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Autore: EleWar    12/11/2023    3 recensioni
In ogni indagine bisogna raccogliere delle prove per scoprire la verità. Anche se a volte la verità è davvero sotto il nostro naso.
Un'altra pazza avventura per i nostri eroi di sempre!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed eccoci al penultimo capitolo.
La storia di per sé non era lunghissima e quindi presto ne leggerete la fine.
Ancora una volta vi ringrazio per la compagnia che mi avete fatto, leggendo e commentando questa mia ennesima storiellina.
Ma per i saluti finali è ancora presto, quindi intanto gustatevi (?) questo capitolo e … ciao :D
Eleonora

 
 
 
 
Cap. 7 Impicci & impiccioni
 
 
 
“Ma allora tu sapevi tutto?” saltò su Mick Angel al termine del racconto della proprietaria del Cat’s Eye.
 
“Emmm effettivamente… credo di sì” si scusò la ragazza.
 
“E anche tu scimmione lo sapevi?” domandò quindi a Falcon.
 
“Certo! Io so sempre tutto!” rispose con una voce da baritono, il gigante, incrociando le braccia sul petto in atteggiamento di superiorità e sfida.
 
“Io racconto tutto al mio orsacchiotto, non lo sai?” aggiunse la bella Miki, in difesa del marito, il quale a quel punto perse il suo aplomb, e andò in ebollizione.
 
“E adesso cosa facciamo?” s’intromise Reika Nogami, a spezzare l’imbarazzo createsi dopo la tirata di Miki, e i rossori impacciati di Umibozu, riscuotendo Mick dalla sua delusione.
 
L’americano le rispose così:
 
“Direi che dobbiamo pensare ad un piano, per farli uscire allo scoperto!” e balzò su dallo sgabello, dando maggior enfasi alla sua trovata.
“Vi ho già detto che l’incarico dell’attricetta era solo una scusa per osservarli, e metterli alla prova, no? Glielo avevo trovato io, o comunque avevo fatto in modo che vedessero il messaggio di aiuto e accettassero il caso. Non dico che avevo concordato con Fumi Mapoko tutta la pantomina, ma, insomma, non c’era nessuno stalker che la perseguitasse … era tutta opera mia” disse battendosi energicamente il pugno sul petto, con orgoglio.
“Ad ogni modo non è servito a molto… se non a vederli scorrazzare nudi, fra la piscina e il giardino, e poi chissà dove altro. Le telecamere, come avete visto, non mi sono state di grande aiuto, e non sono riuscito mai a coglierli sul fatto…solo alla fine, ma erano semplicemente addormentati.”
 
Un coro di Mick! e Mick Angel! si levò dai presenti, in tono di rimprovero e protesta.
 
“Ehi, ehi, piano!” si difese l’uomo, opponendo davanti a sé le mani, come a respingerli idealmente “Non ho fatto nulla di male. Siamo o non siamo sweeper? E’ il nostro lavoro indagare e scoprire la verità…”
 
“Ma non farsi gli affari degli altri, soprattutto se sono amici!” l’interruppe Umibozu, sempre estremamente sensibile agli affari privati, o di cuore.
 
“Veramente, il signor Angel non ha tutti i torti” prese la parola la piccola Yuka “anche io una volta ci ho provato a carpire i loro sentimenti, ma… non ho avuto molta fortuna. O meglio… io ho capito solo che si amavano, quello sì, però io l’ho scoperto da certi atteggiamenti, di certo non dalle parole, e sono abbastanza sicura che all’epoca non fossero una coppia.”
 
“Ha ragione mia sorella” intervenne Saeko “Io credo che il cambiamento, se c’è stato, è relativamente recente. Da certi ragionamenti di Ryo, nonché comportamenti strani, ho immaginato che fosse successo qualcosa fra loro due, ma non saprei dire quando. Direi sei mesi, massimo un anno.” sentenziò.
 
“E allora perché non ce l’hanno mai detto?” si fece sentire Kasumi.
 
