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Autore: Shadow writer    11/11/2023    1 recensioni
Nate è un ventiquattrenne disilluso e pessimista. Ha un lavoro che odia, vive in una città che non sente sua ed è rimasto intrappolato in un passato che non riesce ad accettare.
Per aiutare un amico, partecipa a una corsa automobilistica, ma questo lo porterà a invischiarsi in qualcosa di più grande di lui.
"«Si dice che tu ti stia facendo un nome in città» commentò Alison, appoggiandosi al bancone di fronte a lui.
Il ragazzo alzò gli occhi dalla bistecca e incrociò quelli civettuoli di lei.
«È stata la mia prima e ultima gara» ribadì, «l'ho già detto a Richie.»
Lei fece schioccare la lingua contro il palato in segno di disappunto.
«Mi hanno riferito che ci sai fare con le auto.»
Nate rise e si sporse verso la ragazza.
«Me la cavo bene con molte cose, Alison» quando pronunciò il suo nome, le appoggiò le dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, «ma ciò non significa che io sia interessato a tutte queste.»"
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Extra 1

Non appena la porta della camera si aprì davanti a loro, Mike lanciò una sonora imprecazione che attirò non poche occhiatacce dalla gente che passava nel corridoio in quel momento. Jay lo afferrò per un braccio e lo trascinò all’interno della stanza, mentre Nate chiudeva la porta e si lamentava: «Eh dai, non farmi fare figure già il primo giorno».

Non riuscì a nascondere un certo divertimento nella sua voce, perché Mike aveva solo esternato quella che era stata anche la sua reazione. Controllò sul documento che quella fosse la stanza giusta e si accorse che non aveva sbagliato: in quanto fruitore della borsa di studio Thomson, aveva diritto a un’ampia e luminosa camera singola, con grandi finestre che si affacciavano su un tranquillo cortile interno.

Portarono all’interno i pacchi che contenevano le sue cose e Mike lasciò cadere rumorosamente sulla scrivania in legno quello che reggeva. 

«Cazzo, se era pesante» commentò, poi controllò la scritta sul lato del pacco. «Come è possibile che i maglioni pesino così tanto?»

Jay sbuffò. «Nonostante io mi sia impegnato a preparare tutte le scatole con etichette diverse, Nate ha deciso di buttare le cose alla rinfusa».

Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo. «Eh dai, ero agitato per il trasloco. Probabilmente ci sono dei libri lì, ecco perché pesa così tanto».

Per qualche istante ignorò gli amici, mentre studiava ammirato la stanza. Al centro c’era un grande letto a una piazza e mezza, con a fianco un comodino e un armadio a tre ante. Dall’altro lato della stanza c’era una scrivania e infine una porta conduceva al piccolo bagno privato.

Mike si lanciò sul letto e molleggiò per testare il materasso. «Questo è perfetto per le signorine» commentò ammiccando. 

«Guarda che è qui per studiare, cretino» replicò Jay, sistemandosi gli occhiali sul naso. «E per non perdere la borsa di studio».

Nate convinse a fatica gli altri due a scendere per aspettarlo in qualche bar del campus. «Devo fare una chiamata» disse, ma Mike si era steso scompostamente sul letto e aveva allargato gambe e braccia per testarne la comodità.

«Possiamo ascoltare anche noi, non ci sono segreti tra fratelli»·

Nate alzò gli occhi al cielo. «Eh dai, quando ti capita ancora di beccare così tante collegiali tutte insieme?»

Il biondo non se lo fece ripetere due volte. Balzò in piedi, afferrò Jay per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza.

Nate rise, scuotendo il capo, poi prese il cellulare e rivide le chiamate perse sullo schermo. Mila gli rispose al secondo squillo.

«Ehi» le disse. «Scusami, ero impegnato prima. Tutto bene?»

«Più o meno» rispose lei. Aveva una voce affannata, come se avesse corso.

«Che succede?»

«Ho parlato con i miei».

Nate capì che l’affanno era dato dall’agitazione. «Com’è andata?». Sentì un lungo sospiro dall’altro capo e cercò di rimanere calmo. Non sapeva cosa cosa aspettarsi dai Barnes.

«Mi hanno tagliato i fondi» rispose Mila, talmente velocemente che all’inizio gli sembrò di aver capito male.

«In che senso?»

Con più calma, lei gli spiegò che non avrebbero più pagato nulla che non fosse la retta universitaria o beni di primissima necessità.

«Stai scherzando?» sbottò lui sentendosi ribollire il sangue. «E come pensano che ti manterrai?»

«Mi hanno detto di cercarmi un lavoro in campus. Ovviamente il mio vecchio lavoro sarebbe troppo impegnativo da mantenere con l’università».

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi lui riprese la parola. «Mila, se ti servono dei soldi…»

«Non voglio i tuoi soldi, Nate».

«È per come li ho vinti?»

La sentì ridere dall’altro capo e quel suono gli alleggerì il petto. «Ti sei guadagnato tutto quello che hai, è giusto che anche io cominci a fare lo stesso».

«Intendi… lavorare?»

«Pensavo più che altro a giocare in borsa?»

«Sei seria?»

Mila sbuffò sonoramente nel microfono. «Certo che no, stupido. Ovvio che intendevo lavorare!»


 



Ciao! 
So che questo capitolo extra arriva con tremendo ritardo e mi scuso con coloro che lo aspettavano. La mia ispirazione è stata un po' altalenante e negli ultimi mesi mi sono dedicata alla stesura di un'altra storia 
(la potete trovare qui: Per sempre così), di genere un po' diverso rispetto a Crawling back to you. È stata un'ispirazione fulminea  e sentivo che dovevo finirla rapidamente, così ho trascurato altri lavori ancora in corso, ma non mi sono dimenticata di loro! Avevo già scritto parte di questo capitolo, così nel frattempo ho deciso di pubblicarlo e spero di poter proseguire presto questa storia che mi ha accompagnata a lungo e a cui mi dispiacerebbe non dare un seguito.
Ringrazio chiunque eventualmente sia arrivato fino a qui!
A presto,
M. 

   
 
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