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Autore: Jamie_Sand    05/12/2023    2 recensioni
What if della mia long “lascia che ti racconti la storia”:
Anno 2016. Hazel Rains ha finalmente una vita normale: ha rinchiuso il suo passato in una scatola per fare spazio a un matrimonio felice, a una bella casa accogliente e a una esistenza fatta di piccole gioie quotidiane.
Janus però non sembra a suo agio in quel quadretto familiare da cui tenta di scappare continuamente: ha soli ventidue anni, ma lavora all’Ufficio Misteri con un solo obiettivo: tirare fuori Sirius dal velo nella stanza della morte.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che ti racconti la storia'
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Se avete aperto questa fan fiction sono due le cose: o mi conoscete già, e avete letto la fan fiction da cui deriva questa storia, o non avete idea di chi sia. In caso si tratti della seconda opzione… be’ credo sia il caso di presentarmi (e di presentare questo mio nuovo delirio): sono Jamie, una autrice wannabe, e ho un ego talmente spropositato che ho deciso di scrivere la fan fiction della mia fan fiction. Ahimé, temo che sia piuttosto complicato leggere questa storia senza aver letto quella originale almeno fino al capitolo 27, quindi se volete recuperare “Lascia che ti racconti la storia” la trovate sul mio profilo qui su efp o su wattpad. Se invece volete imbarcarvi in questa nuova avventura così, alla cieca, vi avverto che tutto potrebbe sembrare un po’ strano. 

Per i vecchi lettori… ecco, probabilmente questa versione della storia potrà risultare un po’ più oscura dell’altra, inoltre i protagonisti saranno Janus e Molly e non Hazel e Sirius come la volta precedente.

Altra informazione inutile: sì, il titolo deriva dalla canzone “Who lives, who dies, who tells your story” dal musical Hamilton, ma no, non ci saranno padri fondatori americani o cose del genere (ovviamente). Non so nemmeno io che ragionamento ho fatto per collegare Hamilton a questo mio ennesimo delirio, ma giuro che nella mia testa ha un senso (magari si capirà man mano che la storia andrà avanti).

Detto questo… spero di avere qualche vostro parere alla fine di questo primo capitolo delirante. 

Buona lettura, 

J.




 

Capitolo 1


3 novembre 2016

 

In quarantatré anni di vita, Hazel Rains ne aveva viste davvero di tutti i colori. Era stata una ragazzina babbana e scozzese, orfana di una madre drogata e di un padre che aveva conosciuto solo da adulta, una adolescente problematica che saltava da una famiglia affidataria all’altra, una giovane libraia, una artista e infine un'insegnante. 

Si era innamorata per la prima volta a vent’anni, di un uomo di cui sapeva poco e niente, di un uomo inglese. Un uomo inglese che aveva dei poteri magici, che era entrato in casa sua durante una notte di tempesta, dopo essere fuggito da una tremenda prigione, un uomo che discendeva da una nobile famiglia di maghi e che poi era morto, lasciandola sola con un bambino da crescere. Aveva assistito inerme a una guerra contro il più grande mago oscuro di tutti i tempi, le era stata modificata la memoria, aveva vissuto all’estero per anni e poi era tornata nel Regno Unito con la certezza che mai, mai più, il suo cuore sarebbe stato disposto a provare di nuovo amore, se non per suo figlio. 

Ma poi era successo. 

Aveva trentadue anni quando si era innamorata per la seconda volta, sempre di un uomo inglese e sempre di un mago, ma di un mago diverso, un mago che le aveva dato una casa vera e una famiglia vera. 

Tuttavia smettere di pensare al suo primo e impossibile amore era sempre stato fuori discussione, soprattutto in giornate come quella in cui la nostra storia inizia. 

E Percy… be’, lui lo accettava. Non poteva fare altro. 

Seduta tra le ante dell’armadio aperto, Hazel stava frugando dentro un piccolo baule di legno dipinto di verde in cui per anni lei aveva raccolto ricordi. C’erano le foto che aveva scattato durante quella brevissima parentesi della sua vita, quando Sirius era ancora vivo, quando il loro bambino era ancora solo un bambino. C’erano anche i vestiti che che erano sopravvissuti a Grimmauld Place durante tutti quegli anni in cui lei era stata assente, i vestiti di Sirius, qualche suo vecchio libro di scuola, il walkman che il signor Weasley aveva trovato nel vano portaoggetti della moto. 

