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Autore: Sofyflora98    11/11/2023    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
Quando Mu Qing usciva, Xie Lian aveva paura. Paura che quella fosse la volta che, infine, quel fantasma che aveva aggredito Mu Qing tornasse a tormentarlo e che gli facesse del male, paura che qualche ufficiale celeste lo individuasse e riuscisse per un colpo di sfortuna di Mu Qing ad avere la meglio. Aveva anche paura che fosse la vicinanza con Xie Lian, invece, ad essere ancor di più un pericolo per il fantasma.
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Seguito di "The heart, it's heavy in the chest"
[Mu Qing X Xie Lian]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Let me in through your open wounds'
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Mu Qing non parlava moltissimo. Non era mai stato particolarmente loquace, specialmente prima che Xie Lian ascendesse, ma i suoi silenzi di quei giorni erano una cosa del tutto diversa.
Avevano una specie di routine. Niente di straordinario, ma Mu Qing sembrava cercare di far somigliare quella nuova situazione ad una specie di vita normale per l’altro uomo, e Xie Lian cercava di riabituarsi e allo stesso tempo di dare a sua volta una sorta di pace ai giorni del fantasma. Faceva sempre quello che aveva fatto negli ultimi secoli: andava in giro a cercare di raccattare quello che veniva buttato via o che avanzava, faceva piccoli lavoretti quando li trovava nei villaggi vicini, e cercava di portare un po’ di sé stesso nella casa. Non intendeva imporsi nell’abitazione di qualcun altro, ma non era cieco a come Mu Qing sembrasse più vivo, più presente quando era circondato da oggetti personali.
Mu Qing a volte era lì, e a volte spariva per qualche giorno. Tornava sempre incolume, anche se Xie Lian aspettava con ansia il suo ritorno ogni volta, e insisteva per controllare che non avesse ferite. L’altro gli ricordava spesso che era un fantasma e non poteva essere ucciso, ma accettava quando si rendeva conto che era per far stare l’altro con il cuore in pace. Quando Mu Qing non se ne andava faceva giardinaggio. C’era un bel giardino attorno a quella casa, e qualche albero di fiori che sembrava ignorare le stagioni. Nessuno riusciva a vedere quel posto senza il permesso del fantasma, e nessuno riusciva ad avvicinarsi senza il suo invito.
La notte si sdraiavano vicini, e al risveglio di Xie Lian erano accoccolati l’uno sull’altro. Mu Qing probabilmente non dormiva, ma calava in una specie di stato di meditazione che ammorbidiva il suo volto. Allora Xie Lian lo traeva a sé, ancora incredulo del fatto che questo gli era concesso, che era permesso. Quando lo stringeva e quando gli ricopriva il volto di baci Mu Qing non parlava, però lo guardava in modo disarmante, come se la sua vita dipendesse da quanto Xie Lian lo cullasse tra le braccia, ed era più eloquente di qualsiasi cosa avesse potuto dire.
A volte non era lucido. Quando si era imbattuto in lui nel bosco ci era voluto un po’ perché il fantasma lo riconoscesse, e anche ora in alcuni momenti sembrava non sentire quello che gli veniva detto anche per ore di fila. Non era strano che i fantasmi, anche se molto potenti, non fossero del tutto in sé. Sperava che per Mu Qing il non essere in sé si fermasse lì.
 
 
- Sei mai stato nella Città Fantasma? -
Mu Qing annuì mentre beveva il tè. I fantasmi non avevano bisogno di cibo o acqua, come gli dei, ma a quanto pareva anche per loro era un piacere che rendeva la loro permanenza nel mondo un po’ migliore.
- Una volta ho provato ad andarci, ma non sono riuscito a trovare l’entrata. - disse Xie Lian con una risata soffice.
Mu Qing fece a sua volta una piccola risata che somigliava ad uno sbuffo. - Non è un bel posto. Soffocante, e selvaggio. A volte vado a comprare delle cose, ma tutto qui. E poi, il padrone non mi vuole lì. Prova sempre a impedirmi di entrare o a darmi la caccia quando sa che sono lì dentro. Io vado e vengo come mi pare comunque. -
- Il padrone? -
- Pioggia Cremisi che Cerca il Fiore, il sovrano della Città Fantasma. Una persona di cattivo gusto. Una volta ha sfidato a duello degli ufficiali celesti, e li ha sconfitti tutti e trentatré. Questo forse l’hai sentito. -
- Molto vagamente. -
- Mi detesta, a quanto pare. Io l’ho a malapena visto da lontano, ma qualche volta mi ha attaccato. Non lo fa più da un po’, però è fastidioso quando manda le sue farfalle a spiarmi. -
- Per quale ragione ce l’ha con te? -
- Non ne ho idea. -
 
 
Mu Qing si allontanò per qualche giorno. Xie Lian era preoccupato ogni volta che se ne andava. Ancora non sapeva cosa andasse a fare, anche se poteva supporre che ci fosse qualcosa di cui si nutriva, e tutta l’area circostante, per diversi chilometri, era stranamente libera da fantasmi più deboli ed esseri demoniaci.
