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Autore: EleWar    31/10/2023    3 recensioni
In ogni indagine bisogna raccogliere delle prove per scoprire la verità. Anche se a volte la verità è davvero sotto il nostro naso.
Un'altra pazza avventura per i nostri eroi di sempre!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Finalmente stasera sono riuscita a postare, non prima di aver ri-ri-ricorretto il capitolo per l’ennesima volta, e visto che questo è un po’ più lunghetto degli altri, ci ho messo un po’ di più ^_^’
Diciamo che siamo quasi alla metà della storia, e tante altre cose debbono ancora succedere.
Spero che vi piaccia anche il proseguo di questa ff strampalata.
Intanto vi stra-ringrazio anche qui per la vostra simpatia.
A presto
Eleonora
 

 
 
 
Cap. 5 I vestiti nuovi dell’imperatore
 
 
Non appena guadagnarono quelle che avevano tutta l’aria di essere le scale di servizio, si fermarono ansanti, al riparo da occhi indiscreti.
Solo allora Ryo si accorse che Kaori si era portata dietro due scatoloni vuoti, del passato di pomodoro.
 
“Che-che ci fai con quelli?” le chiese lui, con un leggero fiatone, mentre Kaori armeggiava con i cartoni dell’imballo, cercando di adattarseli al corpo, come fossero un gonnellino, a coprire le parti intime.
“Ahhh, ora ho capito! Vuoi metterci dentro la patata!” esclamò alla fine il socio, come se avesse avuto l’intuizione del secolo, salvo poi farsi improvvisamente pensoso, e aggiungere “Ma… fuori c’è scritto pomodoro!?!”
 
A quella scappata, Kaori s’infiammò nuovamente, e, gonfiato il torace, gli urlò in faccia:
 
“Taciiiiiiiiiiiiiii!!!”, buttandogli all’indietro tutti i capelli. Poi ripreso fiato “Sei un idiota senza cervello! Mi chiedo ancora come fai ad essere così… così… e allo stesso tempo un cinico sweeper!” e gesticolando con le braccia, lo indicò con rassegnata frustrazione.
 
Ad un Ryo, ormai trasformato in Super Saiyan di 4° livello, dalla potenza della soave voce femminea, non restò che ridacchiare, e per sua fortuna si astenne dal dire che, finalmente, le sue sfere del drago, erano tornate a risplendere.
 
Poco dopo erano nella tromba delle scale di sicurezza, a salire quella teoria infinita di scalini, mano nella mano, uno avanti l’altra.
Kaori, non si sa come, si era sistemata i cartoni addosso, riuscendo a nascondere almeno le parti sensibili: una scatola era servita per improvvisare una specie di pareo, e l’altra per coprirsi il seno.
Non erano certamente degni della maestria di Eriko, ma, almeno, le davano un senso di sollievo dall’enorme imbarazzo che aveva dovuto sopportare dall’inizio di quella tragica avventura.
Per la prima volta, da che era andata in piscina per una semplice nuotata rigenerante, finalmente si sentiva più forte e più fiduciosa, padrona della propria vita.
 
“Ormai dovremmo esserci” esclamò lo sweeper, richiamando l’attenzione della socia che, tutto sommato si stava godendo il momento, mano nella mano con il suo fidanzato.
Ryo era ancora completamente ignudo, ma la sua mancanza di pudore, o meglio la sua innata disinvoltura, facevano passare in secondo piano tutto il resto.
A vederlo incedere così sicuro e spigliato, veramente non avrebbe fatto nessunissima differenza se fosse stato nudo o vestito, tanto sarebbe stato uguale per lui.
Questo era Ryo e a Kaori andava benissimo così: non poteva chiedere di meglio.
 
Stava giusto per spingere la porta che li avrebbe portati al piano terra, all’altezza della hall, quando Kaori gli disse:
 
“Aspetta!” e lui si fermò, voltandosi a guardarla.
 
“Non possiamo entrare così, come se niente fosse. Cosa diremo al concierge? E poi… e poi… che ore saranno?” chiese nuovamente turbata.
 
