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Autore: Alchimista    16/09/2009    5 recensioni
Un nuovo anno si apre di fronte agli uomini del X Tuscolano e con esso nuove avventure che metteranno alla prova la loro bravura. Tra sparatorie, sopralluoghi ed amori ecco la mia prima ff... ed un'ombra oscura si avvicina... un'ombra che viene dal passato.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2°_ CADAVERE

 

L’uomo in nero pensa. Migliaia di ricordi gli affollano la mente nonostante cerchi di mandarli indietro. “Ti amo… Ti amo più della mia vita…”. Le sue guance si rigano di lacrime salate, le ennesime, anonime, che scorrono incessantemente da ormai tre anni… E poi c’è quella rabbia, che urla nel suo cuore contro quella che ormai è arrivato a considerare un’ingiustizia…

Deve esserci un modo per tornare pensa nonostante tutto il tempo trascorso, deve esserci un modo… ho bisogno di tornare, non riuscirò a resistere ancora per molto, ho paura di dimenticare…

Altre lacrime bagnano il suo viso, mentre dalla finestra guarda la pioggia scendere lenta e silenziosa. C’era stato un tempo in cui l’aveva amata perché gli ricordava quello che considerava uno se non il più bel giorno della sua vita prima di quella mattina, quel risveglio in un posto straniero e la fine di tutto; ma ora gli è indifferente come quella vita che conduce.

Qualcuno bussa alla porta.

«Chi è?» grida quasi infastidito.

«Secondo te?»

L’uomo in nero si asciuga le lacrime e spera che l’atro non scorga i suoi occhi lucidi: odia farsi vedere così. Si calma, fa un respiro profondo, apre e lascia entrare un altro uomo in nero con un mezzo sorriso sul volto pallido.

«Che cosa hai da ridere?» gli chiede irritato.

«C’è un nuovo lavoro per te…»

Sospira: sembra felice di rischiare la vita. Il lavoro lo distrae, l’adrenalina che gli scorre in corpo durante le missioni non gli permette di pensare: in quei momenti è solo un’arma di giustizia e forse vuole essere solo quello, stanco di quel dolore. Non vuole soffrire… ora non più…

 

C’era qualcosa che non andava. Luca lo sentiva. Una ragazza sparita senza lasciare testimoni ed un killer che aveva ucciso un uomo senza compromettersi minimamente. Un rapimento ed un delitto

perfetti… non era possibile: chiunque nonostante tutte le accortezze che poteva avere doveva commettere qualche errore, anche minimo… bisognava solo cercare ed avere pazienza.

Continuava ad aggirarsi per l’ufficio pensieroso. Com’era cambiato in questi ultimi anni: solo poco fa era un agente scelto e poi ispettore, coordinatore e commissario in poco più di due anni… Quant’era stato duro l’anno appena trascorso: i fratelli Flaviano, la morte di Irene e poi Elena e Marco, vittima innocente del destino, e alla fine stava per perdere tutto.

Si sfiorò la spalla con un triste sorriso. Pensava ad Alessandro: l’ultima volta che lo aveva visto, sulla tomba di Irene, gli aveva detto che era stato un onore lavorare con lui e che era stato un grande amico e lui aveva ricambiato. Poi però gli aveva detto che il volo era per quello stesso giorno e si erano salutati.

Qualcuno bussò alla porta e Luca tornò con i piedi per terra.

«Avanti!»

Entrò Raffaele con un foglio in mano.

«Sono i tabulati telefonici di Rita» spiegò porgendolo al commissario.

«Nelle ultime ore prima di sparire ha ricevuto 5 chiamate dallo stesso numero» continuò «Ho controllato: il cellulare è di un certo Giovanni d’Ambrosio; ha  dei precedenti per furto, ma sembra aver rigato dritto per più di un anno».

Luca rifletté per qualche istante.

«Andiamo a parlate con lui: forse sa qualcosa…».

