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Autore: Stella Dark Star    30/10/2023    2 recensioni
“Mi chiamo Ryuguji Kan. Sono nata il 10 maggio 1990 a Shibuya, Tokyo. Mio fratello gemello Ken è nato sei minuti prima di me. Nostra madre era una prostituta. Ha dato me in adozione il giorno stesso della mia nascita... [] Ho scoperto di essere stata adottata quando ero in sesta elementare. [] Non me ne importava niente dell’adozione. L’unica cosa che desideravo era incontrare mio fratello, il mio unico legame di sangue.”
Kan, ragazza madre che rischia di vedersi portare via le figlie gemelle, con queste parole comincia a raccontare la propria storia, partendo dalla ricerca per ricongiungersi col fratello gemello Ken, la sua metà e unica àncora nella vita. Una sorta di diario personale ricco di esperienze, di emozioni, di amicizie profonde come quella con Kazutora e con Angry e altre complicate tipo Baji e Ryusei, della sua prima storia d'amore con Mikey e delle difficoltà della crescita che l'hanno condotta pian piano sull'orlo del baratro, ma con la speranza che per lei possa in qualche modo esserci un lieto fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Shuji Hanma
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUON (BLOODY) HALLOWEEN!!! Pubblico un giorno prima perchè domani immagino che sarete impegnati a festeggiare! O almeno lo spero! :P Per l'occasione ho scritto un capitolo "speciale" di ben 19 pagine, quasi il doppio rispetto alla media degli altri capitoli, quindi leggetelo con calma! XD Ero ansiosa di terminare questo arco narrativo e ho deciso di andare fino in fondo, anche se il prossimo, inevitabilmente, avrà ancora l'eco della Valhalla a cui sono tanto affezionata. Ma le cose stanno per cambiare per la nostra Kan... 

Chapter 23
[Drops Of Blood]
 
Kan non era così cretina da non capire che tutti attorno a lei le stavano nascondendo qualcosa e allo stesso modo sapeva che lo stavano facendo per proteggerla, il che la fermava dal porre troppe domande. Voleva sapere, ma forse non abbastanza. In pochi giorni erano successe delle cose incatenate tra loro, di cui però le sfuggivano alcuni pezzi. Una sera suo fratello era tornato a casa molto agitato, le aveva raccontato per filo e per segno gli avvenimenti dell’ultimo raduno, ossia della nomina di un certo Kisaki al comando della Terza squadra in sostituzione di Pah che era in riformatorio, Tackemichi che era stato invitato ad assistere e chissà perché gli aveva tirato un pugno in piena faccia, l’arrivo inaspettato di Baji e della sua performance… Be’, lei era già al corrente della decisione di Baji, quindi non fece una piega, invece l’informazione riguardante Tackemichi le era poi tornata utile poco dopo. Per un qualche motivo, Kazutora le aveva chiesto consiglio su chi portare come testimone alla sede della Valhalla e lei aveva trovato spassoso fare il nome di quello sfigato. Avrebbe tanto voluto vederlo farsela addosso dalla paura davanti a tutti, l’amichetto di Mikey! Purtroppo le venne impedito di partecipare. Ancora si chiedeva perché… Era il giorno in cui finalmente Baji aveva ricevuto la giacca della Valhalla, altro momento a cui avrebbe assistito volentieri. Ripensandoci, quello stesso giorno, suo fratello era sbiancato durante una telefonata. C’entrava qualcosa? Se ne stavano tranquilli in camera di lui a parlare mangiando senbei, quando era arrivata una telefonata. Lei era rimasta zitta a guardare il suo volto, fino a quando lui non le aveva chiesto se sapeva della prova di fedeltà di Baji. Prova di fedeltà? Macché, non le avevano detto nulla! E chiedere a Kazutora non era servito, perché lui era stato parecchio evasivo nella risposta. Aveva solo ridacchiato sostenendo che si trattava di una sciocchezza.
“Uff…” Sbuffò senza farsi sentire dal Prof. di Matematica. Come materia non le era mai piaciuta e con tutti i pensieri che aveva per la testa, figurarsi se riusciva a seguire la lezione. Aveva preso pochi appunti, ma bastava farseli dare da qualcuno e studiare a casa per recuperare. Invece gli altri due che stavano facendo? Avendo la testa appoggiata alla mano e i capelli sciolti da quel lato, non fu difficile dare una sbirciata senza farsi notare. Suo fratello se ne stava fermo a braccia conserte a guardare la lavagna, neanche ci provava a prendere appunti! Mikey era chino sul banco a dormire, come sempre. Quel ragazzo era diventato di una noia mortale, ultimamente. Dopo averle dato l’ultimatum aveva praticamente smesso di cercarla, le mandava appena qualche messaggio di cortesia tipo la buonanotte, addirittura al mattino si era abituato a stare a letto fino a tardi, quindi lei andava a scuola da sola perché suo fratello aveva il compito di svegliarlo, vestirlo, imboccarlo e via dicendo… Ormai Mikey le rivolgeva a malapena la parola e ogni tanto la osservava con aria sofferente, come se si aspettasse di essere lasciato da un momento all’altro. Era inevitabile, solo che lei non sapeva decidere qual era il momento opportuno. Comunque al più presto, così finalmente avrebbe potuto far evolvere il suo rapporto con Hanma! Pensare a quel nome le risvegliò i sensi, tanto quanto la campanella della pausa pranzo. Abbandonò tutto sul banco, recuperò il telefono dalla cartella e lo nascose bene nella tasca della gonna, quindi con uno slancio si alzò in piedi e…
“Kan, dove vai? Non mangi?” La voce di Draken la fermò all’istante.
“Ah…ecco… Adesso devo fare una cosa! Ma torno presto! Tu intanto sveglia Mikey e prepara i bento sopra i banchi!” E scivolò fuori dall’aula come un’anguilla, per sfuggire ad altre domande.
Scese al piano terra e uscì dall’edificio alla ricerca di un angolino tranquillo e solo allora riprese in mano il telefono per scrivere un messaggio.
[Buongiorno! Sei a scuola?]
Attese…
[Ehi Shu??]
Attese…
[Non dirmi che sei ancora a letto!!!]
Attese ancora alcuni istanti e…il piacevole ‘dling’ annunciò l’arrivo di una risposta.
[Guarda che la maggior parte delle volte vengo a scuola! Non dirlo in giro ma in realtà sono un bravo ragazzo!]
Kan si mise a ridere. “Pfff come no! Chi ci crede!”
[Volevo solo dirti che hai fatto bene ad andarci, perché quando uscirai troverai una bella sorpresa!]
[Qualcuno ti ha detto che è il mio compleanno, vero?]
[Sì, però i ragazzi ti faranno gli auguri domani! Ho già preso accordi per fare una festa con la gang! E sono sicura che gireranno schifezze e alcol più del solito! Oggi invece…] Il dito le si bloccò un momento, per quanto stava per scrivere. […vorrei che fossimo solo io e te…] Un po’ di punti di sospensione servivano a creare l’atmosfera. Forse.
[E’ un appuntamento?]
Leggendo quella parola si sentì avvampare!
[Credo di…sì?]
[Figo!]
[Ci vediamo fuori dalla tua scuola al termine delle lezioni, va bene?]
[Ok.]
“Tutto qua? Ti sei sprecato, brutto scemo!” Disse tra i denti, prima di spegnere il telefono e metterlo via. Però, a conti fatti, era innegabile che tra poche ore si sarebbero visti per un appuntamento. E questo le fece venire il batticuore, accidenti.
Rimase lì ancora qualche minuto per calmarsi e dopo tornò in classe. Facendo finta di niente prese posto, afferrò le bacchette e…
“Stai bene? Hai il viso arrossato.” Di nuovo suo fratello le fece domande inopportune!
“Certo! Ho solo…preso accordi per vedere un amico dopo la scuola!” Sorriso finto al massimo.
“Kazutora?”
“No, un altro!”
“Baji?”
Solo a sentire il nome, a Mikey caddero le bacchette di mano, le quali rotolarono lente sopra il banco, senza però cadere oltre il bordo. L’abbandono di Baji gli bruciava ancora parecchio, anche se non ne faceva parola. Riprese in mano le bacchette e si rimise a mangiare come niente fosse.
Draken non fu molto bravo invece, aveva smesso di mangiare e ora lo punzecchiava solo il cibo. “Forse dovrei rincuorarmi del fatto che i tizi della Valhalla non ti coinvolgano nelle loro carognate. Ma tenerti all’oscuro di cosa sono in grado di fare è anche peggio…” Infilzò una fetta di tamagoyaki come volesse pugnalarla a morte.
Di nuovo quello strano discorso su qualcosa che riguardava Baji… Cosa mai gli avranno chiesto di fare? Più la faccenda si faceva misteriosa, meno ne voleva sapere.
*
 
Hanma se la prese comoda ad uscire da scuola dopo le lezioni, immaginando che a Kan sarebbe servito un po’ di tempo per raggiungere Kabukicho con la metro, così aveva cazzeggiato un po’ per i corridoi, scambiato due parole con altri ragazzi del suo stesso anno e si era avviato verso l’uscita quando ormai le attività dei club erano cominciate e anche chi non faceva parte di alcuno si era defilato per tornare felicemente a casa. Passo bighellonante e cartella portata dietro la spalla con noncuranza, attraversò la cancellata aperta e…
“Chi si vede! Lo studente modello Hanma Shuji del primo anno!”
