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Autore: Cryblue    26/10/2023    3 recensioni
"Per te le amiche sono amiche, le colleghe sono colleghe e gli uomini sono tutti inutili"
Martina vive tutta la sua vita con questa filosofia, soprattutto ora che questo nuovo lavoro l'ha strappata dal dolore di una difficile rottura. Per lei è un vero disastro quando una RESPONSABILE cessa di essere "solamente" tale e diventa ai suoi occhi una Donna. Si, con la D maiuscola.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.54 – The Christmas invasion.
 
Ti guarda con astio e ti colpisce il viso con una mano aperta, sbavando un pochino. Scoppi a ridere e la stringi più forte a te.
“È inutile che ti lamenti Cosettina minuscola, c’è vento, devi tenere il cappello.”
Claudia ti guarda ancora con odio, la sua minuscola fronte corrucciata e la suddetta cuffietta completamente storta mentre borbotta nella sua personalissima lingua.
“Per cortesia zia Marty ci sistemi? Non vogliamo mica presentarci alle tue colleghe in disordine.” Federica e il suo bisogno di sapere che sua figlia sia sempre perfettamente in ordine, ti chiedi quanti vestitini di ricambio si porti dietro tutte le volte che esce di casa.  Sbuffi ma non solo le sistemi il cappello, le sistemi anche il piccolo cappotto e le raddrizzi il ciuccio natalizio, anche se a breve sai già che lo sputerà con disprezzo.
La tua piccola pallina bionda che sta crescendo troppo velocemente, non puoi credere che sei mesi fa questa minuscolezza fosse dentro la pancia di tua sorella.
Federica vi guarda e poi guarda la bauliera della macchina. “Devo prendere il passeggino o…”
“NO!” Stringi la bambina al petto e lei gorgoglia: non hai nessuna intenzione di mollarla la porterai in negozio come un bellissimo trofeo, come se tu avessi un qualche merito al riguardo.
Tua sorella ha riempito tutti gli armadi di casa con la roba della bambina e ora vuole comprarne uno nuovo all’Ikea, le hai chiesto se volesse usufruire del tuo sconto dipendenti ma non perché sei una ragazza molto generosa, piuttosto perché così avevi la scusa per far conoscere a Leila tua nipote e rendere così qualunque-cosa-ci-sia-tra-voi più reale.
Sei stata più volte sul punto di parlare con Fede della tua “relazione” o qualunque cosa sia quella tra te e la tua responsabile, ma non l’hai mai fatto, ti è sempre sembrato fuori luogo, o una mancanza di rispetto nei confronti di Leila, quindi eviterai con cura di farle incontrare. Anche perché sarebbe strano, visto quante cose sa della vostra famiglia.
Entrate nella scatola blu e ti viene la nausea appena senti le canzoncine di Natale, nelle lingue più svariate, che girano a ripetizione da praticamente un mese, per fortuna dureranno ancora due settimane e poi riprenderanno con la musica normale, o quasi.
Federica ti guarda malissimo e ti fa capire che non puoi salutare ora i colleghi del piano terra, fai fare ciao ciao a Claudia con la manina minuscola, ricevendo un altro schiaffo come ricompensa, fingi di mangiarle il collo e lei squittisce di gioia, gorgogliando di piacere.
È davvero perfetta.
Salite al piano superiore, tua sorella si guarda in giro e tu vai diretta verso la pianifica per esibire tua nipote, prima ti liberi di loro, prima puoi entrare negli uffici.
Ricevi valanghe di complimenti e rimproveri chiunque cerchi di toccarle le manine o il volto con le manacce sporche, per tua fortuna i clienti richiamano l’attenzione dei tuoi coworker, tua sorella compresa, quindi puoi scivolare al bar senza che nessuno ti blocchi.
Appena vi vede Giorgia pigola, lancia la tazzina al cliente che ha davanti e viene verso di te con gli occhi pieni di delizia. “Oh mio Dio ma è bellissima.”