Non ci aveva pensato troppo nei primi tempi, preso com’era dallo stupore e dall’incredulità di poter vedere il suo volto e sentire la sua voce di nuovo, ma dopo le prime due settimane si era affacciato il pensiero di come la sua presenza avrebbe potuto fargli del male. Lui era maledetto, perseguitato dalla sfortuna, e questa sfortuna tendeva a riversarsi nelle persone accanto a lui. Era una delle ragioni per cui non si stabiliva quasi mai troppo tempo nello stesso posto. (Era ciò che gli aveva portato via Wu Ming, si disse con un dolore sordo nel petto).
Quando Mu Qing usciva, Xie Lian aveva paura. Paura che quella fosse la volta che, infine, quel fantasma che aveva aggredito Mu Qing tornasse a tormentarlo e che gli facesse del male, paura che qualche ufficiale celeste lo individuasse e riuscisse per un colpo di sfortuna di Mu Qing ad avere la meglio. Aveva anche paura che fosse la vicinanza con Xie Lian, invece, ad essere ancor di più un pericolo per il fantasma.
Mu Qing non mostrava preoccupazioni del genere. “Peggio di così è davvero difficile,” gli aveva detto un giorno, e anche se gli aveva strappato una mezza risata, il pensiero aveva solo fatto tornare in superficie il senso di colpa per tutto ciò che avrebbe potuto fare secoli prima per impedirlo.
Tornò tre giorni dopo, e Xie Lian era già sull’uscio ad attenderlo con ansia quando si rese conto che si muoveva con lentezza, mettendo il peso sulla gamba sinistra.
Corse verso di lui con il cuore in gola, e lo afferrò giusto in tempo per impedirgli di inciampare e cadere a terra. Mu Qing aveva lo sguardo offuscato, dei lividi sul viso e dei punti lacerati e macchiati di sangue nelle vesti.
- Mu Qing! Cosa è successo? Vieni dentro, forza! -
Il fantasma lo guardò con le palpebre semiaperte e si appoggiò a lui per tutto il tragitto fino a casa. Casa.
Avrebbe sporcato le lenzuola appena cambiate in quel modo, ma comunque Xie Lian lo accompagnò fino al letto e lo fece sdraiare. Mu Qing seguì i suoi gesti obbedientemente, ma quando Xie Lian fece per sollevare le sue vesti per controllare le ferite, lo fermò prendendogli il polso.
- Non c’è bisogno che ti scomodi. - mormorò il fantasma.
Xie Lian sospirò. - Lascia che provi a curarti. -
- Sono già morto, questo corpo si aggiusterà di nuovo molto velocemente. -
Xie Lian strinse le labbra. Mu Qing non capiva. Non si rendeva conto che a Xie Lian importava che non soffrisse, anche se non poteva essere ucciso. Non si comportava come se la sua persona avesse alcuna importanza.
Mu Qing lo osservò, e alla fine lasciò andare il suo polso e gli permise di continuare.
Quando rimosse la stoffa, Xie Lian trovò un largo ematoma sulla sua coscia e una profonda ferita da taglio nel polpaccio. Ferite simili erano sul torace e sulla schiena, e anche le braccia erano cosparse da tante lacerazioni sanguinanti. Come facesse a sanguinare era anch’esso un mistero. Forse aveva plasmato quel corpo perché somigliasse il più possibile ad una persona vivente. Era orribile da guardare, anche se mai come la vecchia ferita aperta nel suo torace.
- Cos’è successo? - mormorò Xie Lian.
- Pioggia Cremisi. Quell’animale si è accorto che ero nelle vicinanze della sua città. -
Xie Lian fece segno di aver capito. Iniziava ad essere davvero incuriosito su quella faccenda, su come mai un estraneo potesse mostrare tanto astio.
- Stavolta l’ho visto… - mormorò Mu Qing mentre l’altro prendeva un panno e dell’acqua per pulire la sua pelle dal sangue. - L’ho visto in faccia. Il modo in cui mi guardava… era personale. Era… rancoroso. Ma non ho idea… -
Xie Lian finì di ripulirlo, e vide che le lacerazioni stavano già iniziando a richiudersi grazie all’energia spirituale del fantasma. Tutte tranne quella nel torace, ovviamente.
La sua pelle era di un pallore innaturale. Non sempre era così. Xie Lian si era accorto di come Mu Qing provava a sembrare più vivo rispetto a quando si erano trovati di nuovo, di come aggiungeva una vaga tinta rosata alle gote per celare l’assenza di vero sangue. Ora aveva lasciato che scemasse, troppo provato dalla battaglia.
Anche se Xie Lian aveva terminato, Mu Qing non si mosse e non si preoccupò di aggiustarsi le vesti. Aveva lo sguardo che vagava sul soffitto, e le sue dita non sembrava riuscire a smettere di contrarsi.
Xie Lian gli afferrò una mano e prese a strofinare lentamente le sue dita una alla volta. Sentì un sussulto, e quando alzò lo sguardo di nuovo Mu Qing lo stava osservando con occhi sgranati e un’espressione strana.
- Mu Qing, - mormorò il coltivatore. - C’è qualcosa che vuoi dirmi? -
Il fantasma scosse la testa e tornò a guardare il soffitto.
