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Autore: crazy lion    24/10/2023    0 recensioni
[Gli amanti d\\\'inverno]
[Gli amanti d\\\'inverno]Inghilterra, 1816. Althea - o Thea, come si fa chiamare -, è una ragazza di ventisette anni che ha trovato un bambino abbandonato nella mangiatoia della chiesa vicino alla quale vive, in quanto sorella del Vicario. Come mai è stato abbandonato? Chi l'ha lasciato in quel posto? Come mai è stato lasciato lì? In ogni caso, è sollevata e contenta che sia al sicuro. Ora, però, non c'è tempo per le domande. Prende il bimbo con sé, che decide di chiamare Matthew.
In questo acrostico Thea dà al piccolo un amore e affetto incondizionato, così come
dovrebbe essere per tutti i bambini. Anche Matthew, a suo modo, ricambierà questo amore.
Nel titolo prima del testo dell'acrostico non ho potuto mettere le virgole, perché altrimenti la parola giurare sarebbe andata nella riga sotto. Ho provato ad accorciare il testo, ci ho lavorato diverso tempo per finirlo e limarlo, ma se avessi tolto delle parti non sarebbe risultato come lo volevo.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Candace Camp.
Genere: Fluff, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“This kid's going to change our lives completely.”
(Frase pronunciata da Xena nella serie televisiva Xena - principessa guerriera)
 
 
 
Mary had a little lamb,
Little lamb, little lamb
Mary had a little lamb
It's fleece was white as snow;
And everywhere that Mary went, Mary went, Mary went
Everywhere that Mary went
The lamb was sure to go.
 
He followed her to school one day
Schhol one day, school one day
He followed her to school one day
But that was against the rule;
 
It made the children laugh and play,
Laugh and play, laugh and play
It made the children laugh and play
To see a lamb at school.
[…]
(Autore sconosciuto, Mary Had A Little Lamb)
 
 
Matthew sei un bambino stupendo e io ti voglio davvero un mondo di bene te lo posso giurare!
 
Matthew, ma quanto sei carino, eh? Come si fa a resistere a un bambino dolce come te?
A questo penso, mentre giochiamo insieme.
Ti ho portato in soffitta ieri, ti ricordi?
Ti sei divertito a guardarmi, mentre cercavo nei bauli, per trovarti dei giocattoli.
Hey, non metterti le dita in bocca! Le succhi e fai dei versetti. Me le appoggi sul viso. Che schifo!
E comunque sono riuscita a recuperare molti giochi di quand’ero bimba, ma ne ho per maschietti.
Wow, siamo stati bravi! Ma tenere te in braccio e la torcia in mano è stato difficile.
 
Sei qui da pochi giorni e già ti amo come se fossi mio figlio.
E ora stiamo giocando con un trenino che faccio andare avanti e indietro su un binario.
Iiiiiiiih! esclami, mentre cerchi di imitarmi e lo prendi con le manine paffute.
 
Una risata piena di tenerezza mi sorge spontanea.
Non me lo sarei mai aspettato, ma quando ho chiesto a Dio di aiutarmi, in Chiesa te ho trovato.
 
Bambino mio – non dovrei chiamarti così… -, eri nella mangiatoia, manca poco a Natale.
Ah, per fortuna sono arrivata io, e sono rimasta lì, bloccata, incredula.
Mi sono ripresa e ho cercato la tua mamma, ma non c’era. Una spilla sotto le fasce ho scoperto.
Be’, ho capito che puoi essere il nipote di Lord Morecombe. Stiamo scoprendo cosa ti è accaduto.
Io non sono innamorata di Gabriel. Mi ha dato un bacio, ma non significa niente.
Non voglio pensare a lui adesso, arriverà più tardi. Mi concentro su di te.
Oh, che bei capelli biondi hai! E le guance rosee e tonde, e le manine paffute.
 
