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Autore: Ranma789    12/12/2023    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo aver dormito sul proprio futon in una spoglia stanza degli ospiti, Ranma si svegliò abbastanza presto, ma non abbastanza da non essere preceduto da qualcuno che aveva preparato la colazione per tutti. Mentre iniziava a mangiare, il cuoco rientrò per prepararla anche per Kenichi e Miu, che non si erano ancora alzati, e Ranma scoprì che si trattava del cinese, Kensei Ma.


All’inizio lo squadrò con sospetto, e poi gli disse, con neutralità: “Niente trucchi oggi, vecchio?”.

Il maestro, senza voltarsi, replicò con una leggera risata “Ohohoh, non so di cosa tu stia parlando, giovanotto. Io sono solamente un tranquillo praticante di arti marziali che ha come hobby la fotografia. Un sincero ammiratore del corpo femminile, la cui bellezza è indubbiamente un segno della misericordia divina nei confronti di noi poveri mortali”.


“Già, beh, sarà meglio che rivolga altrove la sua ricerca della misericordia, perché qui non ne troverà alcuna”.


“Ohoh, che giovanotto sfrontato.
Però…non posso fare a meno di chiedermi se a tutta questa sfrontatezza corrisponda ad un proporzionale livello di abilità” concluse guardandolo di sottecchi con un ghigno divertito.


“Tsk! Non chiedo di meglio che di farvi vedere di cosa sono capace!”


“Ohoh! Ci sarà tempo, ci sarà tempo…”


In quella entrarono, uno per uno, tutti gli altri maestri. Era evidente che dovevano aver tenuto riunione nella stanza grande fino a poco prima.
Ranma li squadrò di nuovo e gli sembravano sempre più bizzarri. Va bene che lui era abituato alle bizzarrie, comunque…


“Oh, ti sei già alzato, molto bene” interloquì Koetsuji.


“Ben svegliato, ragazzo!” disse il karateka con un ghigno da lupo.


“Apa!” squittì il gigante.


Ranma notò che mancava l’Anziano, mentre ipotizzò che Shigure stesse strisciando, come al solito, da qualche parte nelle travi del soffitto.


“Uh…posso chiedervi dove sono gli allievi? Miu e quel Kenichi?”


“Si sono appena svegliati. Miu sta parlando con l’Anziano, che le sta spiegando cosa è successo ieri. Da stamattina è possibile che vi alleniate tutti insieme, anche se riguardo a te, bisogna ancora prendere una decisione” lo informò Koetsuji.


“Uahah; già, e quanto a Kenichi, è un miracolo se si sveglierà, dopo il calcio che gli hai rifilato ieri!” sghignazzò Sakaki.


“Beh, non avrebbe dovuto innaffiarmi di acqua fredda. Non è esattamente il modo migliore di mettermi di buon umore”.


“Lo immagino-riprese Koetsuji-comunque, in caso che dobbiate allenarvi tutti insieme, sarebbe meglio che cercaste di andare d’accordo”.


“Da parte mia non ci sono problemi, finché NESSUNO si comporterà in modo strano” e su quelle parole scoccò un’occhiataccia a Kensei, che stava fischiettando come se niente fosse.

◊◊◊◊◊

Qualche minuto dopo, erano tutti nel cortile. I maestri stavano seduti a gambe incrociate sotto il portico (tranne Shigure, appollaiata sopra il tetto), ed a breve furono raggiunti da Kenichi e Miu che si sedettero accanto a loro.


Ranma notò che la ragazza, nell’incrociare il suo sguardo, arrossì e nascose il viso nel grembiule, imbarazzata. Dovevano averle detto cos’era successo il giorno prima e, come comprensibile, si vergognava. L’altra cosa che notò fu che era DAVVERO carina, corpo snello e flessuoso, ma al tempo stesso con curve mozzafiato, una lunga treccia bionda ed occhi color del cielo.


Ranma stava in piedi in mezzo al prato, di fronte a lui Hayato, in piedi a braccia serrate.


“Ranma Saotome-esordì-e così sei venuto al Ryozampaku per poterti allenare. Dimmi, dove hai sentito parlare del nostro dojo?”


“Si trovava tra gli appunti del vecchio maestro, ora defunto, che ha fondato il mio stile. A dire il vero non diceva molto, c’era solo scritto La Casa dei Più Forti. La cosa mi ha incuriosito, quindi sono venuto qui per saperne di più”.


“Uhm…e dimmi, come si chiamava il tuo maestro?”.


“A dire il vero…era un tipo misterioso, non ho mai conosciuto il suo cognome. Per tutti era solo il vecchio Happosai”.


A quel nome, Hayato cambiò espressione, ma in modo controllato, come se in fondo se lo aspettasse. Quasi tutti gli altri maestri, ebbero invece dei moti di stupore.


“Come? QUELL’Happosai…sarebbe il tuo maestro?” chiese Koetsuji


“Ma…se non sbaglio, ne ho sentito parlare come di una specie di demonio” disse Sakaki.


“Uno dei più grandi esperti di arti marziali, ed uno dei maggiori…ehm, pervertiti del globo terracqueo” osservò Ma, senza alcuna punta di autoironia.


“Feh! Sì, esattamente. QUEL vecchio ha fondato la Scuola di Arti Marziali Indiscriminate, che poi ha tramandato a due soli allievi, uno dei quali è mio padre, Genma Saotome.


Io personalmente sono stato addestrato fin da bambino per diventare l’erede della scuola, ma di recente, il vecchio Happosai è morto senza avermi mai insegnato un bel niente. Che possa bruciare all’inferno!”


“Uhm…da come ne parli, è indubbio che conoscevi veramente il vecchio” disse Hayato.


“Come? Lo…conoscevate anche voi?”


“Uahaha! Certo che lo conoscevo! A dire il vero, Happosai ed io siamo stati vecchi amici e compagni di bevute!”


“Cosa? Ma tu guarda. Il vecchio è pieno di sorprese” commentò Sakaki.


“Come? Incredibile” commentò Koetsuji “Già, ma del resto, il passato dell’Anziano è avvolto nel mistero…” proseguì tra sé e sé


“Apa! L’Anziano ed il maestro di Ranma erano amici! Anche Apachai è amico di Ranma!”


