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Autore: quenya    14/11/2023    3 recensioni
Una bufera di neve fuori stagione sta per abbattersi su Nerima quando Ukyo trova, nel suo cortile, un maialino nero letteralmente piovuto dal cielo. Sarà l’inizio di una bizzarra convivenza tra due anime solitarie che piano piano usciranno dal torpore della rassegnazione in cui erano cadute…per scoprire, in modo inaspettato, di non essere più sole.
Una storia interamente dedicata alla coppia Ryoga e Ukyo, che ho amato per tutta la vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

 

Ukyo si svegliò con una sensazione decisamente piacevole: era in una posizione comoda e con un paio di braccia maschili che la circondavano protettivamente, facendola sentire al caldo e al sicuro. Sapeva che era solo un sogno, ovviamente, ma era così bello che rimase un po’ sotto le coperte a crogiolarsi in quella bolla di pigro benessere. Alla fine, sbadigliando, stirò le braccia allungandole fuori dalla trapunta e quando qualcosa di freddo e bagnato toccò il suo polso aprì un occhio.

P-chan era accanto al suo futon, in una piccola pozza d’acqua e con un’aria estremamente apprensiva. Vicino a lui un bicchiere era rotolato accanto alla confezione di aspirina e lei concluse che l'animaletto doveva averlo rovesciato mentre era ancora mezzo pieno. Stano, non ricordava di averlo messo lì… si vedeva che il malessere della sera prima doveva essere stato più forte di quanto avesse immaginato.

Il lato del futon accanto a lei era ancora stranamente caldo e, considerando l'agitazione del maialino, Ukyo non ci mise molto a fare due più due.

“Oh, allora sei stato tu a scaldarmi questa notte?”, mormorò con la voce ancora un po’ roca per il sonno. Allungò una mano per accarezzarlo ma sorprendentemente lui si ritrasse, guardando prima la pozza d’acqua e poi lei con un’espressione nervosa.

“Aww piccolo, non ti preoccupare per il bicchiere… non sono arrabbiata. E Akane non saprà mai che sei venuto a trovarmi sotto le coperte… sarà il nostro piccolo segreto”, ridacchiò grattandolo dietro le orecchie.

“Tra l’altro, come darti torto se sei venuto a cercare un po’ di calore? Fa un freddo della miseria qui! Maledetto ferrovecchio!” bofonchiò, rabbrividendo.

Si alzò e dopo aver asciugato il piccolo danno (ringraziando mentalmente che quel liquido non fosse altro), pescò a casaccio dei vestiti dall’armadio, precipitandosi poi in bagno, dove accese al massimo una stufetta ad aria calda. Mentre aspettava che l’ambiente si riscaldasse, si sfregò le braccia e guardò fuori dalla finestra: aveva smesso di nevicare, ma una fitta coltre di neve aveva coperto ogni cosa. Scosse la testa, sorridendo. Era una delle giornate più fredde dell’anno, aveva la caldaia rotta e con lo scaldabagno poteva a mala pena farsi una doccia… ma nonostante tutto era di ottimo umore.

Ormai era raro che sognasse Ranma ed ancora di più che la reminiscenza del sogno le restasse così impressa da accompagnarla anche dopo il risveglio, soprattutto con una sensazione così intensa di calore e protezione. Si vedeva che, dopo la tristezza provata la sera prima, il suo cuore aveva avuto bisogno di un po’ di consolazione e così durante la notte il suo inconscio si era messo al lavoro ed aveva evocato un’adeguata compensazione al suo desiderio di contatto umano. Peccato solo che non ricordasse altri particolari: le sembrava vagamente di aver avuto freddo, poi era arrivato lui e l'aveva presa tra le braccia, riscaldandola. Chissà se il sogno continuava con risvolti più… intimi? si chiese con un malizioso sorriso mentre finiva di spazzolarsi i capelli.