La giovane, che in principio si era infatuata di Ryo, e in un eccesso di impulsività aveva deciso che lo avrebbe conquistato e sposato, unica condizione per tornare in seno alla famiglia di ladri a cui apparteneva, ben presto aveva scoperto di ammirare in lui unicamente il coraggio e la lealtà, la sua destrezza con ogni tipo di armi, deplorando totalmente, però, il suo comportamento da maniaco perverso.
Lei dal suo uomo pretendeva fedeltà assoluta, e Ryo sembrava non poterla assicurare a nessuna.
Per lei l’amore era tutta un’altra cosa, e non avrebbe mai potuto innamorarsi seriamente di un tipo come lui.
Ma non solo!
Aveva anche capito che, contrariamente a ciò che lui andava sbandierando, lo sweeper amava profondamente la sua storica partner, Kaori Makimura, e che nel suo cuore non c’era spazio per nessun’altra, se non per lei.
Motivo per cui, in tutto quel tempo, Kasumi non si era mai fatta avanti con Ryo, né troppo esposta.
Se l’ipotesi di Ryo e Kaori come coppia fosse stata confermata, lei avrebbe irrimediabilmente perso la sfida con sua nonna, perché mai e poi mai si sarebbe frapposta fra i due, eppure, stranamente, si sentì sollevata a quell’idea.
In fondo, quello era un prevedibile epilogo, e lei ormai si era abituata a lavorare per Umi e Miki.
Stava terminando gli studi, e il cambiamento forzato a cui aveva dovuto cedere all’inizio, si era rivelato più intrigante e soddisfacente del previsto; non le mancava più di tanto l’antico mestiere di ladra.
Le dispiaceva soltanto non poter tenere fede al giuramento fatto a sua nonna, e l’esilio perpetuo che ne sarebbe seguito, venendo esclusa dalla cerchia famigliare, come una reietta, tuttavia sperava che la matriarca, prima o poi, avrebbe finito per capire anche lei la situazione.
Non era colpa sua se Ryo amava un’altra, e poi anche la sua famiglia nascondeva storie di amori travagliati e impossibili, e questo sua nonna lo sapeva bene.
 
Inoltre, da quando aveva iniziato a far parte di quella buffa combriccola, si era appassionata a tal punto alla storia d’amore dei due sweeper che, scordandosi che Kaori in realtà fosse la sua rivale, e che lei voleva Ryo solo per sé, era finita per fare il tifo per loro due, affinché si mettessero definitivamente insieme.
Quindi ora, da buona romantica qual era, voleva solo sapere come era andato a finire il romanzo d’amore di Ryo e Kaori, e se l’ultimo capitolo, finalmente, portasse con sé il lieto fine.
E visto che, come sempre, la relazione amorosa fra quei due pazzi scatenati, era una faccenda di pubblico dominio, almeno all’interno della banda, se c’era il modo di scoprire la verità, o dargli una mano in tal senso, lei era la prima a mettersi in gioco.
 
“Perché si vergognano!” le rispose il suo gigantesco titolare, Umibozu, che, rimasto zitto fino a quel momento, parlando attirò l’attenzione di tutti; più d’uno si voltò a guardarlo con aria interrogativa, e prima che implodesse in un eccesso di verecondia, fu costretto a specificare “Ho detto che, se quei due scemi hanno fin qui taciuto, è perché si vergognano… dopo tutte le idiozie che hanno fatto…” e nel dirlo prese fuoco lui, come se fra Ryo, Kaori e Umibozu, fosse quest’ultimo quello che si vergognasse di più.
 
I presenti, però, annuirono, visibilmente d’accordo.
Del resto i City Hunter erano famosi per il loro menage al limite della decenza, con lui che svalvolava ogni qualvolta vedeva una bella donna, e si faceva guidare dagli istinti più bassi, pur amando nascostamente – ma non sempre troppo nascostamente – l’unica donna che sapeva tenerlo a bada così energicamente, cioè Kaori, la stessa a cui non concedeva mai nessuna carezza o tenerezza, disprezzandola ad ogni piè sospinto.
Sempre insieme, e sempre divisi, agli antipodi per atteggiamento e condotta morale; inseparabili e inscindibili, ma guai a dire che erano una coppia, almeno fuori dal lavoro.
Entrambi difendevano strenuamente i loro sentimenti nascosti, uno perché animato da strampalate idee di rinuncia e sacrificio, l’altra terrorizzata di essere respinta e ferita, più di quello che non era mai stata, da quel somaro con la pistola.
Ryo e Kaori dovevano ingarbugliare e rendere complicata anche la situazione più semplice; la trasparenza, la sincerità, e l’onestà emotiva non facevano per loro.
Negli anni avevano fatto così tante storie per ammettere l’ovvio, e cioè che si amavano più della loro stessa vita, che ora, era plausibile si vergognassero di ammettere che stavano insieme ed erano innamorati.
Falcon era arrivato al nocciolo della questione.
 
Era altresì vero che, con degli amici impiccioni di tal fatta, all’atto pratico, come si poteva non essere titubanti, nel confidare l’eventuale passo avanti della loro relazione?
E proprio per i motivi di cui sopra!
Gli sfottò e le prese in giro, che puntualmente sarebbero arrivate, li frenavano enormemente.
 
Tuttavia i tempi erano maturi; i City Hunter erano sul punto di confessare, e Miki, ma soprattutto Mick li aveva in qualche modo sgamati.
Inutile portarla ancora per le lunghe, inoltre cosa c’era di così terribile da tenere nascosto, il naturale epilogo del loro amore?
 
“Si vergognano, dici?” saltò su Mick, con sguardo di sfida ed un sorriso da joker “E fanno bene!” sentenziò, rispondendosi. “Ma non temete, troverò il modo di fargli sputare la verità. Presto, carta e penna!” ordinò.
 
