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Autore: avalon9    26/10/2023    0 recensioni
12 esercizi; 12 messe alla prova.
I risultati di sei settimane di un workshop di scrittura condotto in classe. Ponendosi come obiettivo il "sentire": ascoltare parole e ritmi, percepire immagini, suggestioni e stati d'animo, ragionare dei processi del pensiero.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Scriptorium'
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Minuti scritti
 
Auotre: Avalon9
Titolo: Minuti scritti
Genere: Introspettivo; Malinconico; Slice of live
Raiting: arancione (in genrale, ma spazia dal verde al rosso)
In proposito12 esercizi; 12 messe alla prova.
I risultati di sei settimane di un workshop di scrittura condotto in classe. Ponendosi come obiettivo il "sentire": ascoltare parole e ritmi, percepire immagini, suggestioni e stati d'animo, ragionare dei processi del pensiero.
Disclaimer: personaggi e situazioni sono miei
Note: flash fic; missing moments; slice of life; nonsense
Cose: sei settimane per giocare; sei settimane per scoprire alcuni aspetti della scrittura, focalizzare l’attenzione. Io mi sono divertita. Tanto. I ragazzi si sono messi alla prova: alcuni con entusiasmo, altri con fatica. All’inizio con poche parole o righe scritte con affanno; poi con scritti che sorprendono. Ancora acerbi; a volte affastellati, altre confusi. Ma ci sono stati sprizzi di originalità, violazioni involontarie, ma creative, alla grammatica e alla sintassi. Qualcosa si sono portati via loro; qualcosa mi sono portata via io.
Molto divertimento; e altrettante riflessioni. E il gusto sorprendente di essere scrivente fra scriventi, al contempo insegnante e studente. 
Perché il workshop funziona così: se vuoi che i ragazzi lavorino, devi lavorare anche tu. Se vuoi mostrare che scrivere è lavoro, pensieri e fatica, è quel 10% di creatività e 90% di lima, non devi raccontarglielo: devi mostrarlo.
Di seguito gli esercizi affrontati, con le mie versioni. Non giusto o migliori. Solo mie.
E se qualcuno volesse cimentarsi, lascio le medesime consegne lasciate ai miei studenti, complete di tempistiche. I testi sono quelli nato durante il workshop, tali e quali, salvo qualche piccola correzione di editing. 
Non perché siano ottimi; ma perché sono reali.



 
Esercizio 1
Obiettivo: visualizzare
Consegna:
Immagina di dover descrivere come si fa a bere un bicchier d'acqua a qualcuno che non sappia né che cos'è l'acqua né che cos'è un bicchiere.
Tempo: 10 minuti
 
 
Carlo ha avuto un incidente. Trauma cranico. E’ rimasto in coma 10 giorni.
Al risveglio, amnesia parziale. Non ricorda alcune cose. 
Cosa sia l’acqua, per esempio. O cosa sia un bicchiere. Isabel ha deciso che glielo reinsegnerà. Con pazienza; e costanza.
E quel giorno è il giorno.
Prima il bicchiere. Carlo lo osserva sospettoso, una punta di curiosità in fondo agli occhi cerchiati. 
La luce ci passa attraverso e si infrange come un prisma. Ricorda cosa sia un prisma. Forse il “bicchiere” è anch’esso un prisma? Ma i prismi sono tagliati, questo “bicchiere” è arrotondato, curvo. E cavo. A cosa servirà poi, quella cavità?
Isabel lo osserva; lo invita a toccarlo, annusarlo, sentirlo. Carlo ha le mani sudate. Ma quella superficie è fredda sotto i polpastrelli, ruvida in corrispondenza di alcuni bozzi e scanalature. Le unghie, anche se corte e rovinate, mandano un suono di campanelli contro la superficie. Ci passa sopra la lingua: sa di. Non lo sa. E’ un non sapore. Qualcosa che non conosce. Ma sente fresco, e arrotondato. E duro. I denti fatto tonk contro quella cosa strana, quel bicchiere.
Isabel gli dice che il bicchiere è così anche perché è alto a quel modo. Carlo non capisce bene. Dovrà approfondire ancora.
Poi arriva l’acqua. O quella cosa che Isabel gli dice essere acqua. Ah, ecco a cosa serve la cavità. Ce la metti dentro. Fa uno strano suono. E poi se ne resta lì. Carlo aspetta. Forse deve succedere qualcosa?
Avvicina il viso; il naso. Non ci sono odori. Non succede nulla. Isabel gli mette le mani attorno alla cosa, al bicchiere. E gliele fa portare alle labbra. Come con i bambini, dice.
L’acqua, quella cosa che non ha odore ed è trasparente come il bicchiere, scivola. Scivola nella bocca, nella gola.
E il caldo, il deserto in gola, scompare.
Ecco cosa significa bere, allora.
 
  
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