Il primissimo pensiero che gli attraversò la testa fu “Ma che cazz-?”, ma poi si volse con sguardo sorpreso verso chi aveva parlato e vide Kan ad attenderlo con uan faccia che era tutta un programma! Giusto un attimo ed ecco che lei scoppiò a ridere, piegandosi in due.
“Che faccia hai fatto!!!”
Era da un po’ che non la vedeva in divisa della scuola, adesso che era autunno aveva iniziato ad indossare il gilet di lana color senape che faceva pendant con la gonnellina e…alle gambe già portava un paio di scaldamuscoli color crema che a occhio e croce andavano contro il regolamento scolastico. E non faceva ancora freddo. Ma era pur vero che nessuno gli aveva ancora rivelato quanto fosse freddolosa quella ragazza.
Kan gli si avvicinò con due saltelli e lo guardò dal basso all’alto con aria improvvisamente incantata. “Non avevo idea di quanto fossi figo con la divisa scolastica, Shu!”
Mh? Lo era? …veramente? E lui che credeva di avere un aspetto completamente sciatto! Trovava la propria divisa noiosa, a partire dai pantaloni bianchi che si sporcavano solo guardandoli e facevano un banale abbinamento con la camicia, poi la giacca in blu navy con cravatta abbinata e le scarpe nero sfumato abbinate alla cintura. Senza contare che al mattino non si pettinava nemmeno, quindi i capelli erano abbassati e un po’ arruffati e il ciuffo biondo gli ricadeva sulla fronte. Si capiva che era un teppista solo perché aveva i tatuaggi sulle mani e teneva l’orecchino a filo d’oro al lobo. Comunque, se lei lo trovava figo anche ridotto così, tanto meglio!
“Quindi cosa hai in mente per il nostro primo appuntamento?” Le chiese così getto.
Kan arrossì fino alle orecchie, quella parola continuava a farle un effetto devastante. Abbassò il viso e provò a rispondere, le mani che stringevano il manico della cartella. “Pensavo…di far decidere a te dove andare… Questo è il tuo quartiere e…vorrei vedere quali posti frequenti…per conoscerti meglio sai…”
Hanma emise la sua tipica risata ubriaca. “Allora si và, bellissima!”
Si misero in cammino fianco a fianco, chiacchierando del più e del meno, anche se lei incespicava nel rispondere perché continuava a guardarsi attorno con curiosità ad ogni viuzza che imboccavano. Agli occhi di chi li guardava erano solo due studenti di diverse scuole che passeggiavano per il quartiere. E ad Hanma questo quadretto non dispiaceva. Arrivati ad un piccolo incrocio, fece cenno con la testa verso un ristorante di ramen dall’aspetto tradizionale. “Mangiamo un boccone?”
“Sì!” Disse lei, sempre entusiasta quando si trattava di buon cibo.
Hanma la precedette per aprire la porta scorrevole e tenne sollevato il noren per far passare anche lei. L’atmosfera all’interno era calda e casereccia e nell’aria si levavano i vapori e i profumi del brodo vegetale e della carne.
“Shuji! Che sorpresa! Ben arrivato!” Lo accolse un uomo robusto di mezza età, che cercava di nascondere una fronte troppo spaziosa sotto alla bandana. La sua voce era grossa, ma simpatica.
“Ehi vecchio! Oggi sono in compagnia, fammi fare bella figura!” Gli diede corda Hanma, per poi fare segno con la mano a Kan di sedersi in uno dei posti al bancone e accomodarsi a sua volta.
“Woooh che bella signorina! E’ la prima volta che ne porti una!”
“Fai in modo che non sia l’ultima! Preparaci il tuo ramen migliore, vecchio!” Lo diceva col sorriso sulle labbra, per carità, però ci spingeva parecchio su quella parola! Infatti l’uomo ne approfittò per usarla come scusa e ingraziarsi la nuova ospite. “Sentito come mi parla? E pensare che lo conosco da quando portava il pannolino e mi stava in una mano!”
Kan sgranò gli occhi. “Lo conosce da tanto tempo! Non riesco a immaginare Shu così piccolo, vedendo quanto è alto adesso!”
“Ah ah, è stato un moccioso anche lui! Vero, Shuji? Ah quasi dimenticavo, tuo padre è venuto qui a pranzo ieri e gli avevo detto di salutarti! Scommetto che non lo ha fatto!”
Hanma alzò le spalle. “Ha sempre in mente il lavoro, che vuoi farci!”
“Tipico! Bene, ora vi preparo due belle scodelle piene, ragazzi!” E si diresse altrove per eseguire.
“Un uomo pieno di energia eh?” Hanma si rivolse a Kan, sorridendo. “Lui e mio padre si conoscono fin da giovani. Mio padre è nato in questo quartiere e mi ci portava praticamente tutti i fine settimana, per questo dopo il divorzio siamo venuti a vivere qui. Io ero alle Elementari, ma ricordo di aver fatto presto a familiarizzare perché molte persone le conoscevo già!”
Lo stava facendo, si stava aprendo con lei solamente come Shuji, lasciando da parte il teppista conosciuto come ‘Il Dio della morte’ di Kabukicho. Era questa l’intimità in cui Kan aveva sperato. Lasciò che le raccontasse qualche aneddoto spassoso legato a quel ristorante e al proprietario, anche mentre gustavano il ramen fumante ricco di verdure e maiale. E al termine, Kan si offrì di pagare per entrambi, ricordandogli che era un regalo per il suo compleanno.
“Ehi vecchio, possiamo lasciare qui le cartelle? Vorrei portare la mia amica a fare un giro!” Più che una domanda, quello di Hanma era effettivamente un ordine.
“Nessun problema! Lo sai a che ora chiudo!”
Kan fece un inchino cortese. “La ringrazio per il pasto, era buonissimo!”
“Grazie a te, signorina! Ti affido Shuji, pensaci tu a rimetterlo in riga!” Vedendo che lei arrossì, l’uomo emise una grassa risata.
Usciti dal ristorante, proseguirono con la perlustrazione del luogo. Ormai il sole stava tramontando e il quartiere cominciava ad illuminarsi di neon colorati ad ogni passo che facevano. Vedere Kan con gli occhi e la bocca spalancati per i negozi e le insegne colorate era uno spettacolo per lui, lo faceva sentire orgoglioso il fatto che lei si stesse divertendo così tanto.
“Waaaah che meraviglia!!! Guarda, Shu!!!” Esplose all’improvviso, davanti ad un negozio di ventagli che aveva la vetrina allestita come un paesaggio naturale giapponese. “Hai visto che bello quello con dipinto il tempio e il sentiero attorniato dai bambù? Quasi quasi me lo prend-NO!” Stava facendo tutto da sola, un attimo prima aveva gli occhi che brillavano e adesso stava aggrottando le sopracciglia. “Oggi sei tu il protagonista! Bando allo shopping!” Quindi si appiccicò a lui, prendendolo a braccetto, e lo pregò con voce piangente. “Portami via da questa vetrina o farò una pazzia!”
Hanma si mise a ridere, era talmente presa da quei ventagli da non essersi resa conto che in quella posizione sembravano una coppia di innamorati! Ma anche in questo caso, la cosa non gli dispiaceva affatto! Ripresero a passeggiare per le vie sempre più affollate e illuminate, parlando di tutto quello che gli veniva in mente o che gli ispirava l’ambiente. Kan era decisamente un topo di città, si sentiva ancora più viva in mezzo alla gente e ai rumori e la sua curiosità veniva catturata da un sacco di cose, che fosse un’insegna luminosa di una forma particolare o il vestito indossato da una perfetta sconosciuta che le era passata accanto. Era una Kan che le piaceva più di quella che aveva conosciuto alla Valhalla, per dire. Ed era tutta sua.
“Ehi Shu? Hai fatto caso che alla radio dei negozi e dei locali trasmettono spesso la stessa canzone? Che sia una novità?”
Lui inarcò un sopracciglio. “Uh? Non so, non ho ascoltato. Col casino che c’è in giro…”
Ma lei non si diede per vinta e, non appena passarono davanti ad un locale dove la stavano trasmettendo, lo tirò per il braccio per farlo fermare. “Ecco, ascolta!”
Il volume ovviamente non era alto, però si sentiva abbastanza bene e Kan cominciò a canticchiare: “Every little thing that you say or do, I’m hung up, I’m hung up on you! Waiting for your call, baby, night and day* Il ritornello l’ho già imparato!” Si rese conto che lui la stava fissando. “Che…c’è?”
“Com’è che il tuo inglese è così fluido? Ma allora è vero che non sei giapponese? Cazzo, sto uscendo con una modella straniera!”
“Ma che dici, scemo!” Lo rimproverò, dandogli una pacca sul braccio. “Credo che mio padre sia americano, ma chissà…. Ora ti racconto!” Gli spiegò nel dettaglio quella convinzione che lei e suo fratello avevano. E con questo nuovo argomento continuarono a camminare e attraversare incroci trafficati assieme a gente che andava velocemente in più direzioni, il che li fece sentire come fossero all’interno di un flipper. Tra questo e Kan che parlava come una mitragliatrice, ad Hanma cominciava a girare la testa, anche se si stava divertendo. Se non ricordava male, svoltando alla prossima strada dovevano esserci delle panchine, magari potevano sostare un po’. A passo sicuro girò l’angolo portandosi Kan appresso, ma dopo mezzo metro si fermò. Aveva sbagliato, era la strada dopo. Stava per dirlo a lei, ma quando la guardò si accorse che aveva gli occhi lucidi e gli stava stingendo il braccio. Che aveva adesso?
“Shu? Siamo qui per… Hai voglia di…” Dalla voce era evidentemente intimidita.