Quando si fu lavata ed asciugata, Ukyo alzò un sopracciglio. Nella fretta di raggiungere il bagno non aveva fatto caso a cosa avesse effettivamente scelto dal suo relativamente monotematico guardaroba e quando si trovò tra le mani il set di pantaloni e top neri che aveva indossato nella gita al Tunnel del Perduto Amore, si rese conto che la scelta non era stata proprio felice. Passi per i pantaloni, che erano in pratica uguali a tutti gli altri, ma il top era decisamente uno tra i più scollati che avesse. Non proprio l’indumento più adatto in una giornata fredda come quella.

D’altro canto era veramente tanto tempo che non lo indossava e non aveva assolutamente voglia di tornare a rimettere le mani nell’armadio in cerca di qualcos’altro, così lo indossò ugualmente decidendo che ci avrebbe messo semplicemente sopra due maglioni. Scoprì con irritazione che sia il top che i pantaloni le stavano un po’ stretti ma decise di non lasciarsi rovinare quel raro buon umore con cui si era svegliata.

“Forza P-chan, andiamo ad affrontare il secondo round contro quel dannato ferrovecchio della mia caldaia" disse allegramente al porcellino mentre si infilava una sopra l'altra due maglie di pile.

Aveva appena aperto la porta del vano tecnico, pronta a ingaggiare un'altra battaglia, quando sentì bussare alla porta a vetri del ristorante.

Un cliente? Questa giornata sta andando sempre meglio, pensò aprendo l'anta scorrevole con un gran sorriso. L'espressione le si gelò sulle labbra, però, quando riconobbe chi le stava di fronte.

"Ah... ciao Kasumi".

Generalmente era sempre contenta di incontrare la maggiore delle sorelle Tendo. Nella gabbia di matti di quella casa lei era certamente la persona più piacevole con cui conversare; tuttavia, conoscendo il motivo dietro quella visita, in quel momento non era particolarmente entusiasta di vederla, perché sapeva che avrebbe dovuto rinunciare alla compagnia del suo piccolo ospite.

"Come stai? Entra che fa freddo", la invitò, facendosi da parte per farla entrare. "Vuoi un tè? Stavo per mettere su l'acqua".

Kasumi sorrise, ringraziandola con un cenno del capo, cortese come sempre.

"No, ti ringrazio. Devo fare ancora alcune commissioni".

"Oh. Immagino che sarai venuta per P-chan… mi dispiace averti fatto uscire con tutta questa neve solo per questo".

"Figurati, sarei uscita comunque. Bufera di neve o no, con tutti gli ospiti che abbiamo c'è sempre bisogno di fare la spesa".

Mentre si girava a prendere P-chan, Ukyo rabbrividì mentalmente all’idea. Come il signor Tendo riuscisse a sfamare la vorace orda di scrocconi che aveva piantato le tende a casa sua era un mistero universalmente riconosciuto e tuttora senza risposta.

"Eccolo qui. Devi fare i complimenti ad Akane-chan per conto mio per quanto lo ha educato bene. È stato bravissimo e di grande aiuto” disse porgendogli il maialino, non senza una lieve esitazione e una punta di rimpianto. Era incredibile quanto si fosse affezionata a quel microbo pelosetto nel giro di ventiquattrore.

Kasumi sorrise e lo prese in braccio.

"Sì, è un maialino che sa come farsi voler bene", mormorò grattandolo leggermente dietro le orecchie. “Tu come stai? Akane mi ha detto che ti sentivi la febbre”.

“Oh, per fortuna la medicina che ho preso sembra aver funzionato. Mi sento ancora un po’ debole ma sto decisamente meglio rispetto a ieri”.

Kasumi sorrise e si avviò verso la porta a vetri.

“Mi fa piacere. Mi raccomando resta in casa e riguardati: dicono che stia per arrivare un’altra tempesta di neve ancora più forte di quella precedente”, le disse salutandola.

“Ah, grandioso”, mugugnò Ukyo, dopo aver richiuso con un certo sforzo la porta scorrevole. “Bloccata in casa per chissà quanto e pure senza riscaldamento. Proprio grandioso”.

