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Autore: Hatsumi    24/11/2023    1 recensioni
Stefano ha trent'anni, una grande passione per il calcio e un buon gruppo di amici. Stefano è gay, non lo nasconde ma nemmeno lo sbandiera ai quattro venti. Riesce perfettamente a dividersi tra la sua squadra di calcetto e il suo gruppo di amici, senza che queste due realtà della sua vita si scontrino. Finché in squadra arriva Paolo: bello e misterioso che Stefano scopre di conoscere dai tempi del liceo...
Genere: Commedia, Drammatico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Stefano sospira. Ha appena raccontato ad Alberto tutto quello che è successo nelle ultime ventiquattro ore, partendo dai messaggi di Paolo e dalla motivazione per la quale non si era fatto sentire per un giorno intero. Alberto si è limitato ad ascoltare in silenzio, corrugando la fronte di tanto in tanto, mentre mescolava il suo mokaccino carico di zucchero, appoggiato al termosifone vicino alla macchinetta del caffè. 
 
-Non ci credi nemmeno un po’, vero?
 
Chiede Stefano, sperando di avere un suo commento, una sua reazione. Alberto raccoglie ciò che rimane dello zucchero con la paletta del caffè, raschiando il fondo. Tiene lo sguardo basso e continua a non parlare. Dopodiché schiaccia il bicchiere vuoto e lo getta nel cestino. 
 
-Brutale o leggero?
 
Domanda finalmente, rivolgendogli uno sguardo serio. Stefano ora ha quasi paura della sua risposta, ciononostante vuole che sia più sincero possibile.
 
-Dammi una risposta all’Alberto, senza filtri. 
 
Alberto sorride e sul suo viso compare un’espressione soddisfatta, è esattamente quello che desiderava sentire. 
 
-Non metto in discussione che sia stato male, però ha capito che ti piace e ci gode un mondo a stuzzicarti e poi lasciarti lì nel tuo brodo… sta giocando con te. Non farà niente di sua iniziativa, aspetta che sia tu a cedere. Ovviamente non ha capito che se aspettasse te potrebbe morire di vecchiaia… 
 
Conclude. Stefano sorride, si ritrova pienamente nel pensiero di Alberto. 
 
-Quindi cosa faccio? Mi fido?
 
Chiede di nuovo. Alberto fa spallucce. 
 
- Ma di cosa hai paura?
 
Chiede, con sguardo confuso. Stefano non sa esattamente come spiegarlo e cerca di essere più chiaro possibile. 
 
-Ho paura di perderlo. 
 
Alberto scuote il capo e aggrotta la fronte, comunicandogli implicitamente di spiegarsi meglio.  Stefano fa un respiro profondo e inizia a camminare, facendo a cenno ad Alberto di seguirlo, il tempo per la pausa caffè è durato più del dovuto e deve fare alcune telefonate e compilare alcuni documenti, prima dell’ora di pranzo. 
 
-Ho creato un bel rapporto con lui. Abbiamo tantissimo in comune, a parte il fatto di aver trascorso un periodo della nostra adolescenza insieme… stare con lui mi fa stare incredibilmente bene. Non ho bisogno che mi parli, solo averlo vicino mi rende più leggero. Ha un modo di fare sempre spiritoso, è preciso, educato, ironico e mai fuori dalle righe. Ha una visione positiva della vita, non si arrende, mette grande impegno in quello che fa… 
 
Stefano non credeva di provare tutti quei sentimenti nei confronti di Paolo eppure, parlandone per spiegare ad Alberto la sua situazione, le parole escono spontaneamente dalla sua bocca come un fiume in piena. Si ferma solo quando si trovano davanti alla loro scrivania, Alberto si siede senza dire una parola finché Stefano smette di parlare e si siede a sua volta. Si aspetta un commento o una reazione da parte sua ma non arriva nulla. Al contrario pare divenire più accigliato e silenzioso. 
 
-Quindi… cosa mi consigli di fare?
 
Domanda di nuovo Stefano, ponendo la stessa domanda fatta qualche minuto prima di iniziare a spiegare i suoi sentimenti nei confronti di Paolo. Alberto non lo guarda, rimane concentrato sullo schermo del computer e inizia nervosamente a pigiare i tasti della tastiera.
 
-Scusa, mi è arrivata una mail a cui devo rispondere.
 
Afferma, chiudendo definitivamente il discorso. Stefano a volte fatica a comprendere i comportamenti di Alberto, specialmente quando l’argomento trattato è Paolo. Rimane ancora qualche istante a fissarlo ma Alberto lo ignora e continua a lavorare. Capisce quindi che non riceverà una risposta da lui. Motivo per cui anche Stefano riprende a lavorare, cercando di non pensarci troppo. 
 
 
All’ora di pranzo, quasi senza proferire parola, Alberto e Stefano escono dall’ufficio per andare a mangiare nel ristorantino biologico dove generalmente pranzano un paio di volte a settimana. Sono ancora sull’uscio del palazzo quando il telefono di Stefano inizia a suonare. Fruga nella tasca interna del trench per recuperarlo e quando lo trova quasi gli sfugge di mano, leggendo il nome sullo schermo: “Paolo 🍆
 
-Pronto..?
 
-Ciao Ste, ti disturbo?
 
Solo sentire la voce di Paolo gli provoca un brivido lungo la schiena, il suo tono di voce per telefono è, se possibile, ancora più avvolgente. Avendo ascoltato i suoi audio più e più volte, è in grado di riconoscerne ogni sfumatura.
 
-No. Stavo andando a pranzo, dimmi.
 
-Oh! Stavo proprio per proporti un pranzo insieme, visto che oggi sono in ufficio tutto il giorno. Posso raggiungerti?
 
