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Autore: Alarnis    24/10/2023    3 recensioni
E' un racconto fantasioso a tema mistero. Una signora e un agente immobiliare.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa sopita
Racconto fantasioso a tema mistero
 
 
C’era una casa.
Un tempo viva e ora vuota.
Non più suoni o voci nell’aria.
Non più sole, ma la nebbia da cui era avvolta.
La porta cigolò. Qualcuno timidamente l’aveva socchiusa, con la stessa cautela di chi entra in una stanza dove qualcuno dorme.
In quel momento fu come se un soffio di calore s’insinuasse dentro.
Una piccola luce balenò verso il fondo.
Un Oh! di meraviglia, di stupore, di curiosità e di timore si levò nell’aria.
«Posso entrare?», disse la donna con riguardo. Vestiva un cappotto scuro e portava un berretto di lana lavorato a mano.
«Certamente, entri pure», consigliò l’agente, che l’aspettava. Era una ragazza e vestiva come una maestrina di scuola elementare.
«E’ solo una visita», mise in chiaro la donna. «Non so se entra nel mio budget», si scusò. Non sapeva quanto impegnativo fosse il prezzo. La casa e il plateatico erano grandi, ma forse c’erano lavori importanti per la messa a norma. Non s’intendeva molto di case ma era un tipo parsimonioso e realista.
L’agente sembrò sorvolarvi. «Non si preoccupi», disse mentre allargava l’apertura della porta perché entrassero. «C’è bisogno di più luce! E quando si ha paura va fatta entrare», sorrise.
La donna corrugò la fronte. Era un’agente bizzarro, quella. Che poi una donna vendesse le case, era davvero una notizia, rifletté, mettendosi la mano alla guancia sinistra.
I veli coperti tornarono ad essere quello che erano: non figure spettrali ma mobili che con qualche lenzuolo si era pensato di riparare dalla polvere. Poltrone, un tavolo, una credenza.
Che bella stanza grande? Le ricordò casa sua.
Qualcosa, in fondo a quella stanza, al centro della parete, catturò la sua attenzione.
Avanzò con l’agente, pensando irrazionalmente che la luce alle sue spalle l’avrebbe protetta. Sarebbe bastato un passo per ritornare sotto la sua protezione.
«E’ da tanto che è in vendita?», chiese con timidezza.
«Un po’», la risposta dell’agente quasi sovra-pensiero.
«E’ una zona un po’ isolata», rifletté la donna. «Ci sono vicini?»
«Per ora un signore», la risposta. «Sa’ adora la campagna».
«Quando c’è il sole», sentenziò la donna, guardandosi in giro.
Non voleva far capire che le piaceva.
«Del resto i giovani d’oggi vogliono le comodità…le case in centro…», approvò.
«In effetti…», le diede conferma la ragazza. «Ma non credo se ne pentirà», rispose vivace, prima di cambiare argomento. «Vive da sola?»
«Sono vedova» ammise con naturalezza la donna. «Da tanto tempo», precisò come fosse ormai abituata alla cosa.
L’agente tacque. In fondo era rispettosa, pensò.
«Se vuole potrà tenere i mobili…», si sentì chiedere mentre armeggiava sulla maniglia della finestra. Separò i balconi, accostandoli all’esterno. «Sempre che le piacciano ancora», restò nel mezzo.
La donna restò interdetta e il suo sguardo divenne serio. «Come ha detto, prego?».
L’agente sembrò imbarazzata. Le mani che salutavano davanti al petto, come a scusarsi. «Qualche volta mi prendo un po’ troppe libertà», disse con le guance rosse come un pomodoro.
La donna strofinò le labbra contraria, la solita mano alla guancia. «Una signorina a modo come lei non dovrebbe esagerare con le moine. Risulta incomprensibile». Parlò con una saggezza antica. «Magari li terrò tutti, chissà», la perdonò.
Quel qualcosa che l’aveva attratta era forse una statua velata da un drappeggio infisso al muro?
Indicò col dito. «Sì può scoprire?»
«Ma certo!», azzardò l’agente con voce squillante per poi precisare con voce più bassa e quasi con cautela «Solo col coraggio» e annuì. Questa volta aveva una voce che la donna avrebbe detto professionale. «Io, non ho mai paura», disse quindi piccata.
«Faccia pure», concesse l’agente in un’alzata di spalle.
La donna mosse le dita sul telo sottile quasi untuoso. La polvere l’aveva catturato e quel bianco lenzuolo era divenuto grigio. Fece un respiro. Bello pieno a riempire i polmoni e poi a vuotarli senza più indugiare svelando quello che ora appariva uno specchio.
La luce vi si rifletté diritta, amplificandosi ovunque, scivolando a raggiera tutt’attorno.
Questo specchio è mio!
Si girò all’agente, proprio mentre una voce maschile chiedeva spiegazioni su chi fosse entrato in casa sua.
Più che chiedersi in quale imbroglio fosse capitata, riconobbe quella voce.
Non l’aveva più sentita da tanto tempo, ma non l’aveva dimenticata.
Lui la guardava altrettanto stupito.
L’agente sorrise a entrambi. Le mani dietro alla schiena a togliere il disturbo. «Se volete scusarmi… Vi lascio discuterne a due», alzò l’indice e facendo l’occhiolino aggiunse «Credo sia perfetta per entrambi, del resto lo è già stata»
 
   
 
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