“Vero?”
“Sei sicura sia tua nipote?”
Ti giri e te ne vai, perché questa stronzetta non merita di avvicinarsi alla tua pallina bionda se ti insulta.
“Pastorelli!!! Dove vai?!?!? Vieni qui maledetta, Martinettis, fammi vedere questa opera d’arte.”
Decidi che così va assolutamente meglio, torni verso di lei e sfili il cappello alla bambina, toglierle il mini piumino è un pochino più complicato, ma lo fai comunque perché all’interno del negozio ci sono circa 40°, non vuoi rischiare si ammali per lo sbalzo di temperatura. Giorgia la guarda attentamente, guarda te e poi le sfiora i tre sottilissimi peli che ha sulla testa.
“Ok, pensavo fosse la tua pallina bionda.”
“Lo è.” Ghigni felice.
“Questi non sono capelli, sono peli e sono in tutto una decina.”
“Amore di zia non ascoltare che la zia Marty sta per dire una cosa brutta.” Le tappi un orecchio con la mano e ti giri verso la tua collega socchiudendo gli occhi. “Perché non ti guardi i peli che hai nel…”
“Martinettis!!! Non davanti alla bambina!! Oh mio Dio ma come è vestita?”
Infili il cappotto sotto il braccio che tiene la bambina e la sistemi in modo che la tua collega possa ammirare il magnifico abitino con il petto rosso e la gonna scozzese che indossa, con tanto di calze e scarpe abbinate. In teoria dovrebbe avere anche una sorta di forcina per capelli della stessa fantasia, ma sui quattro peli che ha in testa non è possibile applicarla, dovresti attaccargliela con la colla, ma non pensi sua madre ne sarebbe felice.
“Dovresti vedere il vestitino da babbo Natale che le ho preso.”
“Stai svaligiando Amazon?”
“Yep.”
“Brava Martinettis.” Torna verso il bar e pulisce il pulito con l’espressione soddisfatta. “Per caso vi posso offrire qualcosa? Un caffè, un cornetto, una fetta di torta? Apro il salmone?”
Scoppi a ridere e poi arricci il naso per lo schifo. “No ti prego, salmone alle undici di mattina proprio no.”
“Perché no? Io lo mangio sempre.”
La sola idea ti rigira lo stomaco, perfino Claudia si lamenta.
Scambiate altre chiacchiere sul lavoro e sulla bambina e poi passi alla parte che davvero ti interessa.
“C’è Leila? Volevo far conoscere la bambina anche a lei, non mi sembra carino tenerla sempre fuori dalle nostre cose.” Sai perfettamente che c’è, hai visto la macchina appena sei arrivata, ma vuoi far finta non sia così.
“Si, credo che sia negli uffici. As usual.”
“Mi presti il tuo badge?” Probabilmente entrare negli uffici mentre non sei in turno, con il badge di qualcun altro e con un neonato in braccio, è la seconda o terza cosa più illegale nel regolamento Ikea.
“Of course, baby.” È per questo che tu e lei siete amiche, oltre al fatto che siete due testardissimi capricorni, dedite al lavoro e leali, non vi importa un fico secco delle regole inutili.
“Ti devo un favore.”
Agita la mano per cacciarti e stare zitta, prendi il suo badge da dietro la macchina del caffè e passi a dire a tua sorella che torni subito, Federica non si gira nemmeno a guardarti, presa com’è dagli armadi che Carlotta le sta mostrando, decidi che è una dimostrazione di fiducia e vai verso l’area dipendenti.
Ti fermi davanti all’ingresso e sospiri profondamente, dato che questa cosa è una cosa enorme nella vostra sorta di rapporto. Controlli che Claudia sia tranquilla e ne approfitti per pettinarla prima di entrare, perché farla scoppiare a piangere là dentro non sarebbe il massimo, lei ricambia il tuo sguardo con la fronte corrucciata e succhia il ciuccio con foga, il che è sempre un buonissimo segno.
