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Autore: Funlove96    22/11/2023    0 recensioni
What if ambientato nel capitolo 245, quindi allerta spoiler!
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Lei avrebbe accettato qualunque cosa lui avesse voluto, ma lui non voleva...
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Prima edizione della Wermit Week!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermit, Weisz Steiner
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wermit Week ~ Day 2 ~ Star and Space.



I piccoli puntini luminosi facevano bella mostra di sé nel cielo notturno del Aoi Cosmos, osservando silenziosi ciò che accadeva sotto di loro. Situazioni che pochi avevano il privilegio di vedere e sentimenti che fuoriuscivano in tutta la loro pienezza solo nell'oscurità della notte, erroneamente convinti di non poter essere spiati...

I rumori dei festeggiamenti che avevano luogo pochi metri più in là le arrivavano un po' ovattati mentre il leggero vento che si alzava ogni tanto le sfiorava i capelli raccolti nelle due code alte e muoveva la gonna dell'abito, facendo svolazzare un poco gli strati della stoffa violetta in un movimento che contraddiceva la sua figura quasi del tutto immobile.
Se ne stava lì, come se anche il solo voltare lo sguardo avesse potuto infrangere quella piccola bolla che sembrava essersi creata attorno a loro, fuori dalla quale pareva esserci il disastro più assoluto.
Non le restava che osservare il panorama, comodamente seduta su una delle panchine metalliche che si trovavano lungo la grande balconata, riempiendosi gli occhi della città illuminata dalla notte... e cercare di illudersi per l'ultima volta...

Avrebbe voluto che le palpebre un po' pesanti che sentiva fossero dovute alle sue esagerazioni di poco prima.
Desiderava che i suoi sistemi si stessero semplicemente preparando a mandarla in standby per smaltire l'alcol in eccesso.
Avrebbe dato di tutto perché il suo corpo le facesse prendere una pausa -seppure forzata- per farla stare meglio dopo.
Sarebbe morta perché Weisz, che le stava di fronte a testa bassa senza dire una parola -le aveva solo detto che doveva dirle una cosa mentre la trascinava fuori-, la riportasse di nuovo in sala, prolungando ancora poco quella bella bugia.
Quella i cui silenzi tra loro due avevano fatto molto meno male, forse per via dei rumori più forti che li circondavano, o forse per gli strascichi di quella illusione che ancora era lì ad ingannarla che sarebbe andato tutto bene...

Il suo lato più razionale ci aveva tenuto però a ricordarle l'amara verità ancora una volta nel momento stesso in cui ricordò dove si trovavano.
Avevano cambiato universo, le cose erano differenti e una nuova possibilità di vivere si era presentata davanti a loro.
Non poteva pretendere che fosse una cosa da niente e tantomeno poteva incolparlo se desiderava cambiare le cose ora che ne aveva la possibilità...
Il fatto di aver costruito Arsenal insieme non le dava il diritto di prendersi la sua unica occasione di vivere facendo scelte differenti, frapponendosi tra lui e la sua decisione di porre rimedio ad un errore...

Si era volutamente illusa di non esserlo, bugia che si era raccontata ogni volta che la realtà le ribadiva come stavano le cose, ma doveva essere sincera con sé stessa e ammettere, di fronte all'evidenza, che era stata la scelta sbagliata.

Che Weisz fosse sensibile al fascino femminile era risaputo e lui stesso non si era risparmiato di dimostrarlo ad ogni occasione.
Si era illusa di poter vivere qualcosa che non le era concesso, credendo che bastasse il pensare di essere pronta ad affrontare anche il peggio nel caso fosse finita male, e ora ne pagava le conseguenze, standosene lì a osservare il cielo stellato senza davvero vederlo, intimorita dal solo pensiero di alzare lo sguardo e affrontare il dispiacere riflesso negli occhi di Weisz...

Perché c'era una cosa di cui Hermit era certa: Weisz non le avrebbe mai fatto del male, neanche se fosse stata lei stessa ad implorarlo. A prescindere da tutte le volte le aveva sbattuto in faccia la verità su certe mancanze che forse mai avrebbe potuto colmare, Weisz non l'avrebbe mai ferita.

Intenzionalmente...



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L'aveva osservata nell'oscurità della notte, sfiorata appena dalla poca luce che, dall'interno della sala illuminava un pezzo della grande balconata, si posava su di lei, mostrandone in parte la figura avvolta dal luccichìo dei piccoli brillanti che le ricoprivano il busto. I sensori sulle guance emettevano una luce che gli parve troppo fioca per come la conosceva e il senso di colpa gli diede un'altra stoccata proprio lì nella pancia. Una sensazione assai differente da quella di prima. Terribile allo stesso modo ma molto più chiara nel fargli capire da cosa fosse scaturita e chi ne fosse il vero artefice.

