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Autore: musa07    06/12/2023    1 recensioni
[KuroDai][Time!Skip ma senza spoiler]
"Daichi fissò accigliato il numero di telefono che lo stava chiamando. E non perché non conoscesse il numero, anzi: era proprio perché quel numero lo aveva memorizzato in rubrica che lo stava fissando alquanto sorpreso.
Gattaccio
- Kuroo…? – rispose, con una nota di esitazione nella voce, mentre ancora cercava di raccapezzarsi del perché Kuroo lo stesse chiamando[...]
- A cosa devo l’onore? – scherzò Daichi, nel momento in cui – uscito dalla stazione della metro – sollevò gli occhi al cielo sentendo qualcosa di ghiacciato ma soffice posarsi sulla punta del naso.
°°Beh, credo di essermi perso...°°
- In che senso, scusa? – Daichi si bloccò all’istante, allarmato, anche se comunque rassicurato dal fatto che Kuroo avesse ridacchiato.
°°Dio Mio Sawamura: non mi ricordavo che Miyagi fosse una così grande metropoli.°° ironizzò Tetsurou.
- C-come… cioè: aspetta! Sei a Miyagi? – Daichi era incredulo e l’ulteriore risata di Tetsurou fu la conferma che: sì, era veramente a Miyagi[...]"
Io vincerò un premio per i titoli, lo so ahahah
Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento 2023” indetto da Sia e Cora sul forum “Ferisce la penna”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa all’iniziativa “Calendario dell’Avvento 2023” indetto da Sia e Cora sul forum “Ferisce la penna”
 
 
#6Dicembre         #6Giorno
Prompt: Guardare insieme le luci di Natale del vicinato
 

 
È sempre un piacere ritornare sulla KuroDai.
Le altre storie del calendario dell’Avvento le potete trovare nel mio profilo AO3:

https://archiveofourown.org/users/clau8059/works

 
 
 
Vigilia di Natale
 
 
 
 
 
Daichi fissò accigliato il numero di telefono che lo stava chiamando. E non perché non conoscesse il numero, anzi: era proprio perché quel numero lo aveva memorizzato in rubrica che lo stava fissando alquanto sorpreso.
 
Gattaccio
 
- Kuroo…? – rispose, con una nota di esitazione nella voce, mentre ancora cercava di raccapezzarsi del perché Kuroo lo stesse chiamando.
In quegli anni in cui si conoscevano, si erano visti diverse volte durante qualche reunion puntualmente organizzata da Kuroo o si sentivano via messaggio, per lo più per gli auguri dei loro compleanni, per le varie festività o per qualche foto amarcord (queste ultime era quasi sempre Tetsurou a mandargliele).
Ok, era la Vigilia di Natale, ma… ma perché diamine lo stava chiamando e non si sarebbe limitato a mandargli gli auguri domani?
 
°°Oh, Sawamura: quale entusiasmo e gioia percepisco dal tono della tua voce nel sentirmi.°° e Kuroo scoppiò a ridere, obbligando Daichi a fare altrettanto.
Per quell’anno gli era capitata la turnazione di riposo al lavoro il 24 e il 25 dicembre. La sfortuna aveva voluto che a Miyagi, quell’anno, in quei due giorni non ci fosse praticamente nessuno dei suoi più cari amici. Si erano trovati per farsi gli auguri proprio il giorno prima, dandosi poi appuntamento per la rituale visita al Tempio la mezzanotte del trentuno. Quindi sì: era solo soletto. E se per lui, la cosa, poteva avere anche senso, lupo solitario com’era, non capiva come mai uno come Kuroo Tetsurou non stesse passando il pomeriggio della Vigilia di Natale – giorno delle coppie per eccellenza in Giappone, al pari di San Valentino – con qualcuno. A dire il vero, in quei cinque anni che si conoscevano, non aveva mai sentito pettegolezzi su Kuroo e un qualcuno. E Daichi non sapeva spiegarsi il perché di quella sensazione di sollievo a questo pensiero. (O forse sì, ma ben si guardava dal darle un nome)
 