Stefano esita un attimo e si ferma ad osservare Alberto, accanto a lui, che ha già indossato gli occhiali da sole, il che rende difficile interpretare la sua reazione. 
-Devo… chiedere un attimo al mio collega, non sono solo…
 
Risponde, con esitazione, rivolgendo nel contempo uno sguardo supplicante ad Alberto che si limita a fare spallucce. Stefano lo prende come un sì.
 
-Ha detto che va bene. Ti aspetto qui nel piazzale della Mirabelli.
 
-Va bene. Arrivo.
 
Dopo aver riattaccato, Stefano si gira immediatamente verso Alberto che è rimasto immobile, braccia conserte. 
 
-Grazie. 
 
Fa di nuovo spallucce, questa volta però si gira verso di Stefano. 
 
-Non ringraziarmi. L’ho fatto solo perché sono davvero curioso di vedere com’è questo tizio… 
 
Risponde, con indifferenza. Stefano sa che è solo una mezza verità, che ha acconsentito per far lui un piacere e non solo per soddisfare una mera curiosità. Sorride e non aggiunge nulla. 
Circa cinque minuti dopo, Paolo esce dall’ufficio di fronte. Anche a distanza Stefano lo riconosce immediatamente.
 
-È lui.
 
Commenta, dando una gomitata ad Alberto. Dopodiché alza un braccio per farsi notare da Paolo. Si sente emozionato nel presentarlo all’amico, quasi come se lo stesse presentando a un genitore. Mentre Paolo si avvicina, Stefano lo osserva più attentamente. È la prima volta che lo vede in abiti eleganti, da lavoro. Porta gli occhiali da sole, gli stessi del giorno prima durante la trasferta. Indossa una giacca nera dalla vestibilità regolare lasciata aperta e una camicia bianca, anch’essa aperta nei primi due bottoni. Sottobraccio tiene un cappotto grigio e porta dei pantaloni eleganti neri, dal taglio dritto e regolare, che lo fanno sembrare ancora più alto e longilineo. Infine le scarpe, lucide nere e stringate. Non credeva fosse possibile ma, vestito così, è ancora più affascinante e attraente. Quando si avvicina a loro quasi fatica a rivolgergli la parola, intento com’è a osservarlo e a notare ogni minimo dettaglio. Anche i capelli sono pettinati diversamente, sono quasi marmorei, fissati all’indietro con una cera modellante che li rende più lucidi. 
 
-Ciao. Perdonatemi se vi ho fatto aspettare. 
 
Esclama, non appena è davanti a loro. Posa la mano sinistra sulla spalla di Stefano e la stringe, accarezzandola con il pollice, quello strano gesto tra l’affettuoso e il cordiale che Stefano non è ancora riuscito a decifrare. Allo stesso tempo porge la mano destra ad Alberto, per presentarsi, senza lasciar andare Stefano. 
 
-Piacere, Paolo. 
 
Stefano con la coda dell’occhio osserva Alberto e nota una strana smorfia sulle sue labbra, una curva all’ingiù del suo labbro inferiore. 
-Alberto. 
 
Risponde, stringendo la mano di Paolo. La stretta tra i due dura diversi secondi e sembra molto stabile e decisa. Stefano rimane in disparte ad osservare. È strano vedere il suo migliore amico e Paolo uno di fronte all’altro. Entrambi hanno sentito parlare l’un dell’altro e in quel momento in cui si stringono le mani sembra quasi che si stiano studiando. Il primo a lasciare andare la presa è Alberto ma Paolo continua a stringere la spalla di Stefano. 
 
-Tutto bene, Ste?
 
Chiede, essendosi probabilmente accorto del suo silenzio. Annuisce. 
 
-Possiamo andare?
 
Interviene Alberto, tagliando corto. Paolo rivolge un sorriso a Stefano, dopodiché lo lascia andare. 
 
-Avete già in mente un posto?
 
Domanda, seguendoli. 
 
-Un ristorante biologico qui vicino, nei pressi della Hoepli. Ti va bene?
 
Chiede Alberto, precedendo Stefano che nel frattempo sta continuando ad osservare Paolo. Ora gli riesce meno difficile credere di averlo incontrato più e più volte nel tragitto tra l’ufficio e la metro. Vestito in quel modo è decisamente diverso rispetto al solito e anche la sua camminata appare differente, ha un’aria sicura e spavalda. È certo che un ragazzo così non passi in osservato e riesce infatti ad incrociare lo sguardo di almeno un paio di ragazze che si fermano a guardarlo o si girano verso di lui. Sembra quasi un modello, di quelli che si vedono spesso girare a Milano durante le Fashion-Week.
 
-Benissimo. 
 
Risponde Paolo, sfoggiando il suo solito sorriso e girandosi a guardare Stefano. 
Arrivati al ristorante tutti e tre si siedono. Non fa più così caldo da poter pranzare fuori, motivo per cui prendono posto all’interno. Il locale è tutto pieno, l’unico tavolo disponibile si trova all’angolo ed è composto da un divanetto e una sedia. Alberto prende subito posto sulla sedia, lasciando il divanetto a Stefano e Paolo, si toglie la giacca e la ripone sulla spalliera della sedia, poi toglie gli occhiali e li infila nella tasca della giacca. Paolo invece posa il suo cappotto accanto a sé, piegandolo e per fare spazio si avvicina ancora di più a Stefano, le loro ginocchia si sfiorano. Dopodiché si toglie gli occhiali, li piega e li appoggia sull’orlo del taschino della camicia. 
 
-Allora, cosa si mangia di buono qui?
 
Chiede, guardando Stefano, finalmente senza occhiali e appoggiando una mano sulla sua gamba, all’altezza del ginocchio. Stefano contrae il muscolo di riflesso, irrigidendosi. 
 
-Fanno delle insalate personalizzate. Scegli la base e ti ci fai mettere tutto quello che vuoi. 
 