Con un sospiro, tornò alla caldaia. Dopo aver nuovamente studiato la situazione e riprovato senza successo a farla ripartire, stava per effettuare la consueta manovra di resettamento manuale (ovvero la gran botta di lato), quando sentì nuovamente un rumore alla porta.

A giudicare dall’altezza della figura in controluce stavolta avrebbe potuto essere davvero un cliente e lei cercò di darsi una risistemata mentre si apprestava ad aprire.

“Benvenuto da Ucchan! Anche se non sembra siamo aperti e lieti di… uh…”

Davanti all’ingresso del ristorante, con un’espressione di un supremo disagio misto a imbarazzo, c’era Ryoga Hibiki, l’eterno disperso. Era davvero una strana coincidenza: non lo vedeva da mesi e poi, quasi evocato dai suoi stessi pensieri, ecco che se lo ritrovava sulla porta di casa. Come sempre, da quando lo conosceva, il ragazzo sembrava essere appena sceso da un’altro pianeta… un po’ per la sua solita aria di generico smarrimento e molto per il fatto che indossava solo dei pantaloni e una maglietta nera a maniche corte in mezzo a tutta quella neve.

“Ryoga? Che ci fai qui?”.

Lui si grattò la testa, imbarazzato.

"Uhm, bella domanda. Ero uscito dalla tenda per comprare la colazione ma…”, alzò le spalle, giudicando superfluo continuare il discorso. In fondo la sua patologica mancanza di senso dell’orientamento era ampiamente nota a tutti. “Ti posso chiedere uh… un bicchiere d’acqua?.

Ukyo sbatté gli occhi, stupita da quella strana richiesta. Non che fosse strana di per sé, ma generalmente Ryoga le chiedeva indicazioni per tornare da qualunque posto fosse venuto e poi si dileguava, a volte non facendosi più vedere per mesi e mesi. Se non lo avesse conosciuto bene, quella richiesta sembrava quasi la classica scusa per entrare a casa di qualcuno. D’altra parte, proprio perché lo conosceva e sapeva che era in grado di perdersi e girare per giorni senza mai fermarsi, non poteva certo negargli una cortesia così basilare.

“Certo, entra”.

Quando fu dentro lo osservò guardarsi intorno con interesse e una punta di cauta circospezione. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma quando lei poggiò il bicchiere sul bancone, si riscosse e allungò una mano per prenderlo. In quello stesso momento, nel silenzio ovattato del ristorante deserto, riecheggiò il lamentoso brontolio di uno stomaco seriamente affamato e pure un po’ seccato per essere stato lasciato a secco così a lungo.

Ukyo alzò un sopracciglio.

“Sembra proprio che qualcuno non sia felice di ricevere soltanto un bicchiere d’acqua per colazione”.

“Scusa”, bofonchiò Ryoga con una smorfia di imbarazzo. “Non sono riuscito ad arrivare ad un minimarket e non ho monete per i distributori”.

Doveva essere davvero difficile combattere con un problema come quello, così invasivo da rendere complicato anche un gesto così apparentemente banale come comprarsi la colazione e lei sentì improvvisamente una stretta al cuore e una gran voglia di aiutarlo. Chissà come mai in quei giorni era diventata sdolcinata? Possibile che fosse rimasta da sola talmente a lungo da renderla letteralmente affamata di compagnia? Un leggero languore si fece strada anche dentro il suo stomaco e decise di prendere due piccioni con una fava. In fondo stava semplicemente facendo il suo lavoro… dare da mangiare agli affamati non era il motto di qualunque ristorante?

“Beh, visto che sei qui e nemmeno io ho fatto ancora colazione, siediti pure. Ti offro un okonomiyaki”.

Ryoga però scosse la testa.

“Grazie ma non posso accettare. Al momento non ho abbastanza soldi per pagarlo”.

“Vuoi scherzare? Non saremo amici per la pelle ma ci conosciamo da un sacco di tempo… e con tutti quelli che si è strafogato gratis Ranma in questi anni, pensi che ti faccia pagare?”