Kensei e Shigure non dissero nulla, pensierosi.


Miu sembrava stupita ed assorta.


Kenichi, invece, fu scioccato dalla notizia, ma in un modo diverso “Accidenti, ma questo…è un vero COLPO DI SCENA! Con quello di ieri sera, fanno già due! Devo prendere appunti-e tirò fuori carta e penna e cominciò a scribacchiare convulsamente-Se voglio diventare un grande scrittore, devo comprendere i meccanismi con i quali stupire i lettori quando meno se lo aspettano”.


A Miu venne una gocciolona d’imbarazzo in fronte a vederlo così.


“Uhm…non me lo aspettavo-commentò Ranma-ma…UN MOMENTO! Allora, quella figura che ho intravisto al funerale…ERAVATE VOI! Sapevo di non aver sognato”.


“Uahahah, sei stato bravo ad accorgerti di me! Sì, sono andato a rendere un ultimo omaggio ad un vecchio amico e ad uno straordinario praticante di arti marziali”.


Ranma era stupito. Ora tutto aveva più senso. Poi l’Anziano riprese a parlare.


“Comunque, Ranma, se non erro, lo stile della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate consiste nell’imparare qualunque tecnica, stile o mossa da qualunque scuola al mondo, per poi modificare ed adattare il tutto alle proprie caratteristiche e preferenze, escludendo le tecniche che non ci risultano congeniali ed avendo sempre a disposizione una risposta per ogni situazione. E’ esatto?”


“Sì, è così. In effetti, io stesso ho attraversato tutto il Giappone, durante l’infanzia, studiando ogni disciplina marziale (e molte discipline fisiche non marziali) giapponese o straniera che fosse, per sviluppare il mio stile. Poi ho appreso anche alcune tecniche segrete di arti marziali antiche tramandate solo in alcuni remoti clan, e mi sono confrontato con alcune arti marziali moderne sviluppate qui in Giappone a scopo sportivo, ispirate ad attività ordinarie. Come già sapete, sono stato in Cina, dove ho studiato vari stili di kung fu per circa un anno, conoscenza che ho rinfrescato di recente qui in Giappone. Nella vita ho affrontato e sconfitto numerosi rivali, alcuni dei quali ricorrenti, trovando sempre una soluzione, a costo d’improvvisare, a qualunque problema.”


“Uhm…il ragazzo mi piace. Sembra aver vissuto molto più dei suoi anni” osservò Sakaki.


In pratica…per la sua intera vita, è stato usato come cavia per verificare quale sia il livello di apprendimento delle arti marziali che una singola persona può raggiungere. In qualche modo, le menti dei marzialisti ragionano tutte in modo simile…”rifletté Koetsuji.


Kensei si domandò a QUALI tecniche segrete Ranma si riferisse. Comunque, sul suo volto si dipinse un ghigno. Il ragazzo era sempre più interessante.


Kenichi era esterrefatto, ma sapeva che Miu lo sarebbe stata di più. “In pratica, lui…”


“E’ COME ME!” pensò la ragazza.


“Bene, bene-disse Hayato-in tal caso, scoprirai che il Ryozampaku è davvero il posto che fa per te, se vuoi passare ad un altro livello”


Sul volto di Ranma si dipinse un sorriso speranzoso


“Tuttavia-riprese il vecchio Furinji con espressione severa-non insegniamo a CHIUNQUE. Per dimostrarti degno di studiare qui dovrai sottoporti ad un TEST”.


Ranma cambiò espressione, per assumerne una di sfida “Sono pronto a qualunque cosa.   Vi devo affrontare? Uno alla volta o tutti insieme?”
I maestri scoppiarono a ridere all’unisono. Miu e Kenichi sembravano imbarazzati. Ranma era seccato. Chiaramente non lo stavano prendendo sul serio.


“Ahah, mi piace il tuo spirito, giovanotto. Comunque no, non si tratta di una prova fisica, ma di una MORALE” riprese Hayato, lasciando il ragazzo abbastanza interdetto.


“Una prova…morale?” il ragazzo col codino non capiva.


“Vedi, in questo dojo seguiamo le regole del Katsujinken, che, in caso non lo sapessi, è la filosofia di vita del Pugno Che Salva; propria di chi utilizza le proprie arti marziali per far trionfare il bene ed aiutare il prossimo”.


Ranma sembrava non capire. Arti marziali al servizio del bene? Doveva diventare una specie di supereroe?


“Viceversa-continuò l’Anziano-esiste purtroppo una filosofia di vita opposta, detta Satsujinken, o Pugno Che Uccide, propria di chi pensa che le arti marziali siano state create per permettere ai forti di opprimere i deboli, e che si debbano uccidere senza pietà i propri nemici”


“In passato, purtroppo, è già capitato che persone allenatesi in questo dojo se ne siano poi allontanate, abbracciando i principi del Satsujinken, ed utilizzando la conoscenza così ottenuta per profitto personale”


Miu, Kenichi e Koetsuji abbassarono la testa, pensierosi. Hayato stava alludendo ad Isshinsai Ogata, naturalmente, ed anche a Saiga Furinji, il padre di Miu-anche se quest’ultimo era di recente tornato sulla strada del Bene.


“Per cui, Ranma, capirai senza dubbio per quale motivo debbo verificare il CARATTERE di chi si allena qui. Non posso permettere che questo errore si ripeta. Dimmi, ragazzo, tu quale via hai scelto? Katsujinken o Satsujinken?”


Ranma era dubbioso. Il suo comportamento era messo alla prova?


“Ma…veramente, è la prima volta che sento parlare di queste due filosofie opposte. Per tutta la mia vita, non mi sono mai posto il problema di questioni così complicate. Per me, le arti marziali sono un modo per migliorare sé stessi e provare la gioia della lotta e la soddisfazione della vittoria, oltre che il piacere di apprendere cose nuove. A chi non piace un bello scontro?” E qui avrebbe giurato di sentire un ghigno di approvazione da parte di Sakaki.