Ancora una volta Alberto prende parola, anticipando Stefano. Sta sfogliando il menu ma, Stefano ne è sicuro, prenderà sempre la solita lattuga con pollo, mozzarella e pomodori. 
 
-Vuoi vedere il menù? Ci sono tante opzioni. 
 
Suggerisce Stefano, prendendo finalmente parola. Si allunga sul tavolo per porgere un meno a Paolo che lo prende subito con la mano libera, senza staccare l’altra dalla gamba di Stefano, che non sa come reagire. Rimane immobile e in silenzio, ad osservarlo mentre legge il menù. 
 
-Quindi lavori alla Vince.
 
Afferma Alberto, chiudendo il menù. Paolo annuisce.
 
-Sì, da molti anni. La conosci come azienda?
 
Domanda Paolo. Questa volta toglie la mano e inizia a sfogliare più seriamente il menù. Un cameriere li sta osservando, in attesa di presentarsi al momento giusto per prendere il loro ordine. 
 
-Sì e ne ho sentito parlare bene. So che i requisiti per entrare sono molto rigidi. Immagino tu sia un allievo cum laude
 
Paolo annuisce, sorridendo. 
 
-Lo sono. Tuttavia non dare retta a tutte le voci che girano, forse una volta erano più restrittivi. Ora valutano il curriculum principalmente, non solo il voto di laurea. 
 
Stefano ha la conferma che anche da adulto Paolo abbia proseguito la sua eccellente carriera accademica, non aveva dubbi. 
 
-Lavorate nello stesso settore, voi due?
 
Ora è Paolo a fare le domande. 
 
-Sì, contabilità per l’editoria scolastica. Siamo colleghi, collaboratori e condividiamo la stessa scrivania. 
 
Specifica Alberto. Stefano non capisce esattamente il motivo della sua puntualizzazione ma nota che il tono di Alberto si fa più serio e anche lo sguardo di Paolo assume una sfumatura più rigida. La tensione viene smorzata dal cameriere che finalmente giunge al tavolo per prendere le ordinazioni. Alberto ordina la solita insalata, come previsto, anche Stefano prende il solito: insalata con feta, pomodori e olive con crostini di pane integrale, Paolo prende una vellutata alla zucca con crostini al farro. 
 
-Siete anche molto amici, tu e Stefano. O sbaglio?
 
Paolo riprende subito a far domande, non appena il cameriere si allontana con le comande. 
 
-Stefano è il mio più caro e sincero amico. 
Risponde Alberto, immediatamente. La sua risposta lo fa sorridere, sa bene di essere molto importante per Alberto, la cosa è reciproca. Tuttavia non l’ha mai sentito esprimersi così apertamente, di solito si limita a prenderlo in giro e a dargli appellativi poco carini. 
 
-Ci credo, Stefano è una persona eccezionale. 
 
Commenta, girandosi verso Stefano e sorridendogli, posa di nuovo la mano sulla sua gamba, questa volta più su, sulla coscia. Stefano ricambia il sorriso ma deglutisce nervosamente. Inizia a sentire caldo. 
 
Alberto inarca le sopracciglia e fa di nuovo una smorfia, un mutamento impercettibile del viso che Stefano riesce a cogliere appena. 
 
-Comunque… so che sei ingegnere, che hai un tuo team e qualche amico alla Vince mi ha detto che il tuo è nome importante. Ne deduco che tu sia una persona estremamente ambiziosa, sbaglio?
 
Le parole di Alberto, come sempre, sono taglienti e dirette. Non sapeva avesse indagato su di lui, né che avesse contatti alla Vince. Non smette mai di sorprenderlo. 
 
-Non sbagli affatto. So quello che voglio e so come arrivarci, sempre. 
 
Risponde Paolo, utilizzando un tono che Stefano non aveva mai sentito prima in lui. Il ritmo della conversazione tra lui e Alberto è serrato, sembra quasi un duello. La mano di Paolo rimane sulla coscia di Stefano, a palmo aperto, come se volesse ancorarvisi. 
 
-Tu invece mi sembri una persona molto diretta. Mi piacciono le persone dirette, la spavalderia non mi spaventa, anzi. 
 
Prosegue. Alberto non fa in tempo a ribattere, perché subito arriva il cameriere. Paolo toglie la mano per poter pranzare e Stefano, pur apprezzando ogni contatto fisico da parte sua, si sente più tranquillo. Durante il pranzo per un paio di minuti nessuno parla, Stefano ne approfitta per introdurre una conversazione più rilassata.
 
-Alberto è anche uno degli amici con i quali gioco a carte e ai vari giochi di società. È uno dei più bravi. 
 
Esordisce. Paolo alza lo sguardo dalla zuppa e osserva Alberto.
 
-Davvero?
 
Alberto posa la forchetta, si pulisce la bocca col tovagliolo. 
 
-Bisogna dire però che Stefano a carte è pessimo, mentre gli altri nel gruppo sono degli avversari più degni. 
 
Fa una pausa un attimo, poi riprende a parlare. 
 
-Siamo un bel gruppo, noi cinque. Tutti uomini, tutti con gli stessi interessi. Non ci dispiacerebbe un nuovo membro, se volessi venire.
 
Il tono si fa di nuovo serrato. Anche Paolo posa il cucchiaio e smette di mangiare.
 
-Certo. Non so come giochi Stefano a carte ma ti assicuro che io so il fatto mio. Verrò volentieri. 
 
Ribatte. È insolito da parte sua vantare le proprie abilità, generalmente è più modesto. C’è qualcosa però nel suo modo di fare, nel suo tono di voce, che lo stuzzica ulteriormente. Si chiede quante e quali altre sfaccettature possa avere la personalità di Paolo e per quale motivo ogni versione di lui sia ai suoi occhi sempre così attraente. 
 