Guardò avanti e finalmente capì. Erano in una strada di love hotel. Oh porc-
“Non hai capito!” Si affrettò a chiarire.
“A me va bene.” Kan sollevò il viso e lo guardò con occhi languidi. “Lo voglio anche io. E’ inutile negare quello che c’è tra noi. Quindi se ti va, io…”
Era troppo bella. E troppo importante per rovinarla così. La prese per mano e la portò via da lì senza dire nulla, semplicemente per condurla sulla strada successiva, quella giusta, e ricercare la panchina meno in vista possibile. Si sedette in volata e la trascinò giù affinché lei fosse sulle sue ginocchia.
“Credi che non abbia mai pensato di saltarti addosso e divorarti per tutta la notte?” Lo sguardo di lei era sorpreso e leggermente intimorito, perciò usò un tono meno aggressivo. “Lo farò, ci puoi scommettere! Ma quando sarà il momento. Per una volta in vita mia voglio fare le cose nel modo giusto, così che un giorno potremo raccontare ai nostri figli come ci siamo conosciuti e come ci siamo innamorati, senza provare vergogna.”
“…i nostri figli?” Chiese lei, accennando un sorriso divertito.
Avrebbe voluto mangiarsi la lingua. Che cazzo aveva detto? “Merda, non sto capendo più niente!” La buttò lì, ridacchiando. Sentì il tocco delle mani di lei sulle guance, rialzò lo sguardo sul suo. Era così vicina…
“Sono innamorata di te…” Bisbigliò Kan, guardandolo negli occhi.
“Anche io.” Una risposta semplice, ma che per lui era tanto. Non aveva mai ricevuto una dichiarazione d’amore e non ne aveva fatte, questo la diceva lunga sulle ragazze che aveva frequentato prima di lei. Ma adesso era il momento per qualcosa di nuovo e di vero. Le mise una mano sul fianco e allungò leggermente il collo. Le loro labbra si unirono dando vita al loro primo bacio, sulla panchina di una qualunque strada di Kabukicho, in una sera come tante. Il momento più bello della vita di Hanma, fino ad allora.
 
*Nota: la canzone ‘Hung Up’ di Madonna è stata trasmessa per la prima volta alla radio Americana il 18 ottobre, mentre nel resto del mondo il 27 ottobre. Quindi in teoria anche in Giappone. Il giorno del compleanno di Hanma!
*
 
Il giorno dopo, alla sede venne fatta una grande festa che coinvolse interamente la Valhalla coi suoi trecento membri. Più che festeggiare il compleanno del loro Vice, era una scusa per caricarsi in vista della battaglia contro la Toman, che sarebbe avvenuta di lì a tre giorni. E come predetto da Kan, il tutto si svolse tra fiumi di birra, snack e dolci di ogni tipologia, tra risate e schiamazzi, tra giochi e qualche piccola litigata, tanto che fu un miracolo non ritrovarsi con la Polizia alla porta.  Ma il miracolo più grande, forse, fu che nessuno pensò di chiedere a Kan da che parte sarebbe stata durante lo scontro. Fin dal primo giorno era stata accolta a braccia aperte, come se tutti avessero dimenticato che lei di fatto era ancora la fidanzata dell’invincibile Mikey ed anche uno dei capi della Tokyo Manji Gang. No, era improbabile che l’avessero scordato, era più logico pensare che qualcuno li avesse rassicurati sulla sua buona fede, spingendo in modo che non si ponessero il problema. Però Kazutora non ne aveva fatto parola e lo stesso valeva per Hanma. Eppure uno di loro, o entrambi, aveva provveduto a coprirla.
Un’ondata di grida di supporto la riportò al presente, a poca distanza stavano facendo una sorta di torneo a braccio di ferro e chi assisteva faceva il tifo a gran voce. Era bello vedere come si stessero divertendo. Con lo sguardo ricercò Hanma, ovviamente aveva una bottiglia di birra in mano e una sigaretta nell’altra. Be’ anche lui si stava divertendo, almeno, e vederlo sorridere mentre chiacchierava con altri compagni le fece piacere. Solo uno si era isolato, ancora una volta.
Kan si rivolse a Kazutora, col quale sedeva ad uno dei divanetti e che in quel momento le cingeva i fianchi col braccio. “Perché Baji non partecipa? Ci sono tanti gruppi e lui se ne sta sempre da solo!”
Kazutora lo adocchiò, era chino su un macchinario e sembrava assorbito dal videogioco in cui bisognava uccidere gli zombie. Fece un mezzo sorriso e le rispose. “Lo conosci, non è uno che attacca bottone facilmente!”
“Ma se continua così gli altri non smetteranno di diffidare… Girano ancora voci sul fatto che sia una spia della Toman… Sono preoccupata, Tora…”
Lui alzò le spalle con noncuranza. “Il giorno della battaglia si farà valere, tranquilla!”
Magari aveva ragione, però le cose al momento non stavano andando bene. Si era messo in mostra sostenendo di voler stare al fianco di Kazutora e dopo essere entrato nella gang gli era stato alla larga… Quante volte avevano parlato in quei giorni?
“Vado un po’ sul retro a rinfrescarmi, mi è venuto caldo!” Alzandosi si sciolse dalla stretta di Kazutora, ma il braccio di lui seguì il movimento e la sua mano finì di proposito oltre l’orlo della gonna corta, posandosi sul retro coscia. “Vengo con te?”
Kan scosse il capo e gli sorrise. “Non serve! Torno presto!”
A Kazutora non restò che acconsentire e la congedò dandole una pacca sulla pelle nuda, con una certa sfacciataggine. Prima o poi avrebbero dovuto chiarire alcune cosette…
Il retro della sala giochi non era altro che uno spazio stretto delimitato da una rete e affacciato sulla parete spoglia di un palazzo dove gli inquilini raccoglievano la spazzatura. A poca distanza c’era un lampione della luce che permetteva di vedere dove mettere i piedi e allo stesso tempo creava un’atmosfera inquietante da film horror con quell’effetto di penombra, soprattutto quando non c’era il minimo rumore e pregavi che il restasse tale, altrimenti sicuro si trattava di un topo o di un gatto randagio o di un pipistrello!
La sera le temperature si abbassavano parecchio… Kan si strinse addosso il coprispalle di velluto, l’unica difesa che aveva contro l’aria umida e fredda. Trattandosi di una festa aveva scelto un vestitino col corpetto aderente e un gonnellina fatta di vari strati di tulle, tutto di color oro.
“Bel posto per darmi il mio regalo di compleanno!”
Vedendola sobbalzare, Hanma scoppiò a ridere. “Ma dai, ti ho spaventata! Ahaha!”
“Accidenti a te!” Lo rimproverò, buttandola in risata a sua volta. “Di che regalo parli, comunque?”
Il sorriso di Hanma si fece malizioso. “Be’, ieri ho detto che voglio fare le cose per bene, non che sono un monaco…!”
Si chinò su di lei lentamente, notò che i glitter dorati che aveva sulle palpebre mettevano in risalto i suoi occhi da gatta, rendendola ancora più bella. Chiuse gli occhi nel momento in cui le labbra entrarono a contatto con le sue, dapprima con tocco leggero, fino a quando lui non gliele dischiuse insinuandovi la lingua e facendosi strada pian piano fino ad incontrare quella di lei. Un passo avanti nel loro rapporto, sicuramente, visto che quello del giorno prima era stato un bacio romantico e questo invece era indubbiamente erotico.
Trasportata dal piacere, Kan gli portò le braccia al collo e si sollevò sulle punte per aderire meglio a lui. Era molto più bello baciare così, con un ragazzo alto su cui arrampicarsi! Aveva addosso la solita fragranza scadente che su di lui era così buona… E poi quel miscuglio di sapori nella sua bocca, tra birra e tabacco, la stava stordendo piacevolmente. Si rese conto di essere senza fiato quando Hanma interruppe il bacio… Le sorrise e bisbigliò. “Ti va di aggiungere un po’ di peperoncino?”
Ad un cenno affermativo, Hanma la sollevò in braccio, allora lei gli intrecciò le gambe attorno al bacino per sostenersi meglio, mentre la rete dietro faceva da ulteriore appoggio. I capelli sollevati col gel e quel sorriso furbo appartenevano senza dubbio all’Hanma teppista, la seconda faccia della medaglia, così in contrasto col ragazzo premuroso dell’appuntamento. E a lei facevano impazzire entrambi.
*
 
Baji uscì dal bagno sospirando, anche quella sera si stava rivelando completamente inutile per lui. Quei tizi pensavano solo a divertirsi e a menare le mani, non sapevano un corno che gli potesse tornare utile. Era entrato in quella gang per ottenere informazioni e per salvare Kazutora, invece il giorno dello scontro si stava avvicinando senza aver scoperto nulla. Se pensava che aveva dovuto fare del male a Chifuyu per essere lì, gli saliva un’incazzatura tremenda. Udì dei mugolii venire dal retro, dal cambio di temperatura doveva esserci la porta aperta… Però quei suoni non erano solo maschili, c’era anche una voce femminile…e che lui sapesse quella sera l’unica ragazza era… Per verificare i suoi sospetti si avvicinò all’uscita e allora li vide, Hanma e Kan avvinghiati come sanguisughe, la mano di lui con tatuato il kanji di ‘delitto’ le stava palpando un seno nudo. C’era un che di comico in questo, ma la cosa lo fece incazzare ugualmente. Strinse i pugni. Se Mikey avesse visto la sua ragazza in quel momento l’avrebbe mandata a fanculo una volta per tutte. O forse no. Non aveva mai capito perché amasse così tanto quella stronza, e mentre lui si struggeva, lei se la spassava con un altro. Decise di spostarsi prima di andare là e piantare un casino.
