Videogiochi > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: DDaniele    03/12/2023    0 recensioni
[Insomniac Spider-Man]
[Insomniac Spider-Man]Dopo essersi intrufolati nella loro scuola, Peter e Harry finiscono in una rissa con Flash. Peter ne riporta delle ferite che Harry cura.
Storia scritta per l'Advent Calendar 2023 del gruppo Facebook "Hurt/Comfort Italia" usando la parola chiave 169. Materia Prima.
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: De-Aging | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   Il fiato corto, Peter e Harry raggiunsero trafelati l’ingresso della villetta della zia May. Svelto, Peter si cacciò la mano destra nella tasca dei jeans da cui estrasse la chiave di casa. Uno spasmo improvviso, tuttavia, gli attraversò il braccio fin sulle punte delle dita facendogli cadere la chiave, la quale colpì il patio di legno con un rumore sordo.
   Harry, piegato in due per riprendere fiato, sollevò il capo quando sentì la chiave battere a terra. Tra gli ansimi, vide Peter afferrarsi stretta la mano per fermare il dolore. Si voltò per guardare dietro di loro e annunciò, sollevato:
   “Non ci ha seguito. Possiamo stare tranquilli ora” disse a Peter per rassicurarlo che Flash, il bullo della scuola, non li aveva inseguiti fin lì.
   Si avvicinò a Peter e gli pose un braccio intorno alla spalla scuotendolo lievemente per fargli dimenticare la disavventura che avevano appena passato. L’altro gli scoccò un sorriso di rimando.
   Harry raccolse la chiave da terra, aprì la porta della villetta e fece cenno all’amico di seguirlo sotto il lampadario del salotto.
   “Uhm… Quello stronzo ti ha lasciato dei bei lividi” disse mentre, seguendo i raggi della luce elettrica, passava le dita sul viso di Peter per controllare le ferite che Flash gli aveva provocato. Lui e Peter si erano intrufolati nel loro liceo per recuperare dal laboratorio di scienze la provetta di una soluzione salina, la materia prima necessaria per un esperimento che avrebbero dovuto preparare per il mattino successivo, quando Flash li aveva beccati intenti a scavalcare il muro di cinta della scuola. Quest’ultimo ne aveva approfittato per dedicarsi al suo hobby preferito: picchiare la gente. Come se ciò non bastasse, nella colluttazione Flash aveva anche rotto la loro fialetta, ma i due preferirono darsela a gambe piuttosto che tornare dentro rimanendo in balia di Flash, il quale avrebbe potuto dare inizio a un altro round dello scontro oppure – ipotesi ben peggiore – denunciarli alla polizia per essersi introdotti nell’edificio dopo la chiusura.
   “Sulla faccia ti ha lasciato dei lividi intorno all’occhio destro, sotto il labbro e vicino al naso… Per fortuna, però, non vedo tagli o del sangue. Ho avuto paura che avesse potuto ferirti specie quando ha cominciato a colpirti con le nocche.”
   Peter grugnì quando Harry gli sfiorò la zona tumefatta a sinistra del naso.
   “Già, meno male che ha usato anche le nocche. Se non l’avesse fatto ci sarei rimasto male, ahah” ridacchiò Peter. Non avrebbe saputo spiegare il perché, ma stare con Harry che lo scrutava sotto la luce con occhio attento e lo toccava sul viso lo metteva in imbarazzo.
   Per tutta risposta, l’altro scosse la testa, sul viso un’espressione incredula per la battutaccia detta da Peter. A dire la verità, sarebbe dovuto essere ormai abituato ai terrificanti moti di spirito dell’amico, ma questi riusciva a raggiungere vette sempre più alte di umorismo demenziale al quale non riusciva a tenere il passo. Peter, notata la reazione poco divertita del suo migliore amico, scoccò la lingua come quando, giocando a basket, il suo tiro mancava il canestro.
   Finito di controllare il viso, Harry prese tra le sue la mano destra di Peter. Questi sentì l’imbarazzo montare a quel contatto così intimo. Harry studiava la sua mano come fosse stata un oggetto prezioso e questo lo rendeva al contempo felice e a disagio. Forse i suoi sensi erano amplificati per via dei poteri di ragno? Essi avevano di certo alterato il suo corpo; ad esempio, lo avevano reso più forte e resistente, entrambe cose che gli erano tornate utili nella risa con Flash, dove altrimenti se la sarebbe visto davvero brutta – ma questo non lo lasciò trasparire con Harry per non farlo preoccupare.