 

«Elena?»

«Anna… dimmi»

«Bisogna andare a parlare con la signora Albino?»

Annuì distratta: il telefono di Ale era ancora staccato. Salirono in macchina: Anna la scrutava attentamente, ma cercando di non dare nell’occhio.

«Che c’è?» chiese Elena accortasi degli sguardi della collega.

«Mi hai tolto le parole di bocca!»

La guardò interrogativa.

«Hai sempre la testa tra le nuvole: sembri sulla luna…».

«Sì lo so… è che…».

Non sapeva cosa dire. Per fortuna giunsero davanti all’abitazione degli Albino. Da una finestra si vedeva uscire del fumo.

«Cazzo Elena: la casa va a fuoco!»

«La macchina della donna è parcheggiata qui» disse indicando l’utilitaria blu metallizzato parcheggiata poco distante: «La donna è sicuramente in casa!».

Anna rifletté qualche istante.

«Io sfondo la porta; tu avvisa la centrale, poi seguimi».

Anna sfondò la porta e tossendo e, gridando il nome della donna, cominciò a cercarla. Elena, invece, avvisò la centrale chiedendo soccorso; poi si avviò anche lei dentro. Le fiamme erano ovunque: Elena si coprì la bocca con la manica della maglietta e cercò di capire dove fossero le due donne.

«Anna! Anna l’hai trovata? Anna, dove sei?» urlò tossendo ed aggirandosi sperduta per la casa. L’aria era ormai irrespirabile; Elena sentì qualcosa crollarle affianco: la casa stava andando a pezzi. La testa le girava, ma non si diede per vinta. Continuò a cercare le due donne fino a giungere in quella che doveva essere la camera da letto. Anna era accasciata sulla donna, bloccata dalle macerie cadute dal soffitto: l’incendio doveva essersi sprigionato da lì.

«Anna! Alzati, forza! Non mollare!»

Era difficile incoraggiarla: non ci credeva più neanche lei. Strinse i denti: se fossero svenute sarebbero morte, non c’era scampo. Bisognava uscire.

Alzò faticosamente Anna che sembrò riprendersi, poi sollevò la signora Albino e aiutata dalla collega che era animata dalle ultime forze, trovò l’uscita. Fuori anche il sole sembrava più pallido a causa del fumo. Anna si accasciò accanto all’automobile ormai priva di sensi; Elena controllò il respiro della donna, poi quello della collega: erano entrambe ancora vive. Avrebbe voluto svegliarle, dir loro di non mollare, ma ormai si stava arrendendo anche lei. Sentiva che le forze la stavano abbandonando e si scivolò lentamente contro la portiera dell’auto svenendo.

 

«Giovanni d’Ambrosio?»

«Si sono io…»

«Polizia» Luca e Raffaele mostrarono i loro distintivi.

«Posso fare qualcosa per voi?» chiese il giovane cordialmente.

«Dovrebbe seguirci in commissariato» lo informò Raffaele, ma vedendo il volto del giovane impallidire si affrettò a contare «Non si preoccupi: è solo per qualche domanda…».

Il giovane solo in parte rassicurato, salì in macchina e questa partì diretta al commissariato.

«Lei ieri sera ha più volte chiamato Rita Diana; non è così?»

«Si… è forse un reato?»

«No… ma può essere sospetto se, poco dopo le chiamate, la ragazza in questione scompare…»

«Rita… Rita è scomparsa?».

Il commissario annuì.

«Adesso vuole dirci perché l’ha chiamata più volte?» chiese Raffaele.