Tornando indietro gli capitò di incrociare Kazutora. Tempismo perfetto. Lo afferrò per la spalla e disse con decisione. “Tu vieni con me.”
Preso alla sprovvista, Kazutora sgranò gli occhi. “Eh? Stavo andando al cesso!”
“Devo ancora prendermi la ricompensa per aver pestato Chifuyu.” Ringhiò a un centimetro dalla sua faccia, prima di strascinarlo via.
“Ehi ma… Non posso pisciare, prima?”
“No. Puoi farla addosso a me, chissene.” Non accettò proteste di alcun tipo e lo condusse in un posto isolato che, a occhio e croce, doveva essere un angolo ristoro per i dipendenti della fu sala giochi. Sollevò Kazutora e lo piazzò sopra il ripiano della credenza, accanto ad una macchina per il caffè piena di polvere e probabilmente non funzionante. Incurante del suo sguardo interrogativo, gli si appiccicò alle labbra, rubandogli un bacio forte e famelico.
Kazutora provò a spingerlo via, ma non ci fu verso. Più che baciarlo lo stava mangiando. Non lo faceva un tipo così violento anche in amore... Quando finalmente Baji gli concesse una tregua, fece una smorfia e lo riprese amaramente. “Che cazzo, vuoi farmi sanguinare? Baciavi così anche quel Chifuyu?”
La rabbia gli fece ribollire il sangue nelle vene. “Non devi nominarlo.” Fuori di sé, gli slacciò i pantaloni e gli afferrò il pene per massaggiarlo con forza. Non sapeva nemmeno lui se lo stava facendo per punirlo o per prendersi la soddisfazione di toccarlo come aveva sempre desiderato. Avrebbe dovuto esserne contento. Finalmente lo stava toccando in modo erotico, aveva letteralmente il suo pene gonfio e umido nella mano…allora perché non provava niente?
“Baji…! Fai piano…!” Tentò di pregarlo Kazutora, sotto tortura da quella mano che gli stava infliggendo più dolore che piacere. Ed era pure la mano di un maschio. Baji lo stava fissando con sguardo assassino. Non sapeva nemmeno perché ce l’aveva duro, non c’era niente di bello in tutto ciò, quindi che tipo di reazione fisiologica era? Eppure riuscì ad avere un orgasmo, nonostante tutto.
Si lasciò ricadere all’indietro, sfinito, la schiena contro le ante della credenza. “Con questo abbiamo finito. Ho mantenuto la promessa.” Sottolineò, riprendendo fiato.
Baji lasciò la presa e fece un passo indietro, guardandosi la mano piena di liquido bianco. “Me lo hai lasciato fare solo per quello? Non ce la fai proprio a vedermi come qualcosa di più?”
“Cos-?” Kazutora scoppiò a ridere. “Ancora ci speri? In che lingua devo dirtelo che io sono etero? Lo sai che sto preparando il terreno per conquistare Kan!”
Di nuovo lei. Ma che cazzo avevano tutti da caderle ai piedi? Cos’aveva di speciale? Si sentì tremare, aveva bisogno di vendicarsi dopo che il suo primo amore gli aveva spezzato il cuore ancora una volta. Lo guardò di sottecchi. “Quella puttanella non merita il tuo amore.” Involontariamente gli uscì un sorriso distorto. “Perché non vai sul retro a vedere cosa sta facendo la tua preziosa Kan?”
Kazutora lo guardò mentre lui se ne andava, che cavolo si era inventato adesso? Non voleva proprio capirla che tra loro non poteva esserci quel tipo di rapporto. Gli voleva bene, per carità, ma come amico. Era già incredibile che gli avesse permesso di fare quella cosa… Abbassò lo sguardo sullo spettacolino che c’era sul suo basso ventre. “Tu però non mi aiuti a convincerlo così!” Per quanto servisse rimproverare il suo stesso pene…ma ok… Mise tutto a posto e scese dal ripiano. Che strana esperienza. E a conti fatti nessuno lo aveva mai toccato così, quindi Baji era ufficialmente il primo. Ora che il danno era fatto, si pentiva di avergli fatto quella promessa.
Uscito da lì gli si accese la curiosità su quanto gli aveva detto. In effetti Kan era andata sul retro, però poi non era più tornata. Magari poteva andare a cercarla. Il problema è che non si aspettava minimamente di trovarla in una certa situazione. Già avvicinandosi alla porta aperta aveva sentito dei rumori inconfondibili, però… Quello di spalle era Hanma? Mentre quella avvinghiata a lui…? No, doveva essere uno scherzo. Quella bionda che gemeva non era mica…? Proprio no… Quel seno scoperto strizzato dalla mano di un altro… Il collo arrossato e umido per i baci intensi di un altro… Cioè, no!
E invece sì. Cazzo.
“Cosa stai facendo alla ragazza che amo?”
L’apparizione di un fantasma sarebbe stata meno spaventosa. Quando Kan udì quella voce piatta, aprì gli occhi e si ritrovò davanti un volto pallido e dallo sguardo vuoto come quello di una bambola. Nessuna sorpresa se lasciò un piccolo strillo!
Ci fu un momento di caos, tra Hanma che si accorse del nuovo arrivato e rimase bloccato per la sorpresa e Kan che gli scivolava giù e cercava di ricomporsi il minimo indispensabile, muovendosi con movimenti scattanti per via dell’agitazione.
“Tora…! Posso-posso spiegarti!” Farfugliò con un mezzo sorriso imbarazzato. Controllò per l’ennesima volta di non avere pelle scoperta in ‘certi punti’ e si passò nervosamente la mano fra i capelli spettinati. “Vedi, io e Hanma…ecco...è successo che noi…”
“Non devi spiegarmi niente, Kan. Ho capito tutto.” Se lo avesse detto con una voce più umana e con lo sguardo a fuoco sarebbe stato meno inquietante…comunque…
“Ah! Be’, allora…tanto meglio!” Kan si tranquillizzò un po’. “Avrei dovuto dirtelo prima, in fondo sei il mio migliore amico…è che…sai…”
“Ti conosco bene. Hai un cuore grande e pensi sempre agli altri. Per rendere felice chi ami dai tutta te stessa.”
Hanma, che era rimasto girato di spalle per nascondere una fin troppo evidente erezione dentro i pantaloni, nel sentire quelle parole esplose in una risata, lei invece si sentì punta sul vivo e starnazzò un: “NON IN SENSO LETTERALE! SHU, SEI UN CRETINO! NON RIDERE!” Ma poi prese respiro e fece un passo verso Kazutora, pur stando all’erta come se fosse in presenza di un animale pericoloso. “Tora, non è così. Non te ne sei reso conto, ma in questo periodo io e lui…ci siamo conosciuti meglio e…” Di nuovo le mancarono le parole.
Kazutora finalmente la guardò, con uno sguardo lucido. “Tu non fai niente di male! La verità è che…” Ed ecco il suo sguardo tornò fisso e privo di vita. “E’ tutta colpa di Mikey.”
Momento di silenzio e punti di domanda fluttuanti.
“Che stai dicendo?” Chiese ovviamente Kan.
“Lui ti costringe ad essere la sua ragazza. Ma tu non sei felice e cerchi conforto fra le braccia di altri ragazzi. Non temere, ci penserò io a liberarti dalle sue catene. Lo ucciderò. Lo ucciderò e mi prenderò cura di te. Perché io ti amo davvero.”
Hanma e Kan si lanciarono un’occhiata, ma mentre quella di lui era divertita, la sua invece era allarmata. Non che sperasse di avergli tolto quell’idea dalla testa in così poco tempo, però sentirglielo dire ad un paio di giorni dallo scontro più atteso dalla malavita aveva un effetto devastante. Doveva trovare un modo per farlo ragionare.
*
 
Draken aprì gli occhi alla luce del mattino che filtrava tenue dalla tenda. Il dolce peso che aveva sul petto lo rassicurò. Mosse delicatamente la testa per strusciarsi sulla morbida chioma di sua sorella, mentre col braccio la strinse un po’ più a sé. Si era accorto che durante la notte lei si era infilata nel suo letto, a chissà quale ora, ma anche nel sonno l’aveva accolta con naturalezza e respirato il profumo dello shampoo alla camomilla con cui si era lavata i capelli. Ora che ci pensava, la sera prima aveva accennato di una festa alla sede della Valhalla, quindi al ritorno doveva essersi data una bella lavata per togliersi di dosso gli odori di quel posto, sapendo che a lui davano fastidio. Anche se nell’ultimo periodo una forza maggiore aveva creato una certa tensione tra loro, restavano gemelli e niente al mondo poteva metterli contro. Men che meno una lite tra gang. Però magari fare un tentativo per aiutare gli era concesso… Ci volle ancora un’oretta prima che lei si svegliasse, ma non fu assolutamente un problema, al sabato mattina anche a lui faceva piacere starsene a letto a poltrire. Le stampò un piccolo bacio sulla fronte e sussurrò: “Buongiorno, sorellina! Tutto a posto?”
Lei emise un mugolio incerto, prima di rispondere con voce assonnata. “Più o meno…” Si accoccolò contro di lui, era incredibile che suo fratello emanasse tutto quel calore indossando solo una maglietta intima e un paio di pantaloni sottili, mentre lei doveva già indossare un pigiama di flanella per non morire assiderata!!! Praticamente quel ragazzo era una stufa umana!