   “Sulle nocche e sulle dita hai qualche graffio… Strano, pensavo ne avresti avuti di più considerati tutti i pugni che hai tirato a Flash, ma meglio così.”
   Detto questo, Harry si apprestò a fare quello che Peter più temeva in quel frangente: le sue mani raggiunsero la camicia di Peter – camicia che Flash aveva cavallerescamente strappato in più punti mentre lo strattonava – e ne aprirono alcuni bottoni.
   Con riflessi fulminei, Peter incrociò le braccia sul petto impedendo a Harry di toccarlo. Preso contropiede, quest’ultimo sobbalzò all’indietro.
   “Ehi, che ti succede?” protestò.
   “Abbiamo appurato che ho dei lividi e delle abrasioni. Potresti prendermi la cassetta del pronto soccorso? May la tiene sempre rifornita nella lavanderia. Io intanto vado in camera.”
   Peter si fece i complimenti: con una sola mossa, aveva evitato che Harry lo vedesse – e, soprattutto, lo toccasse – sul petto nudo e aveva trovato una scusa per andare in camera da solo in modo che potesse nascondere le sue cose di Spider-Man prima che Harry le vedesse. Prima o poi avrebbe dovuto parlargli dei suoi poteri, si ripromise, ma quella non era proprio l’occasione adatta.
   “Va bene” disse Harry. Non capiva perché Peter si comportasse in maniera così strana, da un po’ di tempo a quella parte sembrava sempre nervoso con lui. Tuttavia, decise di assecondarlo, specie quella sera che aveva avuto la peggio contro Flash.
   “Porto tutto in camera tua allora” proseguì a dire.
   “Perfetto, grazie” rispose tutto d’un fiato Peter e, prima ancora di aver finito di parlare, si fiondò su per le scale che conducevano al primo piano della villetta e quindi in camera sua. Una volta qui prese gli oggetti che usava quando era Spider-Man – la maschera, la tuta, un paio di lastre ormai carbonizzate su cui aveva svolto degli esperimenti sulla resistenza delle sue ragnatele –, tutti oggetti che aveva lasciato alla rinfusa sul letto e sulla scrivania, e li scaraventò dentro l’armadio.
   “Cosa nascondi?” gli domandò Harry da dietro le spalle. Peter aveva fatto così in fretta che non lo aveva sentito salire le scale e seguirlo in camera.
   “Ehm… dei porno” rispose chiudendo l’anta dell’armadio con una spallata, convinto che la pornografia fosse più facile da spiegare rispetto ai gadget di Spider-Man.
   “Embè li nascondi?” disse Harry scoppiando in una risata. “Fammeli vedere, piuttosto.”
   Peter si sentì raggelare, preoccupato che l’altro volesse davvero vedere i suoi ‘porno’. Per fortuna, invece, questi poggiò sulla scrivania la scatola del pronto soccorso – la classica scatola in plastica arancione fosforescente con una croce bianca – e ne prese dell’acqua disinfettante e dei batuffoli di cotone. Peter tirò un sospiro di sollievo.
    Il suo buonumore si spense subito, tuttavia, quando Harry si sedette sul letto.
   “Ehm… cos’hai intenzione di fare?” chiese Peter, di nuovo nervoso.
   “Voglio curarti le ferite, che altro?” rispose Harry intento a versare il disinfettante su del cotone.
   “Ci penso io, non ti scomodare” fece Peter togliendogli di mano la bottiglietta dell’acqua disinfettante.
   “Ma è più comodo se lo faccio io. Tu come puoi vedere i lividi che hai sul viso? E non sappiamo ancora se ne hai sul torace, visto che sei scappato a nascondere i porno” disse Harry divertito.
   “Userò questo” ribatté Peter e, senza scomporsi, prese dal bagno uno specchio portatile. Ci si riflesse e disse:
   “Vedi? È facile” e per dimostrare quanto detto si portò il batuffolo imbevuto sul livido intorno all’occhio. Quando il disinfettante passò sull’abrasione, Peter emise un basso gemito di dolore. Il medicinale bruciava più di quanto si aspettasse.