Somigli tantissimo a un angelo, un vero miracolo di Natale.
Tu sei arrivato nella mia vita come un dono inaspettato, ma che forse avevo a lungo atteso.
Un regalo preziosissimo, e non posso e non voglio lasciarti andare per nessun motivo al mondo.
Però non so cosa Gabriel vorrà fare, se ti terrà e mi vorrà allontanare.
E… la mia vita senza di te, ormai, non riesco proprio per niente a immaginare.
Na, na, na, na. Hai ragione, amore, non ci devo riflettere adesso.
Domande. Ne ho la testa piena. Dov’è la tua mamma? È viva o morta? Chi ti ha abbandonato?
Oh, e come ha fatto? Non ha una coscienza? Abbandonare un bambino dovrebbe essere un reato.
 
E ora ti metto sul cavallo a dondolo. Avanti e indietro. Sei incantato. Che bel cavallo!
 
Imito il nitrito dell’animale, tu ripeti, ridi e ti agiti, felice. Schiocco la lingua più volte. Gli zoccoli.
Oah! Sei meravigliato. Siamo già stati su un cavallo vero. Ci guardiamo. Occhi azzurri, i tuoi.
 
Ti prendo in braccio, perché tu tendi le braccia verso di me e non resisto più.
Io l’avrei fatto in ogni caso, perché amo tenerti con me.
 
Vola il tempo con te. Dovrei lavorare per preparare la Chiesa per Natale, ma chi ha tempo?
Oh, è faticoso prendersi cura di un bambino. Ti servirebbe una tata, ma per ora ti tengo io.
Già, ed è una vera gioia! Non dovrei, ma mi sento… una seconda mamma. Una mamma affidataria. Lalala, lalalalalalalala! Sorrido. Sei un gran chiacchierone. E questa è una cosa che amo di te.
Io ti riempio di baci. Bravissimo! Mi piace tanto parlare con te e seguire i tuoi discorsi.
Oh! Sì, esatto. Mi tocchi il viso e i capelli, mentre sono seduta per terra. Mi fa male la schiena.
 
Dah. Uaaah. Uaaaah! Mi tocchi i capelli con la manina. Hai sonno? Ecco, Thea ti fa addormentare.
Verità: parlo già in terza persona. Non so se vada bene, ma non mi interessa.
Verrai con me il più possibile. E quando non sarà così, dirò al cocchiere di andare veloce.
E la mamma ti canta una ninnananna per aiutarti a dormir. Finché ci sarò, nessuno ti toccherà.
Resisterò. Non lascerò che ti facciano del male. Non l’ho solo pensato, te l’ho detto.
Oh, è bello per me quanto per te, perché mi stringi un dito: ti fidi di me. Sono felice.
 
Un turbine di emozioni mi travolge. Mmm! Mmm. Nessuno si occupava di te, Matthew.
Non so… Non potrei essere più felice: sei con me. Ma sono anche triste. Cosa ti è successo?
 
Magari lo scopriremo. Se fossi più grande, potresti cercare di spiegarcelo.
Oppure di farcelo capire a gesti.
Non puoi, ovviamente, sei troppo piccolo.
Dove vuoi andare, adesso? È passato il sonno? Cerchi di gattonare, ma non ce la fai.
Ora vai avanti e indietro, però non ti muovi. Io mi metto carponi e avanzo e tu mi imiti. Ti stanchi.
 
Dovevo immaginarlo. Avrai sei, sette mesi, è ovvio che fatichi a gattonare. Va bene così.. Vieni!
Io ti riprendo in braccio e rido di pura gioia, come vorrei fare ciascuna volta. Solo che mi vergogno.
 
Bah. Sì, mi sa che hai ragione tu. Non dovrei vergognarmi di nulla. Solo che Daniel…
Ecco, mio fratello è il vicario di questa parrocchia e voleva che ti abbandonassi in un orfanotrofio.
Non so come abbia fatto anche solo a pensarlo.
E non mi sarei mai comportata in un modo così orribile. Cosa si aspettava?
 
Tremo al solo ricordo di ciò che mi ha detto. Che tu appartenevi a quel posto.
E che ci vada lui, se ne ha il coraggio. Non si macchierebbe di quest’onta. Io mi sarei suicidata.
 
L’ho davvero pensato? Per la prima volta in vita mia ho considerato di togliermi la vita? Sì, è così.
Oh, Signore, perdonami! Recito una preghiera ad alta voce. Il fatto è che ci avrei provato davvero.
 