“Sai…sono preoccupata per Kazutora…”
Proprio il nome che lui sperava di sentire.
“Visto che l’hai nominato…avrei bisogno di chiederti un favore. Puoi dirgli che vorrei vederlo?”
Kan sollevò la testa e lo guardò con occhi annacquati dal sonno. “Vederlo? Non credo accetterà.”
“Speravo potessi convincerlo. E’ una cosa importante.” E aggiunse con decisione. “Non litigherò.”
Lei ci pensò su, quindi fece un piccolo cenno col capo e poi allungò il braccio per recuperare il cellulare che aveva messo sopra il tavolino lì accanto, assieme a quello di lui. Ricercò il numero in rubrica e si portò il telefono all’orecchio. Mentre attendeva chiuse gli occhi e per un attimo Draken pensò che si fosse addormentata!
“Ah Tora, sono io!” Riaprì gli occhi, la voce era più squillante ma ancora un po’ roca. “Scusami, non volevo disturbarti. Ieri sera abbiamo fatto tardi. Ascolta…sono con mio fratello…ha detto che vorrebbe vederti.”
Rimase in ascolto alcuni istanti e poi rispose. “Lo so, ma potresti accontentarlo solo per questa volta? Garantisco io. Ti fidi di me, no?”
Ascoltò le sue parole, poi guardò Draken negli occhi. “Dove e a che ora?”
“Al tunnel dove c’è il parcheggio delle biciclette. Alle 7 di sera, se gli va bene.”
“Allora, Tora, Ken ha detto-” S’interruppe. “Ah hai sentito… Sì. Va bene, glielo dico. Io e te ci vediamo domani, ok? Oggi riposati e stai con tua madre, lo sai che non vede l’ora di accudirti come quando eri piccolo!” Sorrise e dopo un ultimo saluto chiuse il telefono e lo rimise sul tavolino. Quando si voltò di nuovo verso Draken, era già tornata seria. “Ci sarà. Che cosa gli dirai?”
Draken scosse leggermente il capo. “Niente di che… Proverò a fargli cambiare idea sullo scontro. So che si tratta di un debole tentativo, ma…non riesco a smettere di sperare.”
“Già…” Kan appoggiò la testa sul cuscino e si portò il braccio sopra la fronte, non aveva nessuna voglia di alzarsi quella mattina.
Il resto della giornata non fu molto attiva, utilizzò il tempo libero per prendersi cura di se stessa. In tarda mattinata andò dal parrucchiere a farsi spuntare i capelli e fare un trattamento per rinforzarli. Altrimenti detto, si era fatta un pisolino con l’asciugamano sulla faccia con la scusa di curare i capelli. Dopo aver pranzato al ristorante vegano con suo fratello e alcune delle ragazze del centro massaggi, aveva cercato un estetista che ricevesse senza appuntamento e ci aveva trascorso un paio di ore per fare manicure, pedicure e una maschera facciale. Altrimenti detto, aveva sonnecchiato sulla poltrona con la scusa di farsi curare le unghie e il viso. Una giornata all’insegna della pigrizia. O forse un modo per concentrarsi e riflettere sul gran casino in cui si trovava. Poi arrivò la sera e con essa l’orario dell’appuntamento tra suo fratello e Kazutora, al quale le fu impedito di assistere. Era umiliante starsene con le mani in mano, mentre suo fratello tentava un’operazione di pace.
L’incontro si rivelò una perdita di tempo, comunque, e Draken se ne andò amareggiato. Seguendo il proprio senso del dovere, incontrò subito Mikey per fare rapporto. Non aveva mentito, ci aveva sperato davvero in una svolta positiva, per quanto le probabilità fossero minime, e lo stesso Mikey apprezzò il suo tentativo. E mentre Mikey se ne andava via in moto per riflettere a mente fredda, Draken tornava a casa, Kazutora sfidava la forza di gravità meditando sulla cima di un palazzo e Baji era chino sulla tomba della famiglia Sano a chiedere perdono allo spirito di Shinichiro…
“Sarà un macello… Lo so che finirà male…” Bisbigliò al vuoto Kan, portando la testa all’indietro. La parete dietro al letto era spoglia, fastidiosa da vedere…prima o dopo doveva metterci qualcosa per riempirla. Riportò la testa in avanti, fra le gambe incrociate teneva un album di fotografie dei bei vecchi tempi, quelli in cui loro erano tutti amici e si divertivano con poco. Prima che avvenisse quel dannato incidente e Kazutora finisse in riformatorio. Avevano solo qualche anno in meno ma sembravano quasi bambini! Con l’indice sfiorò una foto ritraente lei, Mikey e Kazutora. Erano abbracciati, con lei al centro, e sorridenti davanti ad una pasticceria. Bastava così poco…
“Se solo si potesse tornare indietro…”
Il telefono cominciò a vibrare sul copriletto, vide che era una chiamata da parte di Mikey. Nella sua mente formulò un pensiero.
Se solo potessi tornare indietro e impedire che la Toman venga creata…”
Distolse lo sguardo e lasciò che il telefono continuasse a vibrare.
Al capo opposto, Mikey attese pazientemente, squillo dopo squillo, fino a quando non partì la voce registrata di un operatore telefonico. Abbattuto, richiuse il telefono e lo strinse nella mano, lo sguardo che fino ad un attimo prima era puntato sullo spettacolare paesaggio della zona industriale e le sue luci, ora si ritrovò a guardare il suolo. “Non lasciarmi da solo proprio adesso, Kan…”
*
 
Kan aveva appena lasciato casa di Kazutora, quando incrociò Baji che evidentemente si stava recando lì. Non si era ancora abituata a vederlo con addosso la giacca bianco grigia della Valhalla, invece la sua espressione scazzata era quella di sempre. Non che questo fosse rincuorante…
“Ehi. Vieni da casa di Tora?” Domandò lui, quando furono uno di fronte all’altra.
“Mh. E tu stai andando a prenderlo per andare all’ultima riunione della gang, immagino.”
Baji assottigliò lo sguardo. “Ti rode non poter partecipare alle riunioni, eh?”
“Che vuoi farci… Non sono nella gang.” Kan abbassò lo sguardo. “Anzi, sono nella gang rivale, posso capire che non si fidino, visto che domani ci sarà il grande scontro.”
Baji emise un risolino di gola che le fece urtare i nervi.
“Sì, goditela. Tanto mi hai sempre odiato, non posso aspettarmi altro da te.” Fece per sorpassarlo e andarsene, ma lui sollevò la mano e la fermò. “Io non ti odio. A dirla tutta, ultimamente mi sono reso conto che sotto certi aspetti siamo uguali.”
Kan lo guardò con tanto d’occhi. “Uguali? Io e te?”
Adesso Baji era tornato serio, però nel suo sguardo c’era qualcosa di diverso, di profondo, qualcosa che catturò appieno la sua attenzione. “Io amo sia Kazutora che Chifuyu, ma per salvare il primo ho deciso di sacrificare il secondo. Esattamente come tu ami sia Mikey che Hanma.” Si avvicinò ancor più a lei, come non aveva mai fatto prima. “Chi deciderai di sacrificare domani?”
Una domanda che colpì il cuore di Kan come un pugno. Si sentì smarrita e dovette abbassare nuovamente lo sguardo.
Baji non si aspettava una risposta, perciò riabbassò la mano e tornò sui propri passi, lasciandola lì ad interrogarsi su una questione tanto pesante.
In quel momento due colpi alla porta la riportarono al presente e un istante dopo suo fratello comparve sulla soglia, vestito di tutto punto con la divisa e il tasuki già allacciato.
“Vado da Mikey. Io e te…ci vediamo alla discarica?” Aveva un’espressione grave.
“Sì. Vado con la metro.”
“Mh… Chi l’avrebbe detto che il 31 ottobre sarebbe arrivato così presto…” Mormorò Draken, come parlando tra sé, poi si rivolse a lei nuovamente. “Qualunque cosa deciderai di fare, resti sempre mia sorella.”
Una rassicurazione che significava molto. Il giorno prima, dopo essersi confrontata con Kazutora, aveva reso noto che si sarebbe presentata al luogo stabilito per la battaglia, senza però specificare se avrebbe combattuto o al fianco di chi. Sapere che suo fratello le dava il massimo appoggio, indipendente da questo, era un pilastro su cui appoggiarsi. Lo ringraziò con lo sguardo.
Draken fece un cenno con la testa e richiuse la porta, il silenzio calò nella stanza.
Da quell’angolazione e con l’anta dell’armadio aperta, doveva aver intravisto che lei indossava gli abiti neri della Toman, quella maglia scollata e la gonna dallo spacco ampio erano inconfondibili (!), però ciò che non aveva visto era che nella parte interna dell’anta c’erano appese una raccolta di fotografie dei suoi pomeriggi e sarete alla Valhalla. Per non creare ulteriori tensioni con lui, aveva deciso di ‘nasconderle’, creando una composizione di foto e fiori in un luogo non in vista, per l’appunto quello. Ma era davvero giusto così? Nascondere una cosa che amava? Quelle foto rappresentavano nuovi amici con cui si divertiva, ma anche il migliore amico a cui voleva un bene dell’anima e…il nuovo ragazzo di cui era innamorata. Fissando quelle foto e ripensando a fondo alla domanda di Baji, era infine giunta ad una conclusione. Senza spostare lo sguardo, mise mano alla gruccia e indossò lo haori che era stato creato per lei. Lo haori nero con lo stemma e i ricami gialli della Tokyo Manji Gang.