-Bene. Fatti invitare da Stefano, qualche volta. 
 
Conclude Alberto, più rilassato, riprendendo a pranzare. Il pasto termina in silenzio e i toni lentamente si smorzano, fino al momento del caffè. 
 
-Sai, devo ammettere che sei stato una sorpresa per me. 
 
Esclama Alberto, iniziando a versare la prima bustina di zucchero nel caffè. 
 
-In positivo o in negativo?
 
Domanda Paolo, prendendo la propria tazzina. Non versa zucchero nel caffè, esattamente come Stefano. 
 
-È presto per dirlo. Sei il primo ragazzo della squadra di calcetto di Stefano che riesco a conoscere direttamente. A dirla tutta, sei l’unica persona che mi abbia mai presentato al di fuori del nostro circolo di amici. Qualcosa vorrà dire… 
 
Stefano spalanca gli occhi e rivolge un’occhiataccia ad Alberto, che fa finta di non vederlo ma sogghigna. 
 
-Oh, non saprei. Chiedilo a lui… 
 
Risponde Paolo, a sorpresa. Anche lui sogghigna. Pare che lui e Alberto si siano intesi perfettamente.  Alberto si alza dal tavolo. 
 
-Vado un secondo in bagno. Ste, chiedi il conto intanto? Si sta facendo un po’ tardi… 
 
Stefano annuisce. Aspetta che Alberto si allontani e fa un sospiro. 
 
-Scusami per Alberto. Lui è fatto così, è sempre diretto. Anche se oggi ha dato il meglio di sé…
 
Commenta. Paolo scuote il capo e gli sorride. Dopodiché si gira a tre quarti, appoggiando il braccio contro la spalliera del divanetto, in modo da poterlo vedere meglio. Riesce a guardalo direttamente nei suoi occhi azzurro cielo e avendolo così vicino, vestito in quel modo, dopo ciò che ha detto nell’ultima ora, dimostrandosi sicuro, fiero e spavaldo si sente vacillare. Una vampata di calore gli parte dal petto e arriva fino alla punta dei capelli. 
 
-È un personaggio interessante. Ora sono curioso di conoscere anche gli altri vostri amici.
 
Risponde, senza smettere di sorridergli. Il suo sguardo è diverso rispetto a quello che aveva poco prima con Alberto, è come al solito dolce e delicato. 
 
-Beh sì, una sera di queste magari… 
 
Risponde. In realtà non è del tutto convinto. Con Alberto, in un contesto diverso, non è stato difficile. Portarlo nel suo ambiente e infrangere quella sua regola sul fatto che le due sfere principali della sua vita non si debbano mai incrociare, è ancora qualcosa per cui crede di non essere pronto. 
 
-Tu, piuttosto… tutto ok?
 
Domanda Paolo, con leggera preoccupazione. Stefano annuisce.
 
-Sì, perché?
 
Paolo lo scruta ancora un attimo, prima di spiegarsi. 
 
-Mi sembri quasi… sfasato. So che sei abituato a vedermi vestito sportivo, faccia sconvolta… un mezzo scappato di casa. E ti assicuro che è così che sono nel 99% delle situazioni ma sul lavoro mi tocca darmi un tono. 
 
Risponde. Avvicinandosi di più a lui. Con le dita della mano destra, quella posata sul divanetto, inizia a tamburellare sulla spalla di Stefano, salendo fino alla corda del collo. Vorrebbe rispondere alla sua affermazione ma non riesce. Osservando l’orologio sul polso di Paolo, si accorge che è molto tardi e che si è scordato di chiedere il conto, come gli ha appena ricordato Alberto.
 
-Le due meno dieci! Merda! Il conto. 
 
Esclama. Sobbalzando, facendo ritirare anche Paolo. 
 
-Sì, si è fatto un po’ tardi. Vado io, non preoccuparti. 
 
Afferma, alzandosi dal divanetto, facendo perno sulla spalla di Stefano per alzarsi. Prima che possa dire altro si allontana e Alberto ritorna al tavolo.
 
-Allora? Il conto dov’è?
 
Domanda. Recuperando le sue cose.
 
-È andato Paolo.
 
Alberto infila il cappotto, si mette gli occhiali da sole. Poco dopo Paolo ritorna al tavolo.
 
-A posto. Andiamo?
 
Suggerisce, recuperando il cappotto, che questa volta indossa. 
 
-Ma… hai pagato tu?
 
Chiede Stefano, l’unico ancora seduto. 
 
-Certo. Mi sono autoinvitato al vostro pranzo, era il minimo che potessi fare.
 
Risponde, infilando gli occhiali da sole a sua volta.
 
-A buon rendere.
 
Commenta Alberto. A giudicare dal suo atteggiamento pare si aspettasse quel gesto. Stefano si affretta ad alzarsi e in pochi istanti escono dal locale. Il tragitto dal ristorante all’ufficio è breve e nessuno parla. Alberto al contrario si mette a messaggiare col cellulare e rimane poco più avanti. Stefano e Paolo camminano fianco a fianco. Stefano vorrebbe dire qualcosa ma si sente bene anche solo avendolo a pochi centimetri, non ha bisogno di dire nulla. Arrivati alla piazza degli uffici si salutano.
 
-Beh, mi ha fatto piacere conoscerti. 
 
Afferma Paolo, porgendo di nuovo la mano ad Alberto.
 
-Altrettanto. 
 
Ribatte, ricambiando la stretta di mano. 
 
-Ti aspetto a una delle nostre serate. 
 
Ribadisce. Paolo scioglie la stretta di mano e annuisce. 
 
-Certo. Ciao, buona giornata.
 
Dopodiché si gira verso Stefano, ancora una volta gli stringe la spalla.
 
