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Autore: EleWar    05/11/2023    3 recensioni
In ogni indagine bisogna raccogliere delle prove per scoprire la verità. Anche se a volte la verità è davvero sotto il nostro naso.
Un'altra pazza avventura per i nostri eroi di sempre!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Zitti zitti siamo arrivati anche al capitolo 6 e manca veramente poco alla fine.
Come andrà a finire questa storiellina?
Ancora grazie per la vostra simpatia.
Vi lovvo
Eleonora

 
 
 
Cap. 6- Mick, la pettegola di Shinjuku
 
 
“Ragazzi ho le prove!” esordì Mick entrando al Cat’s eye, impugnando una vhs come fosse un talismano che li avrebbe liberati dalla mala sorte; la sventolava come un incensiere e Umi mugugnò di fronte a tanta teatralità.
 
“Ciao Mick” lo salutò tranquillamente Miki, totalmente in contrasto con l’agitazione dell’altro, intenta a tirare a lucido il già lucido bancone “Di cosa stai parlando?” gli chiese, quindi, leggermente incuriosita.
 
“Cara mia, ho le prove che quei due stanno insieme!” annunciò il biondo con un sorriso smagliante.
 
Miki colse al volo l’allusione, e inspiegabilmente arrossì.
 
“Chi è che sta insieme?” domandò Kasumi spuntando dal retro con un vassoio di pasticcini appena sfornati; il caldo profumo della vaniglia e dello zucchero invasero il locale, stuzzicando il palato.
 
“Indovina?” chiese a sua volta Mick, allungando una mano sul vassoio, ma Kasumi lo bloccò al volo, dandogli uno schiaffetto sul dorso della mano prensile, e lui la ritirò di scatto, più offeso che dolorante.
 
Si aspettava che almeno i coniugi Ijuin fossero più curiosi di sapere, e invece solo la bella ladra sembrava interessata; se solo si fosse dimostrata più generosa e gentile, sarebbe stato più piacevole e divertente svelare lo scoop.
Cercò di stuzzicare la curiosità dei due baristi:
 
“Allora? Non lo volete sapere chi è che si è messo insieme, alle nostre spalle per giunta?”
 
Alle nostre spalle di chi?” chiesero quasi in coro le sorelle Nogami, Saeko e Reika, entrando.
 
“Buon giorno ragazze!” le salutò cordialmente la padrona di casa “E’ sempre un piacere vedervi” e le tre donne stavano già per lanciarsi nel solito chiacchiericcio muliebre, completamente dimentiche dell’americano, che ancora impugnava la videocassetta come fosse uno scettro, quando lui, innervosito, si schiarì la voce e incalzò:
 
“Ehi ehi ehi donne! Ho qui per voi pane per i vostri denti…” ed iniziò a ridacchiare maliziosamente “Non lo volete vedere cosa ho qui dentro?” chiese indicando la vhs.
 
“Basta che non è un filmino a luci rosse dei tuoi, che di prima mattina e a stomaco vuoto, proprio no!” rispose caustica l’ispettrice Saeko, e nel dirlo si inerpicò sull’alto sgabello con la consueta sensualità: sedendo le si allargò lo spacco sulla lunga gamba, e per un attimo Mick dimenticò la notizia bomba che voleva rivelare, e cioè che aveva scoperto che Ryo e Kaori stavano insieme.
 
“Ma…ma che vai dicendo?” balbettò l’americano, aggiustandosi il ciuffo e cercando di ritrovare il solito aplomb, anche se, si disse, certe scene veramente avrebbero potuto considerarsi osé, quantunque la qualità delle riprese era così scarsa, che quelli potevano essere chiunque, intenti a fare qualsiasi cosa.
 
Si era aspettato di giungere al Cat’s Eye trionfante, con la prova regina, frutto della sua testimonianza diretta, e di quella documentata in video, della conclamata relazione amorosa dei suoi due amici, e invece sembrava che nessuno volesse prenderlo sul serio, e non riusciva a creare il pathos necessario ad introdurre l’argomento.
Possibile che non interessasse a nessuno sapere quello che voleva dire?
 