Il luogo dello scontro era una discarica di auto abbandonata, circondata da alte mura, insomma un posto perfetto dove pestarsi senza essere disturbati. Dentro cominciava già ad esserci un certo movimento, dato che quel giorno erano presenti degli spettatori, ragazzi di altre gang, venuti ad assistere per vedere quale tra le due sarebbe salita di un gradino nella scala del potere. Fuori dalle mura, invece, cominciavano a radunarsi i membri, da una parte le divise nere, dall’altra le giacche bianco grigie, e fu verso queste ultime che Kan si diresse. Baji non era tra loro, forse non era ancora arrivato. In diversi la videro avvicinarsi, ma Kazutora fu il primo ad andarle incontro e accoglierla in un abbraccio. Mentre lo stringeva, a Kan venne voglia di piangere.
“Grazie per essere venuta! Sapere che la mia migliore amica è qui mi fa sentire più forte!”
Lei ingoiò un nodo alla gola per rispondere. “Non potrei mai perdermi la tua vittoria!”
“Sarà così…vedrai!” Confermò lui, con sentimento.
In breve sciolsero l’abbraccio ed ecco che tra i ragazzi raggruppati cominciarono a volare le prime richieste. “Combatti con noi, Kan!” o “Togliti quello straccio! Con la nostra giacca stai meglio!” o “Scendi in campo e fai il culo al tuo fidanzato gnomo!”
Lei fece un passo verso il gruppo e cercò di sorridere. “Grazie, ragazzi! Una parte di me vorrebbe divertirsi con voi, ma… Credo sia meglio se ne resto fuori… Però farò il tifo per voi, con tutto il cuore! Promesso!”
Chome, sgranocchiando delle patatine al gusto pizza, saltò fuori con una proposta. “Dopo la vittoria facciamo una festa? Io e te possiamo andare al konbini a prendere tutti i gusti di patatine che troviamo!”
Lei ridacchiò ma, prima che potesse rispondere, Hanma s’intromise. “L’ho già prenotata io, mettetevi in fila!” La sua voleva essere una battuta, o almeno è così che la percepirono gli altri, invece quando si avvicinò a lei le fece capire che aveva intenzioni serie. “Facciamo fuori quei fessi e dopo ti porto in un love hotel a scopare fino a domani. Ci stai?”
Normalmente avrebbe riso o sarebbe stata al gioco sfoggiando un’espressione maliziosa, ma in quel momento era davvero troppo tesa e non riuscì a trovare una risposta adeguata. Fortunatamente Hanma si rivelò ancora una volta comprensivo. “Posso immaginare come ti senti… Hai ancora degli amici nella Toman. E io mi batterò con Draken.”
Kan scosse la testa. “Nessun problema. Fai quello che devi fare. Solo…non andarci troppo pesante con lui, se puoi.”
“Non ho intenzione di uccidere il mio futuro cognato!” Scherzò lui, ammiccando. Almeno riuscì a strapparle un sorriso divertito.
In ultimo, Kan fece un augurio al gruppo ed entrò nella discarica per cercare posto. Guardandosi attorno, era pieno di facce poco rassicuranti che ben s’intonavano ai cumuli di auto sfasciate. Alcuni li conosceva di vista o di nome, altri non aveva idea di chi fossero senza una divisa o uno stemma. Notò due bei ragazzi seduti sul tettuccio di un’auto, il cui colore era diventato indistinguibile. Uno portava degli occhiali tondi, aveva uno sguardo serio e i capelli biondi con ciocche azzurre. L’altro era particolarmente bello, il suo viso era delicato come quello di una ragazza, aveva gli occhi color ametista e i capelli lunghi misti tra biondo e castano raccolti in due trecce, peccato che indossasse un’ampia felpa grigia che stonava col suo bell’aspetto. Vicino a lui c’era un’altra auto malmessa, con un cofano ampio che faceva al caso suo. Prese posto lì, un po’ atteggiandosi a diva, con le gambe distese e le caviglie accavallate e i gomiti poggiati all’indietro sul vetro stranamente intatto del parabrezza. Se gli stivali salvavano le apparenze, al contrario lo spacco della gonna lasciava poco spazio all’immaginazione, come anche la scollatura, il che sperò attirasse l’attenzione più dei ricami sulle maniche che la indicavano come ‘Fidanzata del Comandante della Tokyo Manji Gang’.
Non passò neanche un minuto, che occhi d’ametista le rivolse la parola. “Un bello spettacolo e una bella ragazza accanto! Manca solo che qualcuno mi porti una coppa di champagne!”
La sua voce era raffinata come il suo sorriso e anche il suo modo di parlare aveva una certa eleganza. A Kan non fu difficile immaginarlo con un completo del colore dei suoi occhi e una coppa di champagne in mano. Non era il momento di flirtare, però quelle piccole attenzioni l’aiutarono a placare un po’ la tensione.
“La prossima volta, se te  lo portano, offrine anche a me!”
Occhi di ametista accennò un sorriso cortese e fece un cenno col capo.
Non si dissero altro, perché una voce richiamò l’attenzione generale. Quel giorno, Hansen, il Capo della più forte gang di Ikebukuro, avrebbe supervisionato l’incontro. Per prima cosa presentò le gang rivali, le quali fecero la loro entrata dalle porte opposte della discarica, con le bandiere innalzate. A seguire chiamò i rappresentanti al centro dello scenario, Kazutora per la Valhalla e Draken per la Toman. Fece loro due proposte, la prima di far combattere i migliori cinque per ogni gang, la seconda di fare rissa generale. Dentro di sé, Kan sperò che scegliessero la prima, una cosa più ordinata e semplice. Quello che non si aspettava era di vedere Kazutora perdere subito il controllo e abbattere Hansen con due pugni ben assestati, lasciando tutti a bocca aperta. Con un simile gesto, bastarono poche parole per far esplodere il conflitto ed ecco che centinaia di ragazzi corsero come cavalli al galoppo verso il centro del campo. La battaglia era iniziata.
*
 
Stava andando tutto bene, quelli della Toman se le prendevano di santa ragione, essendo in inferiorità numerica, quindi c’erano alte possibilità che perdessero. Magnifico. Agli occhi di Kan era uno spettacolo magnifico. Naturalmente il suo sguardo, più che vagare per il campo di battaglia, tendeva a seguire i movimenti di persone ben precise, ossia Draken, Kazutora e Hanma. E anche Mikey, per quanto odiasse ammetterlo. Questo fino a quando non vide che suo fratello e Hanma si scontrarono e iniziarono a combattere. Il suo cuore era diviso a metà, un lato sobbalzava quando Draken veniva colpito, l’altro invece quando era Hanma a subire in colpo. L’aveva previsto, indipendente dal colore della divisa, erano entrambi persone a cui teneva molto e parteggiare era impossibile. Per un po’ di separarono, dandole tregua, ma ecco che con un’improvvisa scarica di energia suo fratello sferrò un pugno così forte che Hanma volò all’indietro e andò a sbattere contro un cumulo di ferraglia. Il corpo di Kan ebbe un tremore, la sua mano ricercò un appiglio che non c’era e allora si ritrovò a stringere il pugno nel vuoto.
“Draken è tuo fratello, giusto?”
Si voltò di scatto, occhi di  ametista la guardava come se la stesse esaminando.
“Hai avuto una reazione curiosa, nonostante sia stato lui a sferrare un colpo all’avversario!”
Era chiaro dove stesse andando a parare, era tanto bello quanto maligno. Kan ignorò le sue parole e tornò a guardare il combattimento. Tralasciando quel colpo, quei due erano abbastanza alla pari e diedero vita ad un susseguirsi di attacchi e difesa, botta e risposta, senza arrivare al dunque. Non c’era un modo di risolverla senza che uno dei due venisse sconfitto? Be’ lo sapeva che era impossibile, solo le faceva male vederli picchiarsi e chiunque avesse vinto l’avrebbe comunque ferita dentro. Spostò lo sguardo giusto un momento e la situazione peggiorò. Se tra loro le cose erano ferme su un certo livello, dall’altra parte si respirava un’aria ben più pesante. In cima ad una montagna di auto, Mikey stava combattendo contro Chome e Chonbo, mentre Kazutora li guardava dall’alto. Aveva paura per i due nuovi amici, in verità, perché sapeva che uno con la potenza di Mikey non si faceva abbattere facilmente. D’altra parte, con Hanma impegnato altrove, erano loro due i più forti della gang. E poi accadde… I due lo immobilizzarono, Kazutora lo colpì con forza alla testa con un tubo metallico e Mikey cadde privo di sensi.
Kan sobbalzò sul cofano, portandosi le mani alla bocca. Era così turbata che la voce le si bloccò in gola. Cosa stava succedendo? Quando vide Mikey muoversi e mettersi seduto, si accorse che anche il respiro le si era bloccato in quella frazione di tempo.
“Lo sapevi Mikey? Se uccidi qualcuno sei una cattiva persona. Ma se uccidi il tuo nemico, sei un eroe.” Kazutora pronunciò quelle parole dal picco della montagna, come per dimostrare a tutti che lui era al di sopra di ogni cosa. Ma ottenne l’effetto contrario. Erano più le persone che lo guardavano come un folle di quelle che lo capivano. Che poi, chi poteva capirlo oltre a lei?