Aveva un aspetto vulnerabile. Non era qualcosa che Xie Lian era solito associare a lui, la vulnerabilità. Anzi, ai suoi occhi era sempre apparso come l’esatto opposto di ciò. Sempre protetto da strati e strati di vestiti, armature, espressioni indecifrabili e parole che raramente lasciavano trapelare qualcosa. Poteva contare su una mano le occasioni in cui non era così, ed erano tutte spiacevoli.
Era la prima volta che appariva in quel modo e la cosa non lo faceva sentire nauseato. La prima volta in cui era semplicemente lì, con le vesti in parte aperte e in parte gettate ai piedi del letto, e senza nessuna fretta di nascondersi nuovamente.
Si sentì attraversare da un impulsivo desiderio di toccare e accarezzare, sentire finalmente di cosa fosse fatto. Un vago ricordo del suo cuore che tremava, dei suoi occhi che seguivano ipnotizzato i movimenti svelti delle mani che stavano acconciando i suoi capelli e versando il suo tè, riaffiorò. Un ricordo in cui aveva tutto ciò che desiderava a portata di mano, ma non gli era concesso avere quella singola cosa nonostante fosse sempre ad un passo di distanza.
Si accorse di aver mosso le mani solo quando sentì il sussultò di Mu Qing. Il fantasma lo stava fissando, gli occhi ancora più sbalorditi, ancora più vulnerabili, e Xie Lian quasi ritrasse la mano che aveva posato sul torace dell’altro per la sorpresa. Si trattenne, e lasciò che le sue dita sfiorassero e disegnassero sulla pelle fredda, che si avvicinassero per la seconda volta a quella voragine nel suo petto. Mu Qing non disse nulla. Non provò a fuggire al suo tocco, ma sentiva come fosse teso come una corda d’arco.
Lasciò che le sue dita scivolassero fino all’altezza del suo cuore assente, e posò la mano a coppa sulla lacerazione, nascondendola alla vista. O facendole scudo dal mondo esterno.
Sentì le membra del fantasma rilassarsi lentamente, ed un sospiro tremante uscì dalle labbra di Mu Qing. Quando Xie Lian riportò l’attenzione sul suo volto aveva chiuso gli occhi.
- Mu Qing? - mormorò piano. L’altro non gli rispose, e quando gli scostò i capelli dal viso sembrava quasi addormentato. I fantasmi non dormivano, non ne avevano bisogno, eppure era in qualche sorta di oblio.
La stanchezza doveva pur colpire anche i morti, pensò Xie Lian riallacciando le vesti dell’altro uomo. Dopotutto la sentivano anche gli dei.
Mu Qing però, ancora non aveva aperto gli occhi ore dopo, e quando la stanchezza finì per far crollare anche il coltivatore, fu con un peso sullo stomaco e il nervosismo che gli faceva tremare le mani che si coricò.
 
 
Una luce chiara gli colpì le palpebre ancora chiuse. Xie Lian strinse gli occhi, e li riaprì un istante più tardi quando sentì un mormorio soffice e delle mani toccare gentilmente la sua spalla.
- Vostra Altezza… -
Xie Lian si ritrovò di fronte al viso di Mu Qing, in piedi accanto al letto e leggermente chinato nella sua direzione. Non appena incrociò il suo sguardo Mu Qing chinò gli occhi e portò le mani in grembo l’una nell’altra con fare timoroso.
- Chiedo perdono, non vi svegliavate, così ho dovuto toccarvi perché vi destaste. - disse a bassa voce chinando la testa.
Xie Lian lo fissò sbigottito per qualche istante, confuso su cosa stesse dicendo. - Non devi giustificarti per una cosa simile. Poi, non è una cosa infrequente che tu mi tocchi. -
Mu Qing a quelle parole assunse una dolce tinta rosata che un fantasma solitamente non dovrebbe essere in grado di assumere, e si inchinò profondamente con un movimento secco.
- Chiedo perdono! Ho oltrepassato un limite che non avrei dovuto raggiungere. -
Nel frattempo Xie Lian si era svegliato completamente e fissò quasi inorridito il modo in cui il compagno raccolse e tese la sua veste per aiutarlo ad infilarla, tenendo il viso abbassato.
- Cosa stai facendo? - domandò con voce tesa. Mu Qing alle sue parole sembrò farsi più piccolo e abbassò ancora di più la testa.
- Ho commesso qualche errore, Vostra Altezza? - chiese a sua volta il fantasma con un filo di voce.
Al che Xie Lian non seppe cosa rispondere. Confuso e con una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco, gli permise di infilargli la veste, e non fece in tempo a chiedergli cosa gli fosse preso quando si trovò un pettine tra i capelli e dita rapide e precise che glieli intrecciavano e acconciavano.
- Mu Qing, non capisco come mai tu stia facendo questo. Non… non è una cosa che facciamo più, ormai. - disse con voce incerta mentre l’altro finiva di sistemare le ultime ciocche di capelli. Quasi si pentì di aver parlato quando lo sentì irrigidirsi alle sue spalle.
