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Autore: KaronMigarashi    18/12/2023    0 recensioni
[Hogwarts Legacy]
Dal testo: - " Siamo tutti peccatori, Amalia. Esopo ha ceduto alla magia oscura, tu hai voltato le spalle a chi credeva in te e io beh... sono ciò che vedi e ciò che sono stato. Né più, né meno. " -
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'O forse è a Tassorosso la tua vita, Purvincolo. '
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Amalia dovette farsi largo tra le macerie della vecchia battaglia con i goblin quando discese in fretta nel sottosuolo di Hogwarts. Oltre la camera degli Eletti, dove l'oscurità era rischiarata da immensi bracieri accesi. Dove il male aveva fallito più di una volta. 

" Esopo! "

Continuò a gridare il suo nome zigzagando tra massi e pezzi di marmo che ostruivano il fragile percorso di pietra. Illuminata dalla luce di un flebile Lumos, Amalia cercava il suo maestro e mentore, la sua guida che non le aveva mai permesso di vacillare nel compito che si era scelta di seguire per la vita: diventare un Auror. Adesso inseguiva la sua figura claudicante e sfuggente nella più nera oscurità, era come se le fondamenta di Hogwarts stessa impedissero di farli proseguire oltre. E lei ne capiva il motivo. Quel luogo non doveva essere profanato una seconda volta, l'attacco di Ranrok aveva già dato un duro colpo, non si meravigliava se adesso l'intero luogo si preparava a difendersi da ulteriori intrusioni. Sentiva l'Antica Magia risuonarle nel corpo in connessione con il castello, vibrava al suo interno con tanta ferocia da farle male. Non doveva essere lì. Esopo non doveva affatto essere lì. Non per lo scopo sbagliato con cui si era precipitato. 

“ Esopo, non farlo! “

Gridava disperata il nome dell'uomo di cui si era fidata fino a pochi istanti prima. Prima che lui le scagliasse addosso schiantesimi per rallentarla. Lo shock di quel gesto improvviso l'aveva effettivamente fermata un istante alla riflessione mentre lui la sorpassava nel passaggio segreto in tutta fretta. Amalia aveva ripreso ad inseguirlo un istante più tardi, ma l'illuminazione della bacchetta del mago era ormai diventata un lontanissimo puntino bianco pallido. 
E infine lo vide, il deposito di Magia Antica. L'ultimo rimasto intonso dalla corruzione. Una  maestosa sfera di metallo ed energia fusa assieme nel cuore pulsante della caverna principale, al centro del sottosuolo del castello. La cui luce brillava fredda e calda. Spaventosa ed impressionante.  Ed era proprio sotto quella stessa magia che Amalia aveva fatto un giuramento al suo vecchio maestro Fig, che avrebbe tenuto segreto e protetto l'ultimo contenitore. E negli ultimi anni c'era anche riuscita, sigillando qualunque entrata possibile e arrivando perfino ad usare l'incantesimo Oblivion su tutti gli insegnanti che avevano partecipato alla battaglia. Tutti tranne uno. All'epoca si disse che aveva bisogno di un alleato contro la caccia ai restanti folletti e bracconieri e chi meglio di un ex auror per una più completa formazione magica? Così aveva permesso soltanto ad Esopo di tenere i ricordi di quel giorno. Ma aveva davvero fatto la cosa più giusta? Tempo fa il professor Fig le aveva rivelato che la conoscenza rendeva una vita solitaria e forse soltanto ora ne capì appieno il significato.
E aveva sbagliato... avrebbe dovuto farsi seppellire tra quelle macerie e proteggere il deposito dall'interno, un sacrificio che allora non era riuscita a prendere, rendendo vana la promessa fatta ad un mago che gli era morto tra le braccia. 
Quando finalmente raggiunse Esopo, una figura magra e del tutto priva della pacata compostezza che caratterizzava il suo insegnante di pozioni, Amalia non abbassò la bacchetta. Non si fidava più. 

“ Esopo, te lo chiederò soltanto una volta. Allontanati dal deposito e vattene. “

Lui in risposta neanche si voltò per parlarle, teneva la bacchetta puntata sulla sfera. La gamba sfregiata tremava come una foglia rinsecchita e tra le labbra gli usciva una specie di nenia melodica a lei del tutto sconosciuta. L'inizio di un incantesimo.

“ Esopo, ti prego! Non costringermi a farlo... questa magia non è per te. “

Un ghigno sghembo e una risata amara. La voce roca e spezzata di un uomo stanco. 

“ Non sei stanca Amalia? Io sì. Da molto tempo. “

La punta della bacchetta del mago si illuminò di un rosso acceso, sprigionando scintille scarlatte verso il fragile globo luminoso. Lei tremò d'incertezza. Non era suo costume attaccare un uomo alle spalle, ma lui non si fermava... qualunque cosa stesse mettendo in moto in quell'istante. E non gli chiese neanche il perché, lei lo sapeva meglio di chiunque altro: debolezza. Era quella la chiave di tutti i problemi del mago. La debolezza e la frustrazione di un corpo non più funzionante. Esopo cercava da tempo una cura per fattura oscura che aveva colpito una delle sue gambe, ma fin'ora ogni sforzo era stato mal ripagato. Certo, il potere di guarigione che aveva l'Antica Magia era immenso, ma il costo da pagare era troppo alto perfino per un auror prodigioso come lui. 