“Certo-riprese il ragazzo col codino-la morale che mi è stata impartita è sempre stata quella di PROTEGGERE la vita, e l’ho seguita senza contestarla, anche se…”


Tutti sembrarono sporgersi in avanti. Si sarebbe potuta sentire una goccia di rugiada cadere.


“…nella mia vita…ho incontrato VARIE persone che usavano le arti marziali per profitto personale…o peggio ancora, che erano disposte ad uccidere” e qui Ranma ripensò velocemente a molti dei suoi più grandi rivali, come Ryu Kumon, Herb (anche Mousse e Ryoga, all’inizio) e poi…quando pensò a Saffron, il suo volto si contorse in una smorfia di disgusto e rabbia.


“A dire il vero, mi è capitato, circa un anno fa…di vedere messa alla prova la mia determinazione.
Un…nemico, possiamo dire…incredibilmente forte…stava minacciando la vita di una persona…a me molto cara…e l’unico modo per affrontarlo, vista che era così potente…l’unico modo…”


Tutti avevano un’espressione neutra, tranne Kenichi e Miu.


“…è stato colpirlo con tutte le mie forze, senza pensare alle conseguenze. In quel momento…lui ha rischiato di morire…potrei dire che, SE FOSSE morto…ad essere onesto, non mi sarei sentito in colpa. Non posso davvero dire di esserne pentito” concluse, rialzando il volto, con espressione di sfida.


“Ma il tuo nemico non è morto?” domandò Hayato, in tono neutro.


“No, non è morto-espirò Ranma tutto in una volta, con velato sollievo-credo che non possa più nuocere a nessuno, ma è vivo e vegeto”. E si trovò a ripensare alla piccola fenice uscita dall’uovo, che il popolo del monte Hoo avrebbe di nuovo allevato per diventare il proprio sovrano. Speriamo che stavolta gli mettano un po’ più di sale in zucca, pensò.


Tutti i maestri si rilassarono. Hayato accennò un sorriso.


“Bene, bene. Sei stato messo alla prova, e comunque non hai commesso nulla di irrimediabile. Non ti criticherò: non dubito che una situazione disperata richieda misure disperate. Apprezzo la tua sincerità, Ranma. Non dev’essere facile parlare di una vicenda del genere con degli estranei”.


“Tsk! Ormai è acqua passata”.


“Molto bene! Solo altre due domande rapide: ritieni che sia onorevole usare tutta la propria forza per sconfiggere un nemico inferiore?”


“FEH! E che gusto c’è a prendersela con i più deboli?”


“Mentre, se passando per la strada, ti capitasse di vedere qualcuno usare la propria forza per maltrattare, rapinare o molestare il prossimo…?”


“Uhm!-Ranma scrocchiò le nocche-penso che andrei a prendere quel QUALCUNO e gli darei una bella lezione!”


Tutti i maestri sorrisero. Hayato si illuminò.


“Molto bene, Ranma! Hai superato la prova!”


Ranma sembrò stupito “Come? Tutto qui? Volete dire che…vi fidate semplicemente…della mia parola?”


L’Anziano gli mise una mano sulla spalla.


“Ohohoh, ma certo! Non è facile mentire, senza che io me ne accorga! Già, ma tu sei ancora giovane! Quando avrai un centinaio d’anni, anche tu riuscirai a leggere con facilità nel cuore delle persone!”


Miu sembrò deliziata “Meno male…sembra davvero una brava persona” Poi però si rabbuiò un momento. “Cosa penserà di me…dopo ieri?”
E poi la colse un pensiero inquietante “All’epoca del lavaggio del cervello di Jenazad…io, non avrò, per caso…?” e non osò terminare il pensiero.


Kenichi, invece, era ammirato, ma al contempo, un po’ spaventato “Meno male…non sembra una cattiva persona…ma…fa un po’ paura. Ha già vissuto esperienze tragiche, ed è poco più grande di Miu e di me…è come…-si guardò intorno-come la versione in miniatura dei Maestri” e questo pensiero non sapeva se gli fosse di conforto o meno.

Però…in fondo, anch’io ho vissuto molte esperienze al limite, da quando mi sono unito al Ryozampaku. Ranma-kun…potrebbe essere un nuovo amico? Un alleato nella lotta contro lo Yami?”


I Maestri esprimevano le loro opinioni a voce più alta.


“Uhm…il ragazzo ha già vissuto esperienze molto serie…ma credo che ci possiamo fidare. Mi piace il suo piglio!” commentò Sakaki, aprendosi una birra.


“Di sicuro, è una persona che sta camminando lungo il percorso delle vere arti marziali-commentò Kensei-fatto di momenti decisivi nei quali si fanno scelte difficili”.


“In molti si sono trovati di fronte ad un bivio, nella vita-interloquì Koetsuji-anche se non mi sembra che Ranma segua con convinzione il Katsujinken, è piuttosto chiaro che non appartenga al Satsujinken. Direi che è sufficiente”.


“Molto bene, Ranma-riprese Hayato- direi che possiamo ufficialmente accettarti come allievo del Ryozampaku”.


Ranma si limitò a scoccargli uno sguardo grato e stringere un pugno.


“C’è solo un piccolo particolare…”


“Quale?”


A supervelocità, apparve Kensei, con un piccolo scrittoio, fogli, penna, calamaio, ed una visiera da impiegato calcata sulla pelata.


“La RETTA da pagare, ovvio! Sono 10.000 yen al mese!”


Ranma sembrò orripilato dalla visione, ma si riprese.


“Uhm…la retta, giusto; vediamo-disse tirando fuori il portafoglio dalla tasca-non ne capisco molto di denaro, ma ho svolto dei lavoretti lungo la strada, ed ho risparmiato un po’…ecco qui! Pago anticipato per un anno!”


Gli occhi di Kensei si dipinsero del simbolo dello yen mentre gli strappava letteralmente di mano i soldi. Anche Miu teneva le mani unite, estasiata, mentre la sua testa suonava come un registratore di cassa! SOLDI! Finalmente avrebbe potuto fare la spesa senza controllare il centesimo!


Acc…se è così ben fornito, avremmo potuto chiedere molto di più. Beh, ormai è fatta” pensarono, all’unisono, Kensei ed Hayato.


