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Autore: risia_writer    11/12/2023    0 recensioni
Miell ormai da un anno vive nei panni di una negoziante di giocattoli nel Regno dei Racconti, Utea. Nessuno sa che in realtà è una mercenaria in fuga da cinque anni, che passa da un'identità fittizia all'altra nel tentativo di lasciarsi alle spalle il suo passato e i suoi peccati.
Quando quel passato riesce a raggiungerla, è costretta ad abbandonare anche questa nuova vita, come tutte le precedenti.
Stavolta, però, non potrà andare lontano, nonostante il suo destino in questo viaggio non sembri essere né quello che si aspettava né quello che temeva...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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Here's to the fall of man
Fame to dust, fortune to sand
The great surrender finally arrived
(Requiem for my harlequin- Poets of the fall)
 

Il Palazzo dei Quindici quella mattina sembrava quasi sparire sotto tutta quella neve. Le mura rosse erano l’unica cosa che permetteva di distinguerlo tra le varie casette bianche e azzurre del quartiere.
Treman camminava a fatica nella via ancora illuminata dai lampioni, gli stivali affondavano nel soffice manto bianco che ricopriva le strade di tutta Kerneval, mentre fiocchi di neve continuavano a cadere dal cielo sul suo mantello viola.
“Cosa c’è di così urgente da convocare un consiglio straordinario alle quattro di mattina…?” Sperava si trattasse di qualcosa di davvero importante. Non aveva voglia di ritrovarsi in mezzo all’ennesima lite tra i sacerdoti di Thoga e Zotarog. Il Palazzo dei Quindici era nato per permettere ai gran sacerdoti del regno di Utea di discutere le questioni religiose più importanti, ma fino ad allora si era trattato solamente di dispute infantili tra i rappresentanti delle due divinità della guerra, e Treman, Gran maestro di palazzo del regno, che presenziava come ambasciatore del re, non ne poteva più di essere chiamato con urgenza per quelle stupidaggini.
Finalmente raggiunse il grande portone in legno scuso del Palazzo. Afferrò il battente in ferro battuto, a forma di occhio, e batté tre colpi. Una voce parlò dall’interno.
- Chi è?
- Maestro Treman.
Un colpo di chiavistello e la porta si aprì.
 
“La tensione si potrebbe tagliare con un coltello…” Fu il suo primo pensiero quando entrò nella Grande Sala.
La Tavola Rotonda posta al centro presentava quattro posti vuoti. Due figure erano sparse per la sala, un giovane ragazzo era accomodato con ben poca eleganza sul davanzale di una delle finestre ad arco e guardava fuori, i suoi occhi rossi si riflettevano sul vetro; un uomo incappucciato era seduto a gambe accavallate su uno dei divani di fronte al caminetto acceso, intendo a leggere un libro. Erano gli unici ad apparire rilassati, tutti gli altri sacerdoti erano seduti attorno al tavolo, un’espressione grave dipinta in volto.
Mancava una sola persona all’appello. Un dubbio si fece largo nella mente del Gran Maestro, ma cercò di scacciarlo.
Un uomo sulla cinquantina, vestito con una tunica rosso fuoco, coperto da macchie di sporco e fuliggine, lo andò ad accogliere. Vicino a lui l’aria sapeva di fumo e bruciato, l’enorme mano che gli porse era piena di calli e scottature, ma in quel momento tremava.
- Maestro Treman, grazie per essere venuto nonostante il poco preavviso.
- Calmati, Valk, amico mio. Siediti. - Lo invitò ad accomodarsi e si sedette accanto a lui. Il silenziò calò di nuovo su di loro.
Treman sapeva benissimo che attendevano solo la fatidica domanda, e aveva paura a pronunciarla.
- Dov’è Fira?
Una delle donne sedute al tavolo scoppiò a piangere. Il compagno vicino le accarezzò gentilmente la schiena, scossa dai singhiozzi.
Il Gran Maestro sospirò pesantemente. Aveva pregato Rikle fino all’ultimo che i suoi dubbi fossero infondati. Si voltò verso il ragazzo seduto alla finestra che gli confermò tutto con un cenno della testa.
- Ho sentito la sua vita spegnersi durante la notte. Non ha sofferto, il mio signore Rikle ha accettato subito la sua anima.
Treman si chiedeva spesso come un sacerdote del dio della morte potesse sopportare quel genere di potere e apparire così tranquillo, ma non disse nulla al riguardo. Gli bastava sapere che l’amica non aveva sofferto.
- Come? - Si limitò a chiedere, e pregò che la risposta non fosse quella che si aspettava. Non di nuovo.
- Il suo corpo è stato ritrovato stamattina nel suo tempio. È stata attraversata da parte a parte con uno stocco. Un lavoro pulito e veloce. Troppo. Non è modo del culto di Thoga.
Ancora una volta il maestro passò sopra la freddezza del giovane sacerdote.
- Ti ringrazio, Frevek… Chi l’ha trovata?
- Freid. – A rispondere stavolta fu Valk. - Povera ragazza, era sconvolta… è così giovane, Fira aveva ancora tanto da insegnarle.
- È ancora troppo presto perché lei prenda il suo posto… - Sospirò Treman.
- Lo dimostra il fatto che non si sia presentata oggi. - L’incappucciato prese parola per la prima volta, senza smettere di sfogliare il suo libro.
A quel punto la donna in lacrime esplose: - Un po’ di comprensione, ha solo sedici anni! Non deve essere facile questa situazione, per lei! Non è facile, per nessuno di noi...
- Non è una giustificazione, Ners. – La voce dell’uomo era pacata, ma la donna rabbrividì comunque quando pronunciò il suo nome.
- Scossa o meno, ora ha una responsabilità molto grande sulle spalle. Non ho mai approvato la scelta di Fira di nominarla suo successore. Ricordati che avrà anche il compito di guidare l’esercito di Zotarog in caso di guerra. Se si dovesse scoprire che si è trattato di un sotterfugio dei fedeli di Thoga, le toccherà combattere in prima linea.
A quelle parole dell’incappucciato, tutti si voltarono verso uno dei sacerdoti seduti al tavolo, vestito di bianco, con cucito sulla veste uno stemma argentato rappresentante un fiocco di neve.
Lui ricambiò lo sguardo di ognuno, gli occhi gelidi: - Fira aveva fiducia in Freid. Ora è gran sacerdotessa di Zotarog della città di Rie, il nostro parere non vale nulla. In quanto gran sacerdote di Zotarog della città di Kerneval, darò alla ragazza tutto il mio appoggio. Ciò non toglie… - Si fermò un attimo, guardando Ners. - …che il metodo con cui Fira è stata uccisa sembra lavoro da uno dei nostri, Freid aveva un motivo per volerla morta ed è stata la prima a trovarla. Se ci saranno indagini riguardo all’omicidio, e ci saranno, Freid verrà considerata uno dei sospettati.
Ners sussultò e gli scoccò un’occhiataccia: - Un vero sacerdote del dio del ghiaccio, eh?! - Si alzò rovesciando a terra la sedia, e abbandonò la stanza. I presenti, tranne l’incappucciato e Frevek, iniziarono a mormorare indignati, ma ad un’occhiataccia di Treman si zittirono.
Il gran maestro rimase qualche secondo in silenzio a riflettere. Vedere la sacerdotessa della dea della speranza in quelle condizioni l’aveva sconvolto.
Come se gli avesse letto nel pensiero, l’incappucciato parlò: - I sacerdoti di Malay sono sempre così emotivi...
Treman trattenne il fastidio e la rabbia: - Innominato… - si alzò con calma, avvicinandosi al divano. - Non abbiamo nulla da ridire sul suo… come dire… modo di prendere così alla leggera la perdita di una collega. Tuttavia, non ci dispiacerebbe se potesse trattare con più rispetto i sentimenti di chi teneva a lei. Ners era una grande amica di Fira.
L’uomo chiamato “Innominato” scoppiò in una fragorosa risata: - Amica! L’unica cosa che impediva a quelle due di essere più che “amiche” era il voto insensato a cui sono costretti i fedeli di Zotarog. - Chiuse il libro di scatto. Tutti sussultarono a quel gesto.
Treman se lo trovò di fronte. Deglutì senza neanche accorgersene.
- Suvvia! Cosa sono quei musi lunghi? Erano decenni che non accadeva qualcosa di interessante in questa terra così noiosa… e ora che finalmente le acque hanno iniziato a smuoversi sapete soltanto lamentarvi e piangere per una piccola perdita? - Per un attimo, tutti videro i suoi occhi color ghiaccio. Incrociò i loro sguardi uno ad uno e sembrava parecchio divertito, benché il suo viso non fosse visibile.
Treman sentì montare la rabbia e poteva avvertire anche quella dei suoi compagni ma sapeva che nessuno avrebbe mosso un dito contro l’Innominato, cosa che sapeva lui stesso.
 Quelli erano gli occhi di qualcuno che sapeva bene di poter vincere in qualunque momento, di chi non temeva di affrontare i suoi pari perché, a conti fatti, pari non erano. Li stuzzicava, sapendo che non avrebbero mai reagito, troppo spaventati da quel potere che possedeva solo lui, il sacerdote della Voce, divinità creatrice di Stylamid e i loro, di poteri, potevano manipolare tutto ciò che era terreno, ma non qualcosa di intoccabile come la “Parola”. Un potere misterioso, che in quel regno assumeva ancora più valore e forza.
- Forse questa riunione è stata indetta troppo presto… - L’Innominato fece un passo indietro. - Vi lascerò metabolizzare la morte della vostra amica e piangere la sua perdita finché lo riterrete necessario. Indagate pure e, quando ci saranno novità, avvertitemi pure. - Voltò le spalle a tutti e uscì dalla stanza.
Treman si rese conto che l’atmosfera pesante che aveva avvertito all’inizio era svanita, lasciando spazio solo a dolore e ad un senso di vuoto che aleggiava nei cuori dei presenti, non solo in quel posto rimasto libero tra di loro.
Tutti avevano all’incirca iniziato il loro incarico nello stesso periodo, erano cresciuti assieme come apprendisti, poi come sacerdoti ma soprattutto come persone e ora una di loro non c’era più. Treman sapeva, tuttavia, qual era la domanda che stava passando tra le loro menti: “Quanto tempo passerà prima che tocchi anche a me?”
La sua mano si avvicinò d’istinto al medaglione che portava al collo, a forma di goccia d’acqua: - Uria, proteggici tu…
 