«Io… io e Rita siamo stati insieme per più di un anno, eravamo felici, sembrava che nulla avrebbe potuto separarci; poi con quella storia della rapina l’ho persa per sempre: non voleva saperne più di me, mi considerava un criminale e così dopo un po’ non ho potuto far altro che trasferirmi. Da allora però non ho fatto più alcun errore. Qualche giorno fa sono tornato qui a Roma e volevo incontrarla. Ho provato a chiamarla un paio di volte ma non ho ricevuto risposta, poi ieri sera finalmente ho sentito la sua voce. Mi ha detto che ora la sua vita stava andando bene e che non aveva alcun a intenzione di rovinarla incontrandomi…»

«Ma lei non l’ha accettato il rifiuto e si è recato alla festa dove l’ha incontrata e all’ennesimo no non ha capito più nulla, l’ha presa e l’ha portata via; non è così?»

«NO! È vero: mi sono recato alla festa e l’ho incontrata, ma quando lei mia ha detto che non voleva saperne, ho lasciato perdere e sono andato a casa di un mio amico»

«Più o meno a che ora?» chiese stranamente calmo Luca.

«Verso la mezza… potete controllare: questo è il numero di Paolo… anche il resto della sua famiglia mi ha visto a casa sua ieri perché ho dormito lì!» e preso un foglio di carta scrisse un numero telefonico che porse all’ispettore. Luca sospirò.

«Per ora lei può andare, ma si tenga a disposizione in qualsiasi momento d’accordo?»

Il ragazzo annuì e andò via in fretta. Dal corridoio si sentì squillare un telefono.

«Che ne pensi Luca?»

«Per me sta dicendo la verità…»

«Già anch’io lo credo… ad ogni modo controlla lo stesso la storia che ci ha raccontato» e così dicendo uscì dalla stanza. Anche Luca stava uscendo per andare nel suo ufficio, quando incrociò Vittoria con un’espressione preoccupata sul volto»

«Ehi Vittoria… che succede?»

«Luca…» le sue parole erano un sussurro: sembrava mancarle il respiro «Hanno chiamato dall’ospedale… Anna ed Elena hanno avuto dei problemi…».

Il cuore di Luca perse un colpo.

«C…Che tipo di problemi?» riuscì a balbettare.

«Pare che a casa Albino ci sia stato un incendio ed entrambe siano rimaste coinvolte… non mi hanno detto più di questo…».

Luca non riusciva a reagire: era come paralizzato dalle parole di Vittoria.

«RAFFAELE!» 

L’ispettore si sporse interrogativo dal suo ufficio.

«Vieni con me: ti spiego in macchina…» Luca respirava affannatamene.

Giunsero in ospedale in tempo record: Luca si sentiva mancare la terra sotto i piedi.

«Ma ti hanno detto come stanno?» chiese preoccupato Raffaele. Luca negò con la testa e anche Raffaele ammutolì dalla paura di poterle perdere. Scesero e corsero fino alla reception.

«Buongiorno» disse Raffaele che non sapendo bene come riusciva apparentemente a mantenere ancora la calma.

«Siamo della polizia» continuò Luca ancora con il fiatone «C’è stato segnalato che due nostre colleghe sono state ricoverate qui per il coinvolgimento in un incendio…».

La donna rifletté per qualche istante sotto gli occhi irrequieti dei due poliziotti; poi annuì controllando velocemente nel computer.

«Sono state portate al piano superiore: una delle donne ha riportato un’intossicazione da fumo e leggere ustioni al braccio destro, non ha voluto farsi ricoverare; l’altra ha riportato anche lei un’intossicazione, ma ha ferite e bruciature sulla schiena e sulle braccia».

Luca schizzò al piano superiore, Raffaele ringraziò cordialmente e seguì il commissario. In lontananza scorsero Elena che parlava con un dottore: era ancora stordita e si teneva il braccio che doveva bruciarle.

«ELENA!» urlarono i due all’unisono. La donna si voltò sorridendo. I tre colleghi si abbracciarono come se non si vedessero da tempo; poi Luca si voltò verso la stanza nella quale si trovava Anna.

«Se non fosse stato per lei la signora Albino ora sarebbe morta…» la elogiò Elena con sguardo triste.