 
 
 
 
o.O.o
 
 
 
 
 
Più o meno in quello stesso momento, a casa Saeba-Makimura, i nostri eroi erano alle prese con i preparativi per uscire.
 
“Kaori? Allora? Vado bene vestito così?” chiese lo sweeper all’amata socia, con una nota di apprensione nella voce.
 
“Ryo, tesoro, dobbiamo solo andare al locale di Miki, non ad una cerimonia, o ad una festa in maschera, o che so io!” rispose amabilmente Kaori, in tono accondiscendente.
 
Il suo fidanzato era insolitamente nervoso, e non si contavano le prove che aveva fatto davanti allo specchio, per scegliere il giusto outfit; per non parlare delle diverse pieghe che aveva provato a dare alla sua folta criniera nera.
Aveva desistito solo quando l’amabile partner gli aveva scompigliati i capelli con le mani, riportandoli al solito tenore, proprio come piacevano a lei; a quel punto gli aveva sorriso, e gli aveva detto, non prima di posargli un tenero bacio sul naso: “Sei perfetto così!”
L’abbigliamento sembrava lo zoccolo duro della questione, e veramente non era da Ryo.
 
“Parli bene tu, che sei sempre magnifica qualsiasi cosa indossi!” le aveva risposto lui, piagnucolando, ma il significato di quell’affermazione riempì di gioia la ragazza, che mai si era sentita rivolgere tali parole, e non c’era abituata.
Ryo aveva parlato quasi distrattamente, rimirandosi allo specchio, con un completo da golf, ripescato chissà dove, e davvero non si era reso conto di averle fatto un complimento che, detto da lui, valeva mille mila volte di più di cento sentenziati da altri.
 
Kaori arrossì di piacere, portandosi, istintivamente, le mani alle gote in fiamme.
 
“Che c’è?” le domandò Ryo, accorgendosi del suo turbamento.
 
“N-niente… è solo che… non credevo che… lo pensassi veramente.” mormorò in preda ad un imbarazzante piacere.
 
Lo sguardo di Ryo si addolcì, e per un attimo sembrò dimenticare i suoi crucci amletici; si voltò verso di lei, e le posò le forti mani sulle esili spalle:
 
“Kaori, amore mio, hai ragione, non te l’ho mai detto, ma non puoi sapere quante e quali volte l’ho pensato! Praticamente sempre! E non solo quando hai indossato quei bellissimi vestiti di Eriko. Anche l’altra volta al resort, con quei due scatoloni di pelati addosso, eri una favola.” e finì per ridacchiare.
 
“St-stupido!” esclamò a mezza voce, dandogli una leggera spinta per cercare di allontanarlo, ma il suo sorriso era radioso.
 
Ryo l’abbracciò.
 
“Quante occasioni ho perso per dimostrarti i miei sentimenti! Ti ho negato anche gli apprezzamenti più innocenti, sono stato un vero e proprio bastardo… potrai mai perdonarmi?” le sussurrò fra i capelli.
 
Kaori, avvinta dalle sue braccia, e immersa nel suo abbraccio, riusciva solo a percepire l’enorme amore che Ryo provava per lei; sentiva il suo immenso rammarico, i suoi sensi di colpa, la sua inadeguatezza nei suoi confronti, la sua fragilità, e volle stringerlo più forte, per consolarlo, per dimostrargli che c’era lei lì a proteggerlo, che la felicità e la soddisfazione che stava provando, erano più grandi delle recriminazioni che avrebbe potuto fargli.
A che pro rivoltare il coltello nella piaga, rivangando il passato?
 
Non era nemmeno sicura che Ryo si aspettasse una vera e propria risposta, quindi la giovane tacque, però poi lo sentì quasi scuoterla, impercettibilmente, come a spronarla a dire qualcosa; Kaori si decise a parlare, scostandosi da lui gli disse:
 
“Ti perdonerò quando la smetterai di indugiare davanti allo specchio, come una ragazzetta trepidante, prima del ballo delle debuttanti!”
 
“Ma-ma io…” provò a protestare l’uomo.
 
“Niente ma! Su infilati questi!” e gli porse i sempiterni jeans neri e la maglietta rossa “e non dimenticare di indossare questa” e gli allungò la giacca leggera, celestina. “Voglio che i nostri amici ti riconoscano, perché anche se diremo loro che ora stiamo insieme, non voglio che pensino che siamo diversi, che non siamo più noi.”
 
Come al solito Kaori aveva ragione, e Ryo si riscosse dall’indecisione; benedetta quella santa donna che aveva sempre la parola buona e giusta per ogni momento, che con la sua avvedutezza e il suo pragmatismo, riusciva a risolvere ogni situazione.
Kaori era speciale anche in questo, e lui era fortunato ad essere il prescelto da lei.
 
Ormai più sicuro di sé, Ryo indossò i suoi soliti abiti con gesti precisi e collaudati; si sistemò la fondina sotto la giacca e finalmente proclamò:
 
“Sono pronto!” ed ovviamente non lo era solo per uscire di casa.
 
   
 
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