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Autore: Justice Gundam    03/11/2023    2 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Cinque anni dopo un tragico incendio e una serie di brutali omicidi, gli abitanti di Sandpoint attendono con ansia il Festival della Coda di Rondine per commemorare la consacrazione del nuovo tempio della città. Al culmine della cerimonia, il disastro colpisce! Nei giorni seguenti, un'ombra sinistra si posa su Sandpoint. Voci di eserciti di goblin e di altri mostri hanno messo in allarme la popolazione. Cinque giovani e promettenti avventurieri dovranno affrontare la crescente minaccia di un impero dimenticato, i cui crudeli e dispotici governanti potrebbero non essere morti come tutti pensano...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Ascesa dei Signori delle Rune

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 47 - Incontri pericolosi nella foresta

 

"Jakardros Sovark... è il mio patrigno."

La rivelazione di Shalelu arrivò come un fulmine per i suoi compagni di viaggio e i cugini di Jolan. In effetti... questo spiegava come mai Shalelu avesse delle motivazioni personali, e più che condivisibili, per averli voluti accompagnare in questa impresa. "Che cosa? Il tuo... patrigno?" chiese Jolan stupefatto, per poi mettersi una mano davanti alla bocca, come se avesse voluto dire che gli dispiaceva per questa brusca domanda. In effetti, non era poi così sorprendente, se ci pensava bene. Shalelu non aveva mai parlato loro del suo passato, e questa rivelazione improvvisa non era necessariamente priva di senso. "Sì... sì, certo... capisco... Quindi... il tuo patrigno è uno dei ranger di Forte Rannick?"

"Ma come è capitato da quelle parti?" chiese Misia, altrettanto stupita. Temendo di aver toccato un tasto falso, la femmina di gnomo si schiarì la voce e guardò da un'altra parte. "Se... se vuoi parlarne, si intende. Immagino che per te sia una faccenda... molto personale."

Shalelu si sedette e prese un paio di respiri, in modo da calmarsi. Si era fatta prendere la mano dalla rabbia che ancora provava, e aveva rischiato di perdere il suo autocontrollo. Un errore da principianti, si rimproverò. Se quella fosse stata una situazione di autentico pericolo, avrebbe seriamente rischiato di rimetterci la pelle. "No... no, avete ragione. E' una cosa personale, certo, ma visto che stiamo lavorando assieme... e che ritengo che ci siano dei legami tra noi che vanno oltre la reciproca convenienza... allora credo che sarebbe giusto farvi sapere come stanno le cose." affermò. "Sì... Il ranger Jakardros Sovark è il secondo marito di mia madre. O almeno lo era, prima che mia madre morisse per colpa di un drago verde che aveva preso di mira la nostra comunità..."

Shalelu guardò verso il pavimento, i suoi grandi occhi neri che tremavano per un residuo di amarezza, rabbia e dolore. Ci fu un attimo di silenzio mentre l'elfa raccoglieva i pensieri e cercava di tenere le sue emozioni sotto controllo, e poi Shalelu riprese a spiegare. "Prima... prima di entrare a far parte delle Frecce Nere, il mio patrigno era un avventuriero come voi due." spiegò, dando un'occhiata di intesa a Misia e Jolan. L'oracolo e la guida annuirono assieme, e fecero cenno a Shalelu di proseguire, mentre anche Drelb e Makaya ascoltavano con attenzione. "Lui e il suo gruppo sono venuti a difendere il mio villaggio da un tirannico drago verde e dai suoi servitori, un branco di ettercap... ma lo scontro è stato terribile, e il drago ha ucciso tutti i compagni di Jakardros, e lo ha ridotto in fin di vita. Il mio patrigno... si è salvato solo perchè un gruppo di arcieri del mio villaggio ha messo in fuga quel mostro a colpi di arco e frecce. Mia madre... si è occupata di curare Jakardros, ed è stato in quel frangente che è scoccata la scintilla tra i due... Mio padre era morto alcuni anni prima, e ho ritenuto giusto che mia madre trovasse qualcun altro da amare per riempire il vuoto nelle nostre vite... e nei nostri cuori."

"Certo... è comprensibile..." rispose Drelb, temendo di sapere cosa sarebbe venuto dopo. "Ma... se siete qui adesso, signorina Shalelu, e in questa condizione, immagino che non sia andata esattamente come speravate tutti..."

Shalelu scosse la testa. "Tre anni dopo quella battaglia... il drago verde tornò, questa volta con più alleati e più risorse. Con l'aiuto di Jakardros, i difensori del nostro villaggio sono riusciti ad ucciderlo... ma mia madre è perita nello scontro." raccontò. Tirò un sospiro pieno di rabbia ed angoscia alla fine, e dovette fare una pausa per tenere le sue emozioni sotto controllo. Era passato molto tempo da allora, ma il ricordo e il dolore erano ancora troppo freschi. Un cupo silenzio era sceso sull'uditorio, e lo scroscio della pioggia che batteva sulle finestre creava un sottofondo spettrale al racconto della ranger elfica.

"Mi dispiace..." sussurrò Drelb con un sospiro.

Shalelu ringraziò con un cenno della testa, e poi proseguì il suo racconto. "Non... non era nemmeno finito il funerale di mia madre... che Jakardros se ne andò, facendo perdere le sue tracce. Per anni ho cercato di rintracciarlo, senza successo... e ora... ora scopro che è diventato un membro delle Frecce Nere di Forte Rannick! Da non crederci! Pazzesco! E adesso che so dov'è finito... potrebbe essere già morto. Ammazzato. Squartato da qualche ripugnante ammasso di muscoli. Semplicemente incredibile. Io... io speravo di concludere un po' meglio questo capitolo della mia vita! E invece..."

"Calma... calma, signorina Shalelu! Non sappiamo ancora se è morto o meno... e non sappiamo neanche cosa è successo a Forte Rannick, se è per questo." rispose Jolan. Non poteva dire di essere sorpreso che la stoica elfa avesse perso la calma davanti ad un evento che la toccava così da vicino, ma era comunque inusuale vederla cadere preda delle sue emozioni.

Shalelu prese un bel respiro e si sedette di nuovo accanto al focolare, cercando di calmarsi. "Sì... sì, è vero... mi dispiace, non volevo fare una scenata, ma... vogliate capirlo, per me è una questione... molto sensibile..." affermò.

Misia sospirò malinconica. Non era difficile comprendere il perchè i sentimenti di Shalelu fossero così tumultuosi - nonostante il risentimento nei confronti del patrigno per essersi allontanato senza dire una parola, la femmina di gnomo comprendeva che Shalelu gli era ancora affezionata, e l'idea che potesse essergli successo qualcosa, soprattutto ora che sembrava in procinto di trovare finalmente delle risposte, la faceva impazzire per l'ansia.

