Libri > Shatter me (schegge di me)
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Autore: You_r_so_golden    22/11/2023    0 recensioni
La prima volta che William aveva sentito parlare di una ragazza che poteva uccidere al tocco, non ci aveva creduto; Selene era semplicemente rimasta in silenzio, incapace di dire una parola. Poi i due fratelli si erano guardati. Finalmente c'era qualcuno diverso come loro, qualcuno come loro e, allo stesso tempo, diverso da loro. Perché sia William che Selene hanno sempre saputo di essere diversi da chiunque altro. Anche da bambini, i gemelli sapevano di non essere come gli altri. Perché sia William che Selene hanno dei poteri, gli stessi spaventosi poteri che li hanno allontanati dai loro genitori, portandoli sul ciglio della strada. Prima di quel giorno, né William né Selene conoscevano l'esistenza del Punto Omega; finché Castle non li prese al suo fianco, portandoli in un luogo sicuro che potessero chiamare "casa". E ora, che i gemelli sono diventati qualcuno di importante al punto Omega, le cose sono un po' cambiate: William è uno dei soldati più forti e Selene, la piccola e silenziosa Selene, è l'arma più temuta del punto Omega. E ora i due stanno per affrontare l'essere umano a loro più simile e vicino: Juliette Ferrars.
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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< William… >
 
          I miei occhi scuri si aprono. La mia testa sembra esplodere nel secondo in cui vedo la luce e mi affretto a prenderla tra le mie mani, stringendola con forza. I miei occhi si posano su quel che c’è davanti a me. Un pavimento, con una moquette color salmone e… c’è del sangue. Ci sono delle gocce di sangue che macchinano la moquette. Lo guardo con fare confuso, ma senza stupirmene troppo. Di chi è questo sangue?
          Faccio una smorfia e appoggio la mano sulla moquette e in quel momento lo vedo. Altro sangue, che macchia le mie dita di un colore rosso intenso. Ma che diavolo sta succedendo? Poi una goccia cade, colpendo il dorso della mia mano e macchiandola. E in quel momento realizzo, in quel momento capisco: quel sangue, è il mio sangue.
Mi tiro a sedere, con estrema fatica, e sento un rivolo di sangue colarmi lungo il volto ma lo ignoro. Non penso che quello sia il mio problema più grande adesso. Credo – sono sicuro che ci sia altro, qualcosa di più importante a cui pensare.
 
< W-William… >
 
          Mi guardo intorno, nella speranza di capire dove sono. I miei occhi percorrono la stanza, il salotto credo, nella speranza di riconoscere qualche particolare. Ma la mia vista non sembra essere capace di mettere a fuoco le cose, come se qualcosa glielo impedisse. Vedo un tavolo, con sopra degli oggetti che sono caduti, sdraiati sopra un centralino; vedo un divano, che mi dà le spalle; vedo una piccola finestra; e una libreria, cui libri sono tutti caduti a terra per qualche motivo. E, oh… una televisione, completamente spaccata e a terra. Distrutta.
          Ma che sta succedendo…? Mi prendo la testa tra le mani nuovamente e osservo come i palmi si sono tinti di rosso.
Che cos’è questo posto?
Lo conosco? No.
Allora perché mi è così familiare?
          Appoggio una mano sulla mia gamba e provo ad alzarmi ma le mie gambe sembrano essere incollate al pavimento, prive di forza. Come se essa fosse stata prosciugata e delle radici avessero incollato le mie gambe al pavimento. Abbasso lo sguardo sui miei pantaloni e in quel momento lo vedo: altro sangue. Altro sangue che macchia i miei pantaloni, probabilmente mio anch’esso.
Merda, c’è così tanto sangue… sicuramente devo essermi ferito in qualche modo, alla testa. Ho troppa paura di mettere la mano tra i miei capelli biondi per scoprire quanto grande è la ferita. In qualche modo, so che è grande. Non so quanto – a dire il vero, non mi interessa nemmeno – ma so che è una ferita notevole, che sgorga sangue impietosamente. E questo sangue deve essere fermato in qualche modo.
 