Lo odiava...



Era consapevole di meritarselo, che il pezzo di cuore che Hermit gli aveva dedicato era l'ultimo posto in cui aveva diritto di stare, e comunque aveva l'ardire di martoriarlo come gli pareva, non volendo però abbandonarlo...

Era egoista...



Non era abituato a non avere i suoi occhioni azzurri puntati su di sé. Quando pure non lo guardava direttamente, Weisz sentiva addosso la sua considerazione, crogiolandosi nella consapevolezza di essere parte dei suoi pensieri.
Il Cosmos era così grande che chissà quanti altri c'erano che avrebbero fatto di tutto per essere al suo posto, per avere qualcuno che li scegliesse nonostante tutto e li mettesse in un piccolo posticino al sicuro dentro il proprio cuore, lasciandoli lì a prescindere da tutto.
Nonostante i suoi difetti, Hermit lo aveva messo su un invisibile piedistallo, quasi fosse stato un essere perfetto, mentre lui nemmeno sapeva fare il minimo indispensabile per meritarlo...

E non gli importava...



L'aveva portata lui là fuori, in un attimo di coraggio che lo aveva assalito poco prima e ora sembrava averlo abbandonato, forse anch'esso stufo di cotanta stupidità.
Erano ormai dieci minuti che stavano lì, il silenzio intaccato solo dai rumori circostanti che nemmeno si distinguevano più tra loro, e Weisz non sapeva da che parte iniziare...

Lo sapeva...



Che idiota! accusò una veritiera voce nella sua testa quando le rivolse nuovamente lo sguardo, solo per vederla cambiare l'oggetto delle sue attenzioni. E di nuovo non era lui.
Lo meritava, ma non lo sopportava...

Il cielo -che assisteva silenzioso, divertito dalla sua disfatta-, le scarpette nere tacco dieci che le avvolgevano i piedi, le manine candide, impegnate a ricalcare i piccoli ricami dorati che facevano bella mostra di sé sulla stoffa viola scuro della fascia che dalla spalla destra le ricadeva morbidamente sul ventre, le ciocche che di capelli che il vento le faceva finire in faccia...
Ogni singola cosa beneficiava della piena attenzione di quegli occhioni azzurri meno che lui, e sebbene sapesse di non poterle dare torto, voleva così tanto che gli rivolgesse lo sguardo...

Ti prego guardami...



"Hermit" le si inginocchiò davanti prendendole le mani tra le proprie e ringraziando Madre che non le avesse tirate via.
Forse c'era ancora una speranza... se fosse riuscito a non rovinare tutto...

"Non so cosa dirti ok?" la guardò, cercando di ignorare il malessere che gli attanagliava lo stomaco nel vedere la frangia azzurra davanti a sé, ben sapendo che fosse sveglia poiché intravedeva la luce dei sensori nella semi oscurità. Semplicemente non voleva guardarlo...
"Non so come funzionino queste cose..."

E ho il terrore di peggiorare la situazione...



"So solo che sono tornato indietro di tre anni e mi sono accorto di aver perso soltanto tempo..."

Era il momento di affrontare la realtà, e per quanto ad Hermit non piacesse ciò che stava cercando di dirle, alzò la testa con tutto l'orgoglio che poteva metterci, e lo guardò dritto negli occhi, conscia di dovergli almeno questo per la difficoltà che non faticava a nascondere mentre assolveva l'unica promessa che gli aveva chiesto.

Si sentiva pronta a qualunque cosa fosse uscita dalle sue labbra...



"Voglio che mettiamo fine a tutto questo Hermit..."

Se avesse avuto un cuore umano a contrarsi nel petto al posto di una serie di circuiti atti a fare da centralina per il suo sistema operativo, Hermit l'avrebbe sentito distruggersi in mille pezzi...

Non lo era davvero...



Posò la fronte sulla sua costringendola a guardarlo mentre si malediceva mentalmente. Aveva visto il dolore nei suoi occhi e sapeva che nel momento in cui avesse lasciato andare quel contatto non l'avrebbe più recuperato.

Doveva essere chiaro almeno una volta...



"Voglio stare con te nel modo corretto!" esclamò facendo uscire dalle labbra la prima cosa sensata. "Voglio che mi parli, che mi guardi, che mi dica che sono un idiota quando dico una stupidaggine..." intrecciò le proprie dita con quelle di lei, non distogliendo mai lo sguardo. Era l'unico modo che aveva per mostrarle quanto fosse serio perché era un disastro sia a parole che a fatti, e poteva solo sperare che la sua bravura nel leggergli dentro lo aiutasse.
"Voglio che mi tocchi, che mi prendi in giro, che mi baci e sporchi la mia faccia di rossetto..."

Non uno stupido bicchiere...



"Voglio che mi mandi al diavolo se dico o faccio qualcosa di stupido..." le carezzò le braccia risalendo lentamente verso le spalle, un po' per timore che lo allontanasse e un po' perché voleva toccare quel pezzetto di Cosmos che gli brillava davanti da ore e che adesso riusciva finalmente a tenere stretto a sé. Lasciò che la sensazione della stoffa ricoperta di brillanti gli scivolasse lentamente sotto le dita, riempiendosi del tremore quasi impercettibile di Hermit. E lo stomaco si contorceva in una maniera fin troppo piacevole all'idea di essere l'artefice degli occhi grandi che ora lo fissavano spalancati, mostrandogli il suo riflesso come unico protagonista nel suo sguardo.
Finalmente! si disse carezzandole ora la schiena e riempiendosi quanto più possibile le mani con le -sue?- stelle...

Piccole scintille che gli scorrevano sotto la pelle...



Il respiro caldo le sfiorava il volto, facendo sì che i piccoli sensori del naso raccogliessero le piccole tracce dei gamberi, le spezie e la carne mescolati alle varie verdure dei cibi con cui si era servito durante la serata.
Non sembrava la cosa più romantica esistente se la guardava da quel punto di vista, ma non era che le importasse tanto la forma quanto ciò che aveva appena udito.
Non si era messa in quella situazione con Weisz immaginandosi qualcosa di perfetto, eppure le aveva appena dato qualcosa di meraviglioso...

Avrebbe accettato qualunque cosa lui volesse darle...



Le prese il viso tra le mani, carezzando coi pollici i sensori rossi sulle guance -gli sembrava che emettessero ora una luce ancora più intensa-, non sapendo come trasformare in parole ciò che voleva dirle: Si era ritrovato di nuovo davanti i tre anni che aveva passato sulla Edens Zero, e aveva deciso che voleva dedicarglieli tutti in modo differente da come aveva fatto finora.

Aveva avuto una nuova occasione per vivere la madre che gli era mancata, e aveva intenzione di mantenere il suo mondo felice che la benevolenza di Madre gli aveva in qualche modo regalato...

Non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere le cose come desiderava o se avrebbe mandato tutto al diavolo -era certo avrebbe rovinato tutto anche se non voleva- ma ce l'avrebbe messa tutta per rimandare il disastro il più possibile.
Almeno fino a quando non sarebbe stato in grado di risolverlo in una maniera decente...

Voleva che accettasse tutto ciò che aveva da offrirle, seppure non era abbastanza e non poteva garantirglielo con certezza...



Rinnovò la muta promessa in quell'esatto momento che lei si sporgeva, afferrandogli i lembi della giacca grigiastra e tirandolo a sé per stampare le proprie labbra sulle sue.

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"Sembra a posto..." mugugnò aprendo il piccolo gancio dorato a forma di fiore per controllare che fosse ancora integro. "Certo che potevi stare più attento però..." lamentò, offesa dalla brusca interruzione di poco prima.

Aveva perduto il conto sia dei baci che si erano scambiati così come del tempo trascorso, impattando di nuovo con la realtà quando alcune ciocche si erano incastrate nel gioiello che decorava la fascia viola scuro sulla spalla, strattonandole i capelli in malo modo e costringendola a staccarsi dalle sue labbra.

"Scusa..." finì di lisciarle dolcemente i capelli con le mani mentre Hermit era impegnata a chiudere il gancio, sistemandosi la fascia sulla spalla sinistra e lisciandola con le mani. "Credo dovremmo tornare dentro, è passato un po' di tempo..."
Annuì notando solo ora come i rumori fossero diminuiti, segno che gli ospiti avevano forse iniziato a sentire il peso delle ore passate e che dovevano almeno accertarsi che i compagni non si preoccupassero.
Beninteso, se avessero trovato il tempo di accorgersi della loro assenza...

Le porse il braccio, che Hermit prese dopo un po' di titubanza, aggrappandovisi e lasciandosi portare di nuovo dentro la grande sala.

E le stelle se ne stavano lì a guardare risplendendo nel cielo notturno.

Quella più brillante di tutte però se ne stava tra le sue braccia, quelle di un idiota egoista che avrebbe trovato la maniera di rovinare tutto alla prima occasione, ma che non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo...

Finché lei l'avesse voluto...

Fine.

   
 
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