"Che cosa... avete intenzione di fare, allora?" chiese Makaya, guardando prima Shalelu e poi Jolan dritti negli occhi.

Jolan si schiarì la voce e si avvicinò di qualche centimetro al focolare, cercando di trovare un po' di riparo dall'umidità del posto. All'esterno, la pioggia continuava a cadere insistente, e qualche spiffero d'aria penetrava all'interno della casa, dando una sensazione di fastidio. "Come ho detto... credo che la prima cosa che faremo domattina sarà di prendere la strada che porta fuori da Turtleback Ferry e va verso Forte Rannick." affermò. "Una volta arrivati lì, cercheremo di esaminare la situazione e renderci conto di cosa sia successo. E faremo tutto il possibile per salvare le Frecce Nere, se sarà necessario."

"Non vi preoccupate, i nostri compagni sono dei veri professionisti." rispose Shalelu, ora un po' più controllata. "Potete contare su di loro. Faremo tutto il possibile per risolvere questa difficile situazione... e fare in modo che Turtleback Ferry possa dormire di nuovo sonni tranquilli."

Drelb non potè fare a meno di sorridere. "Vi ringraziamo, ragazzi... è ormai fin troppo tempo che la nostra città vive nella tensione, da quando è successo quel disastro al Paradiso..." affermò. Jolan annuì, evidentemente sapendo già di cosa il cugino stesse parlando, ma Misia e Shalelu fecero delle espressioni vagamente dubbiose.

"Il Paradiso? E che cosa sarebbe?" chiese la femmina di gnomo.

Makaya scosse la testa e rispose con evidente disgusto. "Si trattava di un postaccio. Un luogo di malaffare. Era una bisca che si trovava a bordo di una nave passeggeri che viaggiava per il lago Claybottom e che occasionalmente si fermava qui a Turtleback Ferry per qualche notte." rispose, per poi scuotere la testa in tono di disapprovazione. "Gioco d'azzardo, prostituzione... davvero, io non ci sarei andata neanche se mi avessero pagato per farlo."

"Non sei un po' troppo severa, sorellina? In fondo, case da gioco, bordelli e fumerie si trovano praticamente in ogni città di Varisia che superi il centinaio di abitanti!" rispose Drelb con una breve risata gioviale. "Certo... c'è da dire che molti disapprovavano di questo luogo. Almeno finchè non c'è stato quell'incidente, e il Paradiso è affondato nelle acque del lago Claybottom."

"Non ci sono stati superstiti." continuò Jolan con un sospiro. "In effetti, se non fosse stato per il fatto che un cacciatore ha visto le luci della nave che si spegnevano mentre affondava, è probabile che nessuno si sarebbe accorto della tragedia prima della mattina dopo."

"Ventiquattro persone. Molte delle quali della nostra città." affermò tristemente Makaya. "Sono morte ventiquattro persone nell'affondamento del Paradiso. E la nostra città non si era ancora ripresa da quello shock quando sono arrivate queste preoccupanti notizie da Forte Rannick. Abbiamo davvero bisogno di buone notizie... e se sarete voi a darcele, sarà una gran bella cosa."

"Non vi preoccupate." Jolan volle rassicurare i suoi cugini. "Vedremo di giungere in fondo a questa storia, e non risparmieremo alcuno sforzo."

"Grazie, Jolan. Io... non posso fare altro che augurare buona fortuna a tutti voi." rispose Drelb, sollevato e al tempo stesso frustrato di non poter aiutare in maniera più concreta. "E ricordatevi che qui a Turtleback Ferry avrete sempre qualcuno dalla vostra parte. Non vorreste fermarvi qui per la notte? Non avreste nulla da pagare."

"Hehee... Ti ringrazio, cuginetto, ma temo che... ci sarebbe qualche problema di spazio! Senza offesa, si intende." rispose prontamente Jolan con una breve risata. "E comunque, io e i miei amici non abbiamo problemi di denaro. Possiamo permetterci qualche stanza nella locanda."

"Se riuscirete a risolvere questo problema, credo proprio che sarete i benvenuti in qualsiasi negozio di Turtleback Ferry!" scherzò Makaya. Pochi attimi dopo, il suono della pioggia che batteva sui vetri e sul tetto venne sovrastato dal suono di qualcuno che bussava energicamente alla porta di casa... e Jolan strizzò un occhio ai suoi cugini, per dire loro che si trattava proprio dei suoi compagni.

"Eccoli, sono loro." affermò la guida di Sandpoint. Drelb si era già alzato ed era andato ad aprire, trovandosi di fronte un quartetto di avventurieri che cercavano di schermarsi dalla pioggia. Eli teneva in una mano un grande ombrello di tela, sotto il quale Reji aveva trovato riparo... e Yan aveva con sè un altro ombrello sotto il quale lui e Nualia si riparavano.

"Buonasera." esordì Eli strizzando un occhio. "I cugini di Jolan, immagino."

"Siamo i suoi compagni di gruppo." si presentò Yan. "Credo che Jolan vi abbia parlato di noi."

Drelb restò per un attimo sbalordito a guardare il gruppo... poi sorrise e ridacchiò brevemente. "Altrochè! Ma non restate lì sotto la pioggia, gente! Venite almeno a scaldarvi un po', prima di andare alla locanda. Avete già deciso per un piano d'azione, immagino."

"Certamente! E saremo felici di illustrarvelo!" rispose Eli con fare sicuro. Gli avventurieri chiusero i loro ombrelli e li appoggiarono appena fuori dall'ingresso prima di entrare per discutere di quanto avevano deciso...

 

oooooooooo

 

Quella sera era trascorsa senza imprevisti - certo, c'era stata sorpresa da parte di Eli e del resto del gruppo quando Shalelu aveva rivelato il segreto di cui aveva parlato in precedenza con Misia e Jolan, ma il resto della serata era stato tranquillo, e i cugini di Jolan si erano dimostrati cordiali e gentili. Alla fine, il gruppo si era congedato per andare alla locanda, in modo da cenare e prendersi una notte di riposo prima di iniziare il loro viaggio. Drelb e Makaya, da parte loro, erano riusciti a strappare al gruppo la promessa che, una volta tornati a Turtleback Ferry, avrebbero raccontato loro tutto quello che era successo nella loro avventura.

Ma la mattinata non si era rivelata esattamente gradevole. Non c'era pioggia, se non altro, ma una fitta coltre di nebbia si era posata su Turtleback Ferry e sulle zone circostanti, immergendole in una fastidiosa coltre di umidità. In quella scomoda situazione, il gruppo di avventurieri aveva deciso di restare quanto più possibile sulla strada sterrata che usciva da Turtleback Ferry e andava verso Forte Rannick. Tuttavia, restava il problema della fitta vegetazione nella quale si sarebbero comunque dovuti inoltrare...

"Restate dietro di me." disse Shalelu, usando la sua corta spada per falciare alcuni arbusti che erano cresciuti in maniera incontrollata e stavano ostacolando loro il cammino. Dopo essersi aperti un varco nelle fronde, gli avventurieri raggiunsero la sponda di un grande corso  d'acqua circondato da alberi dalle ampie fronde. "Okay... seguiamo la riva di questo fiume. Restate tutti all'erta, non ho idea di quali pericoli si nascondano da queste parti."

L'elfa prese fiato e incoccò una freccia, per poi guardarsi attorno ed assicurarsi che non ci fossero minacce nei dintorni... e Yan preparò a sua volta il suo arco, mentre Eli teneva pronta la bacchetta che aveva recuperato nelle Catacombe dell'Ira. La mezzelfa ripetè a sè stessa che avrebbe dovuto controllare quante cariche fossero rimaste - aveva perso il conto di tutte le volte che l'aveva usata.

"Sembra tutto tranquillo, ma è proprio per questo che non mi piace..." sussurrò Yan. Il gruppo cominciò a farsi strada tra le fronde e ad incamminarsi lungo la riva del fiume, e Nualia si avvicinò a Misia per fare sì che la biondina avesse qualcuno di più robusto a proteggerla nel caso di un agguato. Reji osservò con attenzione le fronde degli alberi che sovrastavano il gruppo, poi la sua attenzione andò allo specchio d'acqua dalle acque stranamente calme che si estendeva vicino a loro. Le acque erano quasi del tutto ferme, ingombre in più punti di alghe verdastre che formavano dei fitti grovigli, e dal pelo dell'acqua emergeva in parte un tronco infranto dalla forma irregolare che fluttuava a pochi metri dalla riva.

La ragazzina Tian stava per rivolgere la sua attenzione altrove... quando un movimento improvviso sotto il pelo dell'acqua attirò il suo sguardo, e il tronco si inabissò di colpo. Reji spalancò gli occhi quando si accorse che c'era qualcosa che non andava, e cercò di lanciare un grido di avvertimento...

"Atten..." riuscì a dire, prima che una cosa massiccia emergesse di colpo dal lago e si lanciasse con velocità insospettabile contro il gruppo di avventurieri! Reji era la più vicina al punto in cui l'attaccante era emerso, e non riuscì a spostarsi in tempo prima che un paio di fauci affilate si chiudesse attorno alla sua gamba destra! Con un'esclamazione di dolore e sorpresa, la ragazzina cercò di indietreggiare, solo per essere trascinata a terra dalla forza immane dell'aggressore: una testuggine grande come una casa, con una lunga coda sferzante simile a quella di un coccodrillo e un collo insolitamente lungo e serpentino. La sua bocca era enorme, e ricordava una sorta di becco dai bordi affilati come rasoi, che in quel momento minacciavano di staccare la gamba a Reji! Stringendo i denti per il dolore e la paura, la ragazzina Tian sferrò un pugno alla testa della mostruosa testuggine, cercando di farle mollare la presa! "AAAAAAGH! Lascia... lasciami!"

"Reji!" esclamò Yan. Agendo d'impulso, il giovane incoccò una freccia e la scagliò contro la testuggine gigante, mirando al collo. Il dardo penetrò nelle carni del mostruoso rettile, che sibilò di dolore e mollò la presa su Reji, facendola cadere a terra con la gamba sanguinante. Ma la pelle della testuggine gigante era coriacea, anche nei punti in cui non era protetta dal suo guscio impenetrabile, e la freccia non riuscì a penetrare abbastanza in profondità da colpire a morte il possente rettile. Con una rapidità che colse molti di sorpresa, la testuggine indietreggiò... poi fece scattare nuovamente il collo serpentino e puntò al collo di Yan, che alzò appena in tempo lo scudo per proteggersi. Le fauci simili ad una tagliola gigante si chiusero sullo scudo del giovane, i cui bordi si piegarono visibilmente, e Yan fu costretto a far cadere l'arco per proteggersi.

Reji strinse i denti e grugnì per il dolore mentre cercava di allontanarsi strisciando e riprendersi, ma stava perdendo un'allarmante quantità di sangue dalla ferita alla gamba. Nualia si piazzò davanti a Reji per cercare di tenere a bada la testuggine, mentre Misia raggiunse la monaca e lanciò un incantesimo curativo.

"Resisti, adesso ci penso io!" esclamò la femmina di gnomo. "Divina Desna, ti prego, guarisci la mia compagna, che possa ancora combattere al nostro fianco in tuo nome!"

L'incantesimo Cure Ferite andò a buon fine. Quando Misia toccò la gamba ferita di Reji, l'emoraggia si arrestò quasi subito, e la lesione cominciò immediatamente a rimarginarsi, come se stessero passano giorni interi in pochi istanti. Un attimo dopo, la ferita si era rimarginata abbastanza da permettere a Reji di rialzarsi, anche se un po' a fatica. "Phew... grazie, Misia! E' stato... alquanto sgradevole."

"Quel morso ti aveva reciso l'arteria femorale. Se non avessimo avuto delle magie curative, saresti morta dissanguata in poco tempo..." spiegò Misia con evidente sollievo per il fatto di essere arrivata in tempo. "Ora stai attenta, la gamba non si è ancora ristabilita del tutto."

"Qui ci penso io! Stretta Folgorante!" esclamò Eli. Puntò la sua bacchetta contro la testuggine gigante e scagliò una scarica elettrica che colpì in pieno l'enorme rettile e lo fece grugnire per il dolore. Yan approfittò di quel momento per liberarsi dalla presa delle fauci e sferrare un fendente che aprì un taglio superficiale ma doloroso vicino al collo della testuggine, mentre anche Shalelu scagliava un freccia ben piazzata che ferì l'animale ad una zampa. Nualia si fece avanti, brandendo la sua scimitarra con abilità... e quando la testuggine cercò di mordere lei, la aasimar pronunciò una parola magica in una lingua che Yan non riuscì a riconoscere, e la lama ricurva venne avvolta da una fiammata rossa. Nualia sferrò un paio di fendenti a vuoto, che arrivarono comunque abbastanza vicini alla testuggine gigante da farle sentire il calore sul muso.

