poltrona. Quasi piagnucoli perché la forza fisica non è decisamente il tuo forte. “Non possiamo chiamare un uomo?”
“Un uomo? In questo negozio?” ti guarda con rimprovero e tu annuisci, ammettendo il tuo errore. La scatola blu di Cagliari non pullula di uomini, molti ragazzini, nessun uomo. Ti guarda con malizia mentre si china ad afferrare la poltrona e tu fai lo stesso. “Pensavo di averti ampiamente dimostrato che posso fare decisamente meglio di un uomo, Pastorellinetti.”
Arrossisci, tanto, perché quella frase ha molto a che fare con il fatto voi due abbiate fatto più volte sesso, e la tua mente l’ha immaginata nuda e ansimante sulla poltrona che dovreste trasportare.
Leila la solleva e tu cerchi di imitarla, ma hai le ginocchia deboli per l’idea di lei in preda all’estasi, e per i giorni d’astinenza, e cadi miseramente in avanti.
“Tutto ok Pastorellinetti? Sei tipo…rossa in volto. Sicura di non stare avendo un infarto?” Fa quel suo mezzo sorriso malizioso e tu sbuffi, ti alzi e sollevi la poltrona, questa volta non vuoi dargliela vinta.
Ha vinto, ovviamente ha vinto.
Portate la poltrona per circa una cinquantina di metri, lei sbuffa e si lamenta e tu fai fatica a camminare perché ogni pochi passi dice una stupidata tale che scoppi a ridere. Arrivate finalmente alla meta e lei è spettinata, sudata, ricoperta della polvere del magazzino e ha il volto arrossato e stravolto dalla stanchezza e non è mai stata più bella di così.
“Ti amo.”
Si ferma di scatto e lascia andare la presa, facendo rovinare la poltrona a terra e te sulla poltrona. Ti rialzi con uno sbuffo e ti massaggi i polsi perché la botta non è stata affatto piacevole.
“Cosa?” Ha gli occhi terrorizzati di una cerbiatta davanti ai fanali di un camion, ma tu sei stranamente calma. È la seconda persona alla quale lo dici credendoci veramente, e malgrado tu non abbia la più pallida idea di cosa lei provi, va bene così.
È perfetto così.
“Sono innamorata di te. Io ti amo.” Lo scandisci molto lentamente, perché spesso mangi parti intere di parole se hai fretta di far capire qualcosa a qualcuno e non vuoi correre questo rischio. Le sfiori una spalla e lei fa un passo indietro, senza che dai suoi occhi svanisca il terrore. “Leilanonècome…”batti i canini gli uni contro gli altri e prendi un respiro profondo. “Non ti sto chiedendo nulla, Leila. Non devi far…”
“Il tavolino nero che trovo nelle scale come lo prendo?”
Ti giri verso la maledetta cliente che vi ha interrotte e poi di nuovo verso Leila, la tua responsabile fa lo stesso, guarda lei, te, poi si gira e sparisce nell’aria dipendenti. Vorresti seguirla ma la scocciatrice si mette tra te e quella dannata porta.
Devi concentrarti sul marchio per non strozzarla o farle ingoiare lo strafottuto tavolino, che è un Lack.
“Non lo abbiamo in pronta consegna signora, c’è solo su ordinazione.” Saltelli sul posto e guardi la porta dietro la quale è sparita, in preda al terrore, la donna alla quale hai appena dichiarato il tuo amore.
“Non posso prendere quello?”
Ti chiedi se infilarglielo su per il sedere sia un’opzione che possa interessare a suddetta signora, ma ancora, rappresenti un marchio e devi comportarti bene.
Le indichi la cuffia che hai in testa e forzi un sorriso, e si, hai appena fatto una dichiarazione d’amore con una strafottuta cuffia blu sulla testa. “Mi dispiace signora, io sono del bar e non ne capisco assolutamente nulla. Parlo per sentito dire. Perché non chiede ai miei colleghi vestiti di giallo?”
“Come quella che è andata da quella part…” la afferri per la spalla perché la sola idea che si avvicini a Leila ti fa perdere il controllo, anche se una porta apribile solo con il badge le divide ed è impossibile per questa stronza arrivare a lei.
Forzi l’ennesimo sorriso, sperando di rassicurare la suddetta signora, ma anche no, anche chissenefregamaledettavecchialevatidalcazzo.
