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Autore: Cryblue    30/10/2023    2 recensioni
"Per te le amiche sono amiche, le colleghe sono colleghe e gli uomini sono tutti inutili"
Martina vive tutta la sua vita con questa filosofia, soprattutto ora che questo nuovo lavoro l'ha strappata dal dolore di una difficile rottura. Per lei è un vero disastro quando una RESPONSABILE cessa di essere "solamente" tale e diventa ai suoi occhi una Donna. Si, con la D maiuscola.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.55 – Human nature.
 
È un pomeriggio tranquillo al lavoro, di quelli che ti lasciano il tempo di sistemare i dettagli come piace a te, cose alle quali gli altri non pensano mai e che fate solo tu e Giorgia, come controllare cosa ordinare di cartaria, o di detergenti, sanificare le macchine e controllare le scadenze di tutti i prodotti della bottega svedese.
Solite cose insomma.
Sei rilassata e felice, Natale è passato senza incidenti, per Capodanno tu e Laura avrete qualche amico a casa e mangerete molto e berranno poco, la tappa successiva è il tuo compleanno, e stai pensando di chiedere a Leila le farebbe piacere organizzare un fine settimana romantico fuori città, quando Fabrizio è da suo padre. Ometterai di definirlo romantico per evitare di ricevere un no secco come risposta, o una risata divertita.
Decisamente meglio il no secco.
“Ciao Martina.”
Ti cade la boule piena di ghiaccio di mano perché riconosci la voce, o il profumo, prima ancora di vedere chi sia. Guardi il mare di cubetti trasparenti che si è formato ai tuoi piedi valutando se sia il caso di raccoglierli, ma stai solo prendendo tempo. Si tratta di pochi secondi, ma ne hai bisogno per affrontare la tua ex suocera.
“Ciao, Antonella.”
È elegante e dignitosa come sempre e vederla riporta alla mente ogni istante che hai passato a casa sua, durante breve periodo in cui sei stata parte della sua piccola e meravigliosa famiglia, in cui ti ha consigliato libri e ha cucinato i tuoi piatti preferiti.
Come ringraziamento, tu hai spezzato il cuore alla sua preziosissima bambina.
Se vuole ucciderti, non opporrai la minima resistenza.
Ti sorride dolcemente e tu vorresti inginocchiarti e supplicare il suo perdono.
“Come stai? Come sta la tua nipotina?”
Si, hai tormentato anche lei con foto e i video.
“Bene, io sto bene e Claudia sta benissimo, grazie. Cresce un po’ troppo velocemente per i miei gusti, ma è sempre più bella.”
Annuisce “Si, crescono velocemente e diventa sempre più difficile proteggerli.”
Rabbrividisci ma capisci che la frecciatina ci stesse tutta.
“Tu come stai?” Devi stringere i denti per non chiederle come stia Anna.
Arriccia il naso e sistema un ciuffo dei suoi corti capelli biondi dietro l’orecchio.
“Le feste sono molto più difficili di quanto ci aspettassimo.”
È il loro primo Natale senza l’uomo della loro vita, puoi immaginare che le cose per loro non siano semplici, l’esatto opposto del vostro primo Natale con Claudia.
“Mi dispiace molto.” Vai a prendere un dolcetto dalla vetrina e glielo metti davanti con un sorriso, lei lo prende e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
“Ti faccio un ginseng?”
“Si, ti ringrazio Martina.”
Stringi le labbra, metti un bicchierino di vetro in posizione e dai il via macchina.
“Lei sta decisamente peggio di me.”
Chiudi gli occhi senza avere il coraggio di girarti.
“Non le manca solo suo padre, le manchi molto anche tu.”
“Senti Antonella io…” ti giri su te stessa per cercare di spiegarle le tue ragioni, lanciando cubetti di ghiaccio qua e là, ma lei ha ancora il sorriso amorevole sul volto e ti guarda con lo stesso affetto con il quale ti ha sempre guardata.
Dimentichi cosa volessi dirle, forse perché capisci di non dover spiegare nulla.