Furiosa ma ancora decisa a non farsi sfuggire una preda, la testuggine gigante indietreggiò e diede una rapida occhiata al gruppo, cercando un bersaglio che fosse isolato rispetto agli altri. La sua testa armata di fauci mortali scattò fulminea verso Eli, che si spostò appena in tempo. La mezzelfa storse il naso, sentendo il pestilenziale fiato della bestia che le arrivava dritto in faccia.

"Stretta Folgorante!" ripetè Eli. Agitò la sua bacchetta e diresse un’altra scarica elettrica contro la testuggine gigante. Troppo grande e lenta per potersi spostare in tempo, la testuggine venne colpita sul guscio e ringhiò di rabbia e dolore quando l'elettricità la percorse, mentre Jolan si faceva avanti e sferrava due fendenti con i suoi pugnali. Il primo fendente venne respinto dalla pelle coriacea del rettile, ma il secondo riuscì a raggiungere un punto vulnerabile, e la lama penetrò fino quasi all'elsa nelle carni della testuggine, a metà tra la spalla e il collo, mentre Shalelu mandava a segno un'altra freccia che colpì la zampa sinistra del bersaglio.

Ferita e dolorante, la mostruosa testuggine ringhiò e cominciò a ritirarsi, in cerca di prede più facili. Sferrò ancora un paio di morsi, in modo da scoraggiare l'inseguimento, e poi si immerse nel lago e scomparve sotto il pelo dell'acqua. I sette avventurieri si misero in guardia e attesero a pochi passi dalla riva, nel caso il mostro avesse voluto tornare all'attacco.

Invece niente. La superficie dell'acqua si fece nuovamente liscia e tranquilla, e Yan tirò un sospiro di sollievo prima di andare a vedere se i suoi compagni - in particolare Reji - stavano bene. "Phew... questa è stata davvero una sorpresa sgradita. Come state? Reji, tutto bene? La tua gamba?"

"Per poco non me la staccava... o non morivo dissanguata..." replicò la ragazzina, mostrando la gamba lesionata. La ferita aveva un aspetto terrificante, anche ora che si era parzialmente rimarginata, e la gamba dei pantaloni di Reji era stata ridotta a brandelli. "Per fortuna che c'era Misia, altrimenti me la sarei vista brutta..."

"Meno male... grazie, Misia, non so proprio come ce la caveremmo senza di te..." replicò Nualia.

"Già... grazie anche da parte mia." disse la monaca con un sorriso accomodante. "Ricordami che ti devo un favore!"

Misia fece un segno dell'okay, mentre Shalelu teneva ancora l'arco armato e puntato contro il fiume. Quando ormai fu sicura che la testuggine gigante se ne fosse andata per davvero, l'elfa cacciatrice tirò il fiato e si assicurò che il gruppo fosse ancora intero. "Ecco... nel caso fosse stato ancora necessario, questo incontro ci ha ricordato che in questo posto non dobbiamo mai abbassare la guardia. Reji... sei sicura di stare bene? La tua gamba?"

Reji cercò di non far pesare al gruppo la sua ferita. "Va... va bene, ho solo bisogno di un momento di... Ow!" La ragazzina emise un'esclamazione di dolore quando cercò di muoversi a passo svelto sulla gamba ancora lesa, e Yan e Nualia si affrettarono a sorreggerla per evitare che cadesse. "Ehm... okay, forse avrò bisogno di più di un momento."

"Direi proprio di sì... so che forse non è proprio il momento più adatto, ma... è meglio se ci fermiamo per un po' e lasciamo che Reji si riposi." disse Shalelu. "Dobbiamo essere certi di essere in forma per la continuazione del nostro viaggio. Troviamo un posto sicuro... e aspettiamo che la gamba di Reji si sia ristabilita prima di continuare."

"Okay, a medicare Reji ci penso io." si offrì Misia, mentre il gruppo si avviava verso una piccola radura vicina, un punto dove gli alberi erano meno fitti e c'era abbastanza spazio per accamparsi e riposarsi un po'. "State tranquilli che entro domani sarà di nuovo pronta a correre e saltare dove vuole!"

"Beh, allora siamo a posto!" Reji ridacchiò brevemente, appoggiandosi a Yan e Nualia per camminare meglio. "Scusate, ragazzi... vi sto rallentando."

"L'importante è che tu ti rimetta presto." disse Jolan ripulendo i suoi pugnali. Cercò nella sua bandoliera e diede alla monaca una fiala di pozione curativa che aveva estratto apparentemente dal nulla. Reji la accettò, la stappò e verso una parte del liquido ambrato sulla ferita, per poi tracannare il resto in un unico sorso. "Per adesso, restiamo fermi per un po'... quando Reji sarà a posto, riprederemo la marcia."

"Ottimo." disse Eli, per poi verificare che la sua lancia - la stessa arma di foggia Thassiloniana che fino a poco prima era appartenuta a Xanesha - fosse ancora al suo posto. "Stabiliamo un perimetro e accampiamoci qui. Io faccio il primo turno di guardia. Misia, tu occupati di Reji e fai in modo che si riprenda del tutto."

"Faccio il turno di guardia con te, Eli." disse Shalelu.

Yan e Nualia aiutarono Reji a distendersi per terra, e Misia estrasse dalla sua bisaccia un kit da guaritore. Per qualche attimo, la biondina si ritrovò ad armeggiare goffamente quando le medicazioni cominciarono a muoversi da sole come sospinte da alcune mani invisibili... poi riuscì a prendere ciò che le serviva e si inginocchio accanto a Reji per medicarle e fasciarle la gamba...

 

oooooooooo

 

Qualche ora dopo, la squadra aveva ripreso il cammino non appena la ferita sulla gamba di Reji si era rimarginata del tutto grazie a un altro incantesimo curativo che Nualia aveva usato su di lei. Dopo qualche attimo di incertezza, la monaca aveva ripreso a camminare come prima, e ormai la ferita non le faceva più male e si era lasciata dietro soltanto una cicatrice sulla coscia, quindi la squadra aveva potuto riprendere il viaggio senza altre interruzioni.

Una volta giunti in corrispondenza di una parte meno profonda del fiume, il gruppo lo aveva guadato legandosi con attenzione e cercando di evitare i punti in cui il fondale era più cedevole. Per Jolan e Misia, molto più bassi del resto dei loro compagni, era stato più difficile, maalla fine, grazie alla collaborazione di tutti, anche questo ostacolo era stato superato, e il gruppo aveva potuto addentrarsi nella foresta e proseguire il loro cammino. Tuttavia, erano passati soltanto dieci minuti prima che un suono inusuale facesse drizzare le antenne al gruppo, costantemente all'erta per qualsiasi cosa potesse costituire una minaccia.