«Come sta la donna?» chiese Raffaele con malcelata preoccupazione per Anna.

«Non male… forse anche meglio di Anna… tutto sta nel svegliarsi…».

Luca si accorse di avere lo sguardo offuscato dalle prime lacrime che scendevano lente sulle guance.

«Possiamo entrare?» chiese al medico con la voce rotta dal pianto.

«Come dicevo alla collega per ora non è possibile…»

«Non rimarremo a lungo: solo il tempo di dirle qualcosa e salutarla…» insistette Raffaele ed il medico abbassando la testa acconsentì indicando la porta della stanza con la mano.

I tre entrarono: che strano effetto vedere Anna tra tutti quei tubi e quei macchinari… mancò loro il respiro e si chiuse lo stomaco. Le si sedettero accanto e Luca le sfiorò i lunghi capelli neri.

«Ma cosa mi combini, eh?!» chiese Luca in tono tristemente scherzoso.

«Com’è successo?» chiese Raffaele rivolto ad Elena visibilmente provata. La donna scosse la testa.

«Quando siamo giunti» spiegò «L’incendio era già scoppiato… ho avvertito la centrale per chiedere soccorso e sono entrata. Quando l’ho trovata Anna era accasciata sulla signora Albino per proteggerla: erano cadute alcune macerie dal soffitto…» si interruppe, chiuse gli occhi e respirò affannosamente: la testa le girava e in pochi istanti svenne.

«ELENA!» urlarono i due «INFERMIERA! DOTTORE! PRESTO: STA MALE!».

Subito entrò in camera una donna ed il medico con cui avevano parlato poco prima.

«Maledizione: le avevo detto che non stava bene e che sarebbe stata meglio ricoverarla anche solo per un giorno! Ma lei no! Non ha voluto ascoltarmi: tutti così voi poliziotti, credete di essere immuni a tutto!» e ancora parlando più a se che a chi gli era intorno uscì portando via la ragazza e aiutato dall’infermiera. Luca e Raffaele si mossero.

«No aspetta!» disse Raffaele bloccando il collega «Vado io… bisogna che qualcuno rimanga con lei…» disse indicando con uno sguardo Anna «Appena Elena starà meglio torneremo qui…» e sorridendo scomparve tra i corridoi dell’ospedale.

Il volto di Luca fu attraversato da un fulmineo sorriso.

«Tutte così voi donne!» disse rivolgendosi alla collega «Avete sempre il bisogno di dimostrare quanto valete, quanto siete forti, anche quanto non ce n’è bisogno…».

Poi si avvicinò al letto sedendosi.

«Ma io lo so perché stai facendo tutto questo…» sussurrò come se le stesse raccontando un importantissimo segreto «…è per vendetta, non è così? Per farmela pagare per lo scherzo che ti ho fatto qualche mese fa…» e si sfiorò la spalla abbassando gli occhi. Si sentiva morire: se non ce l’avesse fatta cosa ne sarebbe stato di lui? Ora capiva in pieno quello che aveva provato lei durante le ore in cui era stato in coma.

«Hai… ragione… e per quella storia… non mi hai ancora chiesto… scusa» sussurrò Anna aprendo lentamente i suoi occhioni scuri.

«ANNA!» urlò Luca, mentre le lacrime di gioia gli rigavano le guance «Ti sei rispesa… mi hai fatto spaventare…».

«Ora siamo pari…» sussurrò lei stanca ma felice.

Proprio in quel momento Raffaele aiutando Elena entrò in camera.

«ANNA!» urlarono entrambi abbracciandole; Luca avvisò il medico del risveglio della collega.

I medici controllarono minuziosamente ogni cosa: tutto sembrava andare bene.

«Vi ho spaventati, eh?!» scherzò l’agente

«Sì, ma non farlo più ok?»