Erano queste le cose che erano rimaste di Sirius Black. Quel giorno Hazel non aveva potuto fare a meno di aprire quel baule per l’ennesima volta da quando era morto, pensando al fatto che, se solo lui fosse stato in vita, allora quel giorno avrebbe compiuto cinquantasette anni. 

Chissà come sarebbe stato: magari avrebbe avuto i capelli bianchi o forse non ne avrebbe avuti affatto, e chissà come sarebbe stato crescere e invecchiare insieme, magari avere altri figli… 

Ma non doveva pensarci, non voleva e non poteva provare nostalgia per lui, che più di tutti l’aveva fatta soffrire. 

Con un sospiro, Hazel afferrò una delle fotografie e la osservò: era una foto della spiaggia vicino a casa sua in Scozia.

La guardò per una manciata di secondi e poi la gettò senza cura nel baule assieme alle altre cose e, nello stesso istante, percepì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Quando si voltò, si ritrovò di fronte un uomo dai radi capelli rossi e gli occhiali di corno poggiati su un naso lungo e dritto ricoperto di lentiggini, che se ne stava in piedi sulla soglia della porta della loro camera da letto, indossando un completo marrone di pessimo gusto. 

Hazel scambiò con Percy uno sguardo pieno di sensi di colpa. Era sempre stato difficile per suo marito competere con il fantasma di Sirius. 

- Oh. Scusa. - Disse Percy, facendo un passo indietro. 

Hazel scosse la testa e sorrise, poi ripose il piccolo baule verde di nuovo in fondo all’armadio, si alzò in piedi e chiuse le ante. - Janus è già arrivato? - Domandò. 

- Sì, è di sotto con le ragazze. - 

Da quando non viveva più con loro, cioè da circa quattro anni, da quando la scuola per lui era finita, erano diventate davvero poche le occasioni in cui Hazel riusciva a vedere suo figlio. Era inutile quante volte lo invitasse a pranzo la domenica insieme alla sua fidanzata Faye: lui declinava sempre l’offerta. Quando invece era lei a presentarsi a casa sua all’improvviso, era raro che lo trovasse lì ad aprirle la porta. Suo figlio sembrava vivere lì dove lavorava, all’Ufficio Misteri del Ministero della Magia, e Hazel non aveva idea di cosa Janus facesse esattamente. Sapeva solo che era all’Ufficio Misteri che Sirius aveva perso la vita. 

- Lo vedremo molto più spesso, adesso che passerà a prendere Molly tutte le mattine: non sei contenta? - Fece Percy. 

Hazel annuì. - È una vera fortuna che tu e Molly non abbiate gli stessi orari, altrimenti l’avremmo rivisto a Natale. - 

- Sì, iniziano sempre prima di tutti, quelli dell’Ufficio Misteri. - Dichiarò Percy, con un po’ di disapprovazione. 

Da quando sua figlia Molly aveva preso i M.A.G.O. con il massimo dei voti in tutte le materie, Percy non aveva fatto altro che tentare di convincerla a intraprendere una carriera un po’ più normale rispetto a quella che si era prefissata. Magari un bel posto nell’Ufficio Trasporti, di cui lui per giunta era il capo, ma no, Molly aveva deciso per la professione più strana e ambigua del mondo magico: l’Indicibile.

La sua bambina, la più sveglia della famiglia, avrebbe passato la vita chiusa in una delle segretissime stanze del livello nove del Ministero, invece di puntare a una promettente carriera come funzionaria. Non riusciva a concepirlo.

- Cerca almeno di sembrare felice e fiero di lei, è il suo primo giorno. - Lo bacchettò Hazel. 

Percy mugugnò e fece sì con la testa, non proprio convinto. Poi prese un respiro profondo e si riscosse, finendo per osservare attentamente la donna che si trovava davanti. Si conoscevano da undici anni, erano sposati da sei, l’amava come il primissimo dei giorni e la trovava bellissima in quel momento, con quel pigiama invernale non abbastanza largo da celare il fatto che tra poco più di due mesi avrebbero avuto un bambino tutto loro. 