“No signora, come quelli che troverà da quella parte. A proposito, perché non va a prendere un caffè e un dolcetto svedese al bar e dice alla collega che glielo sta offrendo Martina?”
La signora si illumina e trotterella felice verso Giorgia, il trucco del cibo gratis funziona sempre. Speri solo non rompa troppo le scatole alla tua collega, ma non hai tempo di pensare a lei, hai ben altre cose, molto più importanti, in ballo.
Corri verso l’area dipendenti e trovi Leila nel solito ufficio, entri e chiudi la porta.
“Leila.”
Non ti guarda nemmeno, ha gli occhi chiusi e li massaggia dolcemente con la mano destra.
“Leila…non è nulla di che tu non…”
“Nulla di che? Nulla di che?” Smette di massaggiare gli occhi e ti fulmina con lo sguardo “L’hai detto tanto per dire?”
“Ti sembro il tipo da dire una cosa del genere tanto per dire?”
Apre la mano davanti a se, la richiude a pugno e la riporta agli occhi. Decisamente non la reazione che ti aspettavi.
Infili la mano in tasca e ricordi solo ora di avere la cinnamon roll calda, la estrai sperando che sia ancora mangiabile e non uno schifo. La poggi sulla scrivania, senza avvicinarti troppo alla donna sconvolta alla quale hai appena dichiarato il tuo amore, indossando una stramaledetta cuffia blu.
Sfili la cuffia e la rigiri tra le mani, pensando a quale sia la cosa migliore da fare, ormai hai distrutto una diga, tanto vale che non rimanga dentro nemmeno una goccia d’acqua. Infili lo stupido indumento nella tasca posteriore dei pantaloni e speri di riuscire a parlare alla velocità di un qualsiasi essere umano normale.
“Sono veramente innamorata di te. Lo sono da molto tempo, anche se non l’ho mai ammesso a me stessa. Fin dalla prima volta che ti ho vista, ho pensato tu fossi speciale, man mano che ho imparato a conoscerti i miei sentimenti sono cresciuti e mi dispiace, ma non mi dispiace affatto, al contrario, ne sono felice. Sei una donna meravigliosa Leila Ferrari, complicata e spesso inaccessibile, ma assolutamente la donna, la persona migliore che mi sia mai capitato di incontrare nella vita.” Sbuffi una risata. “In più sei ridicolmente bella anche indossando questa patetica divisa gialla e blu.” Sorridi di te stessa “Non ho mai avuto la minima speranza di non innamorarmi di te. E sai cosa? Mi spiace se per te è un problema, farò di tutto per fare in modo non…” alzi una mano e poi la riabbassi, la infili in tasca per essere sicura di non continuare a gesticolare come una perfetta idiota. “Farò in modo di disturbarti il meno possibile.” vai verso la porta con il cuore stranamente leggero, probabilmente quando tornerai a casa ci vorrà l’aiuto combinato di Laura e Rossella per farti smettere di piangere, ma le parole che non eri riuscita a dire hanno trovato la via d’uscita e ora stai molto meglio.
Ti giri verso di lei e indichi il sacchetto mezzo distrutto e pensi che, a quanto pare, i vostri finali sono così, costellati di paste spiaccicate.
“Dovresti mangiare la cinnamon finché è calda. È molto più buona.” Ti giri verso la porta, sospiri e annuisci, pronta ad affrontare il resto della serata a testa alta.
Una mano batte contro il legno e ti impedisce di aprirla, ti giri per capire cosa stia succedendo, anche se è abbastanza ovvio, e le labbra di Leila sono subito sulle tue. Hai a malapena il tempo di reciprocare, prima che suddetta mano scenda a slacciare il grembiule e i pantaloni.
La cosa più saggia da fare sarebbe fermarla, perché dovete parlare, devi capire cosa sta provando e perché ha reagito così, ma i suoi movimenti sono veloci e sicuri e quando la sua mano arriva al tuo sesso sai perfettamente di non poterla, e non volerla, fermare.
Tu non sei mai stata saggia, sei una patata lessa, innamorata e debole, e questi baci e queste mani ti erano mancate più della stessa aria.
Sei poggiata a una sottilissima porta che ti separa da un andito molto, molto frequentato, stai cercando di controllarti, ma sei in completa balia delle mani di una donna che, dopo essersi assicurata tu impazzissi di desiderio, ha improvvisamente rallentato, lasciandoti il dubbio non sia una semplice sveltina ma…non sai nemmeno tu cosa.