- A cosa devo l’onore? – scherzò Daichi, nel momento in cui – uscito dalla stazione della metro – sollevò gli occhi al cielo sentendo qualcosa di ghiacciato ma soffice posarsi sulla punta del naso.
°°Beh, credo di essermi perso...°°
- In che senso, scusa? – Daichi si bloccò all’istante, allarmato, anche se comunque rassicurato dal fatto che Kuroo avesse ridacchiato.
°°Dio Mio Sawamura: non mi ricordavo che Miyagi fosse una così grande metropoli.°° ironizzò Tetsurou.
- C-come… cioè: aspetta! Sei a Miyagi? – Daichi era incredulo e l’ulteriore risata di Tetsurou fu la conferma che: sì, era veramente a Miyagi.
- Ma cosa ci fai qui? – chiese allora, dopo aver buttato fuori l’aria e sentendo un inizio di mal di testa farsi insidiosamente strada. Come sempre quando c’era di mezzo quel Gattaccio.
°°È una lunga storia. Che ne dici di raggiungermi così te la racconto di persona?°°
Daichi emise un piccolo sospiro sconfitto che fece ridere di cuore Tetsurou. E quella risata, al solito, fu in grado di provocare un’ondata di calore nello stomaco di Daichi, anche se fuori si gelava.
- Dove ti trovi? –
E Kuroo, indubbiamente sollevato, gli diede le indicazioni corrette in merito a quale stazione dei treni si trovasse.
Daichi controllò l’ora sul proprio orologio al polso destro.
- Dammi una ventina di minuti. – proferì – Nel frattempo, city boy, va a trovar riparo dal freddo nella caffetteria che c’è all’uscita ovest della stazione, perché immagino tu non sia adeguatamente vestito per affrontare gli inverni qui in campagna. –
Kuroo ridacchiò a quel “city boy” con il quale Daichi l’aveva ironicamente apostrofato, perché era quel modo di scherzare che avevano continuato ad avere tra di loro.
°°In effetti avrei un po' di freschino…°° dovette ammettere Kuroo ma per nulla preoccupato tuttavia.
- Come volevasi dimostrare… -
 
 
_____________
 
 
 
 
Tetsurou infossò ancora di più il volto nella calda sciarpa rossa, anche se ciò non era sufficiente a riscaldarlo completamente dal freddo di Miyagi rispetto alla metropoli. Freddo che lo aveva assalito nel momento esatto in cui era sceso dal treno. Certo: avrebbe potuto vestirsi di più quella mattina, gli si sarebbe potuto obiettare, e Tetsurou avrebbe dato anche ragione a questa obiezione, se solo quella mattina avesse avuto nei suoi piani di prendere un treno per andare ad imbucarsi a Miyagi.
Ma quando Kuroo, quel 24 Dicembre, si era alzato, non aveva assolutamente nei propri piani giornalieri di andare a Miyagi. Da Sawamura Daichi.
Ok, la cosa gli ronzava in testa da un po' ma, udite udite, non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
L’ultima volta che si erano visti era stato per il suo compleanno, più di un mese prima. Ed era stata una bella serata, soprattutto nel momento in cui, quando se n’erano andati via tutti, erano rimasti solamente lui e Daichi a bere il famoso bicchiere della staffa e a chiacchierare fino a notte inoltrata. E lui era stato lì lì più di qualche volta per dire qualcosa – quella cosa! – ma poi aveva sempre taciuto, trincerandosi dietro ai suoi sorrisetti storti e alle sue battutine.
E alla fine, quella Vigilia di Natale – giornata che in Giappone era una giornata “da coppie” al pari di San Valentino – aveva ben pensato di cogliere il coraggio a quattro mani e dirsi “o la va o la spacca”.
Avrebbe dovuto preoccuparsi di chiamare Sawamura prima di macinarsi trecentiventiquattro chilometri in treno e accertarsi che fosse effettivamente libero?
Ma perché mai? La fortuna aiuta gli audaci, no? O almeno era quello che sperava. E già il fatto che Sawamura non solo fosse libero, ma disponibile ad andare ad accoglierlo e passare parte della Vigilia di Natale – la Vigilia, capito?! – con lui, era indubbiamente un segno del fatto che, al solito, la dea bendata lo avesse baciato.
 