< W-Will, i-io… >
 
          Poi improvvisamente la vedo.
Selene.
È davanti a me. Non so come sia potuto succedere: prima non c’era, ma adesso è qui, viva e vegeta. Ma non è questo quel che mi preoccupa. Non mi interessa sapere come abbia fatto a teletrasportarsi fino a qui, ma l’ha fatto.
          Le lancio un’occhiata mentre il sangue mi entra nell’occhio sinistro, macchiandomi la visuale di rosso. La vedo: è sconvolta, pietrificata, terrorizzata. Lo sento, lo percepisco, e questo non mi piace perché non capisco il perché. Vorrei chiederle cos’ha, vorrei aprire la bocca ma le mie labbra sembrano sigillate. Selene ha le braccia tremanti, le mani che tremano così tanto che quasi mi fanno paura, e le gambe non sembrano capaci di reggerla in piedi eppure lo fanno. Ha qualcosa che non va, il suo sguardo è fisso su un punto vicino a lei.
          E così mi volto, a fatica, e punto il mio sguardo su ciò che mia sorella sta guardando. E allora la vedo. Li vedo. Dei piedi, fasciati da delle scarpe nere, e del sangue che li circonda, macchiando il pavimento. Deglutisco a fatica, cercando di riprendere fiato. Improvvisamente mi manca il fiato. Come se non fossi capace di respirare. Improvvisamente sento come i polmoni bloccarsi, incapaci di permettermi di riprendere respiro. Che sta succedendo? Che mi sta succedendo? I miei polmoni si rifiutano di prendere altra aria mentre il mio cervello inizia a processare ciò che può essere successo.
Ma è proprio mentre processo le cose che, allo stesso tempo, il mio cervello mi impedisce di processarlo. Di chi sono quelle scarpe? Perché mi sono familiari? Sono scarpe da residenti, potrei averle viste ovunque...  
 
< D-dobbiamo andare.. >
 
In un secondo, Selene mi afferra il braccio e mi volto per guardarla. Siamo entrambi in piedi. Uno di fianco all’altro. E la sua stretta sul mio polso è dura, quasi ferrea. Mi guarda, con i suoi occhi profondi, e in quel momento intravedo delle lacrime, come se fosse vicina al pianto. Tuttavia le lacrime non cedono, rimangono ferme sul posto. Come se non volessero cadere, come se lei gli impedisse di cadere. Selene è sempre stata forte.
È sempre stata la più forte, anche in quel momento.
 
< Dobbiamo andare, William… >
 
La sua mano afferra la mia e in quel momento posso sentire che la sua stretta è dolce, quasi rincuorante. C’è decisamente qualcosa che non va in essa. Mia sorella che mi tocca è già una sorpresa, ma mia sorella che mi tocca dolcemente… no, c’è decisamente qualcosa che non va in tutto questo. Lo sento dal suo tocco. Sento che c’è qualcosa che mi sta nascondendo, sento che c’è qualcosa che mi tiene nascosto… forse per il mio bene.
Ma mia sorella non mi dà il tempo di formulare domande, non mi dà il tempo di aprire la bocca. La sua stretta torna ferrea e mi trascina via, portando dall’altra parte della stanza.
 
Tuttavia
Proprio in quel momento
I miei occhi si voltano verso quei piedi. Quei dannati piedi fasciati dalle scarpe. E allora è lì che la vedo… è proprio in quel momento che il mio cervello scatta, facendomi realizzare ciò che ho davanti.
Perché quella sdraiata a terra
Ormai priva di vita
È il corpo di mia madre.
 
Mi sveglio di colpo, respirando affannosamente, e appoggio una mano sul petto, all’altezza del cuore. Sento il mio respiro bloccarsi per qualche secondo ma poi i miei polmoni danno il via libera all’ossigeno, ed esso entra come un fiume in piena in essi, dandomi di nuovo vita. E mi sento vivo di nuovo, come se fosse tutto nuovo. Sento come il mio cuore balla forte nel petto e mi tiro sui gomiti, guardandomi intorno. Sfarfallo con gli occhi, cercando di capire dove mi trovo. Non mi ci vuole molto a capirlo: sono nella mia stanza, sano e salvo. Niente sangue, niente piedi nascosti dietro un divano, niente corpi senza vita e… niente Selene.
No, per quanto possa essere presto, mia sorella non si trova qui. Il che è strano: sono abituato a svegliarmi con lei, grazie a lei.
          Decido di calmarmi e mi rilasso, contro il materasso della mia brandina. Faccio un appunto mentale, cercando di ricordarmi che giorno è oggi, che cosa sto facendo e chi sono in questo momento. E ricordo: sono passati due giorni.
Due giorni da quando abbiamo portato fuori Juliette e oggi è il mio giorno di riposo. Mi guardo intorno e noto che il mio compagno di cella non c’è, così mi metto a sedere. Per un secondo posso permettermi di perdere la pazienza, perdere il controllo.
          Non posso credere alle mie parole. Ho un giorno intero di riposo e non posso crederci. Juliette oggi entrerà nella base e io sono di riposo. Mi sembra quasi ridicolo ma non posso negare un riposo. Non me lo negherebbero perché non avrei un valido motivo. Sono già ben in cinque a sorvegliare Juliette, sei con Kenji se Warner l’ha convocato ma non ne sono perfettamente sicuro. Certe volte i miei poteri non funzionano così bene… o almeno non funzionano al cento per cento e forse non ho insistito abbastanza su Kenji. Merda, se solo avessi insistito di più…
          Sospiro, sapendo che non posso tornare indietro. Ormai ciò che è fatto è fatto, e non mi resta altro che aspettare nella speranza di capire che nuovi passi muovere contro quello stronzo di Warner.  
   
 
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