La baci sulla fronte e il sorriso che ti concede è così grande da essere visibile nonostante l’ingombro davanti alla sua bocca.
“Sei pronta amore di zia?”
Non ti risponde in modo comprensibile, ovviamente, ma i suoi occhi sono pieni di fiducia, quindi lo prendi come un si.
Ti intrufoli nell’aria dipendenti e vai diretta all’ufficietto, non bussi, entri direttamente.
“Chi cavo…” rimane in silenzio appena vede che sei tu. Le sorridi il tuo sorriso più sincero e Leila ha l’espressione confusa.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Volevo presentarti qualcuno.” Sistemi il vestitino della bambina e raddrizzi la schiena.
“È la famosa nipote?”
Hai stressato tutti i colleghi per mesi con foto e video, lei compresa. Pensi di averla nominata anche qua e là durante le vostre conversazioni telefoniche, ma ultimamente non sei molto propensa a parlare della tua famiglia con Leila, non le hai nemmeno detto che ne è stato di tuo padre e non hai nessuna intenzione di perdere nemmeno un prezioso istante con lei parlando di quella triste imitazione di un uomo.
“Claudia, si.” Vorresti avvicinarti a lei perché stai provando l’assurdo bisogno di vederle insieme, di vedere Leila tenere in braccio una neonata. È lei ad alzarsi e ha la voce molto dolce ma una strana espressione che non riesci a decifrare.
“Ciao, Claudia.”
“Vuoi…?” Non sai formulare la domanda a voce, hai paura suoni strana, quindi allunghi fai in modo che la bambina si sporga leggermente verso di lei che, da buona madre, la prende senza pensarci su due volte.
Solo quando ha già in braccio la bambina sembra indecisa.
“Lei è Leila, Claudia.” Cade il silenzio e tu sbuffi. “Certo, potresti anche imparare a parlare.”
“Non è ancora piccola?”
“Compie sei mesi il giorno del tuo compleanno.”
Mormora qualcosa su quanto sembri molto più grande e credi lo stia facendo per distogliere la tua attenzione sul fatto sia leggermente arrossita. Ma tu noti ogni piccolo dettaglio di lei e questo in particolare ti sta lasciando completamente di stucco.
Davvero non credeva tu sapessi che il 19 Dicembre era il suo compleanno? Nemmeno dopo la scena imbarazzantissima del libro l’anno scorso?
Scena che probabilmente si ripeterà, solo che quest’anno al libro si è aggiunta una sciarpa in lana, che lei adora, un fine settimana a sua scelta nel vostro B&b in castello e un quadro, che non credi di riuscire a terminare in tempo per il suo compleanno e quindi speri basti il pensiero.
Leila sta in silenzio e più tiene in braccio la bambina, più il suo istinto di madre viene fuori (ed è bella togliere il fiato): le sistema il vestitino, le accarezza i capelli e la culla dolcemente, sussurrandole parole gentili.
“Ti somiglia veramente tanto.”
“Che?” Tossisci perché erano troppe ottave di troppo per la tua voce. “Non mi somiglia per nulla.”
“Ti somiglia eccome Martina.” Le poggia la punta delle dita sulla fronte, poco sopra le sopracciglia, e traccia dolcemente il contorno dei suoi occhi, le sfila il ciuccio con cautela e la bambina non si ribella, la guarda con occhi innamorati.
Forse in quello ti somiglia eccome.
“Ciao piccola Pastorelli.” Non ti spieghi perché tu sei Pastorellinetti e tua nipote Pastorelli, proprio non te lo spieghi. Claudia le sorride il suo sorriso più bello e Leila annuisce. “Ti somiglia eccome. Se non fosse che è tanto più alta di te…”
Alzi gli occhi al cielo e gliela strappi dalle mani.
“Non meriti di tenerla in braccio.”
La tua responsabile ti guarda, l’espressione che non sai decifrare è ancora lì e un brivido freddo ti attraversa la schiena, ma passa non appena si inchina a solleticare la pancia della bimba.