“Be’ a giudicare dalla luce” e indicò gli alti finestrini che illuminavano le scale “non dovrebbe mancare molto all’alba.”
 
“Questo significa che presto l’albergo si animerà, e tornerà ad esserci il consueto andirivieni, con tanta gente in giro!” osservò spaventata.
 
“Hai ragione socia” disse Ryo conciliante, “ma come possiamo fare? Abbiamo bisogno delle chiavi per rientrare in camera, e sarebbe peggio se mi beccassero tutto nudo a rubarle dal casellario, che andare lì e chiederle con nonchalance!” e si profuse in un sorriso da faccia di bronzo.
 
“Non hai tutti i torti…” bofonchiò la ragazza. “E va bene, allora, cosa pensi di fare?” domandò ansiosamente.
 
“Hai mai sentito parlare della fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore? No?? Be’, lascia fare a me.” e si batté la mano sul petto, con aria sicura, facendole l’occhiolino.
 
“…mmmm…speriamo bene…” mormorò la sweeper poco convinta.
 
Ryo stava quasi per uscire, quando lei gli afferrò la mano, trattenendolo:
 
“Ryo…?”
 
“Sì?” chiese l’uomo voltandosi a guardarla interrogativamente.
 
“Stai… stai attento.” e prima che lui potesse ribattere che non correva nessun tipo di pericolo, e che anche se era disarmato, non stava affrontando nessun tipo di nemico, lei aggiunse “E non farti arrestare per atti osceni in luogo pubblico!”
 
Il viso dell’uomo, allora, si illuminò di un sorriso divertito e amorevole insieme, e avvicinatosi alla ragazza, poco prima di posarle un fuggevole bacio sulle labbra, le sussurrò:
 
“No, quelli li faccio solo per te!” e un secondo dopo avanzava con passo scalzo e sicuro, incontro al bancone della hall.
 
Kaori, portandosi una mano al viso, a coprirsi gli occhi, sospirò sconsolata e innamorata insieme.
 
Drin drin drin
Ryo, con impazienza, premette con il palmo della mano, il campanello posto sul bancone.
Per un attimo Kaori si chiese se non fosse impazzito, perché, d’accordo attirare l’attenzione del portiere di notte, ma così sembrava voler svegliare tutto l’albergo!
 
Nel giro di un minuto, però, si vide arrivare dal retro un ometto alquanto assonnato, che, stropicciandosi gli occhi, emise un rauco “Sono subito da lei!”, prima di guadagnare la sua postazione al front office.
E più si stropicciava gli occhi, e più il suo sguardo si faceva incredulo, trovandosi davanti quell’omone aitante di Ryo, a torso nudo.
Tuttavia l’omone aitante in questione, non perse tempo, e precedette ogni suo eventuale strabiliato commento iniziando a dire:
 
“Ragazzi che serata! Magnifica!” e poi rivolgendosi direttamente al receptionist prese a parlare quasi a raffica “Stasera io e mia moglie” e Kaori che ascoltava poco distante da lì, sobbalzò a quella parola “abbiamo preso parte ad una sfilata di moda fantastica; sapesse che vestiti, che stile, che fashion! Uno più bello dell’altro! Ce ne erano certi da far girare la testa” e poi appoggiando il gomito sul ripiano, e facendosi più vicino, come a volergli confidare un segreto “ma anche i prezzi facevano girare la testa, non so se mi spiego…” e finì per ridacchiare.
 
Il receptionist, che si era svegliato di soprassalto al suono insistente e quasi impertinente del campanello, e che ora si trovava davanti un uomo seminudo che pontificava di moda e sfilate, non riusciva a capacitarsi se stesse ancora sognando, o quella fosse una bizzarra realtà, anche perché, a dirla tutta, quel cliente petulante, lo stava rimbambendo con la sua chiacchiera!
Si sforzò di concentrarsi, per capire dove lo sconosciuto volesse andare a parare.
 