Luca la guardò seriamente e ad Anna si spense il sorriso sulle labbra. Per un attimo sai guardarono intensamente; poi Anna sorrise ancora, ma Luca rimase ancora un po’ turbato. Il suo telefono squillò interrompendo i suoi pensieri.

«Pronto? Sì, stanno bene… sì, si è svegliata...» sorrise guardando entrambe le colleghe «Cosa?! Hai avvertito familiari ed amici?! ... No scusa: è solo che… niente. Ci andiamo subito…»

«Cosa succede?» chiese Raffaele

«Hanno trovato un cadavere in una scarpata alla periferia Nord… credono sia Rita Diana…»

«E hanno già avvisato amici a parenti, giusto?»

Il commissario annuì abbassando la testa.

«Saranno già tutti lì…»

«Già: ci conviene andare…»

«Voi due rimanete qui è non muovetevi ok?»

«A suoi ordini Commissario!» dissero entrambe prendendolo in giro. Scoppiarono tutti a ridere, poi i due uscirono dalla stanza.

 

In un quarto d’ora giunsero alla scarpata: c’era una confusione enorme. Appena sceso dalla macchina, Luca sentì le urla disperate della madre di Rita: era davvero lei. Gli si strinse il cuore, lo stomaco si chiuse; Raffaele ebbe all’incirca la stessa reazione: glielo lesse negli occhi. Entrambi si avvicinarono ai genitori della ragazza: la donna era sorretta a fatica dal marito i cui occhi vuoti sembravano guardare qualcosa di inesistente al di là della morte stessa. Non dissero una parola, forse neanche li videro: solo continuarono a camminare lenti verso una vettura che li avrebbe riportati a casa. Luca fu quasi grato loro per non aver detto nulla: gli avrebbe fatto troppo male.

Maledizione! Maledizione! Perché? Perché! La vita di quelle persone ora che senso avrà? Hanno perso il bene più grande che avevano… la loro vita ora è vuota…

Non riusciva a capire perché il destino era stato così crudele con loro e poi… rivide quel volto. Sorrideva come solo lui sapeva fare e gli occhi gli luccicavano per la gioia di qualcosa che ora Luca non riusciva a ricordare. Chiuse gli occhi: qualcuno gli aveva assicurato che con il tempo quelli sarebbero diventati dolci ricordi, ma lui sapeva che era una bugia consolatrice. Il suo volto sarebbe sempre stato dolore, la ferita non si sarebbe mai rimarginata e sarebbe stata lì silenziosa come poche altre nell’attesa di un istante, come quello, per riemergere e fare male come la prima volta. Ma perché proprio ora? Perché da un po’ quello era un pensiero ricorrente? Scosse lievemente la testa: non era quello il momento di pensare; ora bisognava occuparsi del cadavere.

I due poliziotti si avvicinarono alla salma coperta dal classico telo bianco e Raffaele lo scostò per vedere il corpo. Non c’erano dubbi: era Rita Diana, freddata con un colpo alla nuca. Un lavoro da professionisti.

«Raffè parla con il medico legale: ogni informazione può esserci utile»

«E tu?»

«Io devo parlare con una persona…»

Luca si allontanò lasciando la frase a metà, mentre Raffaele si diresse verso il medico. Giulio Motta era poco lontano dal luogo del ritrovamento, le mani l’una dentro l’atra dietro la schiena, il volto pallido, le lacrime che gli rigavano le guance. Fissava qualcosa d’invisibile e lontano, come i genitori della vittima, mentre il sole tramontava all’orizzonte. Luca gli si fermò accanto e prese anche lui a guardare l’orizzonte, incapace di dire qualsiasi cosa. Si sentiva strano, quasi in colpa: per lui la frase che aveva detto al giovane prima di saturarlo aveva ancora valore… avrebbe davvero voluto fare tutto il possibile…

«Ha mai perso qualcuno d’importante, commissario?» chiese con un filo di voce come se la domanda fosse rivolta a lui più che al poliziotto.

Diverse facce affiorarono nella mente di Luca che annuì.

