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Autore: Fiore di Giada    26/10/2023    0 recensioni
[[Sulle lagune/Giovanni Verga]]
La sua maschera di giudice è andata in pezzi e il suo cuore ora soffre.
Gli occhi cerulei di Stefano luccicano d'amarezza impotente e il suo corpo si tende. Se non fosse ferito, lo abbraccerebbe.
Tra loro c'è un legame profondo e morirebbero l'uno per l'altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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− Fratello mio! Mio fratello! − grido, il cuore palpitante di felicità. La vita mi ha dato una gioia.
Mio fratello Riccardo è ancora vivo e libero.
Con un gesto brusco, schifato, lui mi allontana da sé. Avverto il disgusto nel suo tocco.
Crollo, mentre le lacrime bagnano il mio viso.
− No, voi non siete mia sorella, signora! Voi siete la mantenuta del conte di Kruenn, che io ucciderò domani! − dichiara, gelido.
Un brivido attraversa la mia schiena. Mi sta offendendo, eppure non riesco a non odiarlo.
Il dolore di un tradimento inesistente vibra nelle sue parole.
− Amico mio… Ascoltala, prima di giudicarla. − interviene Stefano.
Prova ad alzarsi a sedere sulla poltrona, ma un pallore spettrale invade il suo viso.
Non si è ancora ripreso dalla sua ferita.
− Che cosa ho più da sapere dopo quello che ho veduto e dopo quello che tu stesso mi hai detto? Ascoltami tu piuttosto: io non t'incolpo di nulla; tu non conoscevi a chi appartenesse questa disgraziata che viene a mendicare gli amori alla tua porta e ai teatri… tu la conoscevi solo per la mantenuta di colui… Ma anche tu comprenderai che, se io non ho il diritto di reclamare contro di te, dopo essermi vendicato sul conte e su costei del disonore che mi lanciarono in faccia, io non posso più esser tuo amico.
Noi non ci vedremo d'ora in poi, Stefano… Io ti lascio senza odio… Addio. − scandisce, risoluto.
La sua ultima parola ha l'ineluttabilità di una condanna.
Fa un passo verso la porta, le spalle forzatamente dritte.
Mi aggrappo al suo abito, ormai prostrata dalla disperazione. Perché mio fratello non mi da' la possibilità di discolparmi?
− Un momento… Una parola… Io ho il diritto ancora di dirtela, amico mio… Quella creatura che disprezzi… è il più nobile cuore che abbia mai concepito più generoso sacrifizio. − scandisce Stefano, affaticato.
Un sorriso ironico solleva le labbra sottili di Riccardo. Non crede alle sue parole.
− Sì… Per salvare tuo padre… Per alleviargli gli orrori del carcere politico… − comincia Stefano.
− Mio padre in prigione! − urla Riccardo, sconvolto.
D'istinto, si gira verso di me e fissa i suoi occhi nocciola nei miei.
− Sì, fratello mio… Da tre mesi. − rispondo.
Il suo viso è pallido, mentre le lacrime luccicano nei suoi occhi.
Sospiro. Mi fa male la sua sofferenza, ma sono stanca di queste menzogne.
− Per dare da vivere a tua madre inferma, per salvare forse te lontano, questa sorella che disprezzi ha avuto il coraggio, l'abnegazione di subire il più grande sacrifizio che cuore di donna possa fare… Ella è vissuta in quella casa… sì, pura come un angelo, malgrado la sua falsa posizione, che l'accusava agli occhi del mondo. − conclude Stefano.
Le lacrime, prima frenate, scendono sulle guance di Riccardo, mentre un tremito convulso scuote il suo corpo.
La sua maschera di giudice è andata in pezzi e il suo cuore ora soffre.
Gli occhi cerulei di Stefano luccicano d'amarezza impotente e il suo corpo si tende. Se non fosse ferito, lo abbraccerebbe.
Tra loro c'è un legame profondo e morirebbero l'uno per l'altro.
− Mio padre in prigione… Ma io ho ricevuto da poco lettere che mi parlano anche di lui! − mormora, disperato.
Scuoto la testa e cerco di controllare le mie emozioni. Riccardo, in questo momento, ha bisogno di chiarezza, non di ulteriori lacrime.
− Ah, perdonami fratello… Per obbedire ai comandi di quell'uomo e ai consigli del padre Gontini, per non fare perdere anche te, come essi mi dicevano, io t'ingannavo in quelle false lettere, che il conte poi faceva impostare ad Oderzo. Sì, nostro padre… e forse anche tu, fratello, lo sarai, se non fuggi… Lasciaci soli, a mendicare… ma fuggi! − concludo. Buona parte della verità è stata svelata.
Mio fratello barcolla, come un ubriaco, ma si rimette in piedi e fissa i suoi occhi nei miei.
− Ma tu! … in quella casa!... presso quell'uomo! − grida.
Scorgo confusione nel suo sguardo, ma non percepisco più ostilità.
− Vi era con tua madre, intendi amico mio? Vi era per tentare di salvare suo padre e suo fratello! − interviene ancora Stefano.
Riccardo resta immobile, silenzioso, la testa reclinata. Cosa starà pensando?
Poi, di scatto, alza la testa e i suoi occhi, lucidi di lacrime, si fissano nei miei.
Il suo viso, prima duro, si è sciolto in una espressione sofferente, ma vibrante di calore.
− Ah, con mia madre! La nostra buona madre era con te Giulia! Oh! Perdono, perdono, mia buona sorella! Io ti ho offeso mortalmente! − esclama.
D'istinto, mi getto tra le sue braccia. Le sue ingiuriose parole sono state dettate da un inganno crudele.
Ma ora non mi importa del pur recente passato.
Il nostro ponte, finalmente, è stato ricostruito.
   
 
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