Sai solo che sta lentamente smantellando il tuo corpo, nello stesso identico modo in cui ha smantellato le tue difese e non puoi fare altro che amarla molto, molto di più per quello.
“Apri gli occhi.” La sua voce è bassa e il suo fiato caldo sulle tue labbra ti regala l’ennesima scarica di piacere, ma non riesci a distinguere molto bene cosa voglia da te. “Martina, apri gli occhi e guardarmi.”
Il suo tono è così fermo che costringi il tuo corpo a obbedire anche se, con quello che le sue dita stanno facendo, non è particolarmente semplice, quando i vostri occhi si incontrano i suoi movimenti rallentano.
Dura solo un attimo, in cui i suoi occhi sono limpidi e senza paura, poi sorride e sai che starai per essere travolta da lei per circa la milionesima volta, solo oggi.
I suoi movimenti accelerano di nuovo, ogni sua carezza, ogni suo gesto, diventano improvvisamente mirati e, se da un parte sei felice che lei ricordi con così tanta precisione come farti perdere il controllo, dall’altra sei terrorizzata perché non siete in una camera d’albergo e non siete in camera sua, e se urli il suo nome qui, non sei molto sicura che domattina avrai ancora un lavoro.
Ma fanculo il lavoro e fanculo tutto, stai per avere uno degli orgasmi più intensi della tua vita e nient’altro ha importanza.
“Vieni per me, vieni per me.” È un fiato bollente che te lo sussurra all’orecchio e tu obbedisci mentre una mano preme contro le tue labbra. Ti spingi verso la porta con tutte le tue forze, batti la nuca contro il legno cercando di sfuggire alla mano che ti impedisce di urlare, ma anche di respirare l’ossigeno di cui hai bisogno, finché finalmente, o purtroppo, il piacere scema e tu ti accasci contro di lei.
“Leila è tutto ok? Che era quel rumore?”
“Sto cazzo di computer è troppo lento.” Lo dice con la sua voce più autoritaria e fredda, ed è ancora dentro di te, quindi devi concentrarti su altro per non avere un altro orgasmo.
“L’hai tirato contro la porta?” la voce di quel cretino di Michele è veramente preoccupata.
“Vuoi che provi a lanciare te contro la porta? Lasciami lavorare in pace.”
“Scusa, scusa…” la voce dello scocciatore si allontana e voi rimanete immobili per diversi secondi per capire se il pericolo è davvero scampato.
L’immobilità di Leila è la prima a finire, riprende a muoversi dentro di te e tu pensi di morire, la fermi e lei ridacchia.
“È tutto ok Pastorellinetti?”
“Quanto ti piacerà divertiti a mie spese.” Magari non le frasi più romantiche che tu abbia mai sentito o pronunciato.
Lei non da segno di volersi staccare, tu sei più che felice di adeguarti, ti stringi a lei posando le labbra contro il suo collo, Leila ricambia il tuo abbraccio e aspira a lungo tra i tuoi capelli, che ha come sempre sciolto senza che tu ti accorgessi di nulla.
“Profumi di caffè.”
“Merda. Mi dispiace.”
“Non dispiacerti, mi è mancato. Mi piace.” La senti muoversi e nella tua stupidità post-orgasmo capisci che stia cercando i tuoi occhi, quindi ti stacchi da lei e incontri il suo sguardo mentre lei ripete “Mi piace.”
I suoi occhi ti stanno dicendo che non sta più parlando della puzza di caffè che porti dietro, ma sta parlando di qualcosa di più profondo. Non puoi non sperare stia parlando dei tuoi sentimenti per lei.
Ti bacia sulle labbra e ti senti esplodere di gioia e d’amore, quindi, da buona cretina, devi allentare la tensione.
“Dovresti mangiare il cinnamon, finché è caldo.”
“Cos’è questa insistenza? Vuoi mettermi all’ingrasso Pastorellinettini?”
“Saresti bellissima comunque.”
“Stai attenta a quello che dici, mia cara, potrei usarlo in futuro contro di te.”
Futuro.
Avete un futuro e tu non potresti spiegare nemmeno con mille dipinti quando sei felice in questo momento.
   
 
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