Ryo, in ogni caso, dopo la confidenza, si era ritirato su, in tutta la sua stazza e, perfettamente a suo agio, riprese a raccontare la sua immaginifica serata, passata ad una presunta sfilata di moda:
 
“Dicevo… abiti da togliere il fiato, e allora sa che cosa abbiamo fatto io e mia moglie?”
 
L’impiegato non fece in tempo nemmeno a dire un No di convenienza - mentre una Kaori tutta orecchi sussultava seguendo la scena dallo spiraglio della porta - che Ryo proseguì per la sua strada:
 
“Siamo andati nel backstage della sfilata, e abbiamo chiesto a Fashion Guru Master, sa, il famoso stilista, lo conosce no? E chi non lo conosce?” rimarcò in tono teatrale e ammiccando “Dicevo abbiamo chiesto a FGM, Fashion Guru Master, è così che lo chiamiamo noi amici” e nuovamente gli ammiccò “di venderci a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e una delle sue creazioni!” e concluse con aria beata, congiungendo le mani in estasi.
 
Il portiere ascoltava basito, e stentava a seguire il filo dei vaneggiamenti di Ryo; si chiedeva come mai ‘sto tipo mezzo nudo parlasse tanto di vestiti, quando non ne indossava nemmeno uno!
 
Ryo, soddisfatto dell’effetto confusionario che stava avendo sul timido receptionist, proseguì la sua tirata:
 
“Ovviamente, io e la mia signora, volevamo un vestito ciascuno, unico, che ci rappresentasse, e FGM ha trovato quello che faceva per noi. Che uomo! Che artista! Che genio incontrastato!” snocciolò entusiasta.
 
Il dipendente dell’hotel, si guardò bene dal proferire parola, perché lui, di questo guru qualcosa, non ne aveva mai sentito parlare, e meno che meno sapeva che ci fosse una sfilata così importante in città.
 
“Guardi, guardi qui!” disse ad un tratto Ryo, costringendo il receptionist ad esaminarlo con occhi assai più interessati di come non stesse facendo.
L’omino, infatti, faceva di tutto per non farsi scoprire a guardare i pettorali guizzanti e le braccia muscolose, completamente nude, che Ryo metteva in mostra sbracciandosi nel raccontare con enfasi la sua serata fantastica, ma era difficile non soffermarcisi, data la bizzarria della situazione.
Stavolta, però, era proprio lo stesso cliente che lo obbligava, e non aveva scampo.
Ryo, dal canto suo, proseguì:
 
“Vede questo magnifico completo che indosso? E’ una creazione FGM o-r-i-g-i-n-a-l-e! Ne ha mai vista un’altra così? No? Lo immaginavo, del resto non sono adatte al pret-à-porter, queste.” e fece una smorfia da saccente snob “Vede la giacca? Che taglio! Che linea, e che rifiniture! Non è superba? E vogliamo parlare della mia camicia di seta? Seta indiana, della più pura e costosa. La cravatta… si commenta da sé” aggiunse con un gesto che stava ad indicare un’ovvietà “I pantaloni? Come non averli! Le scarpe… un po’ rigidine all’inizio, ma ho dovuto accontentarmi di quelle che avevano, pur sempre fatte a mano, che crede? Tuttavia Fashion mi ha promesso che me ne farà avere un altro paio, fatte su misure per me. Ero così impaziente di venir via con il suo abito, che sarei tornato in albergo anche scalzo!” e Ryo si lasciò andare ad una fragorosa risata.
 
Un colpo di tosse discreto della socia, lo richiamò all’ordine; il suo spettacolino stava andando troppo per le lunghe, e lei si stava scocciando a restarsene lì, dietro la porta di servizio, con indosso due scatoloni di pelati, mentre dalla tromba delle scale saliva uno spiffero che le freddava tutta la cantina.
 
Ryo tornò in sé:
 
“Anche il vestito di mia moglie è straordinario, una vera opera d’arte” riprese con enfasi “Una bella donna e un bel vestito, quale altro migliore connubio?”Argomentò lo sweeper, poi si fece improvvisamente serio, e nuovamente si appoggiò al bancone, abbassando la testa, e inducendo il portiere a fare altrettanto; Ryo era pronto ad una nuova confidenza: “Solo che… solo che è successo un guaio.”
 
