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Autore: holls    15/12/2023    5 recensioni
La quattordicenne Melissa e sua madre Dana sono in cerca di tranquillità dopo il divorzio che ha scosso e distrutto la loro famiglia.
Decidono quindi di passare un paio di settimane in una tranquilla cittadina situata tra le montagne austriache, con l'intenzione di fare trekking nei boschi per ristabilire un contatto con la natura.
L'accidentale quanto inquietante ritrovamento della carcassa di un cervo, però, le porterà a scoprire che quei boschi celano più di un segreto, e che anche gli abitanti della tranquilla Leibnitz hanno qualcosa da nascondere...
[Aggiornamenti tutti i venerdì]
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17

 

«E chi sarebbe?», domandò Dana.

Melissa si sarebbe posta la stessa domanda, se non fosse stato per un flashback del giorno prima. Le tornarono alla mente il rifugio e Leonhard, ma anche il proprietario che cercava di calmare un uomo uscito dalla cucina… Raph, l’aveva chiamato.

«È morto?», domandò Melissa, scadendo l’ultima parola, come se solo in quel momento avesse messo insieme i pezzi.

Lo abbiamo visto solo ieri, pensò, e oggi è morto. L’idea che la vita potesse dare e togliere a suo piacimento la fece rabbrividire ancora di più. Melissa si strinse di nuovo nella felpa, ma si rese presto conto che nessun tessuto avrebbe potuto proteggerla da quella nuova consapevolezza.

«Sì», rispose Heike, che ora aveva afferrato una penna, «lo hanno trovato stamani.»

Ripensò a ciò che era successo al rifugio il giorno prima, alle parole d’odio che Raph e Peter si erano scambiati. Possibile che…?

«È stato un omicidio?», chiese Melissa con un pizzico di preoccupazione. D’altronde, si disse, il rifugio non distava poi così tanto dalla città.

«Oh, no», le sorrise Heike. «A Leibnitz non ci sono omicidi.»

Melissa e Dana si scambiarono un’occhiata, incerte su come interpretare quella frase, senza proferire parola. Il loro silenzio durò così a lungo che Heike cominciò a scrivere qualcosa sul libro contabile, senza curarsi né della loro presenza, né di ciò che aveva appena detto.

La mente di Melissa, però, rincorreva un pensiero. E fu solo quando il suo sguardo incrociò l’orologio sopra la reception che riuscì a catturare quel pensiero, che presto diventò una scena vera e propria, con tanto di suoni e sensazioni.

«Vorrei parlare con Leonhard», disse Melissa con una certa agitazione nella voce. «Sai dove posso trovarlo?»

Heike smise di scrivere. «Chi? Lo scemo

In principio si sentì sbigottita. Devo aver sentito male, fu il suo primo pensiero. Non può averlo detto davvero, fu invece il secondo. Quelle parole, però, le sentiva talmente tanto a ripetizione nella sua testa che si convinse di aver sentito benissimo. Fu in quel momento che spuntò la rabbia. 

(SCEMA SCEMA! SCEMA COME BRAD!)

La rabbia di non saper difendere suo fratello dai mali del mondo. La rabbia di non saper difendere neanche se stessa. E la paura che a nessuno sarebbe importato di farlo, di impedire che scene come quella si ripetessero ancora e ancora.

(SCEMA COME BRAAAAAAD!)

«Come ti permetti?», sussurrò soltanto, con la voce rotta da un’emozione che la caricava e spaventava allo stesso tempo. Strinse i pugni, invasa da un calore che avrebbe volentieri stracciato quella felpa che non l’aveva protetta da alcunché.

«Mamma!», gridò, rivolgendosi a Dana. «Ti prego, di’ qualcosa!»

«Io…»

Tornò a guardare Heike con tutto il disprezzo di cui era capace. Ma non era solo disprezzo, no: c’era un nuovo sentimento che si stava facendo largo dentro di lei, uno tsunami di emozioni che l’avrebbero portata anche a urlare e a sfasciare tutto.

Io l’ammazzo!, sentì nella sua mente. L’AMMAZZO!

Proprio quando quelle parole stavano per sgusciarle via dalle labbra, si fermò.

«Non ti agitare, ragazzina», sembrò schernirla Heike. «Non volevo dire quelle cose.»

Si accorse che stringeva i pugni meno di prima. E che il suo respiro, da gonfio che era, ora stava tornando a un ritmo normale.

«Non solo non dovresti dirle», rimarcò però Melissa. «Non dovresti neanche pensarle.»

Heike si lasciò sfuggire un sorrisetto che a Melissa non piacque per niente.

«Lo so, lo so. Ho capito. Mi dispiace.»

Sì, certo, come no, si disse tra sé e sé con sarcasmo. Ripensò però alle parole che l’avevano attraversata poco prima, un sentimento che le era del tutto sconosciuto, e se ne vergognò. Come le era venuto in mente di pensare una cosa del genere?

«Quindi sai dirci dov’è?»

«No», rispose secca Heike. «Ma forse al rifugio sapranno dirvi qualcosa di più.»

Melissa e Dana si scambiarono un’ulteriore occhiata, l’ennesima che non aveva bisogno di parole.

«Va bene. Grazie», la liquidò, trattenendosi dall’aggiungere altro.

Tornarono in camera, senza che nessuna delle due proferisse parola, nemmeno sulla pericolosità dell’ultima rampa e sulla necessità di tenersi al corrimano. Quando Melissa chiuse la porta, si rese conto che sua madre aveva taciuto fin troppo con Heike. Si disse che c’era senz’altro un motivo, una ragione che aveva intenzione di chiarire. Inoltre, in quella stanza, si era levato un tanfo terribile. Voleva chiedere a sua madre se potesse essere lo scarico, ma non aveva voglia di parlarle. 

In compenso, però, starnutì. Almeno tre volte.

 

   
 
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