- Sono venuto meno ai miei doveri, Vostra Altezza. Vi prego di perdonarmi o punirmi. -
A quel punto sentì il gelo nelle vene. Si voltò e si ritrovò di nuovo di fronte alla testa chinata dell’altro. Lo afferrò e lo costrinse a guardarlo in volto, e quello che trovò non era la stessa persona che era tornata a casa sanguinante il giorno prima. Non vedeva le tracce nere sul suo viso, e percepì le tracce di un velo di energia spirituale che copriva le sue sembianze. Era appena percettibile però, come se fosse un piccolo gesto inconscio, automatico, ad averlo fatto comparire.
Inoltre non c’era lo sguardo fermo e vulnerabile, intenso, di Viso Piangente che Vaga nell’Ombra. Non era nemmeno l’espressione stanca e nervosa del Mu Qing che l’aveva abbandonato, o quella cupa e fredda del giovane che aveva combattuto una guerra al suo fianco. Questo sguardo quasi vuoto, distante e remissivo, veniva da un ricordo molto più lontano. Un ricordo di quando era ancora un fanciullo, di quando un ragazzo poco più giovane di lui stava pietosamente chiedendo perdono per aver preso un foglio dorato da terra.
Mu Qing lo guardava inespressivamente, e i suoi occhi erano stranamente appannati e distanti.
- Va tutto bene, Mu Qing. Non hai fatto niente di sbagliato. Anzi, sono molto soddisfatto di te. - disse Xie Lian lentamente, mentre la paura iniziava a mordergli lo stomaco.
I fantasmi spesso non erano lucidi, ne era consapevole. Una memoria inaffidabile, ricordi distorti, allucinazioni, queste erano tutte cose abbastanza ordinarie. Aveva sperato però che una Devastazione fosse abbastanza potente da non essere più vittima di queste instabilità. Si era sbagliato. Forse, al contrario, i fantasmi usciti da Monte Tonglu erano ancora più instabili, con ferite ancora più profonde e difficili da guarire. Ripensò al suo torace vuoto, al suo cuore mancante, a come Mu Qing aveva pensato che avesse potuto essere stato Xie Lian ad ucciderlo.
- Mu Qing, chi sono io per te? - mormorò.
- Siete Sua Altezza Reale il Principe Ereditario. - disse l’altro.
- E tu chi sei per me? -
Mu Qing lo guardò con sguardo perso, perplesso. - Sono il vostro servo, Vostra Altezza. -
 
 
Mu Qing non tornò in sé come Xie Lian aveva sperato. Quando provava a spiegargli cosa gli era successo sembrava perdersi nel vuoto, incapace di sentire, e quando Xie Lian faceva qualsiasi cosa in casa con le sue mani, l’altro correva a farlo al suo posto.
Il coltivatore non sapeva che fare. Non era ancora passato un giorno, e forse l’indomani sarebbe rinsavito, ma quando verso sera Mu Qing senza dire nulla preparò la cena per lui e si mise in piedi al suo fianco, giusto un passo più indietro, mentre Xie Lian mangiava, sentì il bisogno di urlare. Non lo fece, temendo che questo Mu Qing ignaro e accondiscendente avrebbe frainteso la sua frustrazione e cominciato di nuovo a chiedere perdono. Il fantasma aveva ignorato i suoi inviti a sedersi con lui, chinando più in basso la testa e dicendogli che era inappropriato.
- Sono molto stanco, Mu Qing. - disse con un filo di voce.
- Vado a preparare il letto per voi, Vostra Altezza. -
- Davvero, non ce n’è bisogno, Mu Qing. -
Mu Qing non lo ascoltò, e si stava già affaccendando attorno al letto. Il letto che era stato portato lì solo da un paio di settimane, solo perché potessero sdraiarsi fianco a fianco, perché Xie Lian potesse stringergli la mano.
Mu Qing era alle sue spalle, intento ad aiutarlo a togliersi i vestiti. Xie Lian glielo permise, stanco di cercare di svegliarlo quando palesemente non serviva a nulla. ed era solo un giorno. Cosa avrebbe fatto se Mu Qing fosse rimasto così ancora a lungo? Come avrebbe potuto sopportare vederlo così, quando anche in passato aveva solo desiderato averlo al proprio fianco?
Ora con solo addosso la più leggere delle sue vesti, si sedette sul bordo del letto, tirando un lungo sospiro.
- Buona notte, Vostra Altezza. -
Xie Lian tornò a guardare Mu Qing, e lo vide preparare un giaciglio sul pavimento, non dissimile da quello che aveva trovato quando era stato portato in quella casa la prima volta.
- Cosa stai facendo? -
- Mi preparo per la notte, Vostra Altezza. Chiedo perdono, nelle altre stanze non c’è abbastanza spazio per potermi coricare. Ma se vi sentiste a disagio potrei… -
- Vieni qui, Mu Qing. - disse con voce stanca, tendendo una mano.
Mu Qing sbatté le palpebre ripetutamente, ma obbedì e gli si avvicinò. Non prese la sua mano.
Xie Lian allungò le dita e strinse quelle di Mu Qing tra le proprie, vedendo ancora con tristezza lo stupore e il timore nel volto dell’altro.
- Vostra Altezza? - sussurrò Mu Qing, con un’espressione strana in volto.
- Resta con me. Ti prego, resta con me. -
Questo Mu Qing non avrebbe capito. Forse aveva addirittura paura di lui. Xie Lian però era debole, era troppo solo, e il suo volto gli era mancato troppo in quei secoli.
