Da due giorni Nagato non si alzava dal letto, era ormai rassegnato a essere precipitato dopo essersi conquistato la felicità con tanta fatica. Tutti erano meglio di lui, compreso Itachi, il compagno piaceva alla gente senza sforzo e finiva sempre per offuscarlo suo malgrado.

Itachi era uno stimato acrobata, si esibiva nonostante il problema al cuore e forse si ingraziava gli altri esseri umani anche per questo. Nonostante a Itachi non interessasse essere al centro dell’attenzione, accadeva dovunque andasse e senza che lui lo volesse.

Qualunque fosse il segreto di Itachi, Nagato lo avrebbe voluto per sé. Invece rimaneva trasparente come accadeva quando c’era anche Sasuke. Invisibile, come il suo dolore.

Intanto Nagato si godeva le coccole di Itachi facendogli credere di essere ancora in preda ai postumi della notte di Capodanno.

"Ho uno spettacolo domani, vuoi venire a vedermi?"

Al terzo giorno che Nagato non si alzava, Itachi si era seduto sul bordo del letto, gli aveva fatto la domanda accarezzandogli i capelli. La scusa delle esagerazioni di Capodanno non poteva reggere ancora a lungo, Nagato non aveva neanche più toccato cibo da quella sera.

L’indomani, Nagato non aveva risposto al saluto di Itachi che usciva per andare al lavoro, non lo aveva neanche guardato. Più tardi, però, aveva acceso il televisore per guardarlo dallo schermo. Doveva sapere, carpire il segreto.

Itachi era un trapezista chiamato ovunque, ma non aveva mai rilasciato interviste; per tutelare la sua privacy e quella di Sasuke, non aveva mai rivelato il suo nome.

Itachi si esibiva con grazia, senza emettere rumori. Gli occhi viola di Nagato, cerchiati da profonde occhiaie, lo seguivano attenti.

Itachi sembrava fatto di vento e luce. Il pubblico non diceva una parola e questo succedeva sempre durante le esibizioni di Itachi, Nagato era sicuro che avesse smesso di respirare.

Nessuno conosceva il suo nome, non aveva mai voluto dirlo. I bambini erano convinti che non fosse un essere umano, ma una creatura che scompariva una volta finito di volare. Nessuno ha un viso e dei capelli così sulla Terra, non è possibile per una persona raggiungere un tale livello di elasticità. Eppure, a quanto pare, anche gli angeli soffrono.

"Perché ha gli occhi così tristi?" aveva chiesto una bambina alla mamma stringendole la mano.

"Ma cosa ha sulla faccia?" un altro bambino al papà.

"Gli occhi un po' infossati, figliolo, probabilmente è stanco. Non sembra, ma è un lavoro che richiede impegno."

“Sul suo pianeta dormono come noi?”

Una mano era scivolata, Itachi era riuscito solo ad alzare un dito verso il suo aiutante e l’uomo non era riuscito ad afferrarlo. Solo Nagato, da casa, l'aveva notato.

Il pubblico era stato costretto a riprendere fiato per urlare, l'angelo era svenuto tra le mani del suo aiutante. Nonostante l’uomo avesse fatto di tutto per agguantarlo, l'irreale creatura era finita nella rete di sicurezza come una bambola rotta.

“Adesso ho capito, è un burattino, devono avergli tagliato i fili” la bambina guardava il volto sconvolto della mamma che si copriva la bocca con una mano.

La trasmissione televisiva bruscamente interrotta aveva fatto battere le palpebre a Nagato.

Due persone che conoscevano bene il dolore erano finire per distruggersi a vicenda. La depressione di Nagato li aveva devastati entrambi, ma il suo dolore era già troppo e non era mai riuscito a farsi carico di quello degli altri.

Itachi era malato di cuore, il suo dolore compreso da tutti.

Nagato era malato nell'anima, il suo dolore sempre trasparente o deriso.

Forse Itachi era morto, ma Nagato lo invidiava.