Posso solo dire che ho già visto quei posti. Ci sono andata per dare cibo, fasce, denaro e vestiti.
Oh Dio, Matthew! Non ti avrei mai abbandonato. 
Sono bambini numerosi, quelli che si trovano lì.
Sono amati e curati, ma comunque si ammalano.
O peggio. E io non avrei potuto sopportare che ti accadesse questo.
 
Giuro su Dio che non avrei avuto cuore di lasciarti, nemmeno in una Ruota degli esposti.
Iuah! Sbadigli e mi riporti alla realtà.
Un controllo alle fasce, che infatti ti devo cambiare.
Resti fermo, perché sei troppo stanco, ma altre volte è stata un’avventura.
Agitavi tutto il corpo, ti giravi e rotolavi. Non credevo che un bambino potesse fare confusione!
Resto ferma e inizio a cantare, ma poi cammino e la mia voce si spande per la stanza. Ti piace.
E, dopo poco, ti addormenti, caldo e pesante fra le mie braccia. Mi siedo e resto con te in braccio.
 
 
 
NOTE:
1. Thea è una persona molto giudicante, in questo caso, nei confronti di chi abbia abbandonato Matthew. Nel libro, per quel che ho letto, non lo è stata, ma volevo rendere evidente questa cosa perché rappresenta quello che penso io.
2. Le condizioni dei Foundling Hospitals non erano certo perfette, ma come dimostra l'articolo Child Abandonment in England, 1741–1834: The Case of the London Foundling Hospital che appartiene a Special Issue A British Childhood? Some Historical Reflections on Continuities and Discontinuities in the Culture of Anglophone Childhood, scritto dalla Dottoressa Pam Jarvis, dice questo:
Although all children were examined to confirm their health upon entry (except for during the period of the General Reception), when oftentimes weak and malnourished children from a variety of backgrounds were placed together, infectious diseases spread like wildfire. Therefore, the provision of sound medical care was an important focus for the Foundling Hospital. Instances of common conditions, such as coughs, colds, sore throats and sore ears, were listed with regularity within the records of the Hospital infirmaries and were accompanied by frequent mentions of other conditions. Skin conditions, particularly the itch, scrofula, and scald head, were prominent features at the London hospital and the provincial branches—and were regularly noted in letters to the hospital from inspectors. In June 1823, Rebecca Collier was admitted to the London hospital
[…]
Physicians and apothecaries were employed by the Foundling Hospital to provide specialist care for children who suffered from a range of conditions. The surviving records illustrate the range of conditions typically present within the hospital and highlight outbreaks of epidemic diseases such as measles, smallpox, and whooping cough. However, there are few examples that provide evidence of precisely how sick children were treated.
[…]
When the Foundling Hospital admitted an abandoned child, it vowed to provide the necessary care and education to nurture that child into a productive, moral member of British society. It provided the foundlings with life chances hitherto denied to abandoned children in England and, although sparse, their lives were a far cry from the image portrayed in the pages of Dickens’ novels. The Foundling Hospital acquired a whole range of responsibilities to its children—the provision of a nurse and a stable family environment, clothing, education and apprenticeship, and medical care—and the institution took those responsibilities seriously. Through a combination of religious instruction, academic study, and vocational training, foundlings were presented with opportunities to enter domestic service, a variety of trades, or the armed forces. The children fortunate enough to be admitted to the hospital escaped from a life on the streets, in the workhouse, or worse, and were prepared for a life beyond the Hospital walls.
The Foundling Hospital was arguably the first children’s institution to care for abandoned children in England. To those raised with an image of abandoned children influenced heavily by the cast of characters drawn by Charles Dickens, the Foundling Hospital’s approach demonstrates a high degree of empathy for its charges. As this article has demonstrated, the Foundling Hospital—whilst by no means perfect—was established with good intentions when it came to the nurture and care of London’s abandoned children. The relationships fostered between foundling children and their nurses comprises an important aspect of that care. The Hospital set itself up to be a parent to abandoned children and, to do so, they provided a family for foundlings—for the first five years of their lives at least. The letters written by nurses who wished to maintain responsibility for the care of their foundlings illustrates that the Hospital employed women capable of developing loving and nurturing environments during a period understood as critical to child development.
 