Mu Qing fece per dire qualcosa, si interruppe, e infine sgranò gli occhi con un sospiro improvviso. I suoi occhi all’improvviso sembrarono timidi, e più dolci.
- Voi desiderate… che io stia qui con voi? Desiderate che stia accanto a voi la notte? - chiese distogliendo appena lo sguardo.
Xie Lian annuì, e strofinò delicatamente la sua mano con il pollice. Nemmeno due mesi di nuovo assieme, e già trovava insopportabile l’idea di non poterlo stringere tra le braccia.
Mu Qing chinò il capo, un dolce rossore che iniziava a diffondersi sul suo viso, e si lasciò cadere in ginocchio di fronte a lui.
- Mu Qing…? - mormorò Xie Lian, interdetto.
Mu Qing lo guardò in volto, e il suo viso era aperto come raramente Xie Lian l’aveva visto, come mai era stato quando era al suo servizio. Il fantasma dischiuse le labbra per qualche istante, e appoggiò la guancia sul grembo del compagno.
Appoggiò le mani sulle ginocchia di Xie Lian, strofinando il viso sulle sue gambe, e il coltivatore quasi ebbe un colpo quando vide il modo in cui si sistemò con le ginocchia divaricate e il viso proteso verso il suo grembo.
- Mi state concedendo un immenso onore, Vostra Altezza. - sussurrò Mu Qing, e premette le labbra sulla gamba vestita di Xie Lian.
- Mu Qing, Mu Qing, fermati! - ansimò Xie Lian, afferrandolo per le spalle. - Temo che tu abbia frainteso, io non intendevo domandarti questo. Non oserei chiedere questo da te. -
Specialmente in quel momento, pensò, quando non sembrava cosciente della situazione. Non aveva nemmeno idea di come fosse arrivato a quella conclusione nel sentire la sua richiesta innocente.
Il viso di Mu Qing fu attraversato da un lampo di dolore e timore, però, ed un secondo più tardi era prostrato ai suoi piedi, la fronte premuta sul pavimento.
- Vi chiedo perdono, non avrei dovuto osare. Vi chiedo umilmente perdono! - disse con un filo di voce.
Con il cuore che ancora gli martellava nel petto, Xie Lian si protese e lo riportò com’era prima, con il viso sulle sue ginocchia.
- Va tutto bene, Mu Qing. - mormorò, e prese a far scorrere le dita tra i suoi capelli. - Non sono arrabbiato con te. Non hai fatto niente di male. -
Da che ricordava, Mu Qing non era mai stato così da vivo, nemmeno quando era al suo servizio. Forse giusto un po’ i primi tempi, ma questa improvvisa sottomissione gli era aliena, e si sentiva messo con le spalle al muro, incapace di capire come comportarsi.
Sotto le sue carezze il fantasma sembrò tranquillizzarsi, e ben presto Xie Lian lo sentì sciogliersi contro di lui. Sentì le sue braccia avvolgergli le gambe.
Ripensò al modo grazioso in cui era arrossito quando aveva pensato che Xie Lian gli stesse chiedendo di servirlo con il suo corpo. Non era sembrato spaventato, in quel momento. Era stato il rifiuto a farlo tremare di paura.
Quando era un ragazzo non aveva mai osato pensare a questo. Aveva costretto la propria mente a stare lontana dall’idea, a non soffermarsi sul tepore delle mani di Mu Qing quando lo svestivano e gli lavavano i capelli, a non guardare il suo volto mentre allacciava le sue vesti. Non aveva mai pensato di vedere qualcosa di simile al fremere del suo cuore nei suoi occhi. Avrebbe forse dovuto? Se avesse sollevato lo sguardo, avrebbe visto lo stesso rossore e lo stesso languore negli occhi di quel giovanissimo Mu Qing? Quel ragazzo sarebbe caduto in ginocchio allo stesso modo se Xie Lian gliel’avesse chiesto?
Guardò il viso dell’uomo che ora premeva il viso sulle sue gambe. Avrebbe forse dovuto concederglielo, quello che non aveva potuto o voluto permettergli di avere in passato?
- Mu Qing. -
Lui alzò la testa alla chiamata, le palpebre semichiuse e un’espressione quasi di abbandono sul suo volto. Xie Lian gli raccolse il viso tra le mani.
- Mu Qing, posso baciarti? -
L’altro ingigantì gli occhi, e le sue labbra si dischiusero come un fiore. Si protese verso Xie Lian come se non desiderasse nient’altro, e quando il principe premette le labbra sulle sue, quando fece scivolare la lingua nella sua bocca, emise un sospiro tremante.
- Vostra Altezza… -
- Mh? - Xie Lian lo strinse a sé, affondando il viso tra i suoi capelli color inchiostro.
- Permettetemi di servirvi. Lasciate che mi conceda a voi. Per favore. -
Xie Lian trattenne il fiato. Gli prese il viso e cercò qualcosa nel suo sguardo, una qualunque cosa che giustificasse un diniego. Non la trovò.
- Questo è quello che desideri? Ne sei del tutto sicuro? -
- Sì. - la risposta uscì quasi come un singhiozzo.