-Ciao Ste, ci sentiamo più tardi.
 
Stefano aspetta che sia sufficientemente lontano, prima di parlare con Alberto, che nel frattempo si è già allontanato ed è quasi all’ingresso, lo raggiunge rapidamente.
 
-Non mi dici niente?
 
Chiede, affiancandolo. Alberto rimane in silenzio ma con uno strano sorriso sulle labbra. Si sta prendendo gioco di lui, rimanendo di proposito in silenzio quando sa bene che Stefano non aspettava altro che sentire la sua opinione. Continua per la sua strada, pigiando il tasto dell’ascensore, nel quale entrano entrambi. 
 
-Dai, non fare lo stronzo. 
 
Insiste Stefano. Alberto scoppia a ridere. 
 
-Mi sembri quelle ragazzine che chiedono all’amica del cuore un parere sui loro fidanzati. 
 
Commenta. Riflettendoci, la situazione è simile. Stefano un po’ si imbarazza. Nel frattempo l’ascensore è arrivato al piano, percorrono il corridoio dell’ufficio. Prima di entrare Alberto si ferma. 
 
-È più tosto di quanto pensassi. 
 
Commenta. Stefano inarca le sopracciglia con stupore, è la prima volta che sente un mezzo complimento verso Paolo uscire dalla bocca di Alberto.
 
-Ed è bellissimo. Non puoi dire di no.
 
Alberto fa spallucce. 
 
-È un tipo, sicuramente.
 
Ammette. Prima che Stefano possa dire altro continua a parlare.
 
-È abbastanza palese che gli interessi, non ha fatto altro che guardarti e toccarti.
 
Stefano non pensava che se ne fosse accorto anche lui.
 
-Quindi hai visto anche tu?
 
Alberto allarga le braccia, con rassegnazione. 
 
-Era davanti a me… come potevo non vederlo? Comunque… vacci cauto. 
 
Conclude, smorzando un po’ l’entusiasmo di Stefano. 
 
-Perché dici così?
 
Domanda, un po’ deluso. 
 
-È una mia sensazione. Lasciati andare ma… con la testa. Capito?
 
La raccomandazione di Alberto ha uno strano tono, sembra quasi provenga dal cuore. Stefano ha l’impressione che parli per esperienza personale. Annuisce.
 
-Sì, certo. 
 
Alberto gli sorride e poi cambia immediatamente tono.
 
-Ora andiamo a lavorare, che è già tardi.
 
Suggerisce, indicandogli la scrivania. 
 
 
Dopo il lavoro Stefano va dritto a casa. Avrebbe dovuto fare una tappa al supermercato per prendere qualcosa per cena ma non ne ha voglia, decide che per quella sera mangerà l’ultimo pacchetto di noodles rimasto in dispensa e rimanda la spesa al giorno successivo. Arrivato a casa si fa subito una doccia e si veste in abiti comodi. Dopodiché si butta sul divano e inizia a sfogliare svogliatamente Instagram TikTok,per tirare l’orario di cena. Mentre guarda l’ennesimo video di cagnolini trattati come se fossero alla SPA, riceve la notifica di un messaggio da parte di Paolo. Si tratta di una foto. Immediatamente chiude i social e va a vedere. 
È una foto di Paolo, un selfie, scattato dall’alto. Lo ritrae sdraiato su un divano, a mezzobusto con una maglietta bianca a maniche corte. Capelli spettinati, doppia pallina in metallo ben visibile sul sopracciglio e lingua fuori con il piercing al centro, in primo piano. 
 
“Sto meglio così? Oggi mi sembravi sconvolto 🤔”  
 
In effetti il Paolo della foto è quello a cui Stefano si è abituato e che continua a ritenere molto attraente. Tuttavia vederlo a pranzo con abiti eleganti e quell’attitudine così fiera e sicura ha generato in lui certe fantasie difficili da cancellare dalla mente. Non sa come rispondere. Vorrebbe semplicemente dirgli che per lui è stupendo qualsiasi cosa indossi o non indossi ma vuole evitare di essere così diretto. 
 
“Stavi bene anche oggi.” 
 
😉
 
Non vuole smettere di parlare con lui, continua a scrivergli. Vuole sapere anche il suo parere su Alberto ma senza chiederglielo direttamente, decide di girarci attorno nella speranza che sia lui a dire qualcosa. 
 
“Ti è piaciuto il ristorante?”
 
“Bel locale, molto intimo, etico… ma uscito da lì mi sono preso un panino con la mortazza al bar della Vince. 🫢
 
Stefano ride divertito. In effetti il pranzo di Paolo era davvero misero e leggero ma credeva avesse ordinato qualcosa di così semplice per via dei recenti problemi allo stomaco. 
 
😆ops…”
 
“So di non essere molto corretto ma mi piace la carne, amo la carne. La prossima volta vi porto io in un bel posto. 😏
 
È felice nel leggere che Paolo è disposto ad uscire di nuovo a pranzo con lui e Alberto. Ne approfitta per chiedere un parere.
 
Quindi Albe non ti ha terrorizzato 😬?” 
 
“Per niente. Ci vuole ben altro per terrorizzare me. Mi sono divertito a chiacchierare con lui, mi ha sfidato tutto il tempo. Sai che a me piacciono le sfide 😏
 
Anche Stefano aveva avuto l’impressione che si sfidassero. Il loro botta e risposta serrato ma sempre con quel tono cordiale e mai offensivo pare aver soddisfatto entrambi e Stefano per un momento si era sentito escluso dai loro discorsi, anche se ne era l’indiscusso protagonista. Inizia a credere che Alberto e Paolo si somiglino molto caratterialmente, entrambi hanno due personalità molto forti. 
 
“Però a biliardo mi hai lasciato vincere…” 
 
“Sono anche un gentiluomo. Hai provato a googlare il mio nome e la parola biliardo? Prova.”
 
