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Autore: Vibesbygin    12/11/2023    0 recensioni
Nel cuore della notte le strade di Osaka erano popolate da molti giovani, la luna splendeva in cielo e si rispecchiava sul fiume Yodo, creando un dipinto riflesso nell’acqua. Le luci dei palazzi erano forti, illuminavano le strade principali e sovrastavano la luce naturale delle stelle. La città era viva, piena di vita data dai suoi abitanti e tra loro vi era anche il gruppo di giovani sciacalli, il quartetto più famoso dei Black Jackals.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Black Jackals, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel cuore della notte le strade di Osaka erano popolate da molti giovani, la luna splendeva in cielo e si rispecchiava sul fiume Yodo, creando un dipinto riflesso nell’acqua. Le luci dei palazzi erano forti, illuminavano le strade principali e sovrastavano la luce naturale delle stelle. La città era viva, piena di vita data dai suoi abitanti e tra loro vi era anche il gruppo di giovani sciacalli, il quartetto più famoso dei Black Jackals.

Avevano avuto una dura giornata, ultimamente gli allenamenti erano diventati più tosti del solito e ogni volta arrivavano alla sera con la stanchezza che li prosciugava; ciò però non li aveva frenati dall’uscire per andare a bere qualcosa. Era inevitabile che quel periodo i MSBY lavorassero più del dovuto, nel mondo della pallavolo non si parlava di nient’altro se non del torneo che stava arrivando. Uno dei tornei più importanti del Giappone per quanto riguardava quell’importante sport, ogni squadra forte ambiva a vincere quella competizione e i Black Jackals non erano di meno. L’allenatore aveva cominciato a farli lavorare sodo e ogni giocatore cercava di dare il massimo in quella dura preparazione, soprattutto il quartetto composto dai più giovani. Di certo dopo una settimana devastante non potevano fare a meno di voler uscire per bere qualcosa, peccato però che si erano lasciati andare un po’ troppo a quel momento di svago.

Dopo gli allenamenti non passò nemmeno un’ora che i quattro ragazzi già si trovavano intorno al tavolo di un pub, sorridenti e pieni di speranze per la vittoria di quel torneo. Non potevano fare a meno che parlare di quello, ambivano a vincere almeno il loro primo torneo ufficiale e soprattutto volevano condividere quella gioia come una squadra. Hinata aveva già anticipato ai suoi compagni che era pronto per nuovi orizzonti, dopo il torneo voleva lasciare la squadra e ne stava già cercando una nuova che magari lo avrebbe portato a nuove esperienze. Quella scelta era anche un pretesto per dare il meglio del meglio in quel torneo e non voleva di certo deludere i suoi compagni, con cui aveva stretto un forte rapporto. Sia Bokuto che Atsumu avevano mostrato felicità per quella notizia, mentre Sakusa come sempre si era mostrato più indifferente, ma ciò non significava che non gli importasse.

Tra un bicchiere di birra e un assaggio del cocktail del locale i ragazzi si lasciarono trascinare dall’atmosfera euforica e dopo qualche minuto cominciarono a sentirsi piuttosto brilli. Si immersero in discorsi più seri, parlarono di come andavano le cose, di come la vita scorreva con le novità e i cambiamenti che l’accompagnavano. Però tra l’alcool e l’adrenalina per quel torneo non c’era niente di serio nei loro discorsi, si lasciavano andare in grandi risate e in men che non si dica tutti e quattro furono incapaci di rimanere lucidi. Persino Sakusa si era lasciato andare più del dovuto, spinto dal proprio ragazzo a bere era finito con lo scolarsi due cocktail a base di gin che gli avevano sconnesso la mente da ogni pensiero negativo.

« È una serata bellissima non trovate! » sorrise Hinata con le guance leggermente arrossate mentre indicava l’uscita « Perché non andiamo a cercare un karaoke?! »

Quella proposta fomentò sia Bokuto che Atsumu i quali non persero altro tempo e incitarono gli altri ad uscire, non conoscendo però nemmeno un luogo dove facessero il karaoke.

Usciti dal locale nel quale avevano trascorso le precedenti ore i quattro ragazzi vagarono per le strade di Osaka ormai brilli, ma felici. Bokuto e Hinata già esaltati all’idea cominciarono a cantare una canzone ad alta voce acquisendo l’attenzione di tutti i passanti, dietro di loro intanto Atsumu li seguiva sorridendo tenendosi stretto al suo ragazzo. Tutti e quattro erano ormai ubriachi.