Era stato così improvviso, spaventoso e non voluto, o almeno non voluto da lei, che era andata nel panico quando, sette mesi prima, aveva scoperto di essere incinta. “Sono troppo vecchia!” aveva esclamato Hazel, quel giorno nel loro bagno, ma Percy… oh, lui probabilmente non si era mai sentito così felice e in pace in vita sua. 

- Come ti senti stamattina? - Le domandò lui. - Il puntino come sta? - 

- Sto bene. - Rispose Hazel dopo un sospiro, poggiando una mano sulla pancia. - Anche il puntino sta bene. - 

- Non hai la nausea? - 

- Il periodo della nausea è finito da un pezzo, e per fortuna aggiungerei. - Disse lei, facendo un piccolo sorriso. - Andiamo giù, forza. - 

Percy la seguì verso il piano di sotto, ritrovandosi in un attimo nella loro ordinatissima e pulitissima cucina. Lì trovarono Molly e Lucy, — gemelle identiche nell’aspetto, ma con due personalità talmente diverse da sovrastare qualsiasi loro similitudine, — sedute attorno al tavolo apparecchiato per la colazione al centro della stanza. Janus invece era in piedi ai fornelli, vestito con uno dei suoi impeccabili completi da mago con sopra un mantello color melanzana con dei simboli d’argento ricamati sopra.

- Buongiorno. - Le disse il ragazzo in tono neutro, quando la vide arrivare. 

Sebbene non avesse affatto l’atteggiamento casualmente elegante del padre e neppure un briciolo della sua scioltezza, Janus somigliava a Sirius tanto quanto Harry somigliava a James. Non aveva preso niente da Hazel, né la zazzera di capelli spettinati e castani, né i grossi occhi color nocciola da cui lei aveva preso il nome*. Ma era nel carattere che Hazel aveva trovato le differenze maggiori tra padre e figlio: Janus, a contrario del padre, era infatti di natura più riflessiva, sapeva essere estremamente serio, controllato, e la sua ambizione spesso superava di gran lunga le sue capacità; in questo infatti era molto simile a Percy. 

Inoltre Janus nutriva un segreto fascino per per le arti oscure, sebbene non le avesse mai praticate, riteneva che fosse giusto conoscere la magia da ogni lato. Infine, di lui c’era da dire che parlava serpentese e non se ne vergognava più ormai.

- Buongiorno, amore mio. - Fece Hazel, avvicinandosi al figlio per abbracciarlo, mentre Lucy alle sue spalle le faceva il verso per prendere in giro Janus. 

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma si lasciò baciare e abbracciare senza fare un fiato. 

- Non è un po’ leggero questo mantello? - Gli chiese Hazel, scrutandolo dalla testa ai piedi. - E quando hai intenzione di tagliarti i capelli? - 

Janus sbuffò. - Quando avrò tempo, mamma. - Rispose. 

- Stai mangiando abbastanza? Sei così emaciato. - 

Lui annuì, trattenendo l’impulso di alzare gli occhi al cielo. - Mangio abbastanza, non ti preoccupare. - 

- Faye come sta? - Proseguì Hazel. - Ci siete alla Tana domenica prossima? Lo sai che è il compleanno di Lily. - 

- Ancora non lo so, vedremo. - 

- Lo sai che Ginny ci tiene. - 

- Faremo il possibile per esserci, va bene? - 

- Ma… - 

- Per la barba di Merlino, Hazel… lascialo respirare. - Percy venne in soccorso al giovane e poi si sedette su una delle sedie libere attorno al tavolo, iniziando a sfogliare la Gazzetta del Profeta.

- Grazie, Weatherby. - Disse solennemente Janus, per poi sedersi al suo fianco. 

Percy alzò gli occhi al cielo e scosse la testa senza dire niente.

- Sei un ingrato, Jan, proprio un ingrato… - Borbottò invece Hazel, sistemandosi a capotavola dopo aver messo una tazza di tè davanti al figlio. - Mi preoccupo per te e questo è il tuo ringraziamento? - 

Janus la liquidò con un gesto sconclusionato della mano. - Allora, come state? Come va con quella cosa? - Domandò poi. 

Quella cosa. Era così che Janus si riferiva alla gravidanza di Hazel. 

Da bambino aveva sempre desiderato un fratello o una sorella, qualcuno con cui giocare quando lui e sua madre erano soli al mondo, qualcuno con cui essere se stesso, con cui non dover fingere di essere un babbano qualunque. Tuttavia non amava affatto l’idea di sua madre con un altro figlio che non fosse di suo padre: sentirsi parte di quella famiglia era già difficile anche senza un nuovo pargoletto tra i piedi a sottolineare quanto lui non fosse davvero uno di loro. Non importava quanto sua madre lo amasse o quanto Percy lo trattasse come un figlio, non importava la collezione di maglioni in stile Weasley che Janus custodiva nel suo armadio.

- Il bambino sta bene, ma probabilmente sarà una bambina. - Gli rispose Hazel. 

Janus annuì senza entusiasmo e poi si portò la tazza alle labbra e bevve. 

Molly e Lucy, sedute davanti a lui dall’altra parte del tavolo, sembravano aver accettato la cosa con molta più gioia di lui. Molly soprattutto era stata davvero felice quando suo padre e Hazel le avevano dato la notizia, ma d'altronde lei vedeva sempre del bello in tutte le cose.

Janus la guardò e lei gli sorrise di rimando come faceva tutte le volte, mentre spalmava un velo di marmellata sul pane tostato. Somigliava tanto alla gemella: entrambe avevano i capelli rossi e ricci, entrambe erano pallide ma con parecchie lentiggini in volto, i loro visi erano rotondi e paffuti come quelli delle bambole, ma mentre gli occhi di Lucy erano chiari e un po’ altezzosi, quelli di Molly erano scuri, dolci e incorniciati da un paio di occhiali ampi e rotondi. 

- Quando la bambina nascerà io tornerò a vivere con mia madre. - Esordì Lucy. - Non voglio passare le notti insonni per colpa del pianto di un neonato. - 

- Quindi ti smaterializzerai tutte le mattine dal Galles per andare a lavorare a Diagon Alley? - Le domandò la gemella. 

- Sei ancora invidiosa del fatto che io ho passato l’esame, per giunta al primo colpo, e tu ancora no? - La provocò Lucy, sogghignando. 

Molly arrossì. Era sempre stata un’ottima studentessa, un piccolo genio a dir la verità, aveva conseguito il massimo numero di M.A.G.O. con una sfilza di E, eppure la smaterializzazione non era nelle sue corde. - Io resterò qui ad aiutare Hazel e papà. - Decise. 

- Se il pargolo ti stresserà troppo puoi sempre stare da me per un po’. - Le propose Janus. 

Molly fece una faccia scettica. - La tua fidanzata mi odia. - Gli ricordò. - Mi ucciderebbe nel sonno o tenterebbe di avvelenarmi il tè tutte le mattine. - 

- Non ti odia. - 

- Mi detesta. - 

- Faye è solo un po’... - 

- Paranoica? - Tentò di anticiparlo Lucy. - Pazza? Fuori di senno? - 

Janus alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. - Lo sapete, ha avuto una infanzia difficile. - 

- Quindi non credi che sia un po’ strano il fatto che sia gelosa di tua sorella? - Lo interpellò Hazel. 

Molly sembrò improvvisamente a disagio: si mosse sulla sedia su cui sedeva come se fosse ricoperta di spilli e poi addentò la fetta di pane tostato che aveva in mano con un po’ troppa passione. 

- Si dà il caso che Molly non sia davvero mia sorella. - Rispose invece Janus, scoccando occhiatacce a destra e a manca. - Faye non è pazza. Io pensavo che lei vi piacesse. - Aggiunse poi, torvo. 

Percy serrò le labbra, alzò le sopracciglia e infine si nascose di nuovo dietro la Gazzetta del Profeta senza proferire parola, Lucy e Molly si scambiarono un’occhiata eloquente mentre Hazel guardò il figlio con apprensione:

- Voglio bene a Faye, ma ogni tanto ho l’impressione che non sia la persona più adatta a te. - Spiegò. - Insomma… sei felice, Jan? Stai bene con lei? - 

- Sì. - Si limitò a dire lui di getto. 

