fruitcake.
giorno 19, prompt b): ritardo
7. “I’m late.” ;
[ colonna sonora: Sweet Nothing ]
Un pensiero intrusivo non l’aveva fatta dormire. Qualcosa le frullava nella testa da quando era andata a letto la sera prima. L’aveva fatta girare e rigirare nel letto, in preda alla confusione. Teddy dormiva placidamente e non voleva disturbarlo o svegliarlo, così gli si era rannicchiata addosso per sentire il suo calore e il suo buon odore di sapone e quel sentore di buono della t-shirt che usava come pigiama, ma solo le sue braccia che la stringevano l’avevano (in parte) tranquillizzata. Teddy si era svegliato volentieri, l’aveva baciata e toccata, e poi avevano fatto l’amore con lentezza e Victoire aveva sentito tutta la stanchezza e l’inquietudine defluire via da lei a ondate, a ogni movimento dei loro corpi, a ogni spinta di Teddy dentro di lei, sempre più in profondità fino a toccarle l’anima.
Ma ora, il mattino grigio di metà dicembre riporta a galla quel presentimento. Ecco cos’era: un presentimento. Come qualcosa che le aleggia sulla pelle, scostante e maleducato. Non le lascia tregua. E poi eccolo lì: il pensiero. Eccolo lì, il dubbio.
Victoire si alza dal letto scostando le coperte e il freddo della stanza le provoca la pelle d’oca. Agguanta una felpa di Teddy e scivola fuori dalla stanza. La sera prima ha lasciato la borsa che usa per andare al lavoro sul divano. La apre e tira fuori la sua agenda. La sfoglia febbrilmente, rannicchiata sul divano, i piedi nudi sollevati per sfuggire al pavimento freddo. La sfoglia e la risfoglia, sempre più veloce, i movimenti sempre più disordinati. No. No, non può essere.
Cazzo.
Cazzo cazzo cazzo.
Victoire si passa una mano sul viso.
Come ha fatto a non rendersene conto, per Godric? Teddy continua a dirglielo, che lavora troppo.
Eppure…
Eppure sono sempre stati attenti, sono attenti. Victoire prende tutti i mesi la pozione contraccettiva, e ha sempre funzionato, non è mai successo nulla, nessuna sorpresa e nessun…
“Amore?”
Victoire chiude di scatto l’agenda e solleva lo sguardo su Teddy: lui la sta osservando dal vano della porta, gli occhi spalancati e i capelli arruffati. È senza maglietta, e Victoire si chiede, come tutte le volte da quando lo conosce, come faccia a non sentire freddo.
“Che succede? Non stai bene?”
Victoire abbassa lo sguardo sull’agenda chiusa e poi lo rialza su Teddy.
“Non lo so.”
Teddy è subito da lei, le si siede accanto sul divano, le scruta il viso per capire se presenta segni di qualche malessere.
“Cosa senti? Hai i brividi? È per quello che stanotte sembravi turbata? Oppure ho fatto qualcosa.”
Victoire scuote la testa con decisione, e Teddy si zittisce. Lascia l’agenda sul tavolino da caffè e gli prende le mani, giocherella con le sue dita.
“Amore, che c’è? Mi spaventi…”
“Ho un ritardo.”
Lo butta fuori tutto d’un colpo, senza pensarci, altrimenti rischia di mettersi a urlare. E Teddy è già abbastanza preoccupato così.
Ora la guarda con gli occhi sbarrati, quasi come se non avesse ben capito, non fino in fondo. Victoire sposira. “Hai capito cos’ho appena detto? Ho un ritardo.”
“Sì,” risponde lui scuotendo la testa, per poi annuire come a volersi correggere. “Certo, ho capito. Come…”
“Il ciclo il mese scorso è saltato, ma non devo averci fatto caso, sai, tra il lavoro e il trasloco… Ho un ritardo di due mesi.”
“E non è… arrivato, quindi…”
“Ovviamente no. No.”