"Aspettate." disse improvvisamente Shalelu, che per prima aveva sentito qualcosa di strano grazie al suo udito fine. Il gruppo si fermò di colpo e piombò nel silenzio, affinando l'udito per cercare di sentire cosa ci fosse di strano...

"Non vi sembra di sentire... una canzoncina?" chiese Shalelu. In effetti, Reji per prima riuscì a sentire che una strana nenia si stava sovrapponendo ai suoni della natura. E non era esattamente una canzoncina piacevole: era una voce roca e stonata, ma a chiunque appartenesse, stava mettendo tutto sè stesso nella canzone come se fossestato un bardo famoso.

"Sì... adesso la sento anch'io!" sussurrò Jolan. "Che sia uno di quei Graul? Se è così, meglio che cerchiamo di evitarlo..."

"Aspettate, sento qualcos'altro..." affermò Reji, sentendo qualcos'altro che si sovrapponeva ai suoni della foresta... "Mi sembra... come un miagolio... o un verso di dolore!"

"Cosa?" chiese Shalelu, che cercò immediatamente di sentire quel lamento e capire da dove provenisse. In effetti, riusciva a sentire qualcosa che proveniva da un'altra parte - un verso che suonava come quella di un grosso felino ferito. "Sì... adesso lo sento anch'io! Viene da quella parte!" affermò, indicando poi una stradina che passava per gli alberi. "Che cosa ne dite? Andiamo a dare un'occhiata? Potrebbe essere importante..."

"Sì, sono d'accordo con la signorina Shalelu." rispose Yan. "In ogni caso, se c'è qualcuno che ha bisogno di noi, gli diamo una mano... e se è una trappola, stiamo attenti e vediamo di non cascarci come dei fessi."

"La fai un po' facile tu, Yan..." rispose Eli alzando gli occhi al cielo. "Ma va bene, andiamo a vedere di cosa si tratta. Seguitemi!"

A passo svelto ma senza mai abbassare la guardia, il gruppo di avventurieri seguì il percorso che Shalelu aveva indicato, ascoltando il lamento che si faceva sempre più forte e chiaro. Pochi secondi dopo, il gruppo raggiunse un bivio nella stradina, dove ai piedi di un albero si trovava la fonte di quello strano verso - un grosso puma era accovacciato ai piedi un grande albero di acero dalle foglie ormai rosse e cadenti, e lottava disperatamente per liberarsi la zampa posteriore sinistra da una crudele trappola - una tagliola di ferro arrugginito che gli stringeva la zampa, provocandogli un dolore lancinante. L'animale soffiava e strideva, mentre cercava un modo di liberarsi da quella presa terribile. 

"Un puma..." sussurrò Misia. "Sono abbastanza comuni qui, nei pressi del Monte Uncino... ma non mi aspettavo che scendessero così a valle..."

Immediatamente, il felino si accorse della presenza del gruppo di Yan e cominciò a miagolare e a lamentarsi, rivolgendosi direttamente a loro. Il ragazzo stava guardando l'animale intrappolato, combattuto tra cercare di aiutarlo e non voler rischiare di essere aggredito... ma mentre lo osservava, Yan notò qualcosa di strano nel suo comportamento. Il felino non stava esprimendo ostilità o paura verso il gruppo di avventurieri armati che era apparso all'improvviso... in effetti, Yan aveva l'impressione che stesse cercando di chiamarli e di implorare il loro aiuto. E poi, c'era il fatto che, come aveva detto Misia, era un po' inusuale che un puma fosse sceso dalle montagne fino a raggiungere quasi il livello del mare.

Il puma emise un altro miagolio, e Yan si riscosse dai suoi pensieri e si avvicinò con prudenza al felino intrappolato, cercando di tenerlo calmo e senza mai guardarlo direttamente negli occhi - sapeva che il puma avrebbe potuto considerarlo un gesto di sfida. "Ragazzi, provo a liberarlo. Ho l'impressione... che ci sia qualcosa di strano qui." affermò.

Eli annuì e imbracciò la sua lancia, tenendosi in guardia. "Sì, sono d'accordo. Un puma di solito non scende fino a quote così basse."

"Io proverò a lanciargli un incantesimo di cura... ma stai attento, Yan. Non vorrei mai che ti aggredisse..." rispose Nualia. Con passo lento e calmo, la aasimar dai capelli bianchi i avvicinò al puma... che ancora una volta non mostrò segni di paura, come se fosse già abituato da tempo alla presenza dell'uomo.

Yan e Shalelu si piazzarono accanto al puma, e il ragazzo cominciò ad accarezzare il felino sulla schiena mentre l'elfa si metteva ad esaminare la trappola. Si trattava di una semplice tagliola, nulla di veramente complicato... ma i denti arrugginiti e sporchi facevano temere che si sarebbe potuta sviluppare un'infezione. Sarebbe stato meglio tenere d'occhio quella ferita, ammesso che il felino si lasciasse toccare...

In effetti, il puma non dava l'impressione di aver paura del gruppo. Come se si rendesse già conto che stavano cercando di aiutarlo, il felino si quietò e si accucciò cercando di restare il più tranquillo possibile mentre Jolan si apprestava a librarlo dalla tagliola. Yan si chinò sulla trappola e cominciò a tirarne le fauci metalliche da due parti opposte, in modo da allentare la pressione sulla zampa del felino e rendere il lavoro un po' più facile ai suoi compagni. Jolan, nel frattempo, aveva già tirato fuori alcuni arnesi da scasso e si era messo al lavoro, manovrano i meccanismi della tagliola in modo che restasse aperta. Ci furono diversi secondi di attesa mentre l'halfling armeggiava attentamente sulla tagliola... e finalmente, con uno scatto acuto, il meccanismo di chiusura si guastò, e i crudeli denti della trappola si aprirono senza più forza, permettendo sl puma intrappolato di allontanarsi zoppicando dalla trappola. Con un cenno della mano, Shalelu chiese al felino di non andarsene e lo aiutò a sdraiarsi a terra... poi, estrasse una fialetta di pozione curativa dalla tinta ambrata dalla sua bandoliera, e versò il liquido guaritore sull'orrida ferita che la tagliola gli aveva inferto.