Si spazientì ulteriormente, e non appena le tre donne ripresero a parlare fitto fitto, esplose:
 
“Lo volete capire sì o no, che Ryo e Kaori si sono fidanzati???” tuonò.
 
“Oh che bello, l’hai scoperto anche tu?” esclamò una vocetta alle sue spalle.
 
Lo sweeper americano si voltò stupito, e si trovò davanti Yuka Nogami, con la solita divisa scolastica, lo zainetto e i libri sottobraccio; tutti si erano voltati verso di lei, e guardavano alternativamente Yuka e Mick.
 
“Avanti sentiamo, cos’è questa storia?” chiese pacata Saeko.
 
“E’ un’ora che cerco di dirvelo!” sbuffò esasperato Angel “Ho beccato Ryo e Kaori dormire insieme, abbracciati, con le mani intrecciate, e come se non bastasse, ho qui degli spezzoni delle telecamere di sicurezza dell’hotel Miyazaki, in cui si vedono i nostri innamorati, girare nudi e fare… e fare cose!”
 
“Fa vedere, va vedere!” saltò su Reika, improvvisamente interessata, mentre Kasumi tentava di strappargli la vhs dalle mani, per inserirla nel videoregistratore che, chissà come, dal piano di sopra era già ricomparso magicamente lì davanti a loro, e pronto da essere collegato alla tv.
 
In un attimo partì il reportage, e sei teste si protesero per veder quella sequenza di immagini e scene, in cui si vedevano Ryo e Kaori in piscina – e a quel punto Saeko cercò invano di tappare gli occhi alla sorellina Yuka – poi scappare nudi nel giardino, e intrufolarsi nell’apertura della cucina.
Quindi le riprese video riprendevano, seppur lateralmente, nella hall dell’hotel, dove un Ryo in costume adamitico, gesticolava e si dava un gran da fare davanti ad un attonito receptionist, che sembrava indifferente alla nudità altrui.
I video erano tutti sprovvisti di audio, perciò non si capiva cosa stava dicendo lo sweeper nipponico di così interessante, tanto da tener lì, inchiodato, il povero portiere notturno, senza farlo scattare a richiedere l’intervento della sicurezza interna.
Il nastro si interrompeva poco dopo la sfilata di Kaori in kimono, al braccio del suo socio, perfettamente a suo agio.
 
“Tutto qui?” chiese infine la giovane Yuka, spiazzandolo.
 
“Come, tutto qui?” esclamò incredulo Mick “Ma non hai visto?”
 
“Io ho visto, prima due bagnanti in piscina che si baciavano, ma la ripresa era scurissima a causa di un faretto fulminato, e davvero potevano essere chiunque. Erano talmente abbracciati ed avvinghiati che non si capiva dove iniziava uno e finiva l’altro… i capelli quando sono bagnati sembrano sempre scuri, ed è difficile riconoscerne il colore originale… quindi, cosa dovrei dedurre?”
 
“Eh brava la mia sorellina detective” commentò orgogliosamente Saeko.
 
Yuka riprese:
 
“Nelle sequenze successive vediamo due che corrono su un prato, che si tengono principalmente in ombra e che sfuggono ad ogni fonte di luce. Sono nudi? Forse. Oppure potrebbero indossare delle tute color carne… rosa magari, o un colore neutro tipo ecru. Quando i fuggiaschi entrano nelle cucine, effettivamente quello che riesce ad entrare dallo sportellino, ha tutta l’aria di essere una donna; le fattezze del corpo sono chiaramente femminili, in netto contrasto con quelle dell’altro che la sorregge, ma i volti non si distinguono, nemmeno quando entrano dalla porta principale della cucina, perché l’interno non è illuminato, e i due hanno sempre fatto in modo di non rimanere scoperti…”
 
“Ma…ma…” balbettava sconnessamente Mick, semi-affondato.
 
