Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    13/11/2023    0 recensioni
[Partecipante alla challenge "500 themes_ita". Il prompt scelto è il 230]
− Leonie, questo è per te… Non è molto, ma spero tu sia contenta. Lui non farà più del male. − mormorò. Il sangue di Kenneth aveva lavato una parte della sua vergogna.
Sua figlia, ovunque fosse, non la guardava con totale disprezzo.
− Ma non basta. Non basta ancora. − mormorò. Anche lei era colpevole della sofferenza di sua figlia.
Non doveva sottrarsi alla sua punizione.
Si passò una mano sui capelli neri. Ben sapeva cosa fare.
Prese il cellulare e compose il numero della Polizia.
Genere: Dark, Introspettivo, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A passo rapido, Shannon entrò nella camera e si avvicinò all'ampio specchio quadrato, appeso alla parete destra.
Il vetro le restituì l'immagine di una donna bruna, di alta statura e di corporatura giunonica, vestita d'un lungo abito nero.
Tanto bella quanto stupida., si disse la donna. Come aveva potuto essere cieca?
Girò la testa e, sul comodino, scorse la foto di una ragazza dai lunghi capelli ramati e dagli occhi verdeazzurri.
La donna, a fatica, allontanò lo sguardo dallo specchio, si avvicinò al comodino e prese il ritratto.
Le lacrime, impetuose, fluirono dai suoi occhi neri e bagnarono le sue guance. Le restava solo quel ritratto di sua figlia Leonie.
Ormai, riposava sotto una tomba del cimitero di Dublino.
− Figlia mia… Perdonami. Io ti ho ammazzato… Non ho voluto vedere la verità. − mormorò. Quattro anni prima, la sua bambina le aveva confessato di avere subito violenze da suo padre.
Lei non aveva creduto alle sue parole e l'aveva forzata ad una intimità mai voluta.
Le mani, strette attorno alla foto, tremarono. Come aveva potuto sacrificare il dolore di sua figlia all'apparenza e all'ipocrisia?
Appoggiò il ritratto sul comodino e, con un gesto nervoso, allontanò le lacrime. No, non doveva piangere.
Solo il confessore di Leonie, padre Conn O'Brien, aveva saputo vedere la verità.
E lui meritava di soffrire per la morte della sua sfortunata figlia.
Aveva provato a parlarle, ma lei, accecata dalla sua ipocrisia, non aveva voluto ascoltarlo.
Un sorriso amaro sollevò le sue labbra. La sua ostinazione aveva acceso la collera di quel prete imponente, un tempo campione mondiale di lotta greco romana.
Siete stato troppo buono con me, padre., si disse ancora. Padre Conn, implacabile, non aveva esitato a darle della prostituta mentale.
Ai suoi occhi, lei, Shannon Kelly, aveva sacrificato la serenità di sua figlia in nome di una fasulla immagine di perfezione.
E, per costringere Leonie a sottomettersi ai suoi desideri, l'aveva condannata a seguire cure sbagliate da uno psichiatra.
Non eri pazza… Eri solo disperata…, pensò ancora. Ormai stufa della solitudine, sua figlia aveva scelto di suicidarsi.
E si era lasciata cadere dal tetto del conservatorio, in una gelida mattina di dicembre.
 
Shannon si scosse dai suoi pensieri e uscì dalla stanza.
Percorse il corridoio e si avvicinò ad una consolle di legno, su cui era poggiata una cassaforte.
Armeggiò un poco e, con uno scatto, lo sportellino si aprì
Dentro, vi erano alcune carte, un portagioie laccato e una pistola Colt nera, grossa quanto una mano, con alcuni proiettili.
La donna, per alcuni istanti, fissò l'arma. Leonie non poteva essere resuscitata, ma il suo violentatore poteva essere fermato.
Suo marito doveva essere punito.
Prese la pistola e, per alcuni istanti, se la rigirò nel palmo della mano. Ne era sicura, lui aveva profittato della sua corporatura imponente, per sottomettere Leonie ai suoi desideri perversi.
Ma i suoi pugni, per quanto forti, non sarebbero serviti a nulla contro un'arma da fuoco.
Un sorriso beffardo sollevò le labbra di Shannon, mentre un lampo d'ira brillava nei suoi occhi neri. Per tanto tempo, Kenneth Kelly aveva creduto di poterla ingannare e sottomettere.
Ma quel tempo era finito.
− Figlia mia… − sussurrò, amara. Tale atto non avrebbe placato il suo dolore, ma non poteva sottrarvisi.
 
Il rumore di un'automobile interruppe il corso dei suoi pensieri.
Saranno i tuoi ultimi passi, stronzo., sibilò, il corpo teso. Come aveva potuto lasciarsi ingannare da quell'uomo?
Qualche minuto dopo, la porta, con un debole fruscio, si aprì ed entrò un uomo biondo, alto e robusto.
Questi attraversò l'anticamera ed entrò nel corridoio.
− Shannon, perché sei qui? Cosa significa tutto questo? − chiese, annoiato. Sua moglie aveva un atteggiamento strano e stringeva la pistola.
Alzò le spalle. Per fortuna, sapeva come calmare i suoi bollenti spiriti.
Risoluta, Shannon abbassò l'arma. Premette il grilletto.
Il proiettile, inesorabile, attraversò l'aria e dilaniò la gamba sinistra dell'uomo.
Questi, colto di sorpresa, indietreggiò di tre passi, poi cadde a terra,  mentre il sangue macchiava il pavimento.
− Che cosa hai fatto, stronza? − gridò, premendosi la mano sulla ferita.
Un sorriso beffardo piegò le labbra della donna. Finalmente, l'aveva sottomesso.
− Ti ho solo dato la tua stessa medicina, stronzo. − replicò, divertita. Lui, che tanto si vantava della sua forza, provava l'impotenza patita da Leonie.
Per alcuni istanti, sfiorò il grilletto, poi sparò alla gamba destra.
Kenneth, sopraffatto dal dolore, lanciò un alto grido e il suo corpo si agitò, come quello d'un epilettico.
− Ma guardalo… Il grande guerriero, che si vantava della sua forza, ora soffre. Ma il tuo dolore non è uguale a quello che ha patito nostra figlia. − dichiarò, sarcastica.
L'uomo sbarrò gli occhi, sorpreso. Così sua moglie aveva saputo…
Shannon sollevò l'arma verso la testa dell'uomo.
− La verità non resta  nascosta a lungo. E ora muori. − dichiarò lei, gelida. Un intero caricatore non avrebbe ripagato le lacrime di Leonie…
Il colpo, inesorabile, dilaniò il cranio dell'uomo.
Questi cadde a terra e non si mosse più.
 
Shannon, per alcuni istanti, fissò il cadavere. Finalmente, era finita.
Kenneth non si sarebbe più servito del suo bell'aspetto, per ingannare altri innocenti.
Nessuno avrebbe sofferto le depravazioni di quell'uomo, che lei aveva sposato.
− Leonie, questo è per te… Non è molto, ma spero tu sia contenta. Lui non farà più del male. − mormorò. Il sangue di Kenneth aveva lavato una parte della sua vergogna.
Sua figlia, ovunque fosse, non la guardava con totale disprezzo.
− Ma non basta. Non basta ancora. − mormorò. Anche lei era colpevole della sofferenza di sua figlia.
Non doveva sottrarsi alla sua punizione.
Si passò una mano sui capelli neri. Ben sapeva cosa fare.
Prese il cellulare e compose il numero della Polizia
.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada