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Autore: DDaniele    20/12/2023    0 recensioni
[Insomniac Spider-Man]
Harry ritorna nell'appartamento della madre defunta per trascorrere il compleanno e assaporare lo spirito natalizio, ma non avverte nessuno sebbene abbia la febbre. Peter intuisce dove si trova e si prende cura di lui.
La storia partecipa alla challenge 25 Days of Ficsmas indetta dal gruppo Facebook italiano "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom" utilizzando i prompt del giorno 20: Cattivo odore, Hurt/Comfort, "Ti farà bene", Pigna, Nascondino.
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Aperta la porta d’ingresso dell’appartamento, Harry sgattaiolò dentro con passo malfermo e si richiuse la porta alle spalle e provò un veloce sollievo non appena sentì attutirsi i rumori provenienti dalla strada grazie al rivestimento in legno delle pareti. Sfilatosi il cappotto, lo agganciò all’appendiabiti che si trovava nell’atrio e si diresse nel salotto, dove sistemò il computer portatile sul lungo divano posizionato di fronte a un’ampia libreria a muro. Acceso il riscaldamento e sollevate le tapparelle, Harry si recò in cucina e aprì le finestre in modo da far uscire il lieve odore di cibo che ancora persisteva dalla sua ultima visita di un paio di giorni prima. Terminata questa accortezza, si spostò nella camera da letto, la quale era occupata per tre quarti da un grande letto a due piazze ricoperto di un elegante copriletto in seta bianca e per il resto da un imponente armadio. Aperte anche qui le tapparelle, Harry prese dal comodino una cornice la quale conteneva il ritratto di una donna e un bambino che sorridevano all’obiettivo della macchina fotografica. La donna aveva i capelli ondulati e rossicci, gli occhