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Autore: spikey    16/09/2009    1 recensioni
E' difficile diventare grandi sotto i riflettori, o meglio, all'ombra di essi. Soprattutto quando si tratta di ragazze come Lisa: difficile, sensibile e imprevedibile. Ma forse una delle mille figure evanescenti, solo di passaggio nella sua vita, cambierà le cose.
NB: l'attore protagonista della storia è JAMES MARSTERS, interprete di Spike nel TF"Buffy The Vampire Slayer". non è molto famoso...ma vi prego di non fissarvi sulla sua "non-notorietà"; VI PREGO non ignorate questa fanfic...vale la pena di leggerla!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III° capitolo

 

 

III° capitolo

 

Lisa sognava beatamente: il demone Chtulhu la inseguiva, poi lei si girava verso di lui e cominciava a colpirlo a suon di…cuscinate? Sbigottita da quel particolare, cominciò il ritorno al mondo dei vivi.

A rovinare definitivamente il tutto, la sua faccia iniziò a vibrare.

Ogni cosa tornò alla posizione reale, cioè nell’ordine: il guanciale stretto in mano, la faccia sotto il guanciale e il cellulare compresso tra la faccia e il letto.

Ovviamente il cellulare stava squillando.

Noncurante delle radiazioni che,probabilmente, stavano trucidando i pochi neuroni di cui era in possesso, rimase in quella posizione ancora un po’; forse un giorno avrebbe capito come faceva a dormire in quelle posizioni assurde.

Nel frattempo, dato che il telefono si ostinava a squillare, prese l’impegnativa decisione di rispondere: “Phhontoh?” bofonchiò, non ancora del tutto sveglia.

 

L’allegra voce di Alice la prese in giro: “E quello ti sembrava un pronto?!” squittì ridendo, causando una smorfia di fastidio dall’altra parte.

 

“E’ tutto quello che concedo a quest’ora- poi Lisa si destò di colpo, drizzandosì a sedere- che ore sono?!”.

“Sempre troppo tardi per essere puntuale- osservò l’amica con fare rassegnato –saremo da te tra dieci minuti! Sbrigati a vestirti!”. D’accordo, quello era un ordine.

Lisa afferrò il messaggio e senza neanche salutare, spense la chiamata e si buttò giù dal letto.

Buttarsi fu il termine giusto, in quanto le coperte si erano letteralmente impossessate delle sue gambe, causando a Lisa un violento tèt-a-tèt col pavimento.

Scalciando e sbottando fra sé e sé, si rimise in piedi; barcollò un attimo, poi accese la lampada da tavolo e si mise a cercare i vestiti. La penombra dell’armadio non facilitava di certo l’abbinamento di colori, ma una luce più forte sarebbe stata il colpo di grazia.

 

Alla fine optò per una maglietta a maniche corte bianca (colore inconfondibile) e un paio di shorts di jeans (altra scelta inequivocabile).

Lasciò la T-Shirt fuori dai pantaloni e dato che le arrivava a metà coscia, legò la cintura direttamente su di essa.

Poi, come voleva la moda, la arricciò leggermente al di sopra della cinta, per darle una forma più morbida e meno “stirata”.

Infine si buttò sulle spalle un cardigan a maniche lunghe: l’immagine riflessa nello specchio non sembrava così male.

Così si diresse in bagno e, sempre restando nella semi-oscurità, si lavò la faccia e stese un velo di crema idratante sul viso; recuperò la borsa abbandonata in un angolo del corridoio e fece per scendere le scale.

 

Dal piano terra le giunse all’orecchio la voce di suo padre e si bloccò subito: parlava in inglese e a rispondere…c’era una voce maschile.

Lisa palesò la propria delusione con uno dei suoi sorrisi sghembi: tanti saluti alla privacy femminile.

Cercando di origliare la conversazione, scese a passi felpati i gradini.

“Perdona il caos!” disse un imbarazzato regista.

A quelle parole Lisa si battè la fronte con la mano: si era dimenticata di risistemare il “disordine vendicativo” della sera prima…pazienza, ora non ci poteva fare più nulla.

“Un buon inizio” pensò toccando il pianterreno e trovandosi faccia a faccia col padre…e il suo nuovo, inaspettato ospite.

 

La prima reazione della ragazza fu un encefalogramma piatto: il sonno tormentato e il risveglio brusco l’avevano scombussolata ben a modo, così lo sguardo le rimase fisso sullo sconosciuto.

“Ecco la mia spina nel fianco!” esclamò Leonard, squadrandola con una finta occhiataccia.

Vedendo che Lisa non reagiva e rimaneva con lo sguardo ebete fisso nel vuoto, l’uomo continuò:

“James, ti presento mia figlia Lisa; cara, questo è James Marsters”.