Il receptionist era ormai totalmente assorbito dai vaneggiamenti di Ryo, e anche se, ancora, non riusciva a vedergli indosso quel completo fantasmagorico che diceva di indossare, per empatia si fece cupo anche lui e si dispose ad ascoltare ciò che, apparentemente, angustiava quello strano tizio tutto muscoli e parlantina.
 
“Solo che…” riprese lo sweeper “quando siamo andati al buffet, un vero e proprio tripudio di cibi raffinati e ottimo vino, manco a dirlo, la mia povera Kaori, si è sporcata con la salsa… ovviamente non è stata colpa sua…”
 
“Certo che no!” riuscì ad infilare il receptionist.
 
“Vero? Anche lei pensa che la mia signora sia l’esempio vivente della leggiadria e della femminilità?” chiese lo sweeper con occhi sognanti, mentre Kaori esasperata da quella pantomina stava già perdendo la pazienza. “Ah dovrebbe vederla! E la vedrà sa, solo che….” e nuovamente assunse un’aria mogia, da sconfitto.
 
“Solo che…?” lo incalzò l’altro.
 
“Solo che, pur non essendo stata colpa sua, si è sporcata il vestito con la salsa, dicevamo, ed ora…” e abbassando ulteriormente la voce disse “… si vergogna di farsi vedere. Con il vestito macchiato! Ecco, l’ho detto!”
 
“Ohhhhhh!” esclamò l’omino rapito.
 
“Si vergogna di farsi vedere da lei!” puntualizzò Ryo, e questo inorgoglì il portiere di notte che, raddrizzate le spalle, assunse una postura più dignitosa, dimenticando completamente che stava parlando con un uomo nudo e tutto il resto.
 
“Oh, ma si figuri…” iniziò a schermirsi “non ce n’è motivo, io sono solo un umi…”
 
“E invece no!” lo interruppe Ryo con enfasi “Quel che è giusto è giusto. Lei è un uomo di valore, un fulgido esempio della dedizione al lavoro di noi, popolo Nipponico. Io e mia moglie conosciamo l’importanza del suo lavoro, tanto più che lo espleta nelle ore notturne, quando tutti dormono o sono in giro a fare baldoria.”
 
Lo stava bellamente intortando, e l’omino non capiva più niente dalla felicità: il suo petto stava per scoppiare di amor proprio e orgoglio.
 
“Anche io mi vergognerei a tornare in albergo con un vestito macchiato, con un abito indecente, e la mia Kaori è molto sensibile a queste cadute di stile, ecco perché non è qui con me, e anzi, piuttosto, se ne sta laggiù nascosta” e la indicò “Ad aspettare che io ritiri le nostre chiavi, e soprattutto trovi una soluzione al suo imbarazzo.”
 
Il receptionist si voltò verso la sweeper, e questa lo salutò timidamente dallo spiraglio.
L’uomo arrossì inspiegabilmente; era al cospetto di cotanta donna che, per suo rispetto e pudore, preferiva restarsene acquattata dietro una porta di servizio, anziché farsi vedere in disordine da lui.
Mai era stato investito di un così grande onore, e veramente dimenticò la buffa avventura notturna che stava vivendo, e gli parve che il tutto fosse sì bizzarro, ma altamente appagante.
 
“Signora, troveremo una soluzione!” le disse ad alta voce, così da farsi sentire. Quindi, dopo essersi fermato a pensare un attimo aggiunse “Potrei farle avere una vestaglia o un accappatoio per… per.. coprirsi, se vuole.”
 
“Oh sarebbe una magnifica idea!” rispose euforica la sweeper, che iniziava a vedere un finale decoroso a quell’avventura notturna; Ryo era riuscito a far passare in secondo piano tutto il resto: quel bastardo racconta frottole ne sapeva una più del diavolo.
 