Quando gli ebbero dato la ricevuta, Ranma se la ficcò in tasca e cominciò, fremente d’impazienza, a tirare pugni all’aria tutto intorno “Bene, ed ora che abbiamo sbrigato le formalità, quando si comincia? Ardo dalla voglia di imparare!”


“Calma, calma! E’ questo il brutto vizio dei giovani, sono troppo impazienti” Era Koetsuji, che avanzava verso di lui con una serie di cartelline sottobraccio.


“Uh? Cosa intende dire?” domandò il ragazzo con la giubba rossa.


“Voglio dire-riprese il maestro baffuto-che per impostare un programma di allenamento personalizzato abbiamo bisogno di conoscere il livello di abilità base del nostro allievo.


Nel caso di Kenichi e Miu è stato più facile: Kenichi ha cominciato ad allenarsi da noi quando le sue abilità erano praticamente a zero, quindi abbiamo potuto seguirne l’evoluzione passo passo; mentre, al contrario, Miu ha passato l’intera infanzia a viaggiare per il mondo con suo nonno, che l’ha addestrata personalmente (a dire il vero, una storia sorprendentemente simile alla tua); quindi il suo livello è per noi ben noto.
In tutto questo, TU sei per noi un’incognita; ma per casi come questi, ho preparato un SEMPLICE schema-(e nel dire questo tirò una tabella piena di formule e calcoli complicatissimi, che nessuno si sognò di contestare, nel terrore che volesse spiegarli in dettaglio)-che ci permetterà di stabilire con ragionevole grado di precisione i tuoi livelli di forza fisica, potenza, resistenza alla fatica, rapidità, velocità, riflessi, capacità sensoriali, resistenza ai colpi. Questi dati ci permetteranno poi di impostare l’allenamento sulle tue capacità effettive. In pratica, dovremo fare una serie di test fisici”.


“Mmmh…ok, cominciamo pure”.


Pochi minuti dopo Ranma si ritrovò a sostenere, con le braccia sollevate sopra la testa, una dozzina di putrelle d’acciaio del tipo per costruire le strutture portanti dei palazzi (prese chissà dove). Dopo che Apachai ebbe aggiunto l’ultima, Ranma, per quanto stoico, si ritrovò a vacillare un po’.
“Forza delle braccia…circa 25 tonnellate. Non male” annotò Koetsuji.


“Ehi, Akisame, dovremmo provare anche la forza delle gambe, non credi?” lo inzigò Sakaki. Ranma lo fulminò con lo sguardo.


“La forza delle gambe è di solito più che doppia di quella delle braccia, ma in effetti-aggiunse il baffuto con una luce strana negli occhi-per un dato il più possibile scientifico, sarebbe meglio verificare”.


Ranma era ora sdraiato per terra a tenere sollevate, a gambe piegate, una quantità di putrelle più che doppia, con in aggiunta il terrore che gli cadessero addosso.


“Forza delle gambe…60 tonnellate-avevi ragione Sakaki, valeva la pena provare, anche se secondo me potrebbe arrivare a 65-ok, Apachai, toglile di lì”


Per misurare la velocità di movimento, chiesero a Ranma di percorrere, in un unico scatto, tutta la distanza del prato da un muro all’altro. Sotto gli occhi via via più esterrefatti di Miu e Kenichi, il ragazzo col codino sparì ai loro occhi per riapparire dall’altra parte; anche se Shigure lo aveva preceduto di tanto che si stava limando le unghie sul muretto d’arrivo, cosa che sembrò causargli un certo scorno. “Rapidità di movimento base…oltre il livello  supersonico” annotò, diligente, il maestro di JuJitsu sulla sua cartellina.


Per misurare la potenza dei colpi, chiesero a Ranma di colpire una serie di blocchi di cemento impilati uno contro l’altro e di dimensioni crescenti: ce n’erano una dozzina, e Ranma, colpendo il primo con un pugno, causò un’onda d’urto che li distrusse tutti fino al sesto, causando alcune crepe nel settimo.


Per le capacità sensoriali, gli chiesero prima di riconoscere quanti kunai Shigure stesse lanciando contro un bersaglio, a velocità ipersonica e sempre crescente, tanto che sembravano sparire alla vista; e poi, ad occhi bendati, di riconoscere da dove provenisse il suono di un campanellino suonato da Akisame mentre tutti gli altri facevano un fracasso infernale battendo rami d’albero su pentole dismesse. Ranma superò le prove brillantemente.


Misurarono la sua resistenza alla fatica facendolo correre su un tapis roulant costruito da Akisame ad una velocità pari a 7/10 del suo massimo, con un gigantesco zaino sulle spalle, contenente 10 tonnellate di mattoni, per 10 minuti consecutivi: quando si fu fermato, osservarono quanto gli fosse venuto il fiatone (e lo notarono correttamente, malgrado Ranma cercasse, per orgoglio, di nasconderlo).


Per farlo riprendere, Kensei suggerì una prova supplementare, che consisteva nell’espandere la propria aura al massimo, perché i maestri ne osservassero la padronanza del Ki: Miu e Kenichi rimasero terrorizzati dall’espansione dell’aura di Ranma, mentre i maestri ne parvero ammirati e compiaciuti, ma non impressionati.


La rapidità di movimento delle braccia venne misurata (tutte le prove erano da eseguirsi senza adoperare alcuna tecnica, né ricorrere all’uso del Ki) lasciando che Ranma provasse ad allungare le mani abbastanza in fretta da IMPEDIRE ad Apachai di lanciarsi in bocca, uno per uno, un’intera scatola di spuntini: l’idea, probabilmente, non era che ci riuscisse, ma di misurare di quanto ci si sarebbe avvicinato. Ranma riuscì a sfiorare l’ultimo bocconcino, che però finì comunque nello stomaco del gigante thailandese. Akisame continuava a scrivere.


Ad ogni nuova prova, Kenichi era sempre più terrorizzato, perché in esse vedeva il suo futuro: Ranma era chiaramente molto più abile di lui, ma un giorno anche Kenichi sarebbe stato valutato in base a quei criteri, e non osava immaginare quali allenamenti infernali gli sarebbero stati impartiti per arrivarci.