- Eravate così giovani quando vi siete messi insieme, lo siete ancora… non per forza il primo amore dev’essere quello che dura per tutta la vita. - 

- E tu lo sai bene, no? Visto che il tuo lo hai dimenticato da un pezzo. - Buttò lì Janus, tagliente. - Oggi è il suo compleanno. - Ricordò poi a sua madre, prima che lei potesse aprir bocca per ribattere.

- Lo so, avevo intenzione di passare al cimitero nel pomeriggio, infatti. Vuoi venire con me? - 

Janus scosse la testa e poi si alzò in piedi. 

Avere una lapide con il nome di suo padre, anche senza un corpo seppellito al di sotto, era stato utile per un po’, soprattutto per sua madre. Era servito per andare avanti, per mettere un punto. Eppure, ogni qual volta in cui lui si trovava lì, davanti a quella gelida pietra, Janus aveva l’impressione di partecipare a una falsa. 

- Sei pronta, Polly? - Fece lui, rivolgendosi a Molly. - Andiamo? - 

Molly annuì in fretta e anche lei si alzò. 

- Finalmente qualcuno in questa famiglia scoprirà cosa combina di tanto segreto Janus, tutto il giorno lì all’Ufficio Misteri. - Disse Lucy con leggerezza. 

- Peccato che non potrò rivelare un bel niente. - Le ricordò Molly. 

- Potevi intraprendere la stessa carriera anche tu, dato che sembri così curiosa di scoprire i nostri oscuri segreti. - Proseguì Janus. - Ah, no, aspetta… non avresti i M.A.G.O. necessari, temo. - 

- Ma almeno so smaterializzarmi, a contrario di voi due geni. - 

- Guarda che io so farlo! - Ribatté lui. - Ma perché dovrei se posso arrivare al Ministero in auto? Sto onorando le mie origini babbane. - 

- Sai come avresti onorato le tue origini babbane? - Si inserì Hazel. - Prendendo una laurea e facendo tanto felice la tua mamma. - 

Janus la guardò per una manciata di secondi con uno strano sguardo, ma non ribatté. 

Se solo sua madre avesse saputo… 

Quando Molly si ritrovò nella macchina di Janus, il ragazzo mise in moto e accese la radio. - Sei agitata? - Gli domandò, mentre partirono. 

Molly si strinse nelle spalle. - Un po’. - Ammise. 

Janus sorrise con un certo entusiasmo. - Non devi, lo sai? - Disse tranquillo. - Non hai idea di quanto quel tuo cervello ci sarà utile, Polly. - 

Molly, che non seppe come rispondere, tacque e prese a guardare fuori dal finestrino con aria assorta. 

Arrivarono al Ministero in un orario in cui probabilmente gli altri Uffici erano ancora chiusi: mai l’atrio principale era apparso più vuoto e calmo agli occhi di Molly come quella mattina. 

A Molly venne consegnato una sorta di tesserino con la sua foto, da tenere nella tasca interna del mantello, e subito dopo Janus le mostrò la strada per l’Ufficio Misteri. Si trovava al nono livello e per quanto labirintico e strano fosse quel posto, il ragazzo sembrava perfettamente a suo agio tra quei corridoi un po’ claustrofobici. 

C’erano circa una decina di stanze (che presero a girare non appena la porta alle loro spalle si chiuse). Janus ne puntò una in particolare: era una stanza grande e rettangolare, illuminata da una luce fioca. Il centro era concavo e formava una cavità rocciosa profonda poco più di sei metri. Una serie di panchine di pietra correvano tutt’attorno alle pareti e scendevano sino in fondo, ripide come i gradini di un anfiteatro. Al centro della cavità si trovava una piattaforma, anch’essa di roccia, sulla quale si ergeva un arco di pietra così antico, rovinato e pieno di crepe che Molly si meravigliò che fosse ancora in piedi. Privo di pareti che lo reggessero, l’arco era chiuso da una logora tenda nera, una specie di velo che, nonostante l’assoluta immobilità dell’aria fredda tutto intorno, fluttuava come se qualcuno l’avesse appena toccato. Nei pressi dell’arco, infine, c’erano due streghe e un mago, ognuno con lo stesso mantello color melanzana decorato d’argento che indossava anche Janus.

