Inghilterra, 1816. Althea - o Thea, come si fa chiamare - è la sorella di un vicario e, pochi giorni prima, ha trovato un bambino nella mangiatoia della Chiesa. Ha scoperto che è il nipote di Gabriel Morecombe, un nobile la cui sorella è scomparsa un anno prima senza dare più notizie di sé, dopo aver rotto il fidanzamento con Lord Rawdon. Thea ha chiamato il piccino Matthew, che significa dono di Dio, perché le è sembrato appropriato. Per lei è un vero miracolo, un segno di speranza, quello che aspettava. Lo tiene con sé in quanto Gabriel non ha una tata e una nursery per prendersi cura di lui.
Nel libro ci sono alcuni momenti nei quali la ragazza e il piccolo giocano. Sono troppo pochi, così ho pensato:
E se si divertissero insieme ballando una mattina in salotto? Come si sentirebbero? Cosa farebbero oltre a danzare? Cosa succederebbe tra loro? Quali emozioni proverebbero?
In fondo, spesso, un ballo è molto più di una semplice danza, ha in sé un significato più profondo.
Disclaimer: i personaggi di Thea e Matthew non mi appartengono, ma sono proprietà di Candace Camp.