Xie Lian fece uscire lentamente l’aria dai polmoni, cercando di calmarsi. Andava bene. Lo desiderava. Mu Qing palesemente lo desiderava ancora di più, forse lo aveva sempre fatto. Poteva lasciare che accadesse senza temere per quando sarebbe di nuovo tornato ad essere il Viso Piangente.
- Va bene, Mu Qing. Prenderò ciò che mi stai offrendo. -
- Il vostro Mu Qing. -
- Il mio Mu Qing. - confermò Xie Lian, accarezzandogli il viso. - Cosa desideri fare? -
Mu Qing abbassò le palpebre, quasi timorosamente si fece spazio tra le sue gambe per inginocchiarsi più comodamente di fronte a lui, e con un’occhiata timida all’altro uomo iniziò a slacciare i suoi pantaloni.
- Aspetta. -
Mu Qing si fermò, e lo guardò in attesa. Xie Lian rabbrividì sotto quello sguardo, e si sporse per disfarsi a sua volta delle vesti del suo compagno. Con un mugolio soffice Mu Qing glielo permise, aiutandolo a sfilare le sue vesti nere fino a che non fu completamente nudo. Quando rimase un po’ troppo a fissare la sua pelle pallida decorata con qualche neo, Mu Qing guardò altrove. Per un attimo Xie Lian temette di aver chiesto troppo, di averlo spinto ad esporsi più di quanto fosse disposto, quando notò come Mu Qing stava stringendo e strofinando le cosce tra loro, le membra attraversate da brividi. Gli accarezzò di nuovo i capelli, incredulo che tutto quello fosse per lui.
Il fantasma tornò ad armeggiare con i pantaloni del compagno, abbassandoli giusto quel poco di cui aveva bisogno per liberare la sua erezione. Con gesti esitanti Mu Qing toccò e osservò, e infine premette la bocca sulla pelle bollente, lasciando che un po’ alla volta scivolasse tra le sue labbra. Xie Lian trattenne un gemito strozzato, e gli afferrò la testa. Mu Qing lo guardò dal basso, forse confuso dalla sua reazione.
- Va tutto bene, Mu Qing. Lentamente… ecco così. - sussurrò Xie Lian. Fece scorrere le dita tra i capelli setosi dell’altro, accompagnando i suoi movimenti. Era goffo, timido, ma nemmeno Xie Lian aveva esperienza del genere, e la vista dei suoi occhi lucidi e delle labbra umide, rosse, che avvolgevano la sua carne, era più che sufficiente a farlo ansimare e fargli arricciare le dita dei piedi.
- Mu Qing… - ansimò, aggrappandosi alle sue spalle. - Credo che sto per… -
Il suo compagno chiuse gli occhi e non si mosse, stringendo forte le gambe di Xie Lian quando si tese con un gemito roco.
Attese qualche istante, e lasciò che il membro dell’altro scivolasse fuori dalle sue labbra. Xie Lian si sentiva il viso bollente, le membra pesanti, e non riusciva a staccare lo sguardo dal viso di Mu Qing. Con mani tremanti si protese per pulire le gocce biancastre sulle labbra del suo amante.
Il suo amante. Era questo che era, alla fine.
Si chinò e baciò di nuovo il compagno, accarezzando la schiena liscia e lasciando che le sue mani esplorassero e toccassero. Il corpo di Mu Qing si tendeva e guizzava ad ogni carezza.
Ad un certo punto Mu Qing si staccò dalle sue labbra e premette il viso di nuovo sul suo grembo, stringendo le gambe di Xie Lian tra le braccia.
- Vostra Altezza, mi permettete…? -
- Tutto quello che vuoi. -
Xie Lian sentì le mani di Mu Qing spostare gentilmente una delle sue gambe più in avanti. Vide il suo viso arrossire ancora di più mentre divaricava le gambe ai lati di quella dell’altro. Sentì la sua voce iniziare a gemere sofficemente mentre si strofinava sulla sua gamba e si stringeva a lui.
Quasi dimenticò di respirare. Mu Qing, il suo Mu Qing, il freddo e scostante Mu Qing stava cavalcando la sua gamba e soffocando i suoi gemiti nella stoffa delle vesti di Xie Lian.
Con un’improvvisa stretta al petto prese a mormorare incoraggiamenti, massaggiandogli la nuca. Quando iniziò a sentire dei gemiti più forti, dei movimenti più nervosi, lo raccolse da terra e lo fece sedere sul suo grembo, portando una mano tra le sue gambe per aiutarlo a finire.
Si pulì la mano distrattamente sui pantaloni, tenendo stretto il corpo di Mu Qing, che si era sciolto come melassa su di lui.
Per la seconda volta da quando si erano ritrovati, sembrava davvero addormentato.
 
 
Pensò che fosse stato quello strano rumore a svegliarlo, quel bisbiglio simile a vento sferzante che sembrava avvolgerlo. Aprì gli occhi nella stanza buia, e non vide nulla. Sentiva, però, quel suono sottile, quel fruscio che pareva provenire da ogni direzione. Dopo un po’ vide che il buio non era semplicemente buio. Si muoveva, si fletteva e fluiva, come fumo e olio.