Il sangue smise quasi subito di sgorgare, e la ferita cominciò a rimarginarsi rapidamente; non si chiuse del tutto, ma sicuramente adesso era molto meno preoccupante di prima. Ma prima che il gruppo potesse fare altro per medicare l'animale ferito, Shalelu e Reji sentirono di nuovo qualcosa di strano - la stessa canzone di prima, una nenia stonata, cantata con una voce gutturale e sgradevole, che parlava di caccia, di trappole e di carne grigliata. Il latrato di alcuni cani accompagnava la canzoncina, che stava aumentando di intensità...

"La la laaaah! Un cacciatooooore io sonooooo! La la laaah! E mangio tutto quello che trovooooo!" cantilenò il misterioso individuo. Misia dovette ammettere che preferiva di gran lunga le canzoncine dei goblin.

Si sentì il rumore di qualcosa di grosso ed affilato che falciava rami ed erbe alte, e qualcosa di grosso che si muoveva tra la vegetazione... e un attimo dopo, il cacciatore emerse dalla foresta, accompagnato da non meno di quattro cani da caccia neri, dall'aspetto feroce e famelico.

Yan sgranò gli occhi quando vide l'aspetto del cacciatore - era una creatura che incuteva al tempo stesso ribrezzo e compassione. Era un bruto dalla pelle grigiastra, chiaramente sovrappeso, il ventre prominente e la faccia tonda ed appesantita, dominata da una bocca fin troppo grande riempita di grossi denti marci. Era calvo, e indossava soltanto un paio di pantaloni rossi sfilacciati e un bracciale di ferro pieno di punte al polso destro, e recava numerosi tatuaggi violacei sul torace e sulle braccia. Nella mano sinistra, teneva con decisione una lancia rozza ma ben affilata, mentre la sua mano destra era malformata, e consisteva in effetti di un unico enorme dito con fin troppe falangi.

Un mezzo-ogre, si disse il giovane guerriero. Uno sfortunato risultato delle depredazioni degli ogre. E probabilmente, questo inquietante individuo era uno di quei Graul di cui avevano sentito parlare...

"Hm? E voi... chi siete?" chiese il mezzo-ogre, parlando lentamente ma in maniera corretta, con espressione a metà tra il divertito e l'irritato, agitando la lancia in direzione di Yan. Quattro grossi cani dalla pelliccia nera e lurida si erano piazzati accanto a lui e ringhiavano ferocemente al gruppetto di Pathfinders, che sfoderarono le armi e si tennero pronti a difendersi... e il puma che avevano appena liberato soffiò con aggressività in direzione del mostruoso cacciatore. "Io sto dando la caccia al puma! Non sono affari vostri! O volete essere cacciati anche voi?"

Shalelu puntò l'arco contro l'individuo deforme per intimargli di non avvicinarsi. "Fermo!" Esclamò l'elfa. "Non ti avvicinare! Noi siamo qui per ritrovare dei ranger! Vattene e non ci importunare, e non ci sarà bisogno di usare la violenza."

Il mezzo-ogre sghignazzò. "Hehehee... ma a Rukus piace la violenza! Mamma mi darà un bel premio quando io le porterò voi...o le vostre teste!" esclamò. "Prendeteli!"

I quattro cani si lanciarono all'attacco come furie scatenate, spalancando le fauci sbavanti e puntando alla gola degli avventurieri. Shalelu mollò la corda dell'arco e la freccia partì verso il mezzo-ogre di nome Rukus, che si spostò d'istinto e riuscì ad evitare di essere colpito a morte... ma rimase comunque ferito quando la punta della freccia gli graffiò il braccio destro. Uno dei cani si scagliò su Shalelu, che riuscì a toglierselo di dosso con un abile trucco da lottatore e lo fece cadere a terra tra le fronde di un cespuglio vicino.

"Hmph... inutile discutere! Scudo!" esclamò Eli. Uno dei cani si stava lanciando su di lei, ma la mezzelfa riuscì a lanciare il suo incantesimo, e il feroce segugio rimbalzò su uno scudo energetico apparso improvvisamente davanti a lei. Jolan, nel frattempo, era stato preso di mira da un terzo cane, e riuscì per un pelo ad evitare che le sue fauci sbavanti si chiudessero sul suo braccio, poi rispose sferrando un fendente con i suoi pugnali, e aprendo un taglio sopra la zampa anteriore sinistra della bestiaccia.

"Grrr! Non dovevate venire qui! Questo è il territorio dei Graul!" ringhiò Rukus. Anche se poteva usare soltanto una mano per brandire la sua lancia, il mezzo-ogre combatteva con notevole abilità, e riusciva a parare i colpi che Shalelu sferrava con la sua daga. L'elfa stava cercando di saggiare l'abilità dell'avversario, e di avvicinarsi man mano per sferrargli un colpo decisivo... mentre Yan, dopo essersi assicurato che i suoi compagni fossero in grado di affrontare i cani, si avvicinava da lato e sferrava un fendente. Rukus reagì prontamente e riuscì a scansare il fendente che gli arrivò un istante dopo, poi fece volteggiare la sua lancia sopra la testa, in modo da tenere lontani i suoi avversari. "Io e i miei fratelli vi faremo la pelle e vi metteremo tutti su uno spiedo! E poi la mamma rianimerà i vostri scheletri!"

"Che cosa? E chi sarebbe questa mamma?" chiese Shalelu, sperando che il bruto si lasciasse sfuggire qualche particolare che potesse aiutarli. Rukus colse il momento giusto e sferrò un affondo diretto al torace di Shalelu, che lo deviò con un abile colpo di daga e cercò di avvicinarsi. Ma con il braccio libero, Rukus sferrò un manrovescio che fece cadere a terra la cacciatrice, poi fece di nuovo roteare la sua lancia, la cui punta ferì lievemente Yan al braccio destro.

"Hehehee... vorreste saperlo, vero?" sghignazzò il mezzo-ogre. "Non vi preoccupate! La vedrete molto presto! Alla mamma piace di più quando le porto gli intrusi vivi! Urlano di più quando lei li tortura! Come quei tre delle Frecce Nere!"   

"Tre Frecce Nere? Che stai dicendo?" chiese Yan parando un affondo con il suo scudo per poi avvicinarsi di colpo e sferrare un fendente con la sua spada. Rukus indietreggiò rapidamente e riuscì ad evitare il grosso del colpo, ma la lama aprì comunque un taglio nel suo ventre ballonzolante. Con un grugnito di dolore, Rukus si fece avanti di colpo e cercò di trafiggere Yan con la sua lancia, costringendolo a tirarsi indietro. "Avete catturato tre delle Frecce Nere, vero? E gli altri?"