Rispetto agli altri tre, Sakusa non amava per niente cantare, ma influenzato dal buon umore degli altri non poteva fare a meno di sorridere, soprattutto per Atsumu. Con il braccio avvolto al suo busto lo stringeva a sé con l’intento di non farlo cadere, mentre il biondo, pensando fosse divertente, si era unito agli altri a cantare ad alta voce. Sakusa non riusciva proprio a spiegarselo ma quel ragazzo riusciva a trasmettergli il buon umore con il minimo indispensabile.

Il loro fidanzamento avvenne in maniera totalmente casuale, non si dissero ti amo e non dichiararono i loro sentimenti. Cominciò tutto con un bacio, un semplice bacio che non aveva niente da dimostrare a parole, un tocco che traduceva le loro emozioni e che li unì in un legame inaspettato. Bastò quel delicato bacio per capire che non potevano fare a meno l’uno dell’altro, che avevano bisogno di completarsi a vicenda e che il loro rapporto non era semplice amicizia. Gli sguardi, le pacche sulle spalle o i cinque dopo una vittoria, bastarono quei gesti per capire che c’era un sentimento che andava oltre il gioco di squadra. Si amavano e con quell’altrettanto gesto d’amore cominciò la loro storia.

Atsumu spostava lo sguardo ogni secondo verso il suo amato, sorrideva felice nello stare tra le sue braccia e lo incitava ad unirsi a loro a cantare quella canzone. Sakusa non ne voleva sapere niente, ma sorrideva contagiato da quella felicità e lo guardava ammaliato da quella luce che solo il biondo sprigionava. Da quando era entrato a far parte della sua vita Atsumu era come un raggio di sole per il moro, illuminava le sue giornate e lo contagiava con il suo buon umore.

Per quanto il biondo ci provasse non riuscì a convincere l’altro ad unirsi a loro, ad ogni modo non gli importava più di tanto perché gli bastava vedere il sorriso sul suo volto per essere felice. Atsumu però si divertiva a fingere di essere offeso, si sentiva vulnerabile insieme a quel ragazzo perché faceva uscire in lui quel lato bambinesco che non aveva mostrato mai a nessuno. Spinto anche dall’alcool l’alzatore si protese verso il volto del suo compagno e cominciò a dargli numerosi baci sulla guancia per convincerlo.

« E dai Omi! » si lamentava con il sorriso sul volto « Fammi sentire come canti bene! »

Questo non convinse per niente il moro, ma gli procurò una risata unica. Per Atsumu sentire quel suono era come una melodia, era dolce e soprattutto arrivava dal profondo del cuore. Ed era stata lui a causarla, era stato lui a provocare quei sentimenti e quelle sensazioni al ragazzo accanto a sé. Non si sarebbe mai dato una risposta, ma ogni giorno l’alzatore si domandava come faceva quel ragazzo a fargli battere così tanto il cuore. Era un mistero irrisolvibile.

Davanti a loro Bokuto e Hinata sembravano ormai aver perso il loro obiettivo, camminavano a vuoto mentre si erano lasciati coinvolgere da altri giovani ragazzi che si erano uniti a loro. A quella visione Atsumu decise di non seguirli, si strinse ancora di più all’altro ragazzo e si lasciò scappare un sorrisetto all’idea che gli era venuta.

« Omi andiamo via! » sussurrò fomentato dall’idea di scappare.

Sakusa rise e cercò di non farsi sentire da nessuno, come fossero due bambini che stavano giocando a nascondino e complottavano la loro prossima azione.

« Dove vuoi andare? » domandò a bassa voce.

Atsumu non sapeva dove, ma ciò che più gli importava era stare con il suo ragazzo. Era certo che la loro presenza lì non serviva più a niente, perciò perché non approfittare di quella stupenda serata per andare a fare una passeggiata insieme. Senza pensarci strinse forte le loro mani e cominciò a correre lontano da lì.

Da quel gesto inaspettato Sakusa rimase sorpreso, seguì il biondo cercando di restare al suo passo ed inevitabilmente si lasciò scappare una risata per quello che stavano facendo. Si sentiva come un canarino appena scappato dalla propria gabbia, che finalmente poteva spiegare le ali e volare via. Sentiva l’aria umida e fredda dell’inverno avvolgerlo, pizzicargli le guance mentre le luci della notte gli indicavano la via da seguire. Sorrideva stringendo forte quella mano, solamente Atsumu riusciva a farlo sentire più vivo che mai, solamente lui riusciva a portarlo fuori dalla realtà e a farlo divertire così tanto.