“ Non è questa la soluzione, lo sai! Possiamo cercare altrove una cura, sono sicura che... “

“ NO! Non c'è! “

Tremando di pianto non ancora versato, la strega gli puntò la bacchetta al collo per intimargli la resa. Quella magia non doveva essere usata per nessun motivo al mondo, avrebbe corrotto qualsiasi creatura toccata. Anche la più pura delle intenzioni si sarebbe maledetta in qualcosa di oscuro e morboso. La stessa ossessione che aveva quasi ucciso Sebastian, anche lui nell'eterna ricerca di una cura, forse identica a quella del vecchio professore. Amalia aveva già perso il suo fidanzato, ora stava per perdere anche il suo insegnante, un mago che si era rivelato la figura paterna di cui si sentiva orfana. Quasi le mancò la voce nell'impartirgli l'unico ordine che non avrebbe mai voluto dare, non a lui. 

“ Abbassa la bacchetta, auror. “

“ Non posso farlo. Battiti con me Amalia, o uccidimi se preferisci, fa quello che devi, io non mi fermerò in nessun caso. Questa magia è l'unica in grado di sistemare il mio corpo. Non devo fare altro che prenderne un po'. “

Da quel momento in poi la strega possedeva soltanto ricordi sconnessi: il fracasso di una frana, il lancio dei suoi incantesimi di difesa... l'esplosione del deposito di Magia Antica. 
E poi niente era più come prima. In un battito di ciglia Amalia si era ritrovata sola, sentendosi addosso l'onta del fallimento e la disperazione di una grande sconfitta. Aveva gettato la propria bacchetta nella Foresta Proibita e voltato le spalle all'unico mondo che sentiva di appartenere, esiliandosi ad una vita babbana, richiudendosi nelle solide mura della villa di famiglia. E cercò di dimenticare ogni cosa.
 

" Esopo, no! "

Quando Amalia riaprì gli occhi si ritrovò davanti il volto preoccupato di Victor, con un aspetto tanto arruffato da ricordarle uno scontroso barbagianni. Era stato tutto un sogno? Sentì le lacrime rigarle ancora il viso, erano reali sulla sua pelle e bruciavano. L'esplosione del contenitore, lo scontro con Esopo... da quanto quell'incubo continuava a tormentarla? Sobbalzò, ancora scossa, quando il pollice di Victor Rookwood le asciugò le ultime lacrime. 

“ Purvincolo, mi meraviglio di te. “

Il tono con cui le parlò era carico di ironia, ma senza alcuna cattiveria celata al suo interno. 

“ C-cosa? “

Ancora un po' stordita dal disagio di un sonno agitato, Amalia si rese conto di dov'era e con chi soltanto in quel momento: era al cottage abbandonato sulla costa di Clagmar, il nascondiglio che custodiva gelosamente da quando aveva quindici anni. E non era sola, con lei c'era Victor. Nudo. Nel suo letto. Con lei altrettanto nuda. Muovendo appena le gambe arrossì di pudore nel sentire quelle di lui intrecciate alle proprie.

“ Non è carino urlare il nome di un altro uomo mentre sei fra le mie braccia. “ 

“ Ho... dormito? “

“ Una mezz'ora. “

“ E tu? “

“ Oh, io ero troppo impegnato con altro per pensare di dormire. “

Vide il suo sorriso sornione allargarsi mentre avvertiva chiaramente la presenza forte e tangibile di una delle sue mani accarezzarle il corpo sotto la pesante trapunta patchwork. La sentì su un seno, sfiorarle il capezzolo per gioco facendole il solletico. Poi scese verso lo stomaco, dove si soffermò per tamburellarle le dita in modo quasi pensieroso. E i loro occhi s'incontrarono, nel silenzio di domande non ancora fatte. 

“ Dimmi che stai bene Amalia. Dimmi che mi vuoi. “

Glielo sussurrò all'orecchio con voce roca di lussuria, la corta barba le graffiò la pelle delicata e lo sentì farsi largo tra le sue pieghe in punta di dita. E gemette. Un piccolo suono acuto inghiottito dalla tempesta che infuriava al di fuori di quelle vecchie mura di pietra e legno.
Lei non aveva più parole, si lasciò andare a quella follia di eccitazione a cui Victor l'aveva iniziata ore fa. Dopo il loro recente incontro a Londra si erano ritrovati più volte, per litigare e per flirtare. Si consumavano di baci e languide carezze quando non erano troppo impegnati a farsi dividere da ideali troppo diversi tra loro. E quando lei si era decisa a donargli tutta se stessa Victor non si era tirato indietro una seconda volta, non l'aveva abbandonata nella solitudine di quella notte troppo fredda alla richiesta di amarla per la donna che era. L' unica creatura che lui vedeva in lei. La sua purvincolo. Fu un'unione lenta e paziente, la più dolce che avesse mai avuto nella sua vita dannata. E quasi lo aveva spezzato. Aveva asciugato le lacrime salate dei suoi incubi e l'aveva ricoperta di baci e lode, di gentilezze che volevano spazzar via ogni nuvola nera dai suoi occhi color pioggia. L'aveva amata. In quell'istante Victor Rookwood l'aveva amata con tutto se stesso. 
E quando finalmente la calma s'impossessò delle loro membra e rese i loro occhi troppo stanchi per essere tenuti aperti ancora a lungo, Amalia gli fece un'unica domanda a cui il mago rispose con la più sincera delle sue verità. L'unica volta in cui lo fece. 

“ Che cosa siamo, Victor? Dopo tutto quello che abbiamo passato... cosa siamo diventati? “

“ Siamo tutti peccatori, Amalia. Esopo ha ceduto alla magia oscura, tu hai voltato le spalle a chi credeva in te e io, beh... sono ciò che vedi e ciò che sono stato. Né più, né meno. “
 
  
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