In quella piccola e accogliente caffetteria dove Daichi gli aveva suggerito di aspettarlo, Tetsurou teneva la tazza del suo matcha latte con entrambe le mani, dando le spalle all’entrata (e al bancone, dove le due commesse se lo stavano divorando letteralmente con gli occhi) apposta, per esser colto di sorpresa nel momento in cui Daichi avrebbe varcato la soglia.
E quando sentì il campanellino posto sopra la porta di ingresso tintinnare dolcemente, Tetsurou seppe che era arrivato.
 
- Yo, Sawamura. – si girò, sfoggiando la solita espressione delle migliori, con quel suo solito sorrisetto storto, che gli permetteva di ostentare quella sua solita apparente sicurezza che in realtà in quel momento dentro di sé non sentiva.
 
E Daichi se lo squadrò dalla testa ai piedi, in un veloce esame.
- Mi vuoi spiegare che cosa ci fai qui? – gli chiese Daichi, nel momento in cui si sciolse la sciarpa e prese posto al suo fianco nel bancone addossato alla parete, non prima di essersi scontrato con la fila di luci natalizie dal colore caldo che si trovava appesa sopra di loro.
Kuroo appoggiò un gomito sul bancone, assumendo la sua espressione felina e il suo solito sorrisetto storto dei migliori.
- Avevo voglia di vederti. –
TAC: colpito e affondato. Tanto valeva giocare a carte scoperte, com’era nel suo stile, senza tanti inutili sotterfugi.
A quella lapidaria e candida confessione, Daichi quasi si soffocò con il suo caffè espresso. Ma, da bravo poliziotto, non voleva farsi cogliere impreparato o sorpreso. Anche se dentro di lui inutile dire che il cuore gli fece una capriola e lo stomaco gli si chiuse ulteriormente dall’emozione.
 
- È un appuntamento questo, quindi? – si divertì a punzecchiarlo Daichi, osservandolo dal bordo della sua tazzina.
Kuroo, teatralmente, si strinse nelle spalle.
- Dagli il nome che preferisci. – replicò.
- Allora direi che “imboscata” può andare bene. – di nuovo Daichi si divertì a punzecchiarlo, sapendo che da sempre era stato il loro modo di rapportarsi. E Tetsurou accolse sportivamente la sconfitta.
- Ok, allora… - proseguì Kuroo a parlare, sporgendosi di poco verso di lui, con quel suo solito sguardo felino da predatore – Che ne dici se per questa “imboscata” scegli un posto carino dove farti offrir la cena della Vigilia di Natale? –
Daichi esternamente non batté ciglio per quella improvvisa vicinanza del volto, del corpo e del calore di Tetsurou, anche se dentro di lui si sentì rimestare. Il fatto che Kuroo fosse andato lì solo per vederlo, farsi quasi due ore di treno la Vigilia di Natale solo per lui, beh: dentro di sé non lo lasciava di certo tranquillo o indifferente.
- Io ho un’idea migliore, Gattaccio. –
- Stupiscimi. –
- Andare a vedere le luminarie della città e delle villette del circondario. –
Il sorriso di Kuroo gli abbandonò lentamente le labbra all’idea di affrontare il gelo di Miyagi ora che il sole era tramontato.
- Al freddo e al gelo? Sawamura tu mi vuoi morto! – scherzò in modo melodrammatico Kuroo.
- Può darsi. – ridacchiò Daichi, alzandosi dal suo sgabello e dirigendosi verso l’uscita. Chiaro segnale che quella era la sua proposta.
Per il momento almeno.
 
 
_______________
 
 
Camminarono per un po' in silenzio, accompagnati solo dal rumore dei loro passi scricchiolanti sotto quel soffice manto di neve che si era già posato a terra. 
Con la neve che aveva iniziato a scendere dolcemente svolazzante, le strade del quartiere residenziale poco distante dalla stazione non erano affollate. La maggior parte delle persone, con quel tempo e quelle temperature, aveva scelto il tepore di casa o di qualche locale per scambiarsi gli ultimi, ritardatari, auguri. Ma così il quartiere era solo per loro.
Con la complicità della neve, sembra quasi un mondo diverso o una dimensione completamente diversa. 
Tetsurou guardò il cielo notturno seppellendo ulteriormente il mento e parte del volto nella calda e confortante sciarpa rossa avvolta intorno al collo, sbattendo le palpebre mentre la neve iniziava a cadere a cascata sopra di lui.
Daichi gli gettò l’ennesima occhiata di sottecchi. Kuroo stava tremando visibilmente ma, nonostante ciò, sembrava felice.
A Daichi, da bravo dicembrino, piaceva il freddo ma non voleva imporre all’altro quel suo personale piacere.
- Direi che adesso sarebbe proprio il caso di rifugiarsi in qualche locale. – proferì.
- No. – rispose Kuroo, voltandosi verso di lui, fermandosi sotto ad un lampione che emanava una fiocca luce, resa ancora più ovattata da quella magia che era in grado di donare la neve quando i suoi fiocchi scendevano dolcemente.
Il sorriso dolcissimo che aveva in volto, le guance rosse per il freddo, la proverbiale capigliatura che aveva in parte ceduto sotto ai leggeri fiocchi di neve che si erano adagiati, lasciarono Daichi senza fiato.
- Proseguiamo ancora, se non ti dispiace Sawamura. Avevi ragione: le luminarie delle case da questi parti valgono proprio la pena di sfidare il freddo e il gelo. –
 
E ora, mentre camminavano per le strade silenziose, le luci e le decorazioni natalizie delle case che si intravvedevano dalle finestre, con la neve che cadeva dolcemente e la magia del Natale e dell’inverno nell'aria, Daichi non poteva negare il fatto che, nonostante il freddo, passare con Kuroo anche il resto della vigilia di Natale non sembrava una cattiva idea, dopo tutto.
- Allora Gattaccio: me la vuoi raccontare la storia del fatto che tu sia venuto qui la Vigilia di Natale perché avevi voglia di vedermi? – anche Daichi era uno che andava diretto al punto senza mai girarci intorno con assurdi, quanto pietosi, giri di parole.
- Solo se mi racconti come mai tu hai accettato di raggiungermi praticamente prima di subito. – Kuroo giocava al suo stesso gioco.
Era come una danza: un passo avanti per scoprirsi e un passo di lato per provocare una reazione; in quel gioco che andava avanti da un bel po', di rincorrersi senza mai prendersi.
- Te l’ho chiesto prima io. – lo punzecchiò Daichi dandogli una giocosa spallata.
- Ok, la storia dunque, eh? Beh: dipende se sei disposto ad ascoltarla. – lo stuzzicò ancora Kuroo, ma ora quella sua punzecchiatura era più per nascondere il nervosismo che altro.
- Dipende se sei disposto a raccontarla. – gli rese la pariglia Daichi, facendolo ridacchiare mentre affossava ancora di più il volto nella sciarpa per tentare di nascondere quel rossore che era certo gli si fosse profuso in volto.
 
La narrazione avrebbe dovuto attendere ancora un po'. Per il momento furono i gesti – quel loro prendersi spontaneamente per mano – che iniziò a raccontare per loro.
 
 
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