“Nelle riprese video della hall quello è chiaramente Ryo, non ci sono dubbi, anche se non sentiamo ciò che dice. E’ nudo è vero, ma ciò non è rilevante, perché lui è uno spudorato che non si fa problemi ad andare in giro in quel modo. Mi stupisco piuttosto della reazione del portiere: che Ryo abbia imparato anche ad ipnotizzare la gente?”e qui la ragazzina per un attimo si fermò a riflettere, poi riprese “In ogni caso, quando entra in scena Kaori, è perfettamente vestita, probabilmente con lo stesso indumento che il concierge ha dato a Ryo, però lei e lui non si scambiano effusioni o carinerie di sorta, vanno via semplicemente a braccetto, come hanno fatto un milione di volte… Da dove lo deduci che stanno insieme?”
 
“Ma… ma…ma tu… tu sei tremenda!” proruppe infine Angel, e la guardò meglio.
 
Come tutte le sorelle Nogami, aveva la giusta dose di furberia, e il suo acume investigativo prometteva già bene; non avrebbe sfigurato vicino alla sorella maggiore Saeko, ispettrice, e a Reika, l’ex poliziotta ed ora investigatrice privata.
 
Effettivamente dalle riprese video non si capiva poi molto, né la vera identità degli attori protagonisti, né che avessero una tresca di sorta; lui ce li vedeva, a Ryo e Kaori, solo perché sapeva che erano lì in quell’hotel, dove tra l’altro li aveva mandati lui, con la scusa di quell’incarico fittizio, con il segreto intento di tenerli sotto controllo e spiarli: voleva a tutti i costi scoprire la verità su di loro!
Tuttavia, a parte vederli scorrazzare nudi per il resort, non si vedeva altro: i dialoghi erano assenti, la vhs muta, la qualità pessima.
La piccola Nogami aveva ragione: potevano essere chiunque.
 
“Io, però, li ho visti dormire abbracciati!” ribatté, cercando si spuntarla con la giovane Yuka.
 
“Sei entrato nella loro camera senza permesso?” s’intromise Umibozu, a quel punto, attirando l’attenzione di tutti; erano così presi ad ispezionare il nastro, e a fare commenti, che si erano quasi scordati della sua presenza. “Non dirmi che ti sei messo pure a fare il guardone!?” concluse con una smorfia di disprezzo.
 
“Non… non è come pensi” cercò di giustificarsi l’americano.
 
“Ah sì?” lo provocò Falcon.
 
“E comunque… io già lo sapevo…” s’inserì timidamente Miki, che nuovamente era arrossita fino all’attaccatura dei lunghi capelli. Tutti si voltarono verso di lei, mentre continuava, dicendo: “L’ho capito quando sono andata da loro, dopo l’ultimo incarico, quando hanno avuto entrambi la bronchite… direi che era ovvio!”
 
Un coro di Oh si produsse fra gli astanti, e a quel punto Miki si disse che era arrivata l’ora di vuotare il sacco.
Si schiarì la voce:
 
“All’incirca due settimane fa, quando Ryo e Kaori hanno accettato l’incarico di scoprire chi fosse il misterioso stalker dell’attrice Fumi Mapoko, lo stesso che ha poi brillantemente risolto il nostro caro Mick qui” e nel dirlo si rivolse verso di lui, provocandogli un’ondata di virile orgoglio; Miki sorrise: bastava così poco a far gonfiare l’americano!
Un’implicita lusinga ben assestata, e lui si perdeva nella sua vanità.
Si chiese se tutti gli occidentali fossero così.
Proseguì:
 
“I nostri amici si sono ritirati in casa, e non hanno più dato notizie di sé. E siccome la cosa mi era parsa fin da subito strana, un giorno ho telefonato a casa Saeba, chiedendo se ci fossero problemi, o se fossero impegnati in un altro caso, perché non li avevo più né visti né sentiti. Quella volta mi rispose Ryo, con una profonda voce roca, che quasi non lo riconoscevo; mi disse che lui e la socia erano raffreddati, e che finché non si fossero guariti, non avrebbero messo il naso fuori casa. Mi offrii di fargli la spesa, dargli una mano per le pulizie o in cucina, ma Saeba, stranamente, si affrettò a dirmi che era tutto sotto controllo, e che non dovevo preoccuparmi di nulla. Cosa che invece feci, eccome!” e concluse con un’espressione buffa e furba insieme.
 