Si sporse e a tentoni cercò la candela che teneva accanto al letto. Quando la luce tremolante della fiamma gli permise di mettere a fuoco la stanza, vide le pareti, il pavimento, il soffitto, ricoperti di ombre. Sembravano avere vita propria, e scivolavano e si torcevano su sé stesse, sibilanti e mormoranti.
- Mu Qing… - sussurrò, voltandosi di scatto verso di lui, e si bloccò.
Mu Qing era sdraiato accanto a lui, il viso rivolto verso il soffitto, gli occhi e la bocca spalancati in un’espressione di orrore, e in quel momento emise un lamento straziante. Xie Lian si sentì mancare, la testa che gli girava mentre vedeva le ombre propagarsi dal corpo del suo compagno al resto della stanza, forse anche fuori.
Mu Qing aveva le mani sul petto, e quando l’altro gli si avvicinò vide che erano premute sulla sua ferita, e ne tiravano i lembi come per cercare di riunirli. Il suo volto era coperto di lacrime.
- Mu Qing, riesci a sentirmi? - disse Xie Lian con voce tremante.
Mu Qing sussultò e voltò lo sguardo verso di lui. Quando lo vide spalancò gli occhi, e protese le braccia nella sua direzione, implorante.
- Non c’è… - ansimò Mu Qing, e suonava così spaventato, così incredulo.
- Cosa non c’è? - Xie Lian mise un braccio dietro le sue spalle, ma Mu Qing in quel momento scattò a sedere, e le ombre si agitarono freneticamente.
- Il mio cuore… - Mu Qing lo guardò, come se aspettasse da lui una spiegazione che Xie Lian non sapeva dargli. - Non c’è. -
Le sue mani si contrassero sulla ferita.
- Com’è possibile? Il mio torace… -
- Mu Qing, guarda me, non il tuo torace. Cerca di respirare lentamente. - si rise in faccia da solo mentre diceva ad un uomo morto di respirare.
Mu Qing si calmò, e per qualche istante Xie Lian credette che fosse tranquillo, fino a che non lo sentì mormorare tra sé e sé.
- Filo… devo chiuderlo… sì, devo ricucirlo. E poi sarà a posto. Sarà a posto… - diceva Mu Qing guardando il vuoto, le dita che si contraevano mimando il gesto di cucire qualcosa.
- Mu Qing! - esclamò Xie Lian con voce più forte.
L’altro sussultò e lo fissò come se avesse dimenticato che era accanto a lui. Xie Lian gli prese le mani e gliele tolse dal petto. Vederlo tormentare la sua ferita gli dava la nausea.
- Torna a dormire. - gli disse piano, e cercò di farlo sdraiare.
- Ma… il mio cuore… -
- Lo cercheremo domani mattina. -
- Lo prometti? -
Era troppo aperto, troppo vulnerabile. Xie Lian sentiva un dolore sordo al petto.
- Sì, te lo prometto. - mormorò, cercando di non pensare a quanto fossero state futili le promesse tra loro due.
Per Mu Qing le sue parole dovettero essere abbastanza. Lasciò che l’altro lo calasse sul letto, e si strinse a lui lentamente, timidamente.
 
 
Quando si svegliò di nuovo era giorno, e non sentiva il peso di Mu Qing sulla spalla. Si stirò, e sentì la schiena scrocchiare.
- Sei sveglio. -
Aprì gli occhi, e vide Mu Qing seduto sul bordo del letto. Sul suo viso erano tornate le tracce scure delle sue lacrime nere. Non lo guardava direttamente, il suo sguardo vagava attorno alle sue ginocchia, ma aveva le sopracciglia corrucciate e un’espressione dura.
- Mu Qing. Sei… ricordi cosa è successo? -
Mu Qing annuì, il viso cupo. Xie Lian non sapeva cosa pensasse di ciò che era accaduto, ma la sua espressione lo rese ansioso. Che fosse disgustato da ciò che aveva fatto il giorno prima? Che non l’avesse voluto, e che Xie Lian avesse preso troppo la situazione in mano?
Aveva già una lunga serie di scuse sulla punta della lingua quando Mu Qing chinò la testa di fronte a lui.
- Ti ho creato molti problemi, e ti ho spinto a fare cose che non avresti fatto in condizioni normali. Spero tu possa perdonarmi. - mentre parlava la sua voce suonava priva di emozione. Teneva le mani chiuse a coppa sul petto, sopra la ferita.
- Temevo che fossi arrabbiato con me. - sussurrò Xie Lian.
- Perché dovrei? -
- Ieri sera… -
- Lascia stare. Non è colpa tua. Tu hai… assecondato me. O quello che ero diventato ieri. -
Xie Lian osservò le sue mani nervose.
- Ho promesso che ti avrei aiutato a cercare il tuo cuore. - mormorò.
Mu Qing alzò finalmente lo sguardo su di lui.
- Non devi dare peso a queste cose. Il mio cuore è stato strappato via quando mi hanno ucciso. Non puoi semplicemente trovarlo cercando in giro. E poi, a che mi servirebbe? -
Parlava sempre così cinicamente della propria morte, e Xie Lian non lo sopportava. Era inaccettabile come sembrasse voler non dare peso a quello che era stato uno dei suoi ricordi più atroci. Alla fine della propria vita, per la quale Xie Lian ancora non riusciva a smettere di sentirsi in colpa.
