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Autore: holls    28/10/2023    6 recensioni
La quattordicenne Melissa e sua madre Dana sono in cerca di tranquillità dopo il divorzio che ha scosso e distrutto la loro famiglia.
Decidono quindi di passare un paio di settimane in una tranquilla cittadina situata tra le montagne austriache, con l'intenzione di fare trekking nei boschi per ristabilire un contatto con la natura.
L'accidentale quanto inquietante ritrovamento della carcassa di un cervo, però, le porterà a scoprire che quei boschi celano più di un segreto, e che anche gli abitanti della tranquilla Leibnitz hanno qualcosa da nascondere...
[Aggiornamenti tutti i venerdì]
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non dissero granché durante il viaggio di ritorno verso l’hotel, nemmeno quando, ripercorrendo a ritroso la stessa strada dell’andata, non avevano più trovato il cervo sul sentiero. Melissa era troppo impegnata a ripararsi dalla pioggia per dare peso a un dettaglio del genere, ma in cuor suo sapeva che, non appena aveva visto il sentiero sgombro, la sua mente era andata subito ai Sabotatori. E forse era proprio questo che l’aveva spinta a tirarsi ancora più su il colletto della maglietta e ad affrettare il passo, anche se all’interno dell’area boschiva la pioggia non cadeva poi così forte.

Il terreno fangoso e scivoloso le aveva costrette a rallentare in prossimità dei punti più ripidi, facendo sì che il loro ritorno all’hotel avvenisse solo verso le due. Salutarono Heike alla reception, poi percorsero le tre rampe di scale, che a Melissa parvero più lunghe e irregolari del solito.

Una volta in camera, si chiuse in bagno con la scusa di farsi una doccia. Ispezionò comunque gambe e caviglie alla ricerca di zecche (che non trovò), poi si infilò sotto l’acqua affinché lo scroscio del getto coprisse il rumore dei suoi pensieri, perché aveva come l’impressione che da fuori si potessero sentire. Nonostante sapesse quanto quell’ipotesi fosse improbabile, lasciò scorrere l’acqua davanti ai suoi occhi, senza infilarvici sotto, con il solo scopo di pensare in libertà. In fondo, anche un cervo mummificato, secco, prosciugato (o comunque lo si volesse descrivere) era stato definito impossibile da sua madre, eppure era stato davanti agli occhi di entrambe, ed entrambe erano sicure di non aver sognato affatto. Quindi ecco che il rumore dell’acqua che picchiettava sul fondo della doccia le infondeva una certa sicurezza, quella che cercava da quando avevano rinvenuto la carcassa.

Il primo pensiero che ammise fissando l’acqua fu che Leonhard aveva un qualcosa che la intrigava. E non nel senso positivo del termine, quanto più quello che la legava a una dissonanza cognitiva. Era un termine che ricorreva di frequente nelle lezioni di sua madre, e che spesso accostava all’intuizione. Forse era più semplicemente legata al fatto che l’istinto reagisce sempre in maniera più veloce, e spesso più accurata, della nostra mente. Leonhard aveva una qualche disabilità?, si era chiesta dunque Melissa. I suoi occhi le avevano detto di sì, perché era chiaro, si vedeva. Eppure il suo istinto non era della stessa opinione. Eccola là, la dissonanza, quel cortocircuito nella sua mente che le suggeriva di fare attenzione.

Melissa si infilò sotto l’acqua. Prese un po’ di sapone e lo passò su tutto il corpo, mentre lasciava che il secondo pensiero le si facesse spazio nella mente. Leonhard sa qualcosa sul cervo e sui Sabotatori, affermò con una certa sicurezza. La reazione che aveva avuto davanti alla sfuriata del vecchio cuoco l’aveva spaventata sul momento, ma lì, sotto la doccia, con i suoi pensieri al riparo da orecchie indiscrete, aveva la certezza che non fossero parole buttate a caso. Un’altra dissonanza, la seconda.

E poi c’era la terza. Mentre si sciacquava via il sapone, Melissa si trovò incerta sul verbalizzare o meno ciò che era stata solo una sensazione, e che riguardava sua madre. Sapeva che i suoi genitori non si amavano più, altrimenti non avrebbero divorziato, però…

Melissa chiuse l’acqua, perché era diventata lei stessa quel qualcuno da cui voleva mettere al riparo i propri pensieri. Si asciugò rapida e si mise addosso un cambio asciutto, poi uscì dal bagno e si buttò sul letto. 

«Puoi andare tu, se vuoi», disse a sua madre, seduta sul bordo della piazza opposta, con sguardo perso. Chissà a cosa sta pensando, si chiese, ma non c’era più l’acqua a proteggerla, e temeva che in qualche modo le si leggessero in faccia le sue preoccupazioni.

«Faccio veloce», rispose soltanto Dana, prima di infilarsi in bagno.

Melissa si rannicchiò in direzione della finestra. Il ritaglio di cielo che mostrava era tetro e per nulla accogliente, smosso solo dalle gocce di pioggia che cadevano trite e fitte, tanto da lasciar intendere molto poco del paesaggio che si stagliava oltre il vetro.

Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dall’oscurità, finché non scivolò in un sonno dissonante, proprio come lo erano stati i suoi pensieri. C’era la calma del dormiveglia che precedeva un dormire più profondo, ma c’erano anche delle immagini, delle persone – no, una soltanto, e quella persona era Bradley, che apriva bocca ma senza emettere alcun suono. Melissa provò a camminare in quell’etere oscuro in cui era immersa nel sogno, e le sembrava più che altro di librarsi in aria, come se non ci fosse stata gravità. Ecco quindi che si avvicinava a suo fratello, che lo raggiungeva, solo per rendersi conto che il suo viso diventava ogni secondo più paonazzo, e che non stava cercando di emettere suoni, ma di respirare. Dalla gola gli uscivano solo gemiti strozzati, proprio come era il suo collo, sul quale si erano avventate due mani che stringevano forte, con le dita ben piantate nella carne, e Melissa provò a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, ma il suo urlo si rivelò poco più che un sibilo. Suo fratello sarebbe morto se non avesse fatto qualcosa, così tentò di raggiungere quelle mani senza proprietario, ma più si librava in aria con piccoli salti, più lui si allontanava, e gli occhi di lui ruotarono verso l’alto, finché…

Melissa si svegliò di soprassalto. C’era ancora il rumore dell’acqua della doccia. Aveva dormito per pochi minuti, ma gliene servirono almeno quattro prima che il suo respiro si calmasse. Doveva chiamare Bradley.

Subito.

   
 
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