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Autore: Marc25    01/11/2023    1 recensioni
Anton, un ragazzo orfano di madre e trascurato dal padre, ha oggi 21 anni, cerca di andare avanti come può, ci riuscirà?
Luis, un poliziotto di 33 anni, è sempre stato sfortunato nelle sue relazioni, ma ha appena ricevuto una promozione nel lavoro.
L'incontro casuale tra i due cambierà completamente la loro vita, entrambi riusciranno a capire quanto legati ad un nebbioso passato e quanto pronti a lasciarselo alle spalle e a guardare verso il futuro. Ma ci sarà un futuro? E sarà insieme?
Il tutto condito da un misterioso caso sullo sfondo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cap 27 – Speranza
Luis – 10 ottobre 2016 – 5:35
Aprendo lentamente gli occhi vide un soffitto bianco, ci mise almeno 5 minuti per metterlo a fuoco. Capì solo dopo di essere in un letto di ospedale, un piacevole calore toccava la sua mano destra. Lo riconobbe anche se si vedeva solo la sua chioma castano chiara, era Anton, si era addormentato in una posizione scomodissima, seduto su una sedia, con la testa appoggiata appena al lato del letto e la mano sulla sua.
Tolse delicatamente la sua mano da sotto quella di Anton e con quella toccò i capelli del suo ex accarezzandoli, pian piano il ragazzo si svegliò.
Fece uno sguardo misto tra sorpreso, colpevole e felice.
<< Chiamo subito l’infermiera >>
Luis fece un verso. Non riusciva ancora a parlare bene ma Anton capì che non voleva subito chiamare l’infermiera, ma l’avrebbe fatto a breve.
Ad un certo punto riuscì a formulare le prime parole: << Quanto… ho dormito? >>
<< Da ieri, erano le 9 circa. Ti ricordi quello che è successo? >>
Luis annuì, tentando di mettersi seduto ma sentì un dolore lancinante alla spalla.
<< Stai attento, devi ancora riposare, ti hanno operato, ero preoccupatissimo, anche i tuoi colleghi, in particolare Ricky. Che dici, la chiamo l’infermiera? >>
Luis annuì sorridendo.
 
Entrarono poco dopo Ricky e il commissario Moulet e avevano anche bisogno di Anton che rimase nella stanza.
<< Sei in grado di rispondere a qualche domanda Luis? >>
<< Si >> disse Luis
<< E lei signor Lacroix? >>
<< Certo >> rispose Anton
Luis e Anton raccontarono tutta la storia, Luis i come aveva scoperto che Moore era l’assassino e Anton di come era stato rapito, di tutta la colluttazione e della legittima difesa lanciando il coltello salvando Luis. Luis confermò.
Moulet concluse: << Bene, Luis, signor Lacroix, Ricky, vi saluto. Ho tutte le informazioni che mi servono, potrebbe essere che sarete richiamati per riconfermare le versioni. >>
I ragazzi annuirono e lo salutarono in maniera composta per quanto possibile.
 << Bene, vi lascio soli >> disse Ricky
 << No, non è necessario. >> rispose Anton
<< Io credo di si invece, dovete parlare. >>
 
Una volta che Ricky uscì dalla stanza, Luis era in una posizione da seduto.
<< Riuscirai mai a perdonarmi? >>
Anton posò gli occhi su quelli del suo salvatore che gli aveva posto la domanda.
<< L’ho già fatta da un po’ >> disse mentre una lacrima gli rigava la guancia destra.
Luis era commosso come il suo amato, sapeva il perché di quella lacrima.
<< Che ne sarà di noi? >> chiese, certo di una risposta che non avrebbe voluto sentire.
Anton che aveva abbassato lo sguardo, incrociò nuovamente quello del poliziotto, rimase in silenzio per qualche istante, poi prese un respiro che traspariva di sofferenza e disse. << Sai, se io ascoltassi solo la ragione, ora mi fionderei su di te e ti riempirei di baci, certo dovrei contenermi per non ucciderti. >>
Luis rise appena per la battuta del ragazzo. Il castano poi continuò: << Parte del mio cuore non fa altro che rafforzare questo desiderio. Ma l’altra parte del mio cuore soffre quando ti vede. Non è una cosa razionale, so che tu non hai colpe per la morte di mia madre in fondo e so che non ci potrebbe essere migliore poliziotto per Montpellier… >>
<< Ma non riesci a dimenticare che in quella macchina c’ero io. >>
<< In questo momento sto rividendo ancora quella scena, io… mi dispiace. >>>
<< No, no, ti capisco. >>
Ora le lacrime di Anton scendevano più copiose e singhiozzavano disse: << Tu sei ferito e io piango come un bambino. >>
Anton arrossì leggermente mentre con le mani asciugava le lacrime.
<< È come se la nostra storia sia nata perché io avessi risposte ma che tramite queste risposte sia destinata a non poter continuare, non basta la volontà. >>
Ora entrambi cercavano inutilmente di trattenere le lacrime.
<< Capisco. Lo…lo sapevo e so che hai ragione. >>
Anton annuì e si girò, pronto ad uscire.
<< Ci rivedremo? >> disse speranzoso Luis
Anton girò lo sguardo verso di lui: << Può darsi, Montpellier non è poi così grande. >>
Luis non voleva congedarsi così con Anton, perciò mentre il ragazzo aveva già fatto pressione sulla maniglia e aperto la porta, Luis gli disse: << Ti amo Anton. >>
Anton disse semplicemente: << Anche stavolta. >>
<< Stavolta cosa? >>
<< Anche questa volta prima che lo potessi dire io. >>
Anton fece un mezzo sorriso e chiuse la porta.
Luis non sapeva che in nessuna altra relazione avrebbe ricambiato.
 
Anton – 10 ottobre 2016 – 9:30
Il giorno dopo il ragazzo si incontrò col fratello, passeggiavano per il centro, non c’era tanta gente. Emil stava saltando la scuola e Anton che non la aveva neanche finita non sarebbe stato credibile nel rimproverarlo. Perciò si godeva la compagnia del fratello.
<< Se penso a quello che ti è successo mi vengono i brividi. >>
<< Tu ci penso, figurati io che l’ho vissuto, spero che presto riuscirò a tornare ad avere sonni tranquilli. >>
<< Rimarrai in quella casa? >>
<< Certo, e poi adesso avrò più velocemente la presenza del balcone e non solo, l’affitto si è dimezzato. >>
<< Sei davvero coraggioso. >>
<< Ci credo. Dopo essere sfuggito alla follia omicida di quel bastardo non ho più niente da temere. >>
<< Anche grazie a Luis. >>
<< Soprattutto grazie a Luis. >>
Gli occhi di Anton si riempirono di malinconia come se fosse passato tanto tempo da quando erano felici insieme e invece erano passati pochi giorni.
<< Secondo me siete una bella coppia. >>
<< Quando mai ci hai visti insieme? >>
<< Lo dico per come eri felice quando eravate insieme e per come ne parli tristemente ora che non lo siete più. >>
<< Sai, pensavo che sapere chi fosse stato mi avrebbe fatto sentire meglio o al limite indifferente. Invece mi ha fatto malissimo e il destino è stato tanto crudele da farci incontrare e innamorare. Proprio lui, io che non mi innamoro mai. >>
<< Tranne, se non mi sbaglio di un certo… Dimitri? >>
<< Dylan, ma quella è un’altra storia. >>
<< Beh, tu non sei vecchio, magari con Luis è solo un allontanamento temporaneo. >>
<< Ma basta parlare di me, come va con la tua ragazza? >>
<< Meglio di prima ma peggio dell’inizio. >>
<< Quindi dicevi la verità quando mi parlavi dei tuoi problemi con la ragazza. >>
<< Si, certo non era per i motivi che ti ha detto Allison, che ero un po’ scostante. >>
<< A proposito non dovresti avercela ancora con Allison, tra fratelli bisogna sostenersi. >>
<< È lei che deve fare il primo passo. >>
<< Non essere troppo orgoglioso. >>
Emil chiamò di nascosto Allison.
La ragazza era a scuola quando lesse Emil su display, chiese di andare in bagno per la prima volta sola, senza qualche amica.
<< Pronto? >> disse lei, senza ricevere risposta ma sentendo la discussione tra Emil e Anton.
<< Cos’è che dicevi su Allison? >>
<< Che non devi essere troppo orgoglioso, che non dovresti avercela con Allison, che dovete sostenervi a vicenda. Ma perché me lo fai ripetere? >>
<< Volevo sapere se dicevi sul serio. >>
<< Certo che dico sul serio, pagherei per avere un rapporto come quello che hai tu con tua sorella. E poi sono convinto che prima o poi io e Allison andremo d’accordo. >>
<< Si, magari quando tutti e due camminerete con un girello. >>
<< Ah, Ah, divertente… >>
Poi il ragazzo più grande fece del solletico al collo e ai fianchi del giovane che rise molto.
<< Ah, allora soffri il solletico, eh? >>
E Anton rincorse Emil che scappava dal suo “aguzzino” divertendosi.
Solo dopo Allison chiuse la chiamata. Era rimasta colpita dalle parole di Anton ma non lo avrebbe ammesso né avrebbe fatto menzione a quella chiamata. Non lo avrebbe fatto neanche Emil.
 
