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Autore: Rue Meridian    17/09/2009    5 recensioni
Un mattino, al cimitero di Parigi, un uomo visita la tomba di sua moglie [Terza Classificata alla Settima Minidisfida di Criticoni “Biathlon”]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pierre Gringoire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Notre-Dame de Paris, di Victor Hugo

Genere: Romantico, introspettivo, drammatico

Rating: Per tutti

Betareader: Shatzy, Lely


Gentle Breeze


Era un venerdì di marzo, ma la primavera ancora faticava a farsi notare. Anche se c'erano le gemme che premevano sui rami ancora spogli, pronte a dischiudersi ed a mostrare al mondo il loro contenuto di nuove e tenere foglioline, e c'era anche un timido sole che tentava di scaldare i pochi visitatori del cimitero, l'aria rimaneva gelida ed il respiro si condensava in nuvolette di vapore appena superato il confine delle labbra.

Il cimitero di Parigi si adattava perfettamente a quella giornata, come tutti quei posti riservati dove le parole stesse parevano un delitto: le tombe erano disposte lungo file ordinate, dove lo stato sociale del defunto si rendeva palese dalla magnificenza o dalla semplicità delle lapidi. Non vi erano molte erbacce e le tombe erano pulite, perfino le più vecchie e povere, merito certo di mani pietose che si prodigavano in quell'opera caritatevole; una lunga fila di cipressi era disposta lungo le mura del cimitero, quasi un confine a separare i vivi dai morti. La luce invernale sfiorava misericordiosamente ogni lapide, rivelando nomi e brevi storie di persone che non potevano più raccontar la loro.

Di fronte ad una di queste, un uomo che aveva ormai da tempo abbandonato la giovinezza, ma ancora non aveva superato le soglie della vecchiaia, parlava a voce bassa e musicale alla pietra che gli era di fronte, con la familiarità di chi parla ad una persona cara.

I suoi vestiti erano modesti, eppure non poveri, neri e grigi, come i capelli così lunghi da ricadergli sulle spalle. Gli occhi, un tempo vivaci e giovanili, erano ormai stanchi e pieni di rimpianti, mentre parlava alla tomba su cui erano vergate parole che lui stesso aveva dettato:

Agnes Esmeralda

Ovunque tu sia,

Continua a ballare.

Altre parole erano scritte poco più sotto, dedicate all'altro ospite di quella tomba, che nessuno aveva avuto cuore di separare dall'amata:

Quasimodo

L'amò fino alla morte

Ed oltre ancora.

Pierre Gringoire parlava dolcemente, ma si rivolgeva solo a colei che per un tempo troppo breve era stata sua moglie, se non di fatto, almeno di nome. Era quasi ironico pensare che l'unica donna che avesse sempre rifiutato le sue avances, fosse stata l'unica cui si fosse realmente legato; era sempre stato un amante della bellezza, nelle donne e nell'arte, eppure si era reso conto che erano altri i motivi che lo portavano a visitare così spesso quella tomba.

E' stato ieri il suo funerale. E' morto da quattro giorni ormai: all'inizio, non pensavo di dirtelo, non avrei voluto...” Cercò una parola adatta, ma dovette ripiegare su una che non soddisfaceva il suo animo di letterato: “... offenderti, anche se dubito che tu ne saresti mai stata capace. Probabilmente, come al solito, è solo la mia idea di te, ma non credo che tu sia una creatura capace di portare rancore a lungo.”

Era così ogni volta che l'andava a trovare: parlare con lei era complesso perché troppo spesso dimenticava che era morta e la trattava come fosse una persona viva. Doveva parlare al passato, ricordandosi che lei non poteva ascoltarlo, oppure al presente, trasformando quel monologo in un dialogo? Ogni scelta definitiva pareva troppo pericolosa e crudele.

Sospirò: “E' che so quanto fosse importante per te... nel bene e nel male. Non so dire se tu alla fine l'abbia veramente odiato, ma, sai, per me tu sei sempre stata una creatura speciale: capace solo di amare e così intensamente! Lo so, forse con quel discorso che eri la mia musa, ti ho idealizzato fin troppo, ma sono poeta, in fondo.”

Gringoire si infilò le mani sotto il mantello, infreddolito per essere stato fermo così a lungo: “Ho sempre pensato che, nonostante lui meritasse il peggio, tu non conoscessi l'odio: forse il tuo era solamente amore ferito, per il suo tradimento, per la morte di Clopin, per il destino che vi attendeva tutti ed a cui, in fondo, sapevate di non poter sfuggire. Sarò ingiusto io, Esmeralda, o lo sarà il mondo, ma penso che tu alla fine lo avessi perdonato... Se non altro perché non hai mai smesso di amarlo, neppure in prigione.”