   “Non fare il bambino e lascia che me ne occupi io” si impose Harry che, alzatosi, prese Peter per la manica della camicia e lo fece accomodare insieme a lui sul bordo del letto. Preparò altri batuffoli di disinfettante, dopodiché inizio ad applicarli sul viso dell’amico. Harry, concentrato sulle ferite di Peter, non fiatò. Anche quest’ultimo tacque, nonostante fosse molto loquace specie quando era imbarazzato, come in questo caso. Sulla camera scese il silenzio finché Harry, terminato di disinfettare le ferite sul viso di Peter, gli prese la mano destra dicendo:
   “Grazie per avermi fatto da scudo prima.”
   “Non l’ho fatto. Flash se l’è presa solo con me.”
   “L’ho notato, sai?” gli rispose Harry. Lo sguardo verso il basso per curare le ferite sulla mano dell’altro, Harry teneva il viso poco più in giù della linea degli occhi di Peter. Questi, notato quanto fossero vicini, deglutì.
   “Flash stava per caricare me prima che ti intromettessi tra noi due. Anche quando ti ha scaraventato via, ha tentato di picchiarmi, ma lo hai afferrato per le gambe e hai mantenuto la sua attenzione su di te. Se non mi ha torto un capello è solo perché glielo hai impedito tu.”
   Peter aveva cercato di negare per non far sentire Harry in debito con lui. Inoltre, proteggerlo era suo dovere in qualità di Spider-Man, non importa se fosse suo amico o no. In quella circostanza non aveva potuto usare i poteri di ragno per non svelare la sua identità segreta, ma era comunque suo compito evitare che Harry si facesse del male. Come la zia May gli aveva insegnato: “Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”. In quel caso, poi, era stato felice di aver soccorso Harry. Era meno contento delle botte che aveva ricevuto, ma se il suo migliore amico stava bene ne era valsa la pena.
   Peter si riscosse dai suoi pensieri quando il disinfettante gli bruciò su una ferita alla nocca particolarmente profonda. Il supereroe in erba tornò presente e studiò i movimenti, calmi e accurati, con cui Harry gli passava il cotone sulle abrasioni, le labbra atteggiate in un’espressione concentrata. Peter avvertì una sensazione di calore nel petto e decise di lasciarsi andare alle premure che l’altro gli donava. Stavolta non si scompose quando le mani di Harry raggiunsero la sua camicia.
   “Posso?” gli domandò quest’ultimo sollevando gli occhi sul suo viso in attesa di conferma.
   “Non ti vergognare, ti ho visto un sacco di volte cambiarti in palestra.”
   ‘Questa occasione è speciale’ voleva sussurrargli Peter, ma non era il caso di parlargli dei sentimenti che, si era accorto, stava cominciando a provare verso di lui. Così, pose la mano sopra la sua e lo guidò mentre gli sbottonava la camicia. Harry gliela tolse e, appallottolatala, la gettò nel bidoncino dei panni sporchi. Senza distogliere lo sguardo dal petto di Peter, cominciò a medicargli le ferite.
   “Quel pezzo di merda ti ha lasciato un sacco di lividi anche sul torace. Qui ti ha proprio impresso la forma del cazzotto.”
   Peter osservò l’altro intento a passare il cotone sul suo petto. La testa lievemente china, Harry aveva di nuovo il viso vicino a quello di Peter, così vicino che questi poteva seguire i suoi respiri. Peter notò che Harry, quando manteneva la concentrazione, gonfiava leggermente le guance e allora le sue fossette sembravano più graziose del solito. Peter adorava farlo ridere anche perché, quando rideva, le sue fossette erano più pronunciate.
   Per un istante, Peter fu tentato di accarezzargli le guance e, sollevatogli il viso con un dito sotto il mento, baciarlo delicatamente sulle labbra.
   Non lo fece. Si limitò a dire:
   “Non potevo permettergli di farti del male.”
   Stavolta fu il turno di Harry di imbarazzarsi. Il suo viso avvampò, le guance e le fossette arrossate. Peter ridacchiò con un piccolo sbuffo per la sua reazione, ma decise di non farglielo pesare. Un tempo – prima che si rendesse conto di essersi innamorato del suo migliore amico – lo avrebbe preso in giro. Ma non stavolta. Stavolta tenne la bocca cucita e si godette le cure che Harry gli prodigava.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Altro / Vai alla pagina dell'autore: DDaniele