Stefano è incuriosito da questa affermazione. Apre il browser di ricerca e digita: “Paolo Casagrande biliardo”, come parola chiave. Immediatamente appaiono degli articoli, dal più recente andando indietro e gli salta subito all’occhio il titolo “Vittoria regionale per il due volte campione di biliardo, Paolo Casagrande.” Era chiaro che Paolo non fosse un principiante ma mai si sarebbe aspettato che fosse addirittura un campione. 
 
“Ora capisco…” 
 
“Ti assicuro che la prossima volta non mi risparmierò. Ti consiglio di gustarti per bene la cena, giovedì sera. Non ti ricapiterà molto presto 😏” 
 
Al pensiero della cena di giovedì il cuore di Paolo accelera i battiti. Teme e al contempo non vede l’ora che arrivi quel momento. 
 
“Ora scusami ma devo lavorare… dalla prossima settimana inizierò finalmente con il mio progetto e ho un po’ di cose da fare. Ci vediamo domani al campo.
 
“A domani.” 
 
 
La sera seguente, Stefano si reca al centro sportivo con un po’ in anticipo. Ha finito di lavorare presto e non si è fermato a fare aperitivo con Alberto perché, ancora una volta, era stato invitato da Giulio ad un aperitivo in inglese organizzato dalla sua banca. Gli viene quasi spontaneo chiedersi se non ci sia dell’altro al di là degli aperitivi, tra Giulio e Alberto. Ogni volta si ripromette di indagare e poi, puntualmente, viene distratto da qualcosa, da Paolo, nell’ultimo periodo. 
Arrivato sulla soglia del centro sportivo, nota che le luci sono già accese, sia nel campo sia negli spogliatoi, quindi il mister deve essere già arrivato. Accelera il passo, per prima cosa posa il borsone nello spogliatoio, poi va a cercare il mister nel suo stanzino.
 
-Ciao mister, hai bisogno di una mano?
 
Chiede, entrando nel ripostiglio/ufficio dove sono conservati i vari documenti relativi alla squadra. Il mister è seduto alla scrivania e sta guardando il cellulare.
 
-Ciao, Stefano. Sei già qua? Sto guardando se c’è qualche offerta per la trasferta a Savignano. 
 
Risponde, mostrandogli alcuni siti di booking alberghiero sul cellulare. Stefano non ha ancora esaminato con attenzione tutto il calendario delle trasferte ma ricorda che il mister era abbastanza contrariato, dal momento che più di una squadra avversaria è fuori regione, alcune anche a diversi chilometri di distanza. La prossima trasferta lontana avverrà a Savignano Mare, in provincia di Forlì-Cesena, sarà tra sole due settimane, nel weekend di Halloween. 
 
-Dici che fare andata/ritorno è troppo stancante?
 
Chiede, osservando i prezzi per nulla contenuti. 
 
-L’idea iniziale era quella… però ho visto che anche quando siamo stati vicino a Bologna, la settimana scorsa, è stato pesante. Anche qui si giocherà alle dodici… ci toccherebbe partire almeno alle sei per essere in orario, avere tempo di allenarci un po’ e schivare il traffico dell’Adriatica nel weekend. 
 
Risponde. Dopodiché riprende il cellulare e lo blocca.
 
-Non so, valuteremo insieme nel fine settimana. Ti va di iniziare a sistemare i dischetti in campo, Ste?
 
Domanda poi, alzandosi dalla sedia. Stefano accetta e recupera subito i dischetti da disporre nel campo. Inizia a posizionarli nell’area nella quale di solito si allenano, cercando di ricordare la giusta posizione proposta dal mister a inizio allenamento. Mentre è chino a sistemarne uno, viene colto di sorpresa alle spalle, due braccia lunghe, chiare, scoperte e un po’ tiepide, lo prendono per le spalle avvolgendole. Non ha dubbi di chi possa essere, dal colore dorato dei peli dell’avambraccio, al profumo ambrato, tutti gli indizi portano a Paolo.
 
-Buonasera.
 
Lo saluta poi, avvicinando le labbra al suo orecchio. Stefano rimane immobile, incerto su come comportarsi. Si trova a trequarti chino sull’erba con un dischetto di plastica arancio ancora tra le dita della mano destra. Fortunatamente Paolo si stacca, permettendogli di girarsi. 
 
-Ti ho spaventato?
 
Chiede poi Paolo, non sentendo alcuna reazione da parte sua. 
 
-No, ero sovrappensiero. 
 
Ribatte. Nota che Paolo è già in divisa d’allenamento, maglietta corta e calzoncini, nonostante il clima sia umido e stia scendendo la nebbia. Lui al contrario fatica a togliersi la casacca della felpa, che terrà addosso finché non si sarà sufficientemente riscaldato. 
 
-Per non avere freddo così scoperto… deduco che tu ti sia ripreso completamente.
 
Commenta. Paolo sorride e si passa una mano sul petto.
 
-Sono in splendida forma.
 
Risponde, con sicurezza. 
 
-Bene. Perché il mister ti farà recuperare l’allenamento che hai saltato l’ultima volta… 
 
Lo avvisa Stefano. Paolo fa spallucce.
 
-Ho giocato e segnato anche mezzo morto… un po’ di allenamento in più non mi farà nulla. Tu, invece… pronto per giovedì?
 
Risponde. Stefano sussulta. Per un attimo aveva smesso di pensare a giovedì sera.
 
-Sarà una cosa così tanto impegnativa?
 
Domanda, quasi con timore. Paolo lo guarda stranito. 
 
-Dipende da cosa ti aspetti. 
 
Il punto è esattamente quello: Stefano non ha proprio idea di cosa aspettarsi da quella serata. In realtà le aspettative sono molte ma non vuole rimanere deluso.
 