Emil – 17 ottobre 2016 – 16:00
Emil stava parlando con Allison e le fece vedere un braccialetto di finto argento con scritto A-E-A sopra.
<< Quel braccialetto dove lo hai preso? E cosa vuol dire? >>
<< Lo vedi questo? >>
Emil aveva preso dalla tasca un sacchetto con dentro un braccialetto di finto oro con A-E-A  che era per Allison.
<< È per te da parte di Anton, uno uguale a quello nostro solo che è d’oro. >>
<< E quanto ha pagato? Un euro in più rispetto ai 5 euro che valgono questi oggetti da mercatino? >>
<< Non saranno costati tanto ma li ha fatti personalizzare, vedi che ci sono dei nodi tra le A ed la E, quelle sono le nostre inziali. >>
<< Dammi il braccialetto. >> disse la ragazza, Emil glie lo diede in mano, lei si avvicinò alla pattumiera che stava nella medesima stanza e lo gettò dentro.
Emil sorrise e se ne andò.
Allison era consapevole che la spazzatura era stata buttata da poco proprio da Emil e che la pattumiera era vuota. Prese dei guanti in nitrile, convinta di non essere vista da nessuno e recupero il bracciale. Emil aveva spiato senza farsi vedere tutta l’operazione. Era convinto che presto ci sarebbe stato un avvicinamento tra la sua adorata sorella e il ritrovato fratello.
 
Dylan – 21 ottobre 2016 – 17:00
15 Gennaio 2022, poco più di cinque anni, tanto era il tempo che aveva per esercitarsi al poligono di tiro.
Era la prima volta che era entrato in quella struttura, una delle strutture aperte al pubblico.
Le misure di sicurezza erano molto stringenti e c’era una persona che controllava costantemente. Aveva detto che era lì solo per provare una possibile capacità. E anche se non era quello il motivo per cui era al poligono di tiro, era veramente capace, gli bastava pensare al padre, alla faccia di quel criminale e riusciva già ai primi tentativi a colpire proprio quel punto. Pensò ad Anton e alla sua mira micidiale a freccette, per quanto aveva sentito dire non se la cavava male neanche con i coltelli.
Sorrise pensando al sesso che avevano fatto due settimane prima. Ma il suo sorriso si smorzo subito quando sul nuovo bersaglio rivide la faccia del padre.
 
 
 
 
 
Luis – 12 settembre 2017 – 9:00
Pronto ad andare in ufficio, un giorno come tanti altri. Dopo la morte del dottor Moore, avevano lavorato a tanti casi lui e Ricky risolvendoli brevemente e egregiamente, nessuno di questi era stato un omicidio comunque.
Lui era diventato ispettore capo sostituendo il compianto Lafont. Non di rado andava a fare visita a Leroy che viveva con gli zii, era un bravo ragazzo, con lui parlava di tante cose e lo prendeva come esempio, voleva fare il poliziotto e Luis era contento.
Però sapeva che Leroy era bullizzato, spesso tornava con uno o entrambi gli occhi neri e lividi sul corpo, questo sapeva dagli zii, solo perché era orfano, certo i ragazzini potevano essere perfidi. Lui si sapeva difendere ma quei vigliacchi lo attaccavano in gruppo.
Leroy da qualche giorno non era aggredito, Luis non aveva detto niente ma una volta era andato a prenderlo da scuola e i presunti bulli avevano, come aveva previsto, proprio la faccia da vigliacchi.
Leroy che era molto orgoglioso se le era presa ed era stato offeso con lui per un po’ ma poi lo aveva perdonato.
In fondo Luis si sentiva un po’ colpevole di aver avuto sospetti e aver spostato l’attenzione sul padre del ragazzino.
 