“Se avrete la pazienza di aspettarmi, le procurerò qualcosa da mettersi sopra” sentenziò orgogliosamente il portiere, e senza aspettare la risposta, scomparve all’interno con servile solerzia.
 
A quel punto Ryo fece segno a Kaori di raggiungerlo, ma lei fece di no con la testa: non si sentiva ancora pronta; per fortuna il receptionist non tardò a ritornare, e porgendo a Ryo, attraverso il bancone, un morbido kimono di seta lavorato a fiorami spiegò:
 
“E’ della mia fidanzata, ma credo che sarà felicissima di prestarglielo.” e nuovamente arrossì.
 
Ryo, per un attimo, si sentì in colpa di averlo preso in giro così tanto, in fondo era un brav’uomo, un po’ troppo credulone forse, ma di buon cuore; probabilmente anche il lavoro che faceva lo portava ad essere accondiscendente con tutti i clienti, e la sua indole naturale faceva il resto.
Lo sweeper afferrò l’indumento con profondo rispetto e gratitudine, e voltandosi si avviò verso Kaori e la porta, mostrando le terga al receptionist, che sgranò tanto di occhi.
Se l’impiegato dell’albergo aveva creduto che Ryo fosse a torso nudo, nonostante non riuscisse a vedere il tanto decantato vestito di alta moda, adesso constatava che non aveva nemmeno il sotto, e veramente i suoi pantaloni era come non averli!
Si stropicciò nuovamente gli occhi e scosse la testa, eppure Ryo continuava ad apparire completamente svestito; il suo piglio sicuro e la sua disinvoltura lo stavano confondendo e non riusciva più a scindere il vero dal falso.
A peggiorare le cose, ad un certo punto, il portiere lo vide infilarsi le mani in quelle che dovevano essere le tasche della giacca, ed estrarre accendino e sigarette, e ci mancò poco che andasse fuori di testa.
Ryo dal canto suo mimava tutti i movimenti, apposta per destabilizzare e confondere ulteriormente l’ometto.
 
In ogni caso, Kaori fu veloce ad indossare il kimono, e finalmente poté uscire allo scoperto.
Al braccio di Ryo si avvicinò al bancone della hall, il socio sempre nudo, lei vestita.
Lo sweeper, quindi, sempre sicuro di sé, chiese le chiavi:
 
“4-8 e 4-9, per favore.”
 
E la disinvoltura era tale, che l’addetto nemmeno si chiese come mai i due si dicevano sposati, e invece occupavano due stanze diverse.
 
Ryo prese le chiavi, e con naturalezza appoggiò i cartoni dei pelati sul bancone, quelli che aveva indossato Kaori; un secondo prima di andarsene verso l’ascensore, chiese al receptionist con noncuranza:
 
“Ah, ci pensa lei a mandare questo in tintoria?” ma non attese risposta; quando l’altro si riscosse, quella strana coppia era già scomparsa, e non per la prima volta, l’uomo si chiese se non si fosse sognato tutto.
 
Scrollando nuovamente la testa, decise di farsi un bel caffè forte, così almeno si sarebbe svegliato del tutto.
 
 
 
I due sweeper raggiunsero finalmente le tanto agognate stanze da letto, scelte tatticamente contigue, e si fermarono indecisi.
Kaori divideva la sua con la cliente, come da prassi, ma dopo quella strana avventura avrebbe tanto voluto restare con Ryo, passare altro tempo con lui, trascorrere il resto della nottata abbracciati, nel medesimo letto, anziché adattarsi a condividere la stessa, seppur spaziosa e lussuosa, stanza, con quella tipa antipatichina.
Tra l’altro, con il rischio di essere aspramente redarguita, nel caso l’avesse svegliata con la doccia bollente che aveva intenzione di fare.
Ryo da parete sua, avrebbe voluto che Kaori entrasse e restasse nella sua, di stanza, per gli stessi identici motivi della socia, ma stavano lavorando e quelli erano i patti.
 
Entrambi si guardarono per un lungo istante, sconsolati, senza parlare, e sospirarono affranti.
 