Pensava di non aver mai fatto una cosa simile in vita sua, si sentiva come un fuggitivo appena scappato dalla propria cella e sentiva il proprio battito impazzire da quella corsa movimentata. Era come se fosse tornato bambino, come se stesse giocando ad acchiapparello ed Atsumu lo avesse portato con sé in quel divertente gioco. Quella stella luminosa che lo portava a scoprire sempre nuove emozioni, quel raggio di sole che illuminava le sue giornate e gli mostrava il bello della vita. Era sempre più sicuro che nessun altro avrebbe mai potuto farlo sentire così vivo.

Si ritrovarono dopo qualche minuto all’interno di un parco, gli alberi li avvolgevano mentre si sentiva poco distante il flusso dell’acqua del fiume scorrere. In quel silenzio naturale però riecheggiarono i sospiri pesanti e le risate condivise dei due ragazzi. L’alcool gli aveva dato la spinta per divertirsi, ma erano loro che avevano animato la propria serata e che avevano avuto il coraggio di lasciarsi andare.

In quel freddo Atsumu non poté fare a meno che immergersi tra le braccia del suo amato, i suoi occhi erano rivolti solo verso di lui, il suo sorriso dovuto solo alla sua presenza. Sakusa lo strinse a sé, condivise quello sguardo perso ed un enorme sorriso non cessava di vivere sul suo volto. Atsumu era quel sentimento di felicità che lo aveva contagiato, era tutto ciò che lo faceva stare meglio e che lo spingeva in nuove avventure.

« Potrei farlo ogni giorno! » annunciò l’alzatore con euforia, ad occhi sconosciuti sembrava un bambino divertito a giocare.

Agli occhi di Sakusa invece era il ragazzo più bello che avesse mai incontrato. Col quello stesso sorriso e la stessa gioia il moro non poté fare a meno di farsi trascinare in quel gioco del “fare i bambini”.

« Allora facciamolo! » sorrise con le guance leggermente arrossate dall’alcool « Scappiamo ogni giorno! »

Atsumu rise a quella richiesta e avvolse le mani attorno al viso immacolato del suo ragazzo. Condivise uno sguardo amorevole, si sentì come se avesse tra le mani la sua felicità, si sentiva responsabile delle sue emozioni. Stavolta era l’alzatore a vederlo come un bambino, magari quel lato spensierato e giovanile di lui che non aveva mai visto.

Nel vederlo in quel nuovo aspetto Atsumu pensò a quanti altri aspetti non conosceva di Sakusa. Erano rare le volte in cui lo aveva visto arrabbiato seriamente con qualcuno, oppure ancora più rare le volte in cui lo aveva visto triste o colpito emotivamente da qualcosa. E chissà come doveva essere quando era geloso, o quanto provava invidia per qualcuno, oppure quando si sentiva imbarazzato. Infondo non stavano insieme da nemmeno un anno, eppure Atsumu pensava di aver trascorso una vita al suo fianco. Invece chissà quali altre esperienze avrebbero passato insieme, quante altre avventure oppure momenti terribili avrebbero dovuto vivere sostenendosi a vicenda. Che fossero nel bene o nel male, l’alzatore si sentiva pronto a volerli vivere tutti. Uno per uno, che sarebbe stata la vittoria del torneo, che sarebbe stato il primo viaggio insieme, che avrebbero affrontato una dolorosa perdita. Voleva vivere tutti quei momenti, tutta la sua vita con quel ragazzo.

Il sorriso enorme di Sakusa cominciò a diminuire mentre il suo sguardo continuava ad essere incantato dall’immagine di chi aveva davanti agli occhi. Nel scrutare ogni centimetro di quel volto, gli occhi dell’alzatore si soffermarono su ogni minima sfaccettatura. Dalle guance arrossate, la fronte leggermente sudata per il caldo e la corsa, i suoi riccioli abbassati che quasi coprivano l’occhio sinistro, i due nei che di solito riempiva di baci.

« Che altro vuoi fare ‘Tsumu? »

Per quanto in quel momento l’alzatore avrebbe voluto avere il potere di fermare il tempo e vivere quella notte per tutta la vita, una sorta di illuminazione sembrò riaccendere il volto del biondo. Un’idea sorta all’improvviso, così folle ma sincera che non poteva evitare, talmente legata al suo pensiero e a tutto ciò che avrebbe voluto nella vita.