La nevicata di era fatta più intensa, per un momento l’Innominato ebbe l’impressione che Zotarog stesso stesse piangendo la morte della sua sacerdotessa. Era quasi l'alba ma il cielo era grigio e cupo, i fiocchi ricoprivano i tetti colorati delle case di Kerneval e le strade, rendendole impraticabili. Per fortuna, o sfortuna, dipendeva dai punti di vista, la gente del luogo era abituata a quelle situazioni. Erano le giornate che l’Innominato preferiva: la città era più tranquilla, la gente rimaneva a casa a scrivere o a leggere, magari davanti ad una tazza di cioccolata fumante.
Le prime persone iniziavano ad aprire le finestre per respirare quell’aria fresca che per loro sapeva di casa per poi sfregarsi le mani in vista di una giornata proficua per le loro opere. Scrittori, compositori, pittori e artisti di ogni genere. Questo erano gli abitanti di Kerneval, se non erano artigiani. Questi ultimi, invece, sicuramente sarebbero usciti e avrebbero aperto le loro botteghe. Non avrebbero avuto molti clienti, ma si sarebbero dedicati lo stesso al loro lavoro.
“In fondo, per questa gente, lavorare equivale a rilassarsi.” Alzò le spalle, sorridendo divertito sotto al cappuccio, e prese la via per il suo tempio.
Una figura dai capelli neri correva nella sua direzione, per quanto la neve potesse permetterle di farlo. Il fermaglio blu a forma di piuma che le fermava il ciuffo era inconfondibile. Per la fretta, lo superò senza notarlo.
- Signorina Halarin! - La chiamò.
Lei si voltò di scatto, irrigidendosi alla sua vista: - Buongiorno, signore. - Stava chiaramente tentando di fingersi tranquilla, ma lui riuscì lo stesso a cogliere dei cenni di nervosismo.
Lui trovò divertente la cosa. Osservò le occhiaie sotto quegli occhi di un blu particolarmente scuro.
- Notte in bianco, vedo. Come procede il suo romanzo?
- A rilento, signore. Come sempre… - Lo sguardo della giovane sembrava quasi disperato.
- Faccia un salto al mio tempio, se ha bisogno di aiuto. Sarò lieto di accoglierla, e di sicuro anche il mio dio.
- Lo farò di sicuro. Grazie, signore. - Sembrava avere parecchia fretta.
L’Innominato, sotto il proprio cappuccio, sorrise: - Vada pure ad aprire il negozio, prima che arrivi Donai. Buona giornata, signorina.
- Buona giornata a lei. - La ragazza si allontanò.
Mentre passava sotto un lampione, la luce sembrò per un momento colorare d’oro il fermaglio che aveva tra i capelli.
Lo sguardo del sacerdote si illuminò della stessa luce e un ghigno si dipinse sul suo volto, che nessuno poteva vedere.
- Allora ci siamo, eh…? - Rivolse lo sguardo al cielo, mentre i lampioni si spegnevano. - Si prospetta una storia… interessante. - Fu la prima volta, dopo anni, che l’Innominato pronunciava quella parola.

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Questa storia è già presente nel mio profilo Wattpad (Risia99), ho voluto tornare un po' alle origini e riprendere anche a pubblicare qui su EFP, spero la mia storia vi piaccia e vi incuriosisca! Potete trovarmi anche su IG (risia_writer, ho una tartaruga come foto profilo) per saperne di più su questa mi ambientazione!
   
 
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