Gli astanti ascoltavano in silenzio, curiosi di sapere cosa avesse visto o sentito la bella barista, tanto da convincersi che Ryo e Kaori fossero una coppia, e non più solo lavorativamente parlando.
Yuka, soprattutto, pendeva dalle sue labbra, e mentalmente prendeva appunti per il suo prossimo libro giallo.
Non si perdeva una sola parola, e gli altri non erano da meno.
 
Dopo una breve pausa ad effetto, l’ex mercenaria riprese:
 
“Quello stesso giorno, più tardi, gli ritelefonai, e sperai che stavolta mi rispondesse Kaori, e non quello sciocco di Saeba, che magari pensa il frigorifero si riempia da solo, e non grazie alle economie della sua oculata socia. E poi volevo sentire come stava Kaori, perché veramente magari aveva bisogno di aiuto, prima che il compare riducesse un porcile l’appartamento, e prima che morisse di fame, visto che Ryo non è un gran cuoco. Mi andò bene perché rispose proprio lei. Anche Kaori era tutta chiusa e congestionata, e fra un eccesso di tosse ed un altro, mi spiegò che lei e Ryo dovevano stare a riposo, e curarsi, che avevano beccato entrambi la bronchite, e Doc li aveva già visitati e stabilito la terapia. Nuovamente mi offrii di dare una mano, portandogli un pasto caldo, se non addirittura cucinare lì da loro, ma, contrariamente alla reazione di Saeba che mi aveva liquidato frettolosamente, Kaori esitò incerta, e questo mi fece capire che in realtà avevano bisogno di aiuto, ma o non lo voleva ammettere, oppure si vergognava di accettare la mia proposta!”
 
“E poi cosa hai fatto?” si lasciò sfuggire Reika Nogami, forse la più impaziente di tutti; aveva posto una domanda pressoché inutile perché la signora Ijiuin aveva già detto che era andata a casa dei due sweeper, quindi, perché domandare l’ovvio?
 
In ogni caso, semplicemente, Miki rispose che alla fine era andata lo stesso, anche senza invito, con la scusa, appunto di portare viveri e conforto.
Una volta raggiunto l’appartamento, aveva preso la chiave di scorta dal nascondiglio segreto, che anche lei conosceva, ed era entrata in casa; si era pure annunciata ad alta voce, ma tanto era sicura che Ryo avrebbe riconosciuto la sua aura, e la mancanza di pericolo: lei veniva sempre in pace.
 
Miki si era diretta spedita in cucina, a controllare le scorte, trovandole subito esigue, e poi in camera da letto di Kaori, dove era sicura d’incontrarla, ma la stanza, spiegò, sembrava disabitata da un bel pezzo.
Non c’erano vestiti in giro, seppur Kaori fosse comunque molto esatta e ordinata, quindi difficilmente ne avrebbe scorti, ma nemmeno i suoi effetti personali, o l’amatissima cornice con dentro la foto di lei e Ryo insieme.
Il vano era insolitamente vuoto, e neanche c’era la consueta occupante: Miki si era aspettata di trovarla a letto malata, e invece dove era finita?
Per un attimo si allarmò, temendo che sue le condizioni di salute, fossero peggiorate a tal punto, da dover ricorrere ad un ricovero in ospedale, e allora aveva chiamato Ryo a gran voce, mentre di filato raggiungeva la stanza da letto dell’amico.
 