Era stata l’unica a non abbandonarlo quando lui era finito in riformatorio, l’unica a sostenerlo nel bene e nel male, l’unica che desiderava aiutarlo mentre chiunque altro lo derideva o voleva annientarlo. Il problema è che lei era laggiù e lui era lassù. Totalmente fuori controllo. Con un tubo di metallo in mano. E adesso stava scendendo per raggiungere Mikey, che era stato di nuovo bloccato da Chome e Chonbo. Ehi…non avrà mica avuto intenzione di…? La risposta arrivò immediata, quando Kazutora lo colpì con forza alla testa un’altra volta. E poi ancora. E ancora. E nessuno attorno faceva una piega, tutti gli occhi erano puntati sulla scena con noncuranza, neanche stessero guardando qualcuno che calpesta uno scarafaggio. Kan sentì la voce di suo fratello, stava correndo in aiuto di Mikey, ma Hanma lo bloccò per impedirglielo. Sì, lo capiva, guardando dall’esterno erano ragazzi appartenenti a due gang rivali ed era normale che uno fermasse l’altro. Però…Kazutora non la smetteva più di colpire. E il cuore di Kan non ce la faceva.
Scivolò giù dal cofano e corse poco più avanti. “KAZUTORA!”
Lui finalmente fermò il braccio e la cercò con lo sguardo.
“LA VITTORIA E’ TUA, ADESSO BASTA. NON C’E’ BISOGNO DI ARRIVARE A TANTO.”
Era talmente spaventata da avere il cuore in gola e il respiro affannato, peccato che Kazutora interpretò la cosa nel modo sbagliato.
“Perché lo stai difendendo?” I suoi occhi tremarono. “Tieni così tanto a lui?”
“NON E’ QUESTO. TI PREGO, FERMATI.”
Lui ignorò la richiesta e tornò a concentrarsi sul suo prigioniero.
Un colpo sferrato con più forza fece sanguinare la testa di Mikey terribilmente. Era tutto sbagliato… Un conto era sconfiggere la Toman per prendere il potere, un altro era colpire qualcuno fino ad ammazzarlo… E lei non voleva questo. Era sul punto di gridare qualcos’altro, quando si accorse che Mikey si era ripreso. E di nuovo ci fu un incredibile colpo di scena con lui che si liberò prima dalla stretta di Chome e poi con una forza sovrumana sollevò Chonbo con la gamba e lo usò per colpire Kazutora, buttandoli giù come birilli.
L’intera area divenne silenziosa, nessuno aveva il coraggio di emettere un fiato. Mikey cadde in ginocchio accanto al corpo esamine di Kazutora. Pochi istanti e Choji, con l’inseparabile mascherina, gridò all’attacco, in testa al suo squadrone, pronto a finire il lavoro.
Kan si guardò alle spalle, i combattimenti erano ricominciati, quelli della Toman stavano cercando disperatamente di crearsi un varco per andare ad aiutare il loro Comandante, anche suo fratello era impegnato a tempestare di pugni Hanma, che per un qualche motivo incassava senza difendersi. E lei era immobile. Voleva che la Valhalla vincesse, ma non voleva che Mikey morisse, voleva mettersi in mezzo tra suo fratello e il suo nuovo amore per separarli, voleva…voleva… Un tonfo dietro a lei la costrinse a voltarsi, alzando lo sguardo vide Choji fuori combattimento, calpestato dallo scarpone bianco di un tizio.
“Tetta Kisaki, Capitano della Terza squadra della Tokyo Mani Gang.”
Ah dunque era lui quello che aveva sostituito Pah. Siccome negli ultimi tempi se n’era fregata di tutto, non l’aveva mia visto, però accidenti…quanto era forte per aver atterrato Choji con un colpo? Fece appena in tempo a porsi la domanda che uno spettro comparve dal nulla, armato di tubo di metallo, e atterrò l’appena nominato Kisaki con un colpo secco.
“Kei!” Sussurrò Kan, vedendolo lassù, radioso coi capelli neri al vento e la giacca che gli calzava bene come non mai. Ma allora era davvero dalla parte della Valhalla! E aveva appena atterrato l’ultima speranza della Toman! Però…dietro di lui…
“KEI, ATTENTO!” Gridò lei per avvertirlo, ma non fu abbastanza veloce, il Vice di Kisaki lo afferrò per il coletto e lo scaraventò giù dalla montagna. E lui non la prese affatto bene. Si rimise in piedi subito, pronto a risalire, ma Chifuyu gli si parò davanti a braccia spalancate, chiedendogli di non farlo. In quel momento, Kan sentì una voce gridare “PUTTANA TRADITRICE, NON HAI MOSSO UN DITO PER AIUTARE LA TOMAN!!!”, fece appena in tempo a voltarsi e vedere un ragazzo correre verso di lei. Lo riconobbe, era un idiota della Prima squadra a cui una volta aveva dato una ginocchiata nelle palle durante una riunione. Si sentiva pesante come il piombo e non riuscì a reagire, solo lo vide sempre più vicino, fino a quando il suo pugno non le si abbatté sulla testa e tutto diventò nero.
*
 
Fortunatamente si riprese dopo pochi minuti, il suo sguardo incontrò l’azzurro del cielo e poco alla volta nella sua visuale entrò un altro tipo di azzurro…quello dei capelli di Angry.
“Stai bene?” La sua voce era preoccupata, nonostante l’espressione perennemente incazzata, e i suoi occhi erano buoni come li ricordava. Era da settimane che non si parlavano, per causa sua. Lui aveva continuato a scriverle e a chiederle di uscire insieme, ma lei ogni volta aveva rimandato perché troppo assorbita dai nuovi amici. E adesso lui era lì ad aiutarla e a prenderla fra le braccia per farla rialzare. Come amica si sentiva una schifezza.
“Dov’è quel figlio di putt-” Fece per chiedere, sentendo la rabbia montarle alla testa ricordando cosa era successo, ma Angry le spezzò la frase. “Ci ho pensato io. Non mi importa da che parte stai, nessuno può fare del male alla mia amica del cuore.”
Era un tesoro. Un vero tesoro. Il momento della riconciliazione però fu breve, bastò che Kan guardasse oltre la testa di Angry per assistere ad una scena inaspettata. Un momento Hanma era sorridente e stava sfottendo Mikey e quello dopo era a terra privo di sensi, per aver ricevuto un calcio atomico alla testa. Scivolò dalle braccia di Angry e corse da lui, gettandosi in ginocchio.
“SHU! SHU SVEGLIATI, PER FAVORE!” Lo mosse per farlo mettere disteso e gli fece poggiare la testa sulle proprie gambe a mo’ di cuscino. Con la mano massaggiò la parte colpita, per quanto inutile fosse dopo la batosta che aveva preso.
“Shu, coraggio… Dì qualcosa…” Muoveva la mano ritmicamente, senza capire bene cosa stava facendo, parecchio agitata. Il problema è che non fu l’unica… Dopo i primi istanti di silenzio per la scena sbalorditiva, tra i ragazzi della Valhalla scoppiò il panico e molti di loro se la diedero a gambe. Kan si guardò attorno, ancora più spaventata. “No… Non andate via! Ragazzi, aspettate! Shu ha bisogno di aiutooo!” L’ultima parola la gridò, senza che nessuno la badasse anche solo di uno sguardo.
Come se questo non bastasse, si aggiunse anche un altro scontro diretto tra Mikey e Kazutora. Nessuno dei due era lucido, mentre Kazutora aveva messo su uno sguardo folle di chi ha bisogno di una pasticca per calmarsi, Mikey era calmo solo in apparenza e questo lo rendeva ancora più spaventoso. Gli bastò un pugno potente…e atterrò Kazutora senza battere ciglio.
“Se hai in mente di distruggere solo le cose a cui tengo…ti distruggerò qui seduta stante.”  Lo calciò via più volte, come stesse giocando con una lattina vuota per la strada. Poi si mise cavalcioni su di lui e lo afferrò per il collo. E subito partì la scarica di pugni.
“Dannazione.” Sibilò Kan tra i denti, non avendo idea di come gestire quella situazione sempre più vorticosa. Guardò il volto esamine di Hanma, poi quello di Kazutora sotto attacco. Non aveva scelta, per quanto difficile dove muoversi da lì. Facendo attenzione posò il capo di Hanma a terra.
“Torno presto, amore mio.” Gli sussurrò, mentre si alzava in piedi, quindi con uno slancio corse verso Mikey e gli si gettò sulla schiena, iniziando a colpirlo con tutta la forza che aveva.
“LASCIALO STARE, MIKEY!” Ringhiò, continuando a colpire, ma lui era come in trans, aveva lo sguardo fisso e il suo braccio non cessava di tirare pugni alla faccia sempre più martoriata di Kazutora. Allora cambiò strategia, lo afferrò per il busto e si fece forza per tirarlo indietro. Per quanto ci provasse, non riusciva a smuoverlo. Si voltò e gridò verso il fratello. “KEN, VIENI AD AIUTARMI!” Ce la stava mettendo tutta, ma ogni sforzo risultava inutile.
“KEEEN!” Di nuovo si volse e si rese conto che suo fratello era ancora là a guardare, senza avere nessuna intenzione di muoversi. Per la prima volta, si sentì abbandonata da tutti. E intanto il pungo di Mikey continuava a picchiare meccanicamente.
“MIKEEEY!” Un grido squarciò il silenzio e finalmente il braccio di Mikey si fermò.
Visto che si alzò in piedi, Kan ne approfittò per staccarsi da lui e chinarsi su un Kazutora talmente provato dai colpi da far fatica a respirare. Per come era ridotta la sua faccia, Kan non aveva idea di dove mettere le mani senza fargli male. Era spaventata, non sapeva cosa fare, stavano succedendo troppe cose che non aveva previsto e la sua mente era più confusa che mai. Con le mani avvolse la testa di Kazutora, forse nel tentativo di dargli conforto, anche se era più lei ad averne bisogno. Avvicinò il viso ai suoi capelli e si mise a bisbigliare. “Non ti farà più niente… Stai tranquillo..”