Miu era semplicemente ammirata “Fantastico…e pensare che è poco più grande di me”.


Quanto al diretto interessato, Ranma sembrava progressivamente frustrato. Era come se fosse convinto di dover superare tutto brillantemente, com’era abituato, ed invece, ad ogni prova, gli sembrava di non riuscire: o meglio, di non fare abbastanza. O meglio ancora, di fare bene, ma non il massimo. E questo per lui era un’esperienza nuova. Anche se in realtà non era questo il criterio di valutazione dei maestri.


Verso la fine, chiesero a Ranma di schivare una serie di colpi che sarebbero stati tirati da Sakaki, a velocità progressivamente crescente, per misurare i suoi riflessi difensivi. “Non ti preoccupare, ragazzo-ghignò il karateka-non ti farò male, invece che un pugno userò solo il dito indice”.


“Tsk! Mi sa che MI STAI SOTTOVALUTANDO!” affermò il ragazzo, cominciando a schivare a velocità irreale e senza difficoltà la raffica di colpi di Sakaki.


“Oooh, notevole!” Affermò Kensei.


“Apa! Ranma è davvero bravo!” squittì Apachai.


Akisame continuava a scrivere sulla cartellina.


“Uhm…è specializzato nella difesa” constatò Hayato.


Kenichi e Miu non avevano parole, si limitavano ad osservare la scena a bocca aperta.


Sakaki però, continuava ad aumentare la velocità, ed, insieme ad essa, il numero e la qualità dei colpi e la complessità delle finte che eseguiva per tentare di colpire Ranma. Questi, con gli occhi fissi sul dito del karateka, concentrato al massimo, continuava a schivarli tutti, con movimenti sempre più piccoli e precisi, eseguendo una matematica infernale nella propria testa per calcolare le distanze e la tempistica.


“Tsk! Niente male, ragazzo!” Riconobbe lo stesso Sakaki.


Man mano però che aumentava la velocità, divenne troppo.


Ranma continuò a schivare, muovendosi sempre più veloce, praticamente il suo corpo neanche si vedeva più, lui stesso non capiva più nulla di quello che stava facendo e continuava per puro istinto, finché…


PUM!


Il dito indice di Sakaki incontrò la fronte di Ranma e questi si ritrovò seduto sul prato, con la testa che gli girava.


“Però! Ce n’è voluto di tempo…” commentò Kensei.


Ranma stava appena ricominciando a vedere il mondo girare sul giusto asse, che sentì una voce familiare sogghignare “Cosa succede, ragazzo? Sei scivolato? Coraggio, tirati su…non fare la femminuccia…”


Per Ranma fu troppo. Se c’era una cosa che non sopportava, era essere preso in giro. Scattò in piedi e spiccò un balzo verso Sakaki, iniziando a tempestarlo di calci volanti restando sospeso a mezz’aria, del tutto dimentico della sua compostezza di combattente Sei.


“Tu…BASTARDO!”


Sakaki non fece una piega, e sembrò non muoversi affatto, eppure, per qualche motivo, non veniva raggiunto da nessuno dei colpi.


“Apa! Ranma si è arrabbiato!”


“Sigh! Sakaki…dovevi proprio…?” domandò Koetsuji.


“Ohoh, il ragazzo ha dell’orgoglio!” ghignò soddisfatto Hayato.


CHE COSA? Sta attaccando uno dei Maestri! Ma è impazzito?”  si domandò Kenichi, gli occhi fuori dalle orbite. “Ma certo! E’ stato quel riferimento alla maledizione che è sfuggito di bocca a Sakaki! Per giunta, dobbiamo tenere tutto segreto a Miu…”


“Ranma! E’ pericoloso!” gridò la ragazza bionda.


Ma Sakaki non sembrava contrariato “Bravo ragazzo, mi piace chi dimostra fegato e carattere. Sei proprio il mio tipo.
Sono talmente felice che potrei persino esaltarmi un po’…”


E nel dire questo, ad occhi chiusi ed espressione beata, tirò un diretto destro contro Ranma. Il colpo era dato in modo rilassato, come non si fosse neanche mosso, ma un’onda d’urto scaturì dal suo braccio e centrò Ranma in pieno stomaco, piegandolo in due e facendolo schizzare indietro di un centinaio di metri, percorrendo una parabola che si interruppe fracassando un capanno degli attrezzi.


Kenichi e Miu avevano la mascella fino a terra, pietrificati dal terrore.


“Ops! Ero così contento che non sono riuscito a trattenermi del tutto. Eppure era un colpicino piccolo piccolo, dai…”


“Accidenti! Ma! Akisame!” tuonò Hayato.


“Subito!” risposero all’unisono i due maestri con capacità mediche, che schizzarono a zig zag verso il capanno.


“Apa! Che tragedia! Avevamo un nuovo studente, e Sakaki lo ha ucciso dopo una sola mattina! Pace all’anima sua…” cominciò a piagnucolare Apachai attaccando una bambola vodoo ad un albero.


“Non è…morto” sentenziò Shigure col suo solito tono lento e spettrale.


“Apachai! Per l’ultima volta, SMETTILA DI ROVINARE GLI ALBERI!-ruggì Hayato-E tu, Sakaki! Dovevi proprio?”


“Ma…Anziano! Era un colpo solo!-si schermì il karateka con la cicatrice, tenendosi una mano dietro alla nuca e sprizzando gocce di imbarazzo dal volto-dato leggero-leggero, al 35% della potenza. Massimo al 40%, giuro…”


Miu e Kenichi si reggevano l’un l’altra, i volti ridotti ad un quadro di Picasso dallo shock, incapaci di formulare parole coerenti.


Dal capanno si sentivano strani rumori, ed i commenti di Kensei ed Akisame, che non smettevano di commentare in tempo reale la medicazione, come una macabra radiocronaca.


“Uhm…solo sei costole rotte! E quasi nessun danno agli organi interni, solo una leggera compressione…il ragazzo era ben allenato, non c’è che dire…”


“Sì, ha sputato solo una modica quantità di sangue. Con le mie tecniche mediche sarà come nuovo entro tre giorni…se siamo fortunati, anche due”.
 