- Che posto è questo? - Chiese Molly, parlando a bassa voce, gli occhi puntati sull’arco. 

- Questa è la stanza della morte. - Rispose Janus, che fissava anche lui l’arco in modo assorto, prima di iniziare a scendere giù, verso il centro della cavità. 

Molly lo seguì senza indugiare. 

Quando arrivarono all’ultimo gradino, una persona tra i presenti si voltò verso di loro e li accolse andandogli incontro. Si trattava di una donna alta, sulla cinquantina, dal viso ovale, serio e dai tratti mediorientali circondato da un hijab color verde pastello che le copriva i capelli.

- Alla buon ora, Black. - Disse seccamente, con un accento molto particolare.

- Ma sono appena le otto del mattino. - Fece lui. 

La donna fece un gesto sbrigativo con la mano e poi prese a fissare Molly come se si trattasse di un animale strano. - Questa è la tua ragazza? - 

Molly aggrottò la fronte e scoccò a Janus uno sguardo di tralice. 

- Non in quel senso, chiaramente. - Si affrettò a spiegare rivolgendosi alla giovane. 

- Sono Dalia Basharat, l’Anziano. - La donna si presentò a Molly, ma non le tese la mano.

- Perché l’Anziano e non l’Anziana… con la a? - Domandò innocentemente Molly. - Non è un po’ sessista? - 

Dalia Basharat la fissò senza fiatare per almeno cinque secondi buoni, quando un ragazzo arrivò alle sue spalle facendo a Molly un sorriso davvero smagliante, mettendo in mostra una dentatura perfetta. Era piuttosto carino, con quei lunghi capelli dorati che gli davano un'aria da surfista, gli occhi verdi e il viso che sembrava essere stato scolpito nel marmo.

 - Quindi lei sarebbe l'enfant prodige? - Disse allegramente. - Sono incantato, davvero incantato, molto piacere… sono Julian Miller. - 

Il ragazzo tese la mano verso di lei con molta teatralità e, quando lei fece lo stesso, gliela afferrò e gliela baciò come nei romanzi di Jane Austen. 

Molly arrossì e bofonchiò qualche parola a bassa voce, imbarazzata, mentre Janus guardò Julian Miller con lo sguardo che faceva ogni qual volta in cui era costretto ad avere a che fare con qualcuno che proprio non gli piaceva.

- Dodici M.A.G.O. con tutte E, prefetto, caposcuola, olimpiadi di pozioni… e Black tesse le tue lodi da mesi. - Proseguì Julian. - Quindi o sei davvero un genio come dice… o è innamorato di te in modo folle. - 

- Direi la prima, dato che siamo fratelli. - Spiegò Molly, accompagnando la frase a una risatina nervosa. 

- I nostri genitori sono sposati. - Aggiunse Janus.

- Be’, sappiamo tutti quanto hai spinto per averla. - Fece Dalia Basharat. - Quelli della stanza delle profezie ce l’hanno ancora con noi per avergli soffiato da sotto il naso la miglior candidata di quest’anno. - 

- Sarebbe stata uno spreco, no? In mezzo a tutte quelle sfere polverose... - Affermò Julian. - È qui che noi facciamo la storia. Meno male che Black è ricco e finanzia il progetto, eh? - 

- Progetto? Che progetto? - Chiese Molly, guardando Janus.

Nel frattempo anche la seconda strega presente si avvicinò per presentarsi, una ragazza poco più grande di Janus, dai capelli neri e lisci, la pelle olivastra, il viso tondo e scintillanti occhi scuri a mandorla. - Sono Isabela Figueroa. - Disse, stringendole semplicemente la mano.

Almeno qualcuno di normale c’è, qui dentro, pensò Molly.

- Io sono Molly. Molly Weasley. - 

- Bene, Molly Weasley. - Ripeté la signora Basharat. - Black ti ha già informata? - 

- A dir la verità no. - Ammise Molly. - Quale sarebbe il progetto? - 

Janus prese un respiro profondo e scoccò uno sguardo all’arco a poca distanza da loro, da cui quel velo nero stava continuando a muoversi. Lo guardava con sfida, come se si trattasse di un animale feroce. 

- Siamo qui per una ragione ben precisa. - Disse. - Siamo qui per riportare mio padre a casa. - 

   
 
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