“Mi ha raccontato tutto, in lacrime, la sera stessa.” Sorride orgogliosa “Mi ha detto anche le cose terribili che ti ha augurato e mi sono dispiaciuta.” Sbatte lentamente gli occhi.
“Me le sono meritata. Le ho spezzato il cuore. Mi sono meritata il suo odio. Il vostro odio.” Le dai il ginseng in quella sorta di deformazione professionale che ti porta a servire le persone anche se non ne sei consapevole. È come se una parte di te non potesse tollerare di vedere un caffè sfreddarsi.
“Amavi un’altra donna, non credo tu potessi fare molto altro.” Se c’è una cosa certa, è che questa conversazione ti sta confondendo parecchio. “Sei stata sincera con lei e non ti si può certo fare una colpa per i sentimenti che provi. L’amore è cieco, no? Sicuramente è irrazionale.”
“Si, suppongo di si.”
Sorseggia il suo caffè al ginseng e tu aspetti con pazienza che lei finisca, prima di lasciare che le mille domande che questa conversazione ha scatenato in te abbiano la meglio.
“Perdonami, ma non sto capendo molto bene cosa stia succedendo. Non fraintendermi, sono felice tu sia qui, sono felice di vederti e che tu non mi odi.” Batti i canini gli uni contro gli altri e gratti la cuffietta che hai in testa “Ma perché non mi odi, Antonella?”
Ride, pulisce il bicchierino dal rossetto che ci ha lasciato sopra e poi ti guarda.
“Perché conosco mia figlia, Martina. Anna provava dei sentimenti per te, ma ha iniziato a uscire con un’altra ragazza. La mia bambina è intelligente, è brillante ed è bella, esattamente come suo padre, non farà fatica a trovare qualcuno che la ami come merita.”
Sorridi e annuisci, perché sua madre ha assolutamente ragione, Anna è tutte quelle cose e merita di esse felice, ma ancora non capisci che ruolo abbia tu in tutto questo.
È palese non possa essere tu quel qualcuno.
“Io cosa…”
“Le manchi. Le manchi molto e la tua presenza le faceva bene per molte, molte cose.”
“Manca anche a me, ma non credo…”
“Molte persone pensano che trovare l’amore sia tutto nella vita, ma sono cretini che sottovalutano l’importanza di una buona amicizia. Senza i miei amici, non sarei sopravvissuta alla morte di Bruno.”
Prendi il piattino con la tazzina vuota, sempre per deformazione professionale. “Non sono sicura che farà i salti di gioia nel rivedermi.”
Alza un sopracciglio “Ti ho sempre reputata una persona intelligente, mi sbagliavo?”
“Lo sono.” O almeno ci provi.
“Allora non sottovalutare il potere dei piccoli passi, Martina.”
Credi ti stia suggerendo di provarle a scrivere una volta ogni tanto. Magari potresti mandarle gli auguri di buon anno o qualcosa del genere. Se solo tu non facessi schifo nei rapporti umani, sapresti cosa fare.
“Io…farò il possibile.”
“Oh so che lo farai. Avevi solo bisogno di una piccola spinta.”
“Grazie.” Non sei sicura di dover ringraziare o per cosa tu stia ringraziando. La tua ex suocera sembra soddisfatta.
“Posso avere un abbraccio adesso?”
“Certo.” Fai il giro del bancone, cercando di non scivolare sui cubetti di ghiaccio, e affondi nel suo abbraccio da mamma.
“È stato bello vederti.”
“Anche per me, torna a trovarmi appena puoi, ti prego.”
Ti sorride il suo sorriso di qualcuno che sa molte più cose di te. “Oh stai tranquilla, se anche non verrò io da te, sono sicura ci rivedremo presto.” Ti bacia sulla guancia e va via.
Torni al tuo posto e fissi la tazzina vuota cercando di capire cosa sia successo.
“Tutto ok?”
Annuisci senza alzare la testa perché al momento non credi di avere il diritto di guardare il viso di Leila e provare felicità per questo.