◊◊◊◊◊

Il mondo si era fatto buio. E poi, lentamente, confusamente, ci fu di nuovo luce.


Ci molto modi per risvegliarsi.


Di sicuro ci sono modi peggiori per farlo che ritrovarsi davanti il volto preoccupato di Miu, angelica come non mai, che si sporge in avanti, col seno che ballonzola, cambiando espressione in una di gioia nel vedere che stai bene.


“Ranma! Meno male che ti stai svegliando! Eravamo tutti preoccupati!”


“Mmmmh…tu sei…Miu, esatto? Non ci hanno presentati…formalmente. Piacere, Ranma Saotome…date le circostanze, mi scuserai se non…mi inchino”.


“Oh, se hai lo spirito per fare battute, vuol dire che stai bene. Meno male, sono contenta” si schermì la ragazza con un gesto della mano.


“Miu Furinji, il piacere è tutto mio”.


“Dove…dove sono? Che ore sono?”


Ma non fu Miu a rispondere.


“Ti trovi in una delle sale centrali e sono le tre del pomeriggio. Sei rimasto svenuto per circa sei ore” lo informò Akisame, che stava seduto sulle ginocchia, in penombra, in un angolo della stanza.


“Le…le tre? Devo…alzarmi di qui” disse il ragazzo col codino, cercando di mettersi a sedere.


“Ah…no, Ranma, fermo! Sei ancora debole, potrebbero aprirsi le bende” fece Miu, premurosa.


Akisame si avvicinò “Le tue ferite non sono letali né permanenti, ma sono gravi. Devi ringraziare la tua fibra resistente se il colpo di Sakaki non ti ha ucciso. E’ solo grazie alle competenze mediche mie e di Kensei che sei già in grado di riprenderti, ma devi stare a riposo”.


“Come…? Voi due…siete anche dei dottori?” domandò Ranma dubbioso.


“Sì, Akisame è titolare di una clinica di osteopatia, e Kensei lavora nell’agopuntura-spiegò Miu, orgogliosa-a parte questo, entrambi posseggono competenze sia di scienza medica moderna che di medicina tradizionale antica, e combinandole insieme, ed unendo i loro sforzi, sono in grado QUASI di resuscitare i morti…cosa che è stata utile in più di un’occasione per gli allenamenti di Kenichi” aggiunse, cambiando tono e scoccando al maestro uno sguardo severo.


Ranma si era comunque, in qualche modo, messo a sedere. In quella posizione, respirava meglio. Aveva tutto il busto fasciato, ed una benda gli passava di traverso dal mento a sopra la testa. Entrambe le gambe avevano delle stecche, ma non erano rotte.


“Prima li ammazzate, e poi li curate, magari facendovi anche pagare. Bel servizio completo” commentò con l’abituale sarcasmo.


Miu sorrise imbarazzata.
In effetti non sai quanto ci sei andato vicino…


Akisame, del tutto serio, replicò “Le arti marziali sono una pratica pericolosa. E diventano ancora più pericolose quando si è inesperti, come Kenichi, quando si è avventati, come sei stato tu, quando non ci si sa controllare, come Sakaki ed Apachai, o quando si affronta un nemico mortale che pratica la via del Satsujinken. In pratica…
…C’è quasi sempre bisogno di noi dottori” concluse con un accenno di sorriso.


Ranma rimase un momento senza dire nulla, poi emise un profondo sospiro. “Va bene, va bene. Allora vorrà dire che me ne starò buono per qualche giorno e comincerò gli allenamenti quando sarò guarito. Posso almeno, nel frattempo, fare una passeggiata nel portico per osservare gli altri?”.


“Di norma, non lo permetterei ad un convalescente-rispose Koetsuji-ma nel tuo caso devo dire che sono stupito dalla tua capacità di recupero-potresti addirittura guarire con un giorno d’anticipo-quindi ti permetterò di fare un giro sulle stampelle, se prometti di startene buono.
Ma prima, non vuoi conoscere i risultati dei test?”


Ranma lo squadrò, interrogativo. I test? “Ah, intende dire, le prove? Che cosa c’è da sapere? Sono andate bene o male?”


Miu sembrava eccitata “Ranma-kun, ma sono state incredibili! Le cose che sei riuscito a fare…beh, sono molto oltre il livello di Kenichi…ed anche il mio!”


Il ragazzo col codino era dubbioso. Si aspettava già di essere ad un livello superiore al loro. Ma era lui ad essere forte od erano loro a non esserlo poi tanto?


E comunque, aveva appena constatato di non essere dopotutto poi granché rispetto ai maestri…il che, forse, confermava che si trovava nel posto giusto per allenarsi.


Quella forza devastante…che di sicuro non era nemmeno al 100%


Provò un fremito di gioia.


Tsk! Sembra che il mondo delle arti marziali abbia ancora parecchio da riserbarmi, dopotutto.


“Quindi, questi risultati?”


“Uhm-Akisame si schiarì la voce e creò la suspance, come se avesse di fronte un folto pubblico. Nel farlo, tirò fuori la sua beneamata cartellina-i test sono stati…veramente notevoli, devo dire. Rispetto alla media dei praticanti di arti marziali, a parità di età ed anche della maggior parte di quelli di età maggiore, siamo molto al di sopra della media.
Quello che ci ha stupito, in particolare, è quanto le varie capacità-forza, velocità, coordinazione, ecc-siano ben equilibrate tra di loro. Ranma-kun, fino ad oggi sei stato addestrato in maniera impeccabile e con grande cura”.


Ranma rifletté un momento.
Non aveva mai dato al vecchio Genma il giusto riconoscimento per il lavoro svolto?


“Per quanto riguarda il livello complessivo-proseguì il maestro baffuto-tutti i dati confermano la teoria iniziale. Per quanto non abbiamo potuto osservare la tua abilità tecnica-se non brevemente, durante la tua…schermaglia fuori programma con Sakaki-né le tue mosse speciali, e per quanto sia normale che alcune facoltà siano di un livello mediamente più alto o più basso…”


Miu e Ranma cominciavano a bruciare d’impazienza. Non era un presentatore televisivo ad un quiz, ma Akisame sembrava godersi il momento.
“…posso affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il livello di Ranma è A META’ STRADA TRA IL LIVELLO DI ESPERTO E QUELLO DI MAESTRO!” concluse, trionfante, il filosofo maestro di JuJitsu.