Il cervello di Lisa riusciva a pensare solo una cosa: non poteva essere vero.

“Facile, sto ancora sognando-si disse lei –magari da qualche parte si nasconde il demone Chtulhu”.

A coronamento della figuraccia, la ragazza si mise a guardare prima la cucina, poi la lavanderia, in cerca di Buffy o qualche altro residuo onirico; non si rese neppure conto che l’attore le stava cortesemente porgendo la mano già da un po’.

 

A salvarla fu il campanello della porta d’ingresso e un vociare a lei noto.

Sempre evitando accuratamente di ricambiare la stretta, Lisa aprì bocca per la prima volta, emettendo un rauco “Vado ad aprire”.

Mentre si allontanava udì suo padre che la giustificava: “Devi scusarla- disse all’ospite –è infuriata con me perché non l’ho avvisata del tuo arrivo: aggiungici il fatto che è adolescente…

Lisa non volle ascoltare oltre, così aprì la porta e lasciò che il frastuono delle amiche invadesse il soggiorno.

 

“Finalmente! Cosa aspettavi, l’ispirazione dal cielo, per farci entrare?”civettò Alice guardandosi intorno curiosa.

 

“Allora!- intervenne Laura, quasi urlando –dov’è la nostra nuova pred…ah…

Nemmeno lei, la sfrontata  per eccellenza, riuscì a nascondere l’espressione attonita.

Dal canto suo, Marina si limitò a proferire un laconico “Oh…”.

 

Le nuove arrivate avanzarono verso l’ospite, come se stessero guardando un Picasso senza trovare quale fosse il sotto e quale il sopra.

“Speriamo solo che non mi abbia capito” sussurrò Laura piegandosi verso le altre.

 

Per concludere col botto quell’inizio catastrofico, James si girò verso Lisa,porgendole di nuovo la mano, dicendo: “Prometto che non mordo!”. Il tutto in un italiano pressoché perfetto.

 

“Ecco,come non detto” commentò Laura, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Solo allora Lisa potè svegliarsi del tutto e constatare che quella era la dannata realtà; con un gesto meccanico strinse la mano dell’uomo.

A quel contatto cominciò a notare i particolari: i capelli ossigenati di Spike avevano lasciato spazio al castano naturale di James; la pelle non era di quel pallore cinereo che lo aveva caratterizzato nel telefilm, ma anzi, mostrava una lieve abbronzatura. E, cavoli, gli occhi erano davvero fottutamente azzurri, da togliere il fiato!

Il colpo di grazia le fu dato dal suo sorriso; le labbra sottili si dischiusero, mostrando una fila di denti splendenti e da lontano, forse dal paradiso, una voce le parlò: “Tuo padre mi ha raccontato molto di te. Ora mi spiego perché- James si rivolse al regista –come l’avevi definita? Fantastica, ma decisamente fuori dagli schemi? Direi che ci siamo”.

 

Detto ciò, piantò nuovamente gli occhi di ghiaccio su Lisa, che di rimando spalancò i suoi, verdissimi, indecisa se morire d’infarto o per mancanza d’ossigeno.

 

Fu la faccia tosta di Laura a salvare l’amica; Lisa si sentì presa di peso per le spalle (grazie al cielo facevano tutte judo!) poi una voce dietro di lei disse, con tono frettoloso: “Bene! Noi dobbiamo andare; piacere di averi conosciuto James, ma Lisa è molto occupata, ora”.

In un lampo erano tutte fuori casa, nessuno aveva fatto in tempo a replicare.

 

Marina battè una mano sulla spalla di Laura: “Complimenti! Mancava solo che aggiungessi “…e Lisa sta per sbavarti sulle scarpe…” così avresti regalato a questo incontro il Nobel per la demenza

 

La prima cosa che entrò nella visuale di Lisa, ancora in stato vegetativo, fu la frangia perfetta di Alice: “Huston? Abbiamo un problema! Sei ancora fra noi?” si premurò di informarsi, agitando le braccia freneticamente.

 

L’altra alzò le mani per fermare tutto quel trambusto: “Sì , ci sono…- fu fiera di se stessa, anche se la voce le tremava vistosamente –Ma, accidenti, che colpo…era davvero lui?”.

 

Laura si gonfiò orgogliosa: “Esatto bimba! E il tuo cuore di ghiaccio si sta già sciogliendo!”.

Il gruppo di amiche camminò in silenzio per qualche minuto, poi Lisa si fermò di colpo

“Ma che sto facendo?- si interrogò –sono qui, a due isolati dall’attore dei miei sogni e me ne sto zitta?!

 

Davanti agli occhi di tre judoka sconvolte, Lisa emise un urlo, con tutto il fiato che aveva risparmiato in 19 anni di vita. Se James Marsters non la sentì, fu solo per un miracolo.

 

 

   
 
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