Quel giorno mentre andava a lavoro era distratto e si scontrò con un altro ragazzo altrettanto distratto.
<< Mi scus…
Entrambi lo dissero all’unisono, l’altro ragazzo era Anton.
<< Anton… >>
<< È incredibile, incontrarci così, per caso. >>
<< Un po’ come la prima volta. >>
<< Beh, ma stavolta non c’era una rissa in corso. >>
<< Già, ti è caduto un foglio per terra. >>
<< Ah, già, sto pensando di fare il liceo artistico, ecco, mi sono iscritto all’ultimo momento, sai che a me mancano due anni e…qui ci sono tutti i libri che doveri comprare, oddio, non so come farò, spero di trovarne un botto usati. >>
A Luis piacevano i termini molto giovanili che ogni tanto usava anche Anton.
<< Forse conosco un posto…vado in pausa alle 12, se non succede niente di grave; se ti facessi trovare fuori verso quell’ora, magari potremmo andare insieme. >>
Luis aveva il battito improvvisamente accelerato, lo guardava negli occhi che di solito lo calmavano, ma non in quella circostanza.
Dopo secondi che a Luis sembrarono un’eternità disse: << Va bene. >>
<< Ok, a dopo. >>
Questo riaccese la speranza negli occhi di Luis.
 
Trovarono quasi tutti i libri che servivano ad Anton nel negozio di un amico di Luis usati e ad un prezzo accessibile.
Sembravano due amici che non si vedevano da molto tempo e avevano tanto da raccontarsi, Anton raccontò di aver trovato un rapporto molto positivo con Emil e che con Allison i rapporti erano nettamente migliorati, che aveva avuto tante mini relazioni con ragazzi che non lo avevano preso abbastanza, nonostante loro lo fossero molto.
Luis raccontò un po’ la situazione di Leroy, e di come fosse piacevole lavorare con un amico come Ricky, disse anche che aveva avuto un ragazzo, una relazione di tre mesi, naufragata perché non si amavano abbastanza.
 
<< Quindi inizi domani? >> disse Luis mentre lo stava accompagnando a casa.
<< Si, esatto. >>
<< Beh, non è molto vicino a casa tua il liceo, a che ora dovresti svegliarti? >>
<< Secondo i miei calcoli alle 5:30 >>
<< Cosa? Che ne diresti se…, nei primi tempi ti accompagnassi io? Verso le 7 ti verrei a prendere e… >>
Luis vide gli occhi di Anton quando si fermarono e capì che forse aveva osato un po’ troppo perciò gli disse: << Ti capisco, vedermi guidare oggi non deve essere stato facile, immagino ogni giorno, sarebbe troppo per te. >>
<< No, pensavo mi avrebbe fatto un effetto maggiore e poi se mi prometti di non inseguire nessuno quando ci sono io in macchina potrebbe essere una sorta di terapia d’urto. Sperando che vada meglio che con i terapisti. >>
<< Sei andato solo da uno. >>
<< E mi basta e avanza! >>
<< Come darti torto? Sei sicuro? >>
<< Si, per i primi tempi. Ah, e grazie. >>
 
Anton – 8 ottobre 2017 – 7:35
Era salito più volte sulla autovettura di Luis, ora non pensava più a quel fatto quando saliva con lui, c’era voluto un po’ ma la sua compagnia lo faceva stare bene e sapeva che per Luis era la stessa cosa.
Quel giorno, quando arrivarono alla scuola, Anton mise una mano sulla gamba di Luis, voleva ringraziarlo, niente di più credeva ma il poliziotto lo aveva interpretato in altra maniera e lo baciò. Lui dopo un secondo si scostò. Subito Luis si scusò: << Scusa, devo aver interpretato male. Mi sono fatto false sper…
<< Ci vediamo domani al solito orario. >>
Così, ci teneva a far sapere a Luis che non doveva perdere la speranza anche se lui non era pronto e forse non lo sarebbe mai stato ma non sapeva la risposta, e se Luis lo avesse aspettato per un po’, chissà come sarebbe potuta andare.
Quel giorno Luis uscì dalla autovettura e vide Anton che prima di entrare nella austera struttura scolastica, si girò verso di lui e lo salutò…sorridendo.
 
FINE
 
Ok, e dopo tanto tanto tempo abbiamo finito anche questa avventura. Ma in realtà non è proprio così, infatti ci sarà un sequel, vi dico subito che non dovrete aspettare molto, datemi un mesetto, considerando un altro racconto breve e un paio di capitoli di “il ragazzo che mangiava i fiori”. Rivedremo Anton e Luis e non solo loro. Non posso dirvi altro. A presto! Vi voglio bene!!!
   
 
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