Cala il silenzio, che Teddy riempie con un sospiro. Poi il suo viso si apre in un sorriso. “Vic,” inizia. “Come ti senti a riguardo?”
“Come ti senti tu, a riguardo.”
Teddy aggrotta la fronte. “E che c’entro io? Io sto bene. Scombussolato, e paralizzato, ma bene. Voglio sapere come stai tu. Questa cosa ti turba, non è vero? Questa ipotesi, intendo.”
“Che tu e io… Che io possa…” Victoire non termina la frase, le parole le muoiono in gola. Fa un respiro profondo. “Insomma, non ci stavamo pensando. Non ne avevamo mai parlato tranne che nella teoria. Vogliamo le stesse cose, ma da qui a metterle in pratica… Da qui a che si concretizzino. Cioè. Cazzo. Che casino.”
Teddy le sorride, solleva le loro mani unite, le bacia le dita. “Andrà tutto bene. Hai capito? E Vic, qualsiasi cosa deciderai, io sarò con te.”
“Qualsiasi cosa…” Victoire non capisce.
“Sei nel pieno della tua carriera, al San Mungo. Una gravidanza vorrebbe dire fermarsi, un bambino porta inevitabilmente dei cambiamenti, e non voglio che tu debba rimpiangerlo, voglio che tu sia libera di scegliere.”
“E quello che vuoi tu? Non conta?”
“Conta e non conta. Non sarò io a portare avanti una gravidanza per nove mesi. Non sarò io a dover partorire. Non sarò io ad affrontare tutto ciò che una madre, e solo una madre, sa di dover affrontare. E solo perché siamo una coppia, e abbiamo una casa nostra, questo non vuol dire che c’è solo una scelta da fare, perché non è così. Qualsiasi cosa tu decida, hai il mio pieno e totale appoggio.”
Victoire gli butta le braccia al collo. Teddy le cinge la schiena, e il suo abbraccio è caldo, e sa di casa.
“Scusa, lo sai che sono un po’ impacciato con i sentimenti.”
Lei scuote la testa. “Sei bravissimo, invece. Grazie.”
La cerca per guardarla in viso. “Vic, lo affronteremo insieme. Non devi decidere ora.”
“Farò un primo test. Ma solo con gli esami del sangue ne saremo certi.”
Teddy annuisce. “Lo so. Fa’ con calma. Prenditi il tempo che ti serve.”
Victoire sospira. “Stamattina come prima cosa compro un test rapido alla farmacia babbana in fondo alla strada e lo faccio al lavoro, mi darà un primo risultato col quale orientarmi. Poi chiedo a Susan di ostetricia di farmi un esame più accurato senza farmi aspettare, mi deve un favore.”
Teddy le lascia un bacio veloce e dolce sulle labbra. “Vuoi che ti accompagni al San Mungo?”
“Lascia stare, non voglio che la Chapman* ti strapazzi.”
“Oh, be’, Hestia** garantirà per me. Garantisce sempre, per me.”
“Lo so.” Lei gli accarezza una guancia. “Rubacuori.”
“Ah, con Hestia non funziona, e lo sai.”
Victoire si rannicchia ancora un po’ nel suo abbraccio. Non sente niente, al momento. Nessuna strana sensazione, nessun presagio, non più. La mano corre inevitabilmente al suo addome e si chiede se davvero lì dentro ci sia qualcosa, qualcosa di talmente piccolo, per adesso, da non poterlo neanche immaginare. Rimangono lì ancora un po’, mentre il sole spunta tra la coltre grigia là fuori.
Note: che ne dite? Victoire sarà incinta o no? Chi ha letto Death in the Night ovviamente sa già. Per gli altri, non vi preoccupate, la risposta arriverà entro la fine di questa raccolta ♡
* Eva Chapman: personaggio di mia invenzione; nel mio headcanon, è Capo Ufficio Auror
** Hestia Jones: nel mio headcanon è Direttrice del Dipartimento Investigativo - Ufficio Auror