Alla fine Kaori fece per aprire, quando Ryo la fermò:
 
“Sugar, aspetta, guarda qui” e nel dirlo si piegò a raccogliere una lettera che aveva trovato sotto la porta, entrando; la prese e lesse “A quanto pare è di Mick. Chissà cosa avrà da dirci?”
 
Kaori tornò indietro, e raggiunse il socio all’interno della sua camera; si sedettero entrambi sul letto, non prima che la ragazza gli dicesse:
 
“Almeno, adesso, potresti metterti le mutande?”
 
Ryo stava per protestare che erano ore e ore che andava in giro nudo, ma poi si arrese subito; era così stanco anche lui, che non vedeva l’ora di farsi una doccia calda e dormire dormire dormire.
 
Non appena ebbe infilata della biancheria intima pulita, Ryo iniziò con:
 
“Dunque il nostro yankee dice ‘Adorata Kaori, che ancora ti ostini a sprecare il tuo tempo accanto a quello scimmione spelacchiato di Ryo, volevo avvertirti che, durante la vostra assenza, ho praticamente risolto il caso.’” letto ciò Ryo s’interruppe e sbottò con: “Quel damerino è davvero uno spudorato, come osa definirmi scimmione spelacchiato quando ho una chioma nera e folta più della sua??? E poi sempre a provarci con te… mi sta dando sui nervi!” concluse esasperato.
 
“Caro…” gli disse Kaori, pericolosamente in bilico fra la veglia e il sonno “… forse ha detto così perché gli scimmioni hanno più pelo di te, che sei notoriamente glabro, da buon giapponese che si rispetti” e si lasciò andare ad uno sbadiglio.
 
“Ma certo che lo so come sono le scimmie! Lo conosco anch’io il mondo animale… animale come lo è lui!!”
 
“Dai non fare il geloso!!! Ti stai scaldando tanto per nulla… e per quanto mi riguarda, se ci decidessimo finalmente a dirgli di noi, forse, dico forse, se la smetterebbe di provarci con me. In fondo lo fa per provocarti… aauauauuahhah” terminò con l’ennesimo sbadiglio.
 
Ryo incassato il colpo, e fattosi passare lo sdegno, riprese la lettura della lettera borbottando:
 
“Quel cretino ha imparato a scrivere in giapponese meglio di me… va be’ vediamo cosa ha scarabocchiato qui” e lo si sentì rileggere velocemente a mezza voce, per riprendere il filo “ah sì dice che ha risolto il caso, che la tipa si era inventata tutto perché voleva far ingelosire il regista con cui aveva una mezza relazione e bla bla bla, e che così si sarebbe fatta pubblicità rendendosi interessante e via dicendo. E questo l’ha scoperto perché, non appena tu sei è uscita, anche lei, che fingeva di dormire, è sgattaiolata fuori, e Mick l’ha seguita fino alla suite del regista. Ha origliato alla porta e ha sentito tutto. A quel punto ha bussato, gli hanno aperto, e fingendosi un investigatore privato mandato dal produttore del film, ha minacciato uno scandalo se non avesse saputo tutta la verità. Attrice e regista hanno vuotato il sacco, e lei ha ammesso di essersi inventata tutto. Ha detto che si scusava con noi, e che ci avrebbe pagato il compenso comunque, l’indomani mattina.” Ryo alzò gli occhi dalla lettera, e guardando una Kaori allibita e perfettamente sveglia, fece spallucce.
 
“Mick dice che passerà domattina…” e istintivamente i due sweeper adocchiarono il lussuoso orologio da parete “cioè fra poche ore, a spiegarci tutto meglio nei dettagli.”
 
“Perfetto! Vien da dire, tutto è bene ciò che finisce bene” sentenziò la ragazza. “Abbiamo giusto il tempo di farci una doccia e un pisolino. Mick sa essere davvero mattiniero, quando ci si mette, non come qualcuno che conosco io…” e rivolse uno sguardo in tralice al suo partner, ma quella fu solo una battuta innocua, senza conseguenze.
 
