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Autore: Vavi_14    02/12/2023    3 recensioni
Serie slegata di missing moments rubati ad un tempo in cui la vita, per i due fratelli, era quanto di più vicino un Winchester potesse associare al concetto di normalità. O forse no.
I. «Oh no, Sam… nonono, che hai combinato».Due minuti. Centoventi secondi di disattenzione e il disastro era stato compiuto.
II. I vestiti li avevano scelti assieme la sera prima, quindi, si chiede innocentemente Dean, cosa diamine sarebbe potuto andare storto?
V.«Mi stavi bloccando la circolazione del sangue» sussurra mesto guardando Dean di traverso, mentre John gira la chiave per mettere in moto l’auto. Dean fa una smorfia. «Hai sette anni, che ne sai di come circola il sangue?»
VI. La parte razionale di Sam, quella che ogni tanto – per cause di forza maggiore - si dimentica di avere solo dieci anni, sa che dovrebbe proprio stare zitto, ma diamine: un pomeriggio di baseball con Bobby? E quando mai gli sarebbe ricapitata una simile occasione!
VI.«Questo cosa sarebbe?» Sam non fa neanche in tempo a lasciar cadere il proprio zaino a terra, perché la domanda lo pietrifica sull’uscio della camera.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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II.





"Cinque minuti e dovete essere in macchina".

Trecento. Duecentonovantanove.
Le parole di papà risuonano nella testa di Dean come un timer che scorre inesorabilmente alla rovescia. Lui, al solito, aveva risposto sì signore, mentre Sam aveva fatto un saltino con le braccia alzate, annunciando che quella mattina si sarebbe preparato da solo. I vestiti li avevano scelti assieme la sera prima, quindi, si chiede innocentemente Dean, cosa diamine sarebbe potuto andare storto? “Veloce come Superman!” lo aveva incoraggiato, senza riuscire a cogliere i due pollici alzati che Sammy gli aveva fatto di rimando, perché già occupato a riempire il suo zaino e il proprio con un panino scarno preparato alla bell’e meglio dopo aver ingurgitato la colazione. Per Sammy solo formaggio e ketchup, dopotutto a quello strambo piacevano le verdure, e il ketchup doveva esserlo di certo - c’era il pomodoro, no? - mentre per sé aveva aggiunto anche mezza fetta di prosciutto: Dean Winchester senza carne era come una macchina senza carburante, praticamente inutile.
Quasi contento di aver concluso tutto in appena un minuto e mezzo, Dean sente svanire quella sensazione di vaga soddisfazione non appena suo fratello spunta sulla soglia della camera con un balzo, mimando una sbilenca posizione da supereroe. «Più veloce della luce!» dichiara orgoglioso, ma l’urlo di vittoria non arriva minimamente alle orecchie di Dean, che invece è impegnato ad osservare la maglia bianca che Sammy ha indossato al contrario, i jeans con la zip aperta che gli ciondolano da un fianco mostrando le mutandine con Batman e le scarpe infilate alla buona – almeno quelle avevano gli stretch - ma senza nemmeno l’ombra di un calzino sotto. Fa un respiro profondo, guarda l’orologio e decide che non c’è tempo per concedersene altri.
«Prendi i pantaloni della tuta blu» ordina svelto, mentre gli corre incontro e gli intima di alzare le braccia in alto per poter sfilare il maglione ed indossare la canotta sottostante dal verso giusto.
«Ma Dee» protesta il più piccolo, con la voce attutita dalla stoffa. «Avevi detto che oggi potevo mettere i jeans!»
Era vero, gli aveva promesso che per il primo giorno di scuola avrebbe potuto indossare i suoi vecchi jeans e che, essendo Sam molto più mingherlino, gli avrebbe fatto qualche buco in più alla cinta per farli calzare perfettamente, come fossero da sempre appartenuti a lui. «Mi sono sbagliato, Sammy, non ho più quella cintura». Era una bugia, ovviamente, ma non poteva dirgli che se n’era dimenticato e basta. La sera prima aveva voluto aiutare papà con alcune faccende e la storia dei pantaloni gli era completamente passata di mente non appena aveva poggiato la testa sul cuscino.
«Perché no?»
«Perché no. Prendi i pantaloni blu» gli ripete, stavolta con una punta di impazienza nella voce, mentre gli sistema la canotta in modo che non fuoriesca dal colletto del maglione. «E indossa i calzini. Poi torna qua, muoviti».
Sammy fatica a nascondere un accenno di lacrima mentre corre di nuovo in camera per obbedire alle richieste del maggiore.
Settanta secondi.
Dean si scompiglia i capelli, nervoso, ma il suo stato d’animo non migliora nemmeno quando l’altro gli si presenta davanti con il paio giusto di pantaloni, i calzini indossati dritti e perfino i lacci attacca e stacca delle scarpe ben stretti e sistemati al posto giusto, senza quell’incrocio fastidioso che piaceva tanto fare ai bambini in quel periodo; perché una guancia di Sammy è bagnata e il naso sibila quando respira, otturato dall’accenno di un pianto che il minore vorrebbe goffamente nascondere. Allora Dean gli si avvicina, stavolta con fare meno agitato, e si china alla sua altezza. Lo aiuta ad indossare il cappotto, gli avvolge la sciarpa attorno al collo e poi nasconde i ricci neri sotto un cappello di lana.
«Dee…»
Fuori faceva molto freddo, meglio uno strato di vestiti in più che uno in meno.
«Ascolta – comincia il maggiore, asciugando con il dorso della propria mano il viso del fratellino e mostrando una pazienza che non si addiceva affatto alla sua età, né tantomeno alla situazione - può darsi che abbia cercato male». Sente Sammy tirare di nuovo su col naso. «Domani lo facciamo insieme, ok? Vediamo se quella cinta si è nascosta da qualche parte». Il minore annuisce, leggermente più tranquillo, ma cerca ancora lo sguardo del fratello, perché c’è un’altra cosa che adesso lo sta tormentando e che Dean dovrebbe proprio sapere. Riprova a chiamarlo, mormorando invano, poiché l’altro ha lo sguardo perso altrove, troppo concentrato affinché non vi siano centimetri di pelle potenzialmente esposti alle temperature rigide di Febbraio. Gli ha anche rigirato le maniche del maglione, pure quello troppo grande per lui, ma abbastanza confortevole da poter essere facilmente accettato come compromesso. Lo so Sammy, è fastidioso avere tutta questa roba addosso, e so anche che l’etichetta di quella canottiera prude da morire, ma non abbiamo tempo per questo, non c’è più tempo per nulla, si ripete Dean nella mente, come se dopotutto il flebile richiamo di Sammy gli fosse arrivato e subito dopo lo avesse messo a tacere, in quanto certo che nella richiesta del minore fosse implicitamente racchiusa almeno una di quelle inutili (per quanto lecite) lamentele.
Invece, quando finalmente si decide a far leva sulle ginocchia per osservare dall’alto in basso l’opera di imbacuccamento supremo appena conclusa, le iridi gli ricadono finalmente nello sguardo colpevole e lievemente vergognoso di Sammy, che lo scruta imbarazzato da dentro il suo morbido bozzolo protettivo, ed è in quel momento che la consapevolezza di aver completamente frainteso le richieste del fratello minore travolge Dean come un fiume in piena.
Sette secondi.
«Dean… mi scappa la pipì».











 
  
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