-Che il cibo sia commestibile?
 
Suggerisce, timidamente. Paolo fa una smorfia, dopodiché gli dà un buffetto sulla spalla, indugiando per qualche secondo, come suo solito.
 
-Sarà la cena migliore della tua vita… vedrai!
 
 
***
-Ste, tu cosa vuoi?
 
Domanda Alberto, sfogliando il menù asporto del sushi. È mercoledì sera e, come di consueto, il gruppo di amici si è riunito a giocare. Eccezionalmente quella sera ci sarà anche una puntata del Grande Fratello. Ad ospitare la serata è Stefano che per l’occasione ha acquistato una nuova confezione di Risiko, consegnata dal corriere la mattina stessa.  
 
-Fai un menù uno e un sedici… ah no, quindici. Il sedici è al tonno giusto?
 
Chiede, mentre apparecchia la tavola della sala da pranzo. Sono da soli, lui e Alberto, gli altri non sono ancora arrivati. Alberto è seduto su di uno sgabello dell’isola in cucina. 
 
-Sì… ma lo prendo per Giulio, è lui l’amante del tonno crudo.
 
Commenta. Stefano lo raggiunge in cucina, crede sia arrivato il momento di indagare su lui e Giulio.
 
-A proposito di Giulio… com’è andato l’aperitivo ieri sera?
 
Domanda. Alberto non risponde subito, lo vede esitare. La penna con la quale stava segnando i numeri dell’ordine gli scivola di mano. La recupera rapidamente prima che possa cadere, alimentando i sospetti di Stefano. 
 
-Una rottura di coglioni infinita… ho parlato principalmente con i formatori madrelingua, gli altri sapevano a malapena dire e chiedere il proprio nome.
 
Risponde, rapidamente. Tiene lo sguardo fisso e non guarda direttamente Stefano negli occhi, c’è qualcosa di sospetto nel suo atteggiamento. 
 
-E Giulio come se la cava con la lingua?
 
Stefano non lo fa di proposito ma la battuta risulta stranamente ambigua ed equivocabile, preferisce non chiarirsi e aspetta la risposta di Alberto. Lo vede morsicarsi il labbro inferiore. 
 
-Discretamente. 
 
Risponde, tagliando corto. Dopodiché alza lo sguardo e gli rivolge un sorriso di circostanza. Che Stefano abbia colto nel segno? Non fa in tempo ad indagare più a fondo perché viene interrotto dal suono del citofono. Alberto ne approfitta e si alza dallo sgabello.
 
-Vado io.
 
Prima che Stefano possa dire qualcosa, raggiunge l’ingresso. Anche gli altri sono arrivati, la serata può cominciare. Alberto conclude l’ordine del Sushi take-away, che viene consegnato solo mezz’ora più tardi. Dopo aver finito di cenare, Stefano tira fuori il gioco in scatola appena comprato.
 
-Stasera gioco nuovo, l’ho preso io per evitare discussioni ed evitare anche… il Trivial di Albe. 
 
Esclama. Alberto sbuffa, nonostante ritenga lui stesso quel gioco antiquato e sorpassato, gli è molto affezionato e sicuramente è dispiaciuto di averlo non con sé quella sera. Gli altri ragazzi sembrano apprezzare.
 
-Oh finalmente! Almeno per un po’ eviteremo di vedere quel coso ammuffito… 
 
Commenta Andrea. 
 
-Bravo, Ste! Non abbiamo mai giocato insieme a Risiko, qualcosa di nuovo ogni tanto.
 
Aggiunge Giulio. La sua risposta scatena immediatamente la reazione di Alberto.
 
-Se forse tu avessi portato Taboo avremmo provato anche quello…                     
 
Luca porta gli occhi al cielo, Andrea osserva la reazione divertito e anche Stefano, in silenzio, cerca di studiare i loro comportamenti. 
 
-Ancora con questa storia? Te lo regalo per il compleanno se ti piace così tanto!
 
Ribatte Giulio, con tono spazientito. 
 
-Regalami un esonero dai tuoi aperitivi di merda. 
 
Esclama Alberto, con il suo solito modo di fare tagliente. Giulio spalanca gli occhi sorpreso dalla sua risposta e diventa paonazzo in viso.
 
-Oh se vuoi ti regalo un esonero dalla mia amicizia, direttamente. 
 
Controbatte, avvicinandosi di più a lui. La situazione si sta facendo più tesa del previsto. Andrea, Luca e Stefano si rivolgono occhiate di preoccupazione. Quell’escalation di litigio tra i due non se l’aspettavano. 
 
-Sai cosa me ne frega. 
 
Commenta Alberto, con arroganza. Tiene lo sguardo basso e non per un istante guarda Giulio. 
 
-Ma sei serio? 
 
Chiede Giulio. Alberto non si risponde, si limita a fare spallucce. Il suo atteggiamento non fa che irritare ancora di più Giulio.
 
-Va bene, come vuoi. Ma sappi che quando starai male l’ennesima volta per colpa di chi-sai-tu, ti sbatterò la porta in faccia. Sii consapevole del tuo atteggiamento di merda e di quello che ne consegue. 
 
Conclude Giulio, dopodiché recupera il cappotto.
 
-Scusami Stefano ma non posso stare qui, ora. Buona serata a tutti.
 
Esclama, uscendo. Andrea cerca di trattenerlo, prendendolo per la manica del cappotto ma Giulio lo schiva e continua per la sua strada. 
 
-Ma che cazzo ti passa per la testa?
 
Chiede Luca, dando uno spintone ad Alberto, che pare essere rimasto impassibile. 
 
-Ha fatto tutto da solo, io non ho detto niente.
 