- Forse hai ragione. Però c’è una cosa che vorrei fare, se me lo permetti. Una cosa egoista, che mi metterebbe il cuore in pace almeno un po’. -
- Di che si tratta? -
Xie Lian glielo disse a bassa voce, e vide i suoi occhi spalancarsi in un’espressione di meraviglia, di incredulità.
Il filo era di colore rosso, liscio e brillante. L’ago era perfettamente lucidato e appuntito, e anche se non era necessario era stato pulito a dovere. Erano posati su un vassoio accanto al letto, dove Mu Qing era sdraiato a torso scoperto.
Non poteva chiamarsi un esperto, Mu Qing l’aveva fatto molte volte più di lui oltre ad avere una dote naturale per quel tipo di cose, ma nel corso dei secoli Xie Lian si era trovato più volte a dover impugnare un ago per richiudere la carne, e non era terribile se non era della stoffa che doveva cucire. Contava sul fatto che Mu Qing l’avrebbe guidato.
- Puoi iniziare quando vuoi. - disse il fantasma, guardando il soffitto.
Mu Qing era stato estremamente accondiscendente. Non aveva riso di lui, ed anzi aveva accettato quasi immediatamente. Aveva preparato il materiale, spiegato lui come fare, segnato i punti sulla propria pelle con un pennello. Xie Lian si era chiesto se quella cosa non fosse un sollievo, una sorta di chiusura anche per lui e non solo qualcosa che faceva per Xie Lian.
Xie Lian si sedette accanto a lui, in mano l’ago e il filo. Sapeva come fare. Ma le rare volte in cui aveva praticato una cosa simile non era stato ad una persona che amava così, né una situazione che gli permetteva di fermarsi e pensare.
L’ago scivolò così facilmente che per un attimo Xie Lian temette di aver già perso il controllo. Mu Qing non batté ciglio, e gli fece segno di continuare.
Un punto alla volta, seguendo le indicazioni e le tracce lasciate da Mu Qing, Xie Lian fece entrare e uscire l’ago nella sua pelle, unendo con cautela i lembi di carne dilaniata sul suo torace. Non c’era modo di riempire il buco dove il suo cuore era stato portato via, non nella sua vera forma, ma poteva chiudere la ferita. Era una cosa che faceva per il proprio cuore, e per quello del compagno. Mu Qing non provava dolore, quella voragine non sanguinava, ma era sempre lì presente, come un promemoria del suo fallimento nel proteggere ciò a cui teneva. Xie Lian voleva riparare ciò che poteva essere riparato, e voleva iniziare da quello.
La mano gli scivolò, e l’ago si conficcò più a fondo di quanto avrebbe dovuto. Mu Qing sussultò, e il coltivatore sentì una fitta di senso di colpa. Stava già per chiedergli di perdonarlo, quando Mu Qing sfilò l’ago dalla carne e glielo rimise in mano.
- Vai avanti. - sussurrò, e tornò a guardare le sue mani che lavoravano.
Il filo scorreva, e andava a formare delle linee pulite ed eleganti, come disegnato da Mu Qing. Sembrò che passassero ore quando ebbe finito, e mentre stringeva un piccolo nodo e tagliava il filo, si sentiva tremare come se fosse stato in piedi tutta la notte a lavorare.
Depose gli strumenti con un sospiro tremante. Mu Qing aveva gli occhi sul soffitto, e non sembravano vederlo, persi in un mondo solo suo. Aveva le mani sul petto, dove tracciavano con la punta delle dita i disegni ricamati sulla sua pelle, i bordi ora chiusi della sua ferita. La sfiorava appena, la sua incredulità palese.
- Mi hai aggiustato. - mormorò, e a Xie Lian quasi mancò il respiro.
Mu Qing si alzò a sedere, e lo fissò. Alcune nuove lacrime nere scendevano lungo il suo viso. Il coltivatore gli prese le mani e le baciò, una nocca alla volta.
- Non c’è niente da aggiustare. - mormorò, gli occhi che gli bruciavano. - Voglio solo… che tu stia bene. -
Mu Qing ritrasse le mani.
- Anche se non ho un cuore? -
Xie Lian lo trasse a sé e premette le labbra sulla nuova cucitura che adornava la sua pelle. Lo sentì sussultare ed esalare un lungo sospiro, prima che ricambiasse l’abbraccio con gesti esitanti.
- Non me l’hai già dato tempo fa, assieme alle tue ceneri? - sussurrò Xie Lian.
Questo prese il suo compagno in contropiede, ma valse la pena per vedere il suo viso passare dal confuso allo sbigottito, per poi sciogliersi in un’espressione vulnerabile e fragile. Borbottò qualcosa di incomprensibile, il viso paonazzo.
- Come hai detto? Mu Qing, non posso sentire se parli così. -
- Io ho detto che t-ti… che ti a-amo. M-molto. - era quasi buffo, con gli occhi fissi sul soffitto, incapaci di incrociare i suoi per l’imbarazzo.
- Lo so. - rispose Xie Lian, posando una mano sulla cucitura e strofinando gentilmente la pelle con il pollice. Mu Qing ansimò e tremò sotto la sua mano. - Lo so. E mi prenderò cura del tuo cuore. -
 
 
 

 
   
 
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