Il volto del ragazzo si illuminò di quel desiderio di voler compiere quella pazzia. Prese tra le mani la mano dello schiacciatore e la strinse vicina al suo petto.

« Facciamo una scommessa. »

Incuriosito dalla proposta Sakusa sembrò sforzarsi di rimanere concentrato nel sentirla. Per quanto l’alcool gli facesse girare leggermente la testa, la sua attenzione era prontamente rivolta verso il ragazzo.

« Se vinciamo il torneo, mi dovrai chiedere di sposarti. »

Con un enorme sorriso sul volto Atsumu non sentiva la paura del rifiuto, non sentiva quell’ansia negativa ma solamente eccitazione per il solo pensiero. Si sentiva più motivato che mai, nel pensare a quella scommessa avrebbe dato tutto sé stesso in quel torneo più di quanto non ne avesse avuto intenzione prima. Tremava leggermente all’idea di poter realizzare quel sogno, il pensiero di passare la vita intera con la persona che amava lo mandava al settimo cielo.

Era una richiesta talmente bizzarra, talmente prevenuta e scioccante che avrebbe sconvolto molte delle persone che conoscevano. Non Sakusa. L’alcool e l’euforia non c’entravano, per quanto fosse brillo il ragazzo si sentiva consapevole e cosciente della richiesta che aveva appena ascoltato, ma ciò non lo stupì.

Ampliò notevolmente il proprio sorriso e strinse tra le proprie braccia l’alzatore.

« Ci sto. » disse semplicemente, come se l’effetto dell’alcool fosse svanito.

Incapace di reprimere le proprie emozioni, Atsumu prese il volto dell’altro tra le mani e cominciò a riempirlo di baci. Era talmente contento che non si preoccupava se poteva far male all’altro o lo poteva infastidire, lo riempì di tutti i baci che aveva a disposizione. Saltò tra le sue braccia obbligando l’altro a doverlo tenere in braccio, strinse il suo volto sul proprio petto e cominciò ad urlare che avrebbe sposato il ragazzo migliore del mondo.

Si sentiva come se avesse già vinto quel torneo, eppure non era nemmeno iniziato.

***

Il sospiro affannoso della fatica era l’unico suono che riusciva ad udire, sentiva il sudore farsi strada sulla sua pelle ed sentiva il peso del corpo come fosse un macigno. Il tempo si era fermato, le persone intorno a lui sembravano tutte immobili mentre i suoi occhi viaggiavano da un lato all’altro del campo. In un lato i vincitori, colmi di gioia ed acclamati dal proprio pubblico; nell’altro la squadra sconfitta, ferma ad elaborare ciò che era successo.

Da che lato del campo si trovava?

L’ultima azione era stata molto lunga, ma Atsumu sentiva di averla vissuta in slow motion. Aveva visto la palla volare da un lato all’altro, quelle azioni erano state talmente pressanti che l’alzatore aveva avuto l’impulso di urlare “Perché non cadi?”. Forse era meglio se non fosse caduta, forse all’ultima alzata aveva sbagliato ad affidarla a Shoyo, forse aveva sbagliato proprio l’alzata. Qualunque fosse stata la causa, avevano perso.

Mentre il pubblico avversario gioiva per quella vittoria, gli spalti che tifavano per i Black Jackals erano muti. I giocatori erano immobili come statue. Stanchi, rassegnati e delusi. Era il sapore amaro della sconfitta, affrontato molte volte ma mai sentito così dannatamente doloroso. Ognuno di loro pensava che avrebbe potuto fare di più, che forse a quel punto poteva risparmiarsi quell’errore, che forse con un po’ di allenamento in più avrebbero vinto. Sapevano che era inutile pensare ai forse, niente poteva cambiare il risultato.

Ci aveva messo tutto sé stesso, il massimo impegno in qualsiasi azione, anche nella più piccola, ma non era bastato. Atsumu sentiva che ogni suo sforzo era stato inutile, la sua forza e convinzione di poter vincere quel torneo era svanita e aveva fatto spazio a quel sentimento di rimorso e di invidia. Di rabbia contro sé stesso, la convinzione che avrebbe potuto fare meglio di così. Poi c’era anche quel senso di tristezza, quel velo sottile che avvolgeva il proprio cuore e lo appesantiva.

La consapevolezza che quella scommessa fosse sfumata al vento come un ultimo respiro.

In mezzo al campo, intorno a sé il mondo immobile, le mani sulle ginocchia e la testa china, il corpo in continuo movimento nel seguire il pesante respiro. La stretta dei pugni, la voglia di voler colpire fortemente qualcosa dalla rabbia e anche il bisogno di lasciar cadere almeno una lacrima dalla tristezza.