“OOOOH! Addirittura!” esclamò Miu, ammirata.


“Uhm…ma che…che significa?”


Il gelo piombò nella stanza. Akisame perse tutto il suo entusiasmo.


“Tu…tu non sai cosa vogliano dire questi termini?”


“C’era da aspettarselo-interloquì Hayato, uscendo dall’ombra di un altro angolo-se non conosceva neanche i termini Dou e Sei, né Katsujinken e Satsujinken, e se lui stesso afferma che il Gran Maestro del suo stile non si è occupato direttamente della sua istruzione, è comprensibile che non gli siano stati spiegati dettagli di questo tipo”.


“Anziano…”


“Ranma-kun, i praticanti di arti marziali, grossomodo, vengono divisi per livello di abilità fisica, tecnica e mentale. Spesso queste capacità, od alcune di esse, presentano delle variabili-ad esempio, qualcuno può avere una forza di livello superiore, ma una velocità di livello inferiore-ma più spesso sono abbastanza uniformi tra di loro.
Per convenzione, il livello “Maestro” non indica chi semplicemente insegni le arti marziali, ma chi ne abbia raggiunto una piena padronanza, ed un alto livello di capacità fisiche.


I vari livelli sono:

  • Allievo (il livello in cui si trova, ancora per poco, Kenichi)
  • Esperto (il livello nel quale si trova Miu)
  • Maestro (il livello al quale ti stai avvicinando tu, senza però averlo raggiunto)
  • Gran Maestro (il livello nel quale si trovano gli insegnanti che vedi al Ryozampaku. Solo poche decine di persone in tutto il mondo si fregiano del titolo di Gran Maestri. Un Gran Maestro è tanto più potente di un Maestro quanto un Maestro lo è di un Esperto)
  • Gran Maestro Avanzato (un livello che solo pochissimi raggiungono, spesso inventano nuove tecniche, hanno capacità fisiche sopra la media, e sono in grado di sconfiggere persino dei Gran Maestri con relativa facilità)
  • Maestro Leggendario (un livello che pochissimi nella storia hanno mai raggiunto, e che solo tre-quattro persone al massimo possono vantare, in ogni epoca).
Per darti un’idea, sia io che il tuo defunto maestro Happosai possiamo essere definiti Maestri Leggendari” concluse con un ampio sorriso.


Ranma rimase a bocca aperta. Ancora una volta, da quando era arrivato al Ryozampaku, la sua mente parve esplodere. Tutto quello che gli veniva detto era nuovo, sconvolgente, eppure tutto era sensato, tutto andava a posto con quello che già conosceva, come i pezzi di un puzzle.


Papà sarà di livello Maestro? Forse non al 100% per quanto riguarda le capacità fisiche-l'ho superato da tempo-ma di sicuro a livello di competenza. Ha persino inventato tecniche originali e potenti come lo Yamasen-Ken e lo Umisen-Ken.

Herb sarà già stato di livello Maestro? Forse persino superiore, ma…no, era più probabile che solo per quantità di Ki posseduto fosse a livello Gran Maestro.

Anche quel bastardo di Saffron aveva di sicuro un Ki sconfinato, a livello Gran Maestro, ma ce l’aveva per nascita, per il resto le sue statistiche fisiche non erano un granché, e senza di esso combatteva peggio di un Allievo.


Happosai era un Maestro Leggendario. In effetti, nella sua Forma Gigante, poteva minacciare il mondo intero. Ed Hayato sarà davvero alla pari con lui? Accidenti, quindi è davvero di tanto più forte di tutti gli altri?

La vecchia Obaba? Pensavo fosse allo stesso livello di Happosai…mmmh, forse no, ma solo perché non può fare, per quanto ne sappia, niente di paragonabile alla Forma Gigante…però di sicuro è come minimo a livello Gran Maestro Avanzato…

Tutti gli altri? Akane sarà tecnicamente livello Allievo, ma ha una forza fisica almeno di livello Esperto.

Gli altri-Mousse, Ukyo, Shampoo, e forse Kuno-rientreranno tutti nel livello Esperto?

Magari hanno singole statistiche più alte o più basse…
quell’ottuso di Ryoga ha probabilmente forza bruta e resistenza a livello Maestro…ma di certo non la tecnica né la velocità…

Ukyo e Shampoo non sono paragonabili a Mousse e Ryoga, ma sono nettamente superiori ad Akane…

Kuno è più debole degli altri, ma più forte fisicamente delle ragazze


Gente come Shinnosuke e Konatsu riuscivano quasi a starmi alla pari dal punto di vista fisico, ma non per la tecnica.

Stesso dicasi per Ryu Kumon…


Si dovette fermare perché non gli esplodesse la testa, ma gli altri intuirono le sue elucubrazioni.
Poi all’improvviso ebbe un’intuizione.


Domandò all’Anziano “Ed…i livelli superiori come Gran Maestro Avanzato e Leggendario di solito hanno una più raffinata conoscenza del Ki?”


Tre paia d’occhi lo guardarono stupiti ed ammirati.
“Accidenti, ragazzo, non cessi di stupirmi. Hai fatto una riflessione molto acuta, pochi minuti dopo aver scoperto il concetto in questione e poche ore aver subito un trauma cranico…non usi solo i muscoli, ma anche il cervello!”


Ranma, non abituato ai complimenti, se li godette, ma bruciava comunque di curiosità.


“Sì, in effetti è così. Non è una regola assoluta, ma diciamo che è più probabile che un combattente riesca ad elevarsi sugli altri se riesce a padroneggiare al meglio l’energia interiore. Essa consente di adoperare tecniche che gli altri possono solo sognare, e di migliorare ulteriormente le prestazioni fisiche”.


Ora tutto ha un senso. Happosai non solo era straordinario, ma si è elevato al di sopra del normale livello sviluppando il ki come nessun altro. Anche io potrei seguire quella strada, ne ho l’attitudine.