«Allora sa come ci si sente… è come un secchio d’acqua gelida…. Inaspettato… così inaspettato che per i primi momenti non ti capaciti dell’accaduto: sei convinto che tra poco ti sveglierai e sarà stato tutto un sogno. Poi, però, i minuti passano e tu stai sempre lì, davanti a quella scena irreale che pian piano assume consapevolezza; e mentre accade e le tue certezze diventano dubbi e scompaiono, quegli istanti cadono pesanti e ti schiacciano e tu ti senti soffocare e l’unica conclusione alla quale riesci ad arrivare è che vorresti morire…»

Tacque, come caduto in trance e non aprì più bocca: la sua mente però stava sicuramente viaggiando. Luca non sapeva che dire o cosa fare: a cose simili non ci si abitua mai. Solo stette ancora un po’ accanto all’uomo, in silenzio, a guardare gli ultimi raggi di sole scomparire; poi quando si eclissò del tutto, come animato da nuova forza, guardò l’uomo.

«L’ultima volta le avevo fatto una promessa, ma non sono riuscita a mantenerla…» l’uomo sembrò rianimarsi alle parole di Luca perché smise di guardare il cielo e puntò i suoi occhi in quelli verdi del commissario.

«… ora però le faccio un’altra promessa: Troverò quelli che l’hanno uccisa… glielo giuro…»

Il ragazzo divenne serio, chiuse gli occhi, poi sospirò ringraziando stancamente; in seguito andò via con la sua macchina.

Luca rimase a guardare ancora un po’ l’orizzonte, le sue ultime parole gli rimbombavano nella mente: questa volta non era routine, questa volta era convinto di quello che diceva e avrebbe fatto di tutto per mantenere quella promessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                            ***

Lo spazio dell’autrice

 

Eccomi di nuovo a voi miei cari lettori! Allora cosa ve ne è parso di questo secondo capitolo? Elena ed Anna vi hanno fatto spaventare, eh?? Almeno Luca e Raff si sono presi una bella paura! E così anche Rita ha fatto una brutta fine (non odiatemi x questo… poi capirete cosa c’è sotto) e Luca sembra davvero turbato da qst storia…

Intanto volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto: mi state dando la carica giusta x continuare!!

 

In particolare ringrazio:

Luna95  Mille, mille grazie x aver letto qst mia nuova ff… se non capisci qualcosa basta che me lo chiedi!! Allora cosa te ne pare di qst??

Uchiha_chan  Felice che questa ff ti stia piacendo, grazie per i tuoi complimenti. Allora qst capitolo come ti è sembrato??

Lyrapotter  Beh… neanch’io sono sicura di riuscire a scrivere i casi gialli… spero di non deluderti. Mille grazie per i tuoi complimenti (forse non li merito…tutti…. ^^’’’)  Beh… allora siamo in due ad aver intuito un certo feeling tra Ale ed Elena… poi vedrai cosa ho riservato alla cara ispettrice! Per quanto riguarda Mauro Belli… anch’io all’inizio avevo pensato di farlo tornare… ma, credimi, non è affatto facile quindi non penso che accadrà (ti prego non abbandonarmi solo per qst ç___ç) Cmq ci saranno belle sorprese…

 

Il prossimo capitolo, che si intitola LA STANZA BIANCA  comincia a spiegare un po’ di cose… ma non tutto… abbiate ancora un po’ di pazienza!! XD Mi raccomando non abbandonatemi!! Continuate a leggere e recensire (con qst ultima cosa mi fareste davvero felice!!). Alla prossima volta. Ah… quasi dimenticavo: essendo cominciata la scuola (=_=) potrei avere dei leggeri ritardi nella pubblicazione della ff… vi prego di non lasciarmi se farò qlche gg di ritardo… perché non ho alcuna intenzione di lasciarla incompiuta!! Un bacio.

La vostra Alchimista!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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