Sollevò lo sguardo verso il cielo limpido e chiaro, respirò socchiudendo gli occhi: “Che marito pessimo son stato per te! Tu mi hai salvato la vita ed io non son stato in grado nemmeno di difenderti...” Sospirò e proseguì: “Comunque sia, è stato il pensiero di ciò che rappresentava per te che mi ha spinto a dirtelo: credevo fosse corretto che lo sapessi, anche perché dubito che lo vedrai mai lì da te, ovunque tu sia. Sarebbe troppo ingiusto!”

Scosse ancora il capo, come a scacciare un pensiero molesto: “E' ironico pensare che sia morto in una sommossa: sai, quest'anno il raccolto è andato veramente male e la gente ha fame... E' stato un momento orribile, il re stava sfilando di ritorno dall'ultima battaglia e la gente ha iniziato a tirare pietre addosso ai soldati: puoi immaginarti il massacro di popolani che ne è seguito. Ho saputo solo il giorno dopo che una pietra lo ha colpito al volto, uccidendolo. Non sarà molto cristiano, mia cara, ma ho pensato seriamente che fosse stata giustizia divina.”

Guardò ad ovest, dove sorgevano distanti le tombe dei ricchi: “E' stato sepolto là, non fra le tombe dei nobili, ma vicino, fra quelle dei benestanti. Non so se hai visto il funerale: io c'ero, di lontano. Volevo verificare che fosse realtà e non solo un mio desiderio; però, dopo, non me la son sentita di venire qui... mi sentivo troppo sporco.

C'era sua moglie. E' strano, ma è stato solo guardando lei che ho capito che era tutto vero: era lì, ritta contro il cielo grigio, vestita di nero, ma non piangeva e la sua espressione era severa. Questa sua durezza mi ha fatto capire che quella che vedevo era la realtà e non il frutto della mia immaginazione. Non era la giovane sposa addolorata per la perdita del suo amato, ma la moglie più volte tradita che veniva liberata da un fardello che l'opprimeva. Credo che lei lo odiasse, forse sin da prima di sposarlo...

Sorrise amaramente ed aggiunse: “E' ironico, non trovi? Di tutta la storia, loro erano gli unici che avessero avuto un lieto fine, ma così non è mai stato. E' come se il fato fosse un vento che ci abbia sollevato come foglie e spazzati via. Nessuno di noi è destinato ad esser felice, temo.”

Una brezza gentile, tiepida e primaverile, soffiò in quel momento e Gringoire socchiuse gli occhi, lasciandosi quasi abbracciare da questa; sorrise e riprese, quasi replicando a quella muta risposta della moglie: “Dici che io potrei esserlo? Temo di no, mia cara... Mi hai legato al tuo destino con un filo doppio. Forse, se non fossi mai capitato alla Corte quella sera lo sarei potuto divenire. O se quella sera fossi stato impiccato, non mi sarei trascinato come un morto che cammina per le strade di Parigi. O forse no... Non ne ho idea, in verità. Non saprei. Tu cosa ne pensi?”

Tacque, attendendo una risposta. Dall'amata, dal vento o dalla primavera che lentamente si affacciava, aspettava che sciogliessero il nodo che gli opprimeva il cuore da dieci lunghi anni.

Nessuno fiatò e Pierre rimase ad attendere che il sole tramontasse di fronte alla tomba di una donna, che aveva scoperto d'amare troppo tardi e che era divenuta la chiave di volta della sua esistenza.



Incredibilmente Terza classificata alla Settima Minidisfida di Criticoni “Biathlon” ^^ Recensione ricevuta nell'ambito della Minidisfida #7 di Criticoni:

"Gentle Breeze, il refolo di vento che spesso accompagna i visitatori dei cimiteri fino alla loro destinazione, per riflettere, trovare conforto o sostegno.
Notre-Dame de Paris è un libro piuttosto difficile da eguagliare, per emozioni fornite e per interesse, e la scelta di cambiare notevolmente lo stile utilizzato è stata ragionevolmente felice, perché permette all'autrice di essere libera di giostrare la sua trama, e al lettore di non essere costretto a fare un paragone tra questo ipotetico seguito e l'originale.
Paragone che, in ogni caso, è e resta tutt'altro che impietoso: il racconto non ha grossi inciampi di scorrevolezza - qualche pausa non ben calibrata, al massimo - e anzi è di fattura molto buona, in quanto coniuga l'intensità di sentimenti, emozioni e rimpianti a una narrazione che rende partecipe il lettore delle vicende di Pierre, di Quasimodo, di Febo e della zingara Esmeralda.
Assolutamente consigliata a chi sa come muoversi all'interno dell'opera, ma può valerne la pena anche per chi mai ha letto il romanzo di Hugo."


Dedicata a Federica che mi fece conoscere quest'opera meravigliosa: grazie cara!


   
 
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