Inoltre, ora è mi chiaro come abbia fatto a venire sconfitto così facilmente da Sakaki e perché tutti mi facciano i complimenti per i test.
Sono nettamente superiore ai ragazzi della mia età-e questo già me lo aspettavo-ma d’altro canto sono ad uno, se non due livelli di distanza dai Maestri del Ryozampaku.


Gli venne spontaneo fare un ghigno.


Beh, altrimenti, che gusto ci sarebbe?

◊◊◊◊◊

Ondeggiando un po’ sulle stampelle-non era la prima volta che le adoperava, ma si era appena alzato- Ranma raggiunse il portico, dal quale si poteva osservare gli allenamenti di Kenichi.


Era il turno di Kensei, che stava obbligando il giovane ad eseguire mosse abbastanza complesse con attaccate agli arti delle catene che avevano delle grosse sfere di ferro alle estremità, per costringerlo ad avanzare in avanti con tutta la sua forza. Apachai si trovava invece dall’altro lato del prato, a fare il giocoliere con mattoni ed incudini. Shigure, stranamente, non era nascosta, ma stava accovacciata a terra in un angolo, per giocare-immaginò Ranma-col suo topolino.


“Oh! Il ragazzo è già in piedi! Non finisce di stupirci” commentò Kensei con un sorriso.


“Che cosa?-si domandò Kenichi, tutto sudato, voltando la testa-si è già ripreso dopo il colpo di Sakaki-sensei? Non posso crederci?”


E’ davvero solo di poco più grande di me e di Miu?”


“Se hai tempo per pensare a lui, hai energia in eccesso” commentò Kensei saltando su una delle sfere, rendendo più pensosi i suoi sforzi.


“Argh!”


Anche gli altri avevano notato la sua presenza, con commenti di vario genere.


Ranma se ne rimase, appoggiato ad una delle colonne, ad osservare l’allenamento. Era un po’ malinconico a non poter cominciare subito anche lui, ma in fondo avrebbe dovuto rimandare solo di un paio di giorni. Dal momento che tentava di sperimentare cose nuove, tanto valeva coltivare la pazienza.


Feh! Cosa gli stava capitando? Stava maturando? Naah.


All’inizio era assorto nei suoi pensieri, guardava senza vedere davvero. Poi però iniziò ad essere incuriosito da Kenichi. Era chiaramente un disastro-non aveva alcun talento naturale, si capiva lontano un miglio-eppure stava eseguendo esercizi discretamente complessi. Solo che per farglieli eseguire, c’era bisogno di sovraccaricarlo con metodi di allenamento incredibilmente pesanti-assurdamente pesanti per il suo livello attuale, per Ranma sarebbero invece stati una passeggiata-pur di costringerlo ad eseguire i movimenti correttamente.


Poi glieli facevano ripetere allo sfinimento perché li apprendesse tramite memoria muscolare. Anche così, i risultati non gli parvero granché. Ma non si trattava solo di questo, c’era qualcosa, nel complesso, che non gli tornava, che gli suonava sbagliata, ma non capiva cosa.


In quella, con discrezione, si avvicinò Sakaki. Aveva le braccia conserte e rimase in un angolo, all’ombra.


“Ti ho sentito”


“Non mi stavo nascondendo”


“Feh! Ad ogni modo…”


“Vedo che sei già in piedi. Sei tosto”


“Me ne sono capitate di peggio”


“Uhm! Non so se dubitarne, od esserne incuriosito” disse col suo ghigno abituale da lupo


“C-comunque, spero che quel piccolo incidente non ti abbia fatto passare la voglia di allenarti qui”. Ranma si voltò a squadrarlo. L’omone era imbarazzato, e lo nascondeva in modo pietoso.


“N-non che mi interessi, ma penso che…che per tutti gli altri sarebbe uno spreco, ecco. Apachai è così triste quando non deve allenare Kenichi ed Akisame inventa sempre un sacco di macchinari che rimangono inutilizzati”


Ma tu guarda che tipo-pensò Ranma-prima mi massacra e poi inventa un mucchio di scuse patetiche per farmi restare”.


“Non c’è problema! Non vado da nessuna parte!”


“OH davvero? MOLTO BENE! Cioè, volevo dire, gli altri saranno contenti, almeno credo…”


“Eheh…penso proprio che questo posto…sia quello che fa per me per fare un salto di qualità!” aggiunse il ragazzo col codino con un brillìo negli occhi.


Sakaki rimase un momento istupidito, poi eruppe in una risata delle sue.


“UAH! UAH! Ben detto, ragazzo! Questo è lo spirito giusto!” e gli scoccò una micidiale pacca sulla spalla.


“Ops! Scusami, dall’entusiasmo mi ero quasi scordato dell’infortunio”.


“COMUNQUE-riprese un po’ seccato il ragazzo col codino-non credere che non me ne sia accorto”


“UH? Di che cosa?”


“Che prima, durante l’esercizio, hai limitato il ritmo di accelerazione degli attacchi per permettermi di adattarmi. Così, invece che passare di botto dal mio ritmo ad uno per me impossibile, ho potuto far evolvere i miei riflessi visivi. Fai tanto il duro, ed invece stavi facendo il maestro persino durante il test.
Ehi!-aggiunse poi-dovreste tutti fare attenzione, sapete. Vi raggiungerò prima di quanto crediate” dichiarò con la consueta arroganza, stringendo un pugno.


Sakaki rimase senza parole. Abbassò lo sguardo, poi si voltò e si allontanò sbadigliando qualcosa riguardo al fatto che Ranma doveva essere ancora stordito dalla botta e che tutti quei discorsi gli stavano facendo venire sete, quindi andava ad aprirsi una birra.


Appena si fu allontanato, però, aprì uno dei pugni. C’era dentro un minuscolo ciuffo. Il suo ciuffo, che spuntava dal resto dei capelli, era stato tagliato di netto a metà. Uno dei calci della raffica di Ranma l’aveva raggiunto.

Tsk! Mi domando se non abbia ragione…”

◊◊◊◊◊
 
   
 
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