“Per lui è diverso, immagino”, replicò con tono asciutto. “E io non sono abituato a scroccare il cibo”

“Sì, era diverso. Ma se Ranchan non mi ha mandato in bancarotta, dubito che ci potresti riuscire tu”.

Lui non rispose, ma Ukyo iniziò lo stesso a scaldare la piastra e a tirare fuori gli ingredienti dal frigo. Se non voleva mangiare nonostante fosse chiaramente affamato e a stomaco vuoto, erano affari suoi, lei avrebbe fatto colazione lo stesso.

Era però rimasta parecchio colpita dalla sua ferrea integrità morale. Essendo cresciuta accanto a Ranma, che a volte si era rivelato piuttosto opportunista, trovare qualcuno disposto a patire la fame per non scendere a compromessi con le proprie convinzioni era alquanto sconcertante. Ammirevole, ma sconcertante.

Dopo un breve silenzio, la voce profonda di Ryoga la distolse dai suoi pensieri.

"Ti posso fare una domanda?".

"Spara".

“È tutto a posto? Di solito non fa così freddo qui”.

“Di solito non nevica. E ci sono i clienti”, ribatté automaticamente lei senza girarsi e interrompere quello che stava facendo. “E poi come fai a dire che qui fa freddo, se te ne vai in giro con nient’altro che una maglietta di cotone quando fuori ci saranno sì e no due gradi?”

“Io non sento freddo. Però, a giudicare dalla quantità di vestiti che indossi, tu sì”.

Ukyo strinse gli occhi mentre affettava un cavolo. Un’altra sorpresa. Non lo aveva mai ritenuto una persona osservatrice… ma doveva ammettere che non si era mai veramente soffermata a considerare il suo carattere in generale.

“Se proprio lo vuoi sapere, si è rotta la caldaia. Sto aspettando che arrivi il tecnico a ripararla”.

“Um… allora… che ne dici se in cambio della colazione te la riparo io?”

Stavolta lei si girò a lanciargli un’occhiata scettica.

“Perché, sai riparare le caldaie adesso?”

“Una volta mi sono ritrovato senza saperlo a bordo di una nave. Ovviamente non avevo né biglietto, né autorizzazione e per pagarmi il viaggio ho lavorato nella sala motori”.

“Oh. Affascinante. Ma credo che le caldaie di una nave siano un po’ diverse da quelle di un normale appartamento”.

“Nah, i principi della termoidraulica sono più o meno gli stessi, cambia solo la dimensione”.

Presa in totale contropiede da quella proposta, Ukyo lo studiò per un attimo. Non aveva idea se fidarsi o meno di quello che le aveva appena detto: per quanto ne sapeva, poteva essere una balla stratosferica… e in più Ryoga era famoso per la forza spropositata della quale non sempre si rendeva conto. Lasciarlo avvicinarsi alla sua caldaia senza che sapesse esattamente cosa fare non sembrava una grande idea e prometteva potenziali danni catastrofici. D’altra parte, era anche vero che lui era sempre stato un ragazzo di parola e che raramente mentiva, né era solito vantarsi di qualcosa al di fuori delle sue possibilità, quindi forse stava dicendo il vero. Senza contare che in quel modo le avrebbe risolto un grossissimo problema e allo stesso tempo gli avrebbe dato la possibilità di ripagare in qualche modo la colazione, offrendogli una dignitosa scappatoia per mettere a tacere il suo orgoglio ferito.

“Ok”, concesse alla fine, seppure con aria dubbiosa. “Ma se spacchi qualcosa mi ripagherai tutto con gli interessi, chiaro?”

Ryoga assentì con un cenno del capo e a lei sembrò per un attimo che una certa tensione gli avesse abbandonato le spalle. Non facendoci caso più di tanto, aprì la porta del locale tecnico e gli mostrò la caldaia. Con sua grande sorpresa, lui si mosse subito con una certa sicurezza controllando dei valori sul display; poi guardò per un attimo sotto il pannello, ruotò una leva e la caldaia riprese magicamente vita.