Lei parlava e contemporaneamente sentiva delle voci, ma non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Alzando lo sguardo si accorse che lì in piedi davanti a loro c’era Baji. Aveva del sangue che gli usciva dalla bocca, non sapeva perché, non l’aveva visto per tutto il combattimento, non sapeva cosa gli fosse successo…o perché adesso avesse un coltello a serramanico in mano. E poi vide qualcosa che non sarebbe mai riuscita a cancellare dalla mente. Impugnando il coltello con entrambe le mani, Baji alzò le braccia e riabbassandole velocemente andò ad affondarsi la lama nel ventre, per poi cadere all’indietro. Per lei fu troppo. Non cercò di fermare Kazutora quando sfuggì al suo tocco per rimettersi in piedi, non guardò dove andava, non fece nulla…solo restò lì inginocchiata a terra e tremante. Poco dopo, Baji morì fra le braccia di Chifuyu.
Mentre era lì inerme spettatrice, ascoltò i discorsi sul campo, il coraggio di Takemichi trovato chissà dove per fermare Mikey da un altro attacco di furia omicida nei confronti di Kazutora, il racconto di Mikey sul giorno in cui fu fondata la Toman… Sia per lui che per gli altri era un ricordo felice, solo lei quella volta l’aveva presa male…e a ben vedere. Aveva dimenticato che per celebrare la fondazione della gang il gruppo aveva acquistato un omamori. Forse perché lei in quel momento si era allontanata per capriccio e Mikey era venuto a cercarla a cose fatte… Si era persa un pezzetto del grande avvento (!)…cazzo che amaro in bocca sentiva, ripensandoci. Ora che si era un po’ calmata, le tornavano in mente tutte le brutte faccende avvenute dal momento in cui era nata quella fottuta gang. Tutte le litigate con Mikey, tutti i tira e molla perché lui la metteva al secondo posto, il fatto che Kazutora per procuragli una moto degna di un Comandante si era intrufolato in un negozio a notte fonda e così si era consumata la tragedia della morte di Shinichiro…e adesso anche Baji era morto. Ogni dannato problema negli ultimi anni era riconducibile alla Tokyo Manji Gang.
Sentendo una mano posarsi sulla sua spalla, ebbe un piccolo sussulto. Sollevò la testa e vide Hanma, aveva dei graffi sul viso e teneva una spalla un po’ sollevata, però tutto sommato sembrava stare bene. Meno male…
“Ce ne andiamo? Si sentono le sirene in lontananza, meglio sloggiare.”
“Scusa…”
Hanma inarcò leggermente le sopracciglia.
“Io non ho ancora finito qui… Tu vai pure…” La voce di Kan era stranamente calma, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di strano, come se una fiamma stesse pian piano bruciando nelle sue iridi.
“Sei sicura?” Provò a chiederle, ma lei volse lo sguardo altrove, facendogli capire di avere già perso la sua attenzione. Un po’ gli diede fastidio. La vibrazione del telefono che aveva in tasca lo richiamò ad altro, lo recuperò e lesse il messaggio di Kisaki.
[Lasciala perdere, adesso non ha tempo per te. Ci penserà qualcun altro a portarla via.]
Diretto ed efficace come sempre. Però, per come stavano le cose, doveva aver ragione. Infastidito, schioccò la lingua, quindi mise via il telefono e se ne andò. Esattamente come fecero anche tutti gli altri presenti, non appena Kazutora dichiarò di restare e assumersi la responsabilità di quanto successo.
Rimase solo, accanto al corpo senza vita di Baji, come un’anima in pena…mentre le sirene della polizia si facevano sempre più forti. Non c’era tempo.
Kan gli porse la mano. “Tora, andiamo.”
“Non hai sentito? Ho detto che rimango con Baji.” Rispose a bassa voce e con lo sguardo fisso sul volto del caro amico perduto.
“Non me ne frega niente. Tu vieni con me. Non ti farò arrestare.”
“Io….non posso… Lui è morto per me…non posso abbandonarlo qui…”
Allora Kan si alterò. “Cazzo, Tora! E’ proprio questo il punto! L’ha fatto per salvarti! Se rimani qui il suo sacrificio non avrà alcun senso!”
Kazutora sfiorò con le dita una ciocca di capelli neri di Baji, sprofondando sempre più nell’autocommiserazione. “Ho creato solo guai a tutti… Non posso biasimarli se mi odiano…”
“Chi ti odia non capisce un cazzo!” Lo afferrò per il braccio, ancora più convinta a portarlo via con sé. “Non me ne vado senza di te, mettitelo in testa! Gh-” Un singhiozzo le spezzò la voce e in un attimo la vista venne offuscata dalle lacrime. “Ti prego…Tora…”
Finalmente lui risollevò lo sguardo e le sorrise dolcemente. “Hai sempre fatto tanto per me! Scusa se ti faccio solo preoccupare!”
“Non importa! Vieni via! Sistemeremo tutto!” Aveva fretta. Da un momento all’altro sarebbero comparsi i poliziotti e lei doveva trovare il modo di trascinarlo via, ma lui sembrava non capirlo.
“Mi hai tenuto compagnia con le tue lettere per due anni…mi hai dato speranza…e quando sono uscito dal riformatorio tutte le tue attenzioni sono state per me!” I suoi occhi divennero lucidi. “Ti ringrazio, Kan… Sei stata l’amica più buona e gentile che potessi desiderare! Non smetterò mai di pensarti!”
Kan smise di tirargli la manica della giacca, lentamente si mise in ginocchio accanto a lui, le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso. “Se sai di essere importante per me, perché mi fai questo? Se vieni via con me, ti prometto che romperò con Mikey! Lo farò davvero!” Lasciò andare la giacca e fece risalire la mano lentamente, fino a posarla sulla guancia di lui. “Io ti voglio bene…”
“Anch’io ti voglio bene…” Si coccolò contro quella mano. “Ehi Kan, mi fai una promessa?”
“Qualunque cosa, ma adesso andiamo!”
Kazutora la guardò negli occhi e disse semplicemente: “Sono sicuro che lascerai Mikey! Ho sempre saputo che non è quello giusto per te. E quando lo avrai fatto…promettimi di essere felice con Hanma, va bene?”
Kan non fece in tempo a dire nulla, all’improvviso si ritrovò sollevata da terra dalle forti braccia di suo fratello e caricata sulla sua spalla come un sacco.
“No. Ken mettimi giù. Mettimi-” D’istinto cominciò a tiragli dei pugni alla schiena nel tentativo di farlo crollare. “HO DETTO METTIMI GIU!!! KEN, LASCIAMI!” I colpi non funzionavano e aveva anche le gambe immobilizzate da quanto gliene teneva strette, nemmeno dimenandosi riuscì a farlo vacillare. Allungò un braccio e ricominciò a gridare. “TORAAA! VIENI CON ME!”
Lo sguardo di lui stava tremando a causa delle lacrime, eppure sulle sue labbra continuava ad esserci quel lieve sorriso che dedicava solo a lei. Per quanto Kan gridasse, lui era fermo lì, perché sapeva che era la cosa giusta da fare. Aveva commesso errori troppo gravi e doveva scontarli. Era straziante vedere la sua migliore amica così, il suo viso contratto e bagnato di lacrime, la sua voce che usciva a pieni polmoni e che perfino le sirene delle volanti faticavano a coprire. Ma rimase fermo dov’era, sorridente, mantenendo il contatto visivo con lei fino all’ultimo istante. Poi Draken svoltò l’angolo dell’uscita. Ora che sapeva che lei era al sicuro, era pronto a farsi arrestare. Tornò a guardare Baji, il suo volto era livido, i rivoli di sangue usciti dalla bocca si stavano già seccando. Una vita stroncata.
“Se solo fossi riuscito a ricambiare i tuoi sentimenti d’amore…forse questo non sarebbe successo… Perdonami Baji…” Sussurrò, mentre i poliziotti piombavano all’interno della discarica, dall’entrata alle sue spalle.
Fuori dalle mura, Kan continuava a gridare e tirare pugni sulla schiena del fratello come una furia. Per un po’ lui portò pazienza, ma poi, con la schiena dolorante e i timpani che sventolavano bandiera bianca, dovette necessariamente agire per farla smettere. Altrimenti detto, le assestò una grossa sculacciata che le fece emettere un suono tipo quello di un cagnolino a cui viene calpestata per sbaglio una zampina.
“Se non la pianti di urlare, arresteranno anche noi, cretina.” Doveva essere duro per forza.
“Ma… Ma Tora… Non merita di essere abbandonato così!” Aveva gridato  e pianto così tanto che la sua voce era parecchio distorta e faceva fatica a pronunciare bene le parole.
Visto che si erano allontanati un po’ e il vicolo dove si era imbucato di proposito era deserto, Draken concesse una tregua ad entrambi e fece scendere la sorella dalla propria spalla. Non c’erano pericoli che facesse una pazzia, con tutto quel dimenare le sue forze erano diminuite. In quel momento era meglio così. La avvolse in un abbraccio e la strinse contro il petto, dove lei rincominciò a piangere.
“In qualche modo ne usciremo insieme, te lo prometto.”


Continua nel Capitolo 24: [Take My Hand]!
Una battaglia così lascia delle conseguenze...
  
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