“Ti dispiace se faccio la doccia qui da te, prima di andare di là?” domandò la sweeper al suo fidanzato.
 
“Ma cerrrrrrto che no!” saltò su Ryo, improvvisamente rianimato, con uno strano luccichio negli occhi.
 
“Ryo…” iniziò Kaori con pazienza “capisco il tuo stato d’animo, e in un altro momento ti avrei pure invitato… a farla con me… ma veramente ho bisogno solo di lavarmi, se capisci cosa intendo…”
 
E già l’uomo era passato dalla gioia sfrenata di un bambino che sta per andare al parco giochi, al cupo malumore di chi è costretto in casa durante una giornata di pioggia, di novembre, di domenica.
 
Si riscosse:
 
“Però scusa, perché hai detto ‘prima di andare di là’? La cliente non c’è, probabilmente sta facendo quelle cose che tanto vorrei fare io con te, col suo amante, e tu vuoi lasciarmi solo?” quasi piagnucolò.
 
Lei allora gli si avvicinò, intenerita dal suo dispiacere, e gli pose una mano sulla guancia leggermente ispida:
 
“Tesoro, mi hai appena detto che domattina, cioè fra non molto, Mick sarà qui, e vuoi davvero che ci sorprenda a letto insieme?” e gli fece l’occhiolino.
 
“Ma…ma… questo non vale!” protestò infantilmente il cinico sweeper, poi cambiando repentinamente tono e faccia aggiunse “E se ti venisse a fare una visita notturna?” incalzò l’uomo.
 
“Saprò come proteggermi” lo smontò lei.
 
“E quindi? Davvero te ne vai così?” e la guardò con occhi lacrimosi.
 
“Finché non usciremo allo scoperto, sai quante altre volte dovremo dissimulare ancora? Io inizio ad esserne stanca, e tu?”
 
Ryo annuì sconsolato: Kaori aveva ragione, prossimamente avrebbero dovuto mettere fine alla loro relazione clandestina, e rivelare tutto agli onnipresenti amici di sempre; del resto non c’era più motivo di tenere il segreto, e passata la prima buriana di risatine, commenti e sfottò, tutto si sarebbe sistemato, e sarebbe diventato perfettamente normale, vederli e saperli insieme.
Anche Kaori era dispiaciuta di doversene andare in camera sua, tanto più che non c’era più quella piattola della cliente, ma non si poteva fare di meglio; a parziale consolazione di entrambi propose:
 
“Facciamo così. Io mi concedo una doccia bollente veloce, e poi ti aspetto qui” indicando il letto su cui già era seduta “finché la fai tu. Poi ti saluto e me ne vado di là, d’accordo?”
 
“MMMm non è molto ma mi dovrò accontentare…” concesse a malincuore l’uomo, e avvicinandosi le disse: “Intanto salutiamoci anche adesso” e la baciò teneramente sulle labbra “Sai, stai andando a fare la doccia, e chissà quando torni, poi ci risaluteremo anche dopo. Certo sarebbe stato diverso se io e te…”
 
Ma lei lo bloccò in tempo, posandogli una mano sulla bocca; lo sweeper depose le armi.
 
Kaori filò in bagno a lavarsi, finalmente, e poco dopo se ne uscì paludata in un morbido accappatoio recante la sigla dell’hotel, esalante vapore, profumo e stanchezza; si frizionò energicamente i corti capelli e si stese sul letto, giusto un attimo – quella era l’intenzione.
Anche Ryo fece una doccia veloce, e quando la raggiunse, lei già dormiva e non volle svegliarla, e anzi, le si distese accanto.
Stringendosi a lei, le prese la mano, e sfinito si addormentò.
 
 
 
Fu così che li trovò Mick il giorno dopo, introducendosi nella camera senza permesso, e senza essere invitato; in più, rispetto alla sera prima, c’era che i due dormivano profondamente e teneramente abbracciati, ed Angel, ridacchiando mentalmente, si disse:
 
“Lo sapevo, eh eh eh eh!” 
 
   
 
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