Ukyo non riusciva a credere ai suoi occhi.

"Come… come hai fatto?!".

"La pressione era praticamente a zero e per ristabilirla ho dovuto aggiungere altra acqua. Però la leva del rubinetto doveva essersi bloccata perché ho dovuto forzarla un po'. Ecco, ora il livello è tornato normale, vedi?", le disse, indicando una sezione del display alla quale lei non aveva mai fatto caso. "Comunque ti conviene chiamare lo stesso il tecnico, perché è strano che l'acqua si sia esaurita in questo modo. Potrebbe esserci una perdita da qualche parte".

“Io… non ho parole”. La prospettiva di non restare al freddo e al gelo nei giorni successivi la rendeva così felice che gli avrebbe buttato le braccia al collo. Ma aveva una reputazione da difendere, così optò per una cordiale ma più generica pacca sulla spalla. “Wow, chi lo avrebbe detto che quel tuo disastroso senso dell'orientamento sarebbe servito a qualcosa? Grazie mille, sei stato davvero bravo!”

“Non vedo come perdersi in continuazione possa essere in qualche modo utile”, replicò asciutto lui, tornando al bancone e sedendosi con aria corrucciata.

“Se non ti fossi perso e ritrovato su quella nave, non avresti mai fatto l’esperienza di lavorare in una sala macchine e oggi non saresti stato capace di riparare la mia caldaia”.

“Non era esperienza, era sopravvivenza!”

“Stessa cosa”, tagliò corto lei, tornando alla preparazione della sua specialità. “Come lo vuoi l’okonomiyaki?”

“Come ti pare, basta che non ci sia maiale”, rispose lui un po’ distrattamente, guardando verso il retro. “Uhm… c’è un bagno? Vorrei lavarmi le mani”.

“Prima porta a destra dopo le scale”, disse automaticamente lei, con il tono piatto di chi ha risposto a quella domanda un milione di volte in vita sua. “E non ti perdere!”, gli urlò dietro subito dopo.

Lo osservò indugiare sulla soglia del piano di sopra, indeciso, per poi sparire sul retro e scosse la testa. Ma come faceva a perdersi in quei due metri scarsi?

Fuori la neve aveva ripreso a turbinare con un'intensità ancora maggiore della sera prima ma, grazie al calore della piastra e al riscaldamento finalmente a pieno ritmo, Ukyo non aveva più tanto freddo, così decise di togliersi almeno uno strato, eliminando una maglia di pile. L’altra rimase al suo posto perché, anche se si sentiva molto meglio rispetto al giorno precedente, era sempre preferibile non rischiare una ricaduta.

Prima era stata un po’ frettolosa nel ringraziarlo, ma la verità era che Ryoga l’aveva davvero salvata da una situazione parecchio problematica: con quel tempaccio sarebbe stato impossibile ricevere assistenza in tempi brevi, il che significava che avrebbe passato i giorni successivi a battere i denti e la probabilità che l’influenza si fosse ripresentata a pieno titolo sarebbe stata altissima. Rabbrividì al solo pensiero: bloccata dentro casa con una tempesta, da sola e pure malata? Che prospettiva deprimente…

Per sua fortuna, però, le cose erano andate diversamente. Il karma le aveva mandato una inaspettata soluzione ai suoi problemi nella forma di un ragazzo con la bandana a quadretti e Ukyo decise di essere paziente con lui, per quanto possibile. Dopotutto, si era già rivelato molto più utile del previsto e una discreta fonte in sorprese… chissà che altro sarebbe saltato fuori, se ci avesse parlato un pochino più a lungo?

Riaggiustandosi il fiocco bianco che le tratteneva i lunghi capelli, Ukyo sorrise lievemente al pensiero che forse, dopo tanti anni, era arrivato il momento di conoscere un po' meglio quella sfuggente goccia di mercurio che era Ryoga Hibiki.

 

 

  
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