"Non so dove sono gli altri, e non me ne frega niente! Mamma dice che Jaagrath sarà molto contento quando lei gli consegnerà quei tre!" replicò Rukus. Con un abile trucco, Yan attese che il mezzo-ogre sferrasse un altro affondo e schivò quel tanto che bastava per impedire alla punta dell'arma di ferirlo. Si sentì un penetrante stridio metallico quando la punta della lancia strisciò il pettorale del giovane, che fece un rapido passo in avanti e sferrò un altro fendente con la sua spada, mirando alla spalla del bruto! Ma quest'ultimo, pur colto di sorpresa, riuscì a reagire con prontezza e si scansò di lato. La lama della spada di Yan riuscì comunque a ferirlo, tracciando un doloroso taglio sul trapezio e uno sulla guancia destra.

Ma Shalelu si era ripresa più in fretta del previsto. Dimostrando ancora una volta la sua mira eccellente, la cacciatrice incoccò rapidamente una freccia e la scagliò, passando da parte a parte l'avambraccio sinistro di Rukus, che ringhiò per il dolore improvviso e lasciò cadere la sua lancia. Un'altra freccia mortalmente precisa colpì il mezzo-ogre alla gamba sinistra, poco sopra il ginocchio, facendolo incespicare e cadere a terra.

"Graaaaah!" ringhiò Rukus, cercando di estrarsi le frecce dalle carni. Sfortunatamente per lui, la sua mano destra malformata non gli consentiva di fare molto. "Uuuugh... voi... voi! Maledetti, cosa volete farmi?"

Yan puntò la spada al collo di Rukus. "Per ora niente. Basta che tu non cerchi di fare scherzi." affermò, mentre dava un'occhiata a come se la cavavano i suoi compagni. Come immaginava, dopo un primo momento di difficoltà, i suoi amici erano riusciti ad avere la meglio sulla muta di cani. Reji, nonostante la gamba ancora malferma e la debolezza, era riuscita a mettere fuori combattimento un cane che aveva cercato di aggredire Eli. Nualia, agitando la sua scimitarra fiammeggiante, stava costringendo un altro dei cani a restare indietro. Altri due cani erano morti, uno trafitto alla gola da un pugnale di Jolan, e un altro azzannato a morte dal puma appena liberato. "Come puoi vedere, i nostri amici hanno battuto i tuoi cani... ti consiglierei di arrenderti e non tentare colpi di testa!"

"Uuuuugh! La mamma vi farà a pezzi, vermiciattoli!" piagnucolò Rukus alzando le mani. Con attenzione, Yan si avvicinò al bracco ferito di Rukus e spezzò la punta della freccia che lo aveva trafitto, per poi estrarre il resto del dardo e avvolgere la ferita con uno straccio in modo da arrestare la perdita di sangue. I due cani superstiti si ritirarono uggiolando, piazzandosi accanto al loro padrone.

"Sì, certo, come no." rispose Reji senza troppa preoccupazione, metre si avvicinava al mezzo-ogre sconfitto. "Però prima di andare a farle visita... abbiamo bisogno che tu risponda ad alcune nostre domande."

"Prima di tutto..." cominciò Shalelu, calma ma minacciosa. "Hai detto che avete catturato tre Frecce Nere! E' vero? Dì la verità, ti conviene!"

Rukus ebbe un sogghigno mentre Nualia si chinava per estrargli la freccia dalla gamba. "Heh... hehehehee... Sì, abbiamo preso tre di quegli omuncoli!" affermò. "Stavano vagando qui dopo che i Kreeg hanno preso il loro bel fortino! E noi Graul li abbiamo cacciati! Erano dei duri, questo è vero! Hanno ucciso tre dei miei fratelli, ma noi alla fine abbiamo preso tre di loro... e gli altri ce li siamo mangiati!"

Con un improvviso scatto di rabbia, Shalelu si avvicinò a Rukus e lo guardò dritto negli occhi, cercando di intimorirlo e di invadere il suo spazio. "Ora... attento a come rispondi a questa domanda, perchè da questa risposta potrebbe dipendere la tua vita!" lo minacciò, avvicinando la sua daga affilata alla gola rigonfia dell'ibrido per fargli capire che non era una vuota minaccia. "Fra i tre che avete catturato... ce n'è uno con i capelli neri... e una benda nera sull'occhio sinistro? Pensaci bene, palla di grasso!"

"Shalelu, aspetta!" esclamò Eli. "Non farlo fuori così alla leggera!"

Rukus rabbrividì e strinse i denti, cominciando a sudare freddo mentre seguiva la lama che gli era stata puntata alla gola. Per un attimo, il bruto sembrò esitare, diviso tra la paura di essere giustiziato subito e quella di cosa gli avrebbero fatto i suoi fratelli se si fosse lasciato scappare qualcosa. Ma alla fine, l'istinto di autoconservazione ebbe la meglio, e Rukus deglutì e cominciò a dare una risposta. "E-Ecco... io... non... non ho visto tanto bene i tre... prigionieri... ma... ma uno di loro... aveva i capelli neri e... e sì... aveva una benda nera sull'occhio!"

"E' lui." sibilò Shalelu con un misto di sollievo e rabbia. "E'' proprio lui. Il mio patrigno. Quindi era vero... è diventato una delle Frecce Nere! E cosa ne avete fatto, di lui? Parla o ti ammazzo!"

Rukus rabbrividì di nuovo, e Nualia fece per richiamare Shalelu, temendo che volesse davvero tagliargli la gola. "La... la mamma... dice che... loro le servono... perchè li vuole dare a Jaagrath!"

"E chi è questo Jaagrath? Un altro di voi bestioni?" chiese Misia.

"N-no... no, lui... è il capo dei Kreeg! Gli ogre che hanno preso il forte!" esclamò Rukus scuotendo la testa. "La mamma... vuole fare un favore a Jaagrath... vuole dargli quei tre vivi, così Jaagrath e i suoi ogre li posso torturare e mangiare vivi... e allora li ha chiusi... nella cantina di casa nostra!"

"E casa vostra dov'è?" chiese Nualia, calma ma ferma.

Rukus deglutì rumorosamente. "Ecco... è un po' più a nord di qui. Non più di mezz'ora di cammino." spiegò, indicando una stradina tortuosa che si inoltrava tra gli alberi con un gesto dell'enorme dito che aveva al posto della mano destra. "Ma... non vorrete andare là, vero? Dovete essere pazzi! La mamma e i miei fratelli vi spelleranno vivi e vi mangeranno allo spiedo!"