Non appena varcata la soglia, le si era parato davanti uno spettacolo davvero insolito, che mai si sarebbe aspettata.
I due sweeper erano a letto insieme.
Vestiti, perché indossavano entrambi dei comodi pigiami.
Con delle pezzuole sulla fronte, visibilmente febbricitanti e raffreddati.
Si erano riscossi solo quando si erano sentiti chiamare da Miki; avevano aperto faticosamente gli occhi e quasi all’unisono avevano biascicato un:
 
“Oh Miki, sei tu?”
 
Superato il primo momentaneo sgomento, l’ex-mercenaria si era fatta avanti chiedendo:
 
“Ma state davvero così male?”
 
Non aveva atteso risposta, e subito si era messa all’opera, prestando le cure necessarie: aveva cambiato l’acqua, mettendone di più fresca per gli impacchi, aveva controllato le medicine e le aveva somministrate al caso; aveva fatto prendere aria alla stanza, e quando fu soddisfatta del lavoro svolto, era ridiscesa in cucina a preparare un brodino caldo per gli sweeper, non prima di essersi accertata che la febbre fosse finalmente scesa.
 
Stava quasi per uscire dalla camera, quando Ryo le aveva detto:
 
“E’ che così… era più comodo” intendendo che, dal momento che stavano entrambi male, era più facile per loro curarsi, se condividevano la stessa stanza e lo stesso letto, ma Miki era troppo smaliziata per bere quella fandonia, tra l’altro, quando si dà una spiegazione non richiesta, in un certo senso ci si accusa, e quindi la ragazza si era limitata a sorridergli sardonicamente, e a rispondergli:
 
“Sì, sì… come no?”
 
Kaori era già sprofondata nel sonno, per prendere parte al dialogo, tuttavia l’amica era sicura che al massimo avrebbe ridacchiato a disagio.
 
Del resto Miki li aveva scoperti, e non c’erano altre scusanti per quello.
Quando mai i due soci avevano condiviso lo stesso letto, pur essendo entrambi malati o feriti?
Le uniche volte che erano stati costretti dagli eventi, a dormire insieme, avevano alzato un tale polverone, e fatto un tale strepito, che quelli erano diventati dei veri e propri aneddoti su cui ridere, di e con loro, quindi, non c’era storia.
 
Tutti gli indizi portavano a quella conclusione: Ryo e Kaori avevano fatto il grande passo, solo che non avevano ancora dato la notizia agli amici.
Miki, all’epoca, si era chiesta da quando andasse avanti quella cosa, e intimamente se ne era dispiaciuta di non essere stata messa a parte di quella felice novità, da parte di colei che considerava la sua migliore amica.
Ciononostante non ignorava quante difficoltà avevano incontrato quei due caproni innamorati, nell’accettare e vivere il loro amore reciproco: tutti ne erano a conoscenza, tranne loro.
L’avevano osteggiato e negato fino all’eccesso, anche se, specialmente negli ultimi tempi, Kaori si era aperta totalmente con Miki, e le aveva confessato quali erano i suoi reali sentimenti, verso il recalcitrante Ryo.
 
Per quei due nulla era facile e lineare, tutto doveva essere necessariamente complicato, altrimenti non sarebbero stati Ryo e Kaori.
 
Ad ogni modo, la bella barista aveva scelto di ignorare tutte le implicazioni del caso: i suoi amici erano malati, e non era il momento di affrontare l’argomento; se avessero voluto, gliene avrebbero parlato in seguito, magari quando avessero sfebbrato; non voleva metterli ulteriormente a disagio.
 
Peccato che nei pochi giorni in cui si era recata da loro, il momento giusto non era arrivato mai, e i due muli, dissimulando le apparenze, non avevano aperto bocca.
Miki, troppo educata e soprattutto troppo riservata davanti al loro mutismo, aveva deciso di non fare domande, ed ora eccola lì, a raccontare al resto della banda, cosa aveva visto.
 
   
 
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