“Allora perché stai piangendo?”
Passi una mano sotto gli occhi e ti stupisci di trovarla bagnata.
“Non è nulla solo…la madre di Anna è stata qui.”
Si irrigidisce e si guarda attorno “Ti ha detto qualcosa di scortese? Devo mandarla via?”
Sbuffi una risata, asciughi un’altra lacrima e scuoti la testa
“No, al contrario, è stata molto gentile e non riesco ancora a capirlo. Ho pur sempre spezzato il cuore di sua figlia.”
“Non hai spezzato il cuore di sua figlia, sei stata sincera con lei e le hai permesso di costruire qualcosa con qualcun altro.” Ti chiedi se sei appena capitata in una puntata di black mirror e quando arriverà la sofferenza dell’incubo.
La guardi, e probabilmente il tuo volto sta esprimendo la tua incredulità, macché probabilmente, è una certezza: sei il libro più aperto nella storia delle patate lesse.
“Ti sei comportata come una persona adulta e degna di stima, Martina. Non fatico a capire perché sia stata gentile con te.”
Posi una mano sulle labbra e temi che le tue sopracciglia si siano permanentemente incollate all’attaccatura dei tuoi capelli. Non puoi, non puoi davvero aver sentito quelle parole uscire dalla sua bocca, non puoi.
“Stai respirando, Pastorellini?”
Indichi te stessa e poi lei e poi ancora e ancora.
“Tu hai detto…”
“Non è vero. Nego tutto.” Sorride ma nei suoi occhi non sembra esserci la malizia di sempre.
“Stai bene? Sembri un po’…” agiti una mano per farle capire che sembra un pochino scarica.
“Se qualcuno mi facesse un caffè, starei decisamente meglio.”
“Subito, signora.” Prepari quello che ha chiesto alla velocità della luce.
“Non dovresti passare il tempo a dirmi che sono bella e non a insultarmi?”
Ti giri così velocemente che perdi l’equilibrio, probabilmente la piccola pozzanghera che si è formata ai tuoi piedi non ha aiutato la situazione precaria delle tue ginocchia. “Certocheseibella. Seibellissimasei…”
Ride e scuote la testa. “Sei davvero una brava persona, Martina. O una brava patata lessa.” Diventa seria d’un tratto “Sei davvero una brava ragazza.”
“Nessun sfottò? Sei sicura di stare bene?” Sistemi piattino e cucchiaino davanti a lei, e poi aggiungi il perfetto tocco finale, ossia la tazzina con il caffè. Non ti premette di ritirare la mano, la prende nella sua e la accarezza dolcemente.
“Riesci a finire per le 20? Ti aspetto?” Ha lo sguardo pieno di speranza che ti sta facendo sciogliere le interiora, come sempre.
“Si, certo. Prendo mezz’ora di permesso.” Se ti guarda così, potresti chiudere il bar anche ora.
“Non c’è bisogno di…”
“Cosa avevi in mente?”
“Due passi in castello.”
Fuori ci saranno circa 6° centigradi, che con il 90% di umidità diventano -15° per le tue povere ossa, ma l’idea di stringerti a lei mentre camminate per le vie deserte di castello, godendo della magnifica vista della città illuminata delle luminarie, è talmente allettante che accetteresti anche se ci fossero davvero -50°.
L’idea di stringerti a lei in pubblico è più che altro un’illusione, ma la vedrai indossare la tua sciarpa e guardare la tua citta con occhi innamorati, va bene comunque.
“Alle otto e dieci massimo sono fuori dal negozio.”
Ti accarezza la mano e ti sorride, ma ancora sembra che manchi qualcosa.
“Ti aspetto allora.”
Quando va via, ti aspetti quasi suoni la tua sveglia o di risvegliarti tutta sudata nel tuo lettino di adolescente, perché è ancora tutto tanto bello da sembrare un sogno.
Ti basta solo ignorare il piccolo campanello d’allarme che ha iniziato a suonare nelle parti più recondite della tua mente.
   
 
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