“È davvero molto bella.”
“Ti sta venendo voglia di farne un altro?” Alzi e abbassi le sopracciglia preparandoti a una serie infinita di lamentele su quanto la gravidanza sia fastidiosa e odiosa, ma Leila si limita a guardarvi in silenzio, si gira e si rimette a sedere.
“Certe volte parli davvero come mio figlio.”
Arrossisci “No, ti prego no.”
Ti sorride e ti fa l’occhiolino e tu sospiri perché ricordarle suo figlio è un grosso NO nella lista delle tue aspirazioni.
“Hai impegni per il 20?”
Culli Claudia che si è agitata, probabilmente perché preferiva stare in braccio a Leila e non stare con te e non la puoi sicuramente biasimare. Le rimetti il ciuccio e lo premi dolcemente con la mano per accertarti che non si esibisca nello sputo-del-ciuccio, del quale è campionessa interstellare.
“No, sono libera.” Se non sei libera, scaricherai chiunque per stare con lei.
“Il 19 sono tutto il giorno con Fabry, dice che mi vuole portare a cena.” La guardi sorridere con orgoglio e imiti il suo sorriso, tua nipote non smette di agitarsi tra le tue braccia.
“Ma per il 20, pensavo potessi venire a casa, magari cucino qualcosa e…”
Quasi ti scivola la bambina dalle braccia.
“Una cena? A casa tua?”
“Si.” Ha il volto soddisfatto di chi sta per stuzzicarti senza pietà e tu la ami un pochino di più. Se solo non ci fosse la bambina nella stanza con voi…
“Con tuo figlio.”
“Scherzi? Fossi pazza.”
Esali un respiro, perché questa reazione è normale, non volere che voi due vi incontrate è la vostra normalità. “Così voi due passate il tempo a parlare di videogames o cartoni animati…”
“Anime. Si chiamano anime e in comune abbiamo solo quelli della ghibli.”
“Ecco appunto, sarebbe come cenare con due adolescenti.” Arrossisci e vorresti difenderti ma lei ti interrompe. “In più quello scemo passerebbe il tempo a prendermi in giro perché hai passato la notte da noi.”
Ti è passata la voglia di difenderti. Può darti di adolescente quanto vuole e sfottere le tue passioni quanto le pare, fintanto che poi ti chiede di rimanere a dormire da lei.
Sorride soddisfatta “Prendo il tuo essere diventata una lampadina rossa come un si, Pastorellini.”
“Simanondevicucinare.” Respiro profondo “Possiamo prendere una pizza.”
“Davvero hai creduto io cucinassi?”
Alzi gli occhi al cielo, ma sorridi, stai per offriti di cucinare tu, che con i primi non te la cavi affatto male, ma la bambina si agita.
“Credo che stia per scoppiare a piangere.”
“Ohm…si. La riporto da mia sorella.” La culli e le fai dondolare davanti al volto il doudou che tenevi nella tasca del tuo cappotto fino a poco fa. Quando rialzi lo sguardo, Leila ti sta guardando di nuovo in modo strano, sembra spaventata e non capisci perché.
“Posso chiamarti stasera?”
Si rilassa e ti sorride. “Si, certo.”
Il cambio repentino di atteggiamento ti fa venire il dubbio la sua fosse paura tu volessi presentarla a tua sorella, e la cosa non ti sfiora nemmeno l’anticamera del cervello.
Si alza, viene accanto a voi e accarezza con tocco gentile la testa di tua nipote.
“Ciao minuscola Pastorelli e ciao anche a te Claudia.”
Sbuffi, ma lei ghigna e ti bacia sulle labbra, ti apre la porta e tu torni nel negozio con un enorme sorriso sul volto, perché sarai anche una minuscola Pastorelli, ma sei la sua minuscola Pastorelli.
Se c’è una cosa migliore al mondo, al momento non riesci nemmeno a immaginarla.
   
 
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