"Dobbiamo andarci. Una delle Frecce Nere che avete catturato è il mio patrigno, e io non ho intenzione di lasciarlo in preda a dei degenerati come voi... anche se ho le mie ragioni per essere arrabiata con lui!" rispose prontamente Shalelu. "In quanto a te... potresti sempre farci da guida. Ci puoi condurre direttamente alla vostra casa, e noi libereremo i soldati che avete catturato!"

"Ma... ma se la mamma non può dare quei soldati a Jaagrath, si arrabbierà molto! Potrebbe anche decidere di uccidermi e trasformarmi in uno zombi! E Rukus non vuole essere uno zombi!" si lamentò il mezzo-ogre, ora terrorizzato al punto da cominciare a tremare visibilmente. "Rukus ha visto quello che la mamma ha fatto a Benk, a Kunkel e a Hadge! Lui non vuole essere come loro!"

Il gruppo restò non poco sorpreso e sconvolto da questa rivelazione, e Reji volle saperne di più. "Aspetta, aspetta... come hai detto? Che... che la tua mamma ha trasformato in zombi alcuni dei tuoi fratelli?" chiese la monaca. "Che... che razza di modo di fare è questo? Quale madre farebbe una cosa così orribile?"

Nonostante il terrore, Rukus rivolse alla ragazzina uno sguardo perplesso, come se Reji avesse fatto chissà quale domanda assurda. "Ma... che dici? Tutte le mamme picchiano i loro figli! Se i figli fanno male i loro lavori... allora la mamma li batte. Li uccide. Li trasforma in zombi. Tutte fanno così..."

Nonostante la rabbia e l'ansia che provava in quel momento, Shalelu non potè fare a meno di provare un po' di compassione per quel mezzo-ogre. Per quanto fosse un carnefice, per molti versi era anche una vittima... e del resto, non aveva scelto lui di nascere con quel corpo rivoltante, il risultato di un abominevole atto di violenza.

"N-no... le mamme non fanno così. Le mamme vogliono bene ai loro figli. Li sgridano se sbagliano, ma lo fanno per il bene dei loro figli." spiegò Jolan. "Una vera madre non maltratta i suoi figli... e certamente non li uccide, nè li trasforma in zombi! Una che fa così non ha il diritto di definirsi madre!"

Rukus scosse la testa, sempre più confuso. "Huh? Perchè no? La mamma ci dice sempre... che tutti i genitori fanno così!" esclamò. Nualia, per la quale si trattava di una questione molto personale, abbassò lo sguardo e sospirò, cercando di tenere a bada le proprie emozioni

"E tuo padre, allora?" volle chiedere Yan. Il giovane spadaccino di Sandpoint appoggiò una mano sulla spalla di Nualia per farle sentire che le era sempre accanto. "Che cosa dice tuo padre di questo modo di fare della 'mamma'?"

"Io non ho mai visto mio padre. La mamma lo ha ucciso e lo ha mangiato prima che nascessi io." spiegò Rukus senza alcun cenno di emozione o di partecipazione, come se si trattasse della normalità.

Misia si mise una mano davanti alla bocca per il disgusto. "Uuuugh! Ucciso e mangiato? Ma che razza di famiglia è?" esclamò la femmina di gnomo.

"Beh, sicuramente... corrisponde a quello che ho letto sulle usanze degli ogre e dei mezzi-ogre." affermò Eli con evidente orrore. "Sono pronta a scommettere... che tutti i fratelli di questo tizio hanno padri diversi. E che nessuno di loro ha mai visto il rispettivo padre."

Nualia scosse la testa. "Ascolta... Rukus, hai detto di chiamarti, vero?" gli chiese, parlandogli con calma e facendo del suo meglio per empatizzare. "Ascoltami... forse noi ti possiamo aiutare. Sia te che i tuoi fratelli. Se... se tu ci portassi alla tua casa e ci dicessi dove si trovano le tre Frecce Nere che avete catturato... allora noi potremmo aiutarvi a cercare un altro modo di vivere. non dovreste più fare del male a nessuno... e col tempo, potreste far vedere alla gente di Turtleback Ferry che non siete più i mostri mangiatori di uomini che tutti credono. Ma... abbiamo bisogno che tu ci aiuti a farlo."

"Non siamo noi a dover fare il lavoro al vostro posto... Ma almeno possiamo cercare di dirvi cosa potete fare per migliorare la vostra condizione." continuò Shalelu. "Allora, che cosa ne dici? Tu dai una mano a noi, noi diamo una mano a voi. Può andare?"

Rukus guardò verso terra, confuso e sorpreso da come stessero andando le cose. Era stato convinto che quegli avventurieri lo avrebbero ucciso senza pensarci su due volte... ma questi sembravano, se non fidarsi di lui, almeno dargli una possibilità. Che cosa avevano in mente? Doveva esserci per forza qualcosa dietro... oppure erano così stupidi da non sapere di cosa fosse capace la mamma.

Eppure, se gli davano la possibilità di uscire vivo da questa difficile situazione... perchè non dare loro una mano? Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe convinto la mamma che li aveva condotti lui fin lì in modo che cadessero in trappola. Forse si sarebbe ripresentata l'occasione di rifarsi agli occhi della mamma e dei suoi fratelli...

"Va bene..." mormorò Rukus. "Vi porto dalle Frecce Nere... e voi mi lascerete andare... tutto bene?"

"Certo! E giusto per essere sicuri..." affermò Eli, per poi muovere rapidamente la mano davanti a sè ed intonare una melodiosa litania magica nell'elegante lingua degli elfi. Rukus sbattè gli occhi meravigliato, e i suoi due cani superstiti guardarono stupiti verso il loro padrone... ma durò soltanto un paio di secondi prima che Rukus si riavesse e si schiarisse la voce.

"Oh... okay! Okay, nessun problema! Adesso vi porto... seguitemi!" affermò il mezzo-ogre, che adesso sembrava un po' più amichevole.

Yan si avvicinò ad Eli per bisbigliarle una domanda in un orecchio. "Ma cos'era quella cosa che hai fatto?"

"Un semplice incantesimo Charme Persone." sussurrò la mezzelfa con uno sguardo di intesa. "In modo da renderlo più amichevole ed assicurarmi che non ci avrebbe tradito. Tutto qui."

"Bella pensata, Eli." rispose Shalelu. "E va bene... allora seguiamolo! Speriamo di essere in tempo per salvare Jakardros..."

E con questo, il gruppo di avventurieri si mise a seguire il mezzo-ogre e i suoi cani verso la dimora dei Graul, preparandosi mentalmente ai pericoli e agli orrori che li attendevano in quel luogo sperduto...  

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

  
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