Risponde, alzandosi dalla sedia e prendendo un pacchetto di sigarette dalla giacca posata sullo schienale. Senza dire nulla si dirige verso il giardino sul retro. 
 
-Prima o poi la miccia doveva scoppiare… 
 
Commenta Andrea. Anche Luca annuisce. Stefano si sente escluso dai loro discorsi.
 
-Voi ne sapevate qualcosa?
 
Domanda Stefano, guardando i due amici con sospetto. I due si scambiano uno strano sguardo d’intesa. A spiegare la situazione è Luca. 
 
-Siamo abbastanza sicuri che ci sia stato qualcosa tra loro e che non sia finita del tutto…
 
Stefano rimane a bocca aperta. Quindi non era il solo a pensarlo. 
 
-Cioè stavano insieme?
 
Andrea fa una smorfia.
 
-Oddio, insieme magari no… ma qualcosa c’è stato, di sicuro.
 
Stefano osserva Alberto in giardino, oltre la porta a vetri della cucina. È girato di spalle e sta fumando.
 
-Speriamo che chiariscano… mi spiacerebbe perdere Giulio.
 
Confessa Andrea, anche Luca è d’accordo.
 
-Già… poi tra poco sarà il compleanno di Alberto, di solito è Giulio a prenotare il pub e a organizzare tutto… 
 
Stefano se n‘era quasi scordato. Il compleanno di Alberto sarà il prossimo martedì, deve ancora pensare al suo regalo. Ogni anno, da quando si è formato il loro gruppo, sono soliti festeggiare il suo compleanno in un pub irlandese vicino a casa di Alberto dove si fa karaoke, per poi proseguire con una serata in discoteca. L’organizzazione è sempre opera di Giulio, che conosce Alberto da più tempo, in genere si occupa di prenotare il tavolo, scegliere il menu, ordinare una torta e anche di preparare un tema particolare, l’anno precedente era stato “Ru Paul Drag Race”, tutti quanti si erano vestiti da drag queen, per il prossimo compleanno non è stato ancora deciso un programma, o meglio Giulio non l’aveva ancora comunicato ai suoi amici. 
 
-Vado a cercare di farlo ragionare.
 
Afferma Stefano, sospirando. Esce in giardino per parlare con Alberto.
 
-Allora? Hai qualcosa da dire?
 
Chiede, avvicinandosi a lui. Alberto nel frattempo si è seduto su una delle sedie da giardino, non ancora coperte. Ha finito di fumare ma è rimasto lì, con lo sguardo fisso. 
 
-Ho detto tutto quello che dovevo dire.
 
Risponde, con franchezza. Stefano sa che sarà difficile farlo parlare, quando si pone in quel modo, stando sulla difensiva, non è per nulla aperto al dialogo.
 
-Non ti sembra di aver un po’ esagerato con Giulio?
 
Insiste, mettendosi a sedere vicino a lui. Si chiede come faccia a stare seduto tranquillo, a maniche corte, il clima è umido e freddo e le sedie sono bagnate per via dell’umidità della sera. 
 
-Lo sai come sono, anche lui sa. Dico quello che mi pare. Se si è offeso… cazzi suoi. 
 
Ribatte, senza guardare Stefano. In quel momento la tasca dei jeans di Stefano inizia a vibrare. Istintivamente prende il cellulare e nota che si tratta di alcuni messaggi WhatsApp da parte di Paolo. Non li legge e ripone il telefono in tasca. 
 
-Non pensare alle mie cazzate, guarda cosa ti ha scritto… tanto è sempre solo lui che hai mente. 
 
Risponde, con asprezza, alzandosi dalla sedia. Stefano rimane basito dalla sua affermazione, si chiede se non abbia semplicemente approfittato della situazione per chiudere il discorso o se realmente sia infastidito. 
 
-Andiamo dentro, stai congelando. 
 
Suggerisce, invitandolo ad alzarsi. Stefano ci mette un istante per focalizzare, dopodiché si alza ed entra in casa, Alberto si sta infilando la giacca.
 
-Te ne vai anche tu?
 
Gli grida, correndo verso di lui. 
 
-Ho bisogno di schiarirmi un po’ le idee… Ci vediamo domani in ufficio.
 
Dopodiché esce, sbattendo la porta. 
 
-Che serata…
 
Esclama improvvisamente Andrea, probabilmente per rompere il silenzio imbarazzante calato dopo l’uscita di Alberto.
 
-Che facciamo? Partita a Scala?
 
Propone Luca. Stefano e Andrea accettano e tornano a sedersi al tavolo, cercando di non pensare a ciò che è appena accaduto. È chiaro che tutti e tre siano preoccupati per la situazione ma nessuno esprime il proprio pensiero ad alta voce.
 
Dopo un paio di partite anche Andrea e Luca decidono di andare via. Stefano sistema la sala da pranzo dopodiché si getta sul divano e apre i messaggi di Paolo, ricevuti ormai da un’ora. Si tratta di una foto di un sacchetto della spesa aperto nel quale riesce a scorgere una bottiglia di vino, basilico, pinoli, un pezzo di formaggio stagionato e altri pacchetti che non riesce a riconoscere. La foto è accompagnata da un messaggio:
 
“Spesa per domani, pronta!”
Stefano non sa se rispondere scusandosi per non aver risposto immediatamente, spiegando il motivo del suo ritardo, oppure far finta di nulla. Prima che possa pigiare qualsiasi lettera sullo schermo, riceve un nuovo messaggio.
 
“Tutto bene?”
 
Probabilmente deve aver capito che stava per scrivergli, leggendo il famigerato stato “sta scrivendo”.
 
“Sì, serata particolare… sono davvero curioso per la cena di domani!”
 
Risponde, sperando che non indaghi oltre. Per fortuna, non lo fa.
 
“Mi racconterai… a domani 😉
 
“A domani!” 
  
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