Traduzione fatta da me:
Sebbene tutti i bambini venissero esaminati per confermare il loro stato di salute al momento dell'ingresso (ad eccezione del periodo dell'Accoglienza Generale), quando spesso venivano messi insieme bambini deboli e malnutriti provenienti da ambienti diversi, le malattie infettive si diffondevano a macchia d'olio. Per questo motivo, l'offerta di una solida assistenza medica era un obiettivo importante per il Foundling Hospital. I casi di malattie comuni, come tosse, raffreddore, mal di gola e mal d'orecchi, sono elencati con regolarità nei registri delle infermerie dell'ospedale e sono accompagnati da frequenti menzioni di altre patologie. Le condizioni della pelle, in particolare il prurito, la scrofola e la testa scottata, erano caratteristiche di primo piano nell'ospedale di Londra e nelle filiali di provincia, e venivano regolarmente annotate nelle lettere inviate all'ospedale dagli ispettori. Nel giugno del 1823, Rebecca Collier fu ricoverata nell'ospedale di Londra
[…]
Il Foundling Hospital si avvaleva di medici e speziali per fornire cure specialistiche ai bambini che soffrivano di una serie di patologie. I documenti sopravvissuti illustrano la gamma di condizioni tipicamente presenti all'interno dell'ospedale e mettono in evidenza i focolai di malattie epidemiche come il morbillo, il vaiolo e la pertosse. Tuttavia, sono pochi gli esempi che forniscono la prova di come venivano trattati esattamente i bambini malati.
[…]
Quando il Foundling Hospital ammetteva un bambino abbandonato, si impegnava a fornirgli le cure e l'educazione necessarie per farlo diventare un membro produttivo e morale della società britannica. L'ospedale offriva ai trovatelli possibilità di vita fino ad allora negate ai bambini abbandonati in Inghilterra e, anche se scarse, le loro vite erano ben lontane dall'immagine ritratta nelle pagine dei romanzi di Dickens. L'ospedale dei trovatelli si assumeva tutta una serie di responsabilità nei confronti dei suoi bambini: fornire un'infermiera e un ambiente familiare stabile, vestiario, istruzione e apprendistato e cure mediche, e l'istituzione le prendeva sul serio. Attraverso una combinazione di istruzione religiosa, studi accademici e formazione professionale, ai trovatelli venivano offerte opportunità di entrare nel servizio domestico, in una varietà di mestieri o nelle forze armate. I bambini abbastanza fortunati da essere ammessi all'ospedale sfuggivano a una vita per strada, in un ospizio o peggio, e venivano preparati per una vita al di fuori delle mura dell'ospedale.
Il Foundling Hospital fu probabilmente il primo istituto per bambini ad occuparsi di bambini abbandonati in Inghilterra. Per chi è cresciuto con un'immagine dei bambini abbandonati fortemente influenzata dal cast di personaggi disegnati da Charles Dickens, l'approccio del Foundling Hospital dimostra un alto grado di empatia nei confronti dei suoi assistiti. Come dimostrato in questo articolo, il Foundling Hospital, pur non essendo perfetto, era stato fondato con buone intenzioni quando si trattava di nutrire e curare i bambini abbandonati di Londra. Le relazioni tra i bambini trovatelli e le loro infermiere costituiscono un aspetto importante di questa cura. L'ospedale si proponeva di essere un genitore per i bambini abbandonati e, per farlo, forniva una famiglia ai trovatelli, almeno per i primi cinque anni della loro vita. Le lettere scritte dalle infermiere che desideravano mantenere la responsabilità della cura dei loro trovatelli illustrano che l'Ospedale si avvaleva di donne in grado di sviluppare un ambiente amorevole e accogliente in un periodo considerato critico per lo sviluppo del bambino.
 
3. Questo libro non si ambienta a Londra, ma è tutto quello che sono riuscita a trovare.
4. La ninnananna che Althea canta a Matthew è quella della citazione prima dell’acrostico.
   
 
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