Non era il momento di mostrarsi debole, pensò, era il momento di alzare la testa e accettare la sconfitta.

Si asciugò la fronte e raddrizzò la schiena. La sola vista del campo avversario in preda a gioiosi festeggiamenti gli fece rigirare lo stomaco. Al posto loro potevano esserci lui e Sakusa, stretti in un abbraccio con magari qualche lacrima sul volto per la felicità di un futuro…

Non importava più.

Inaspettatamente Atsumu sentì il peso di qualcuno appoggiarsi sulla schiena, le braccia ad avvolgere il collo senza stringerlo. Non ci mise molto a capire che si trattava di Sakusa, i suoi riccioli neri andarono a solleticargli di poco la guancia, le sue labbra quasi a sfiorare il suo orecchio. Per quanto stessero insieme da qualche mese, la loro relazione non era pubblica. Poteva risultare agli occhi dei telecronisti una mossa strana quella di abbracciarsi in quel modo. Atsumu non capì che intenzioni aveva l’altro, ma non aveva il coraggio di parlare. Sentiva la gola pizzicare da quel sapore amaro.

« Chiedimelo tu. »

Quelle parole sussurrate ed inaspettate cambiarono d’improvviso l’espressione di Atsumu. Dall’essere turbato il ragazzo sgranò gli occhi.

« La scommessa era che dovevo chiedertelo io… » si sentiva nella voce che nemmeno lui riusciva a mandare giù la sconfitta « Allora chiedimelo tu. Chiedimi di sposarti. »

La stretta delle braccia si fece leggermente più forte, il desiderio di andare contro quel senso di delusione e di rimorso. Quel terribile sentimento poteva essere colmato da qualcosa di più forte di qualsiasi altra sensazione. Quella felicità impossibile da descrivere, quella sensazione di poter vivere quella vita insieme alla persona che amava.

Fu come vedere uno spiraglio da lontano. Forse non era poi tutto perduto. Forse quella sconfitta non era altro una delle tante che avrebbero affrontato insieme, come una coppia che in futuro sarebbe stata definita “sposata”. Forse un giorno quel ragazzo lo avrebbe chiamato “marito”.

La stretta dei pugni sembrò rallentare, lo sguardo basso dell’alzatore piano piano alzarsi. Si distaccò da quell’abbraccio portando il suo sguardo verso quel ragazzo. Se pensava a quando erano agli inizi, ancora non fidanzati ma solo compagni di squadra. Sakusa, pensava fosse assurdo il modo in cui si comportasse. Era freddo quanto il ghiaccio, era impossibile avere una conversazione sensata con quel ragazzo, non facevano altro che battibeccare come cane e gatto. Improvvisamente però dopo mesi diventò il suo “Omi”, era felice di poter giocare con lui e aveva cominciato a rispettarlo come doveva. Poi quel bacio aveva cambiato tutto ed erano diventati fidanzati.

Ed ora? Cosa sarebbero diventati?

« Sakusa Kiyoomi. » lo chiamò con una sicurezza impressionante, quelle parole scandite perfettamente arrivarono alle orecchie dei loro compagni e anche di qualche spettatore lì vicino.

Il battito del cuore a mille, il corpo tremolante ed un leggero sorriso che stava nascendo piano piano.

« Vuoi sposarmi? »

Per quanto lo stupore generale che arrivò persino ai telecronisti, che incuriosì gli spettatori sugli spalti e che mobilitò subito i giornalisti si fece sentire, Atsumu osservava solo Sakusa. Si sentiva capace di poter sentire persino il suo battito, di percepire ogni suo movimento. Ciò che stava aspettando però era lì.

« Sì. » sorrise incontrollabile « Non aspettavo altro. »

Il sorriso ampliato dello schiacciatore andò subito a scontrarsi con quello del biondo. Si strinsero in un forte abbraccio e senza preoccuparsi del resto, si scambiarono un bisognoso bacio. Come il primo che si erano dati, come tutti gli altri e quelli che dovevano ancora venire.

Ormai su tutti gli schermi c’erano solo loro, lo scoop di una coppia omosessuale all’interno di una squadra di pallavolo famosa sarebbe stata la notizia più famosa per i prossimi giorni e mesi.

In quella vita che avrebbero avuto insieme entrambi erano convinti che avrebbero trovato la felicità.

   
 
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