La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri.
Questa poesia arriva dalle labbra del cielo, dalla mano di Dio.
Ha un nome. Un nome di un candore smagliante. Neve.
(Maxence Fermine)
Solo le montagne possono sentire il gelido calore del sole
attraverso la dolce carezza della neve sulle loro cime.
(Munia Khan)
Sontuosi fiocchi di neve scendono leggiadri danzando nell’aria.
Ogni cosa tutto intorno viene ricoperta da un manto candido.
Qualche cristallo di ghiaccio rimane impigliato fra le ciglia di uno sguardo stupito
che si è rivolto verso il cielo.
Ammirato osserva quello spettacolo di splendide sculture animate
restando senza parole.
Con gli occhi della mente,
affacciato alla finestra del sogno,
immagina di far scorrere una morbida carezza
lungo l’innevato profilo frastagliato dei clivi e dei colli.
La coltre bianca sembra composta di trine e merletti,
delicatamente adagiati sui rami degli alberi.
La luce che li attraversa
si rifrange in ogni direzione
spandendo i suoi mille colori.
La montagna, così abbigliata,
appare come una bella addormentata
pronta a ridestarsi da un lungo sonno,
al fine di meravigliarsi,
insieme a ciò che l’ha risvegliata,
per stringere ogni creatura nel suo abbraccio immacolato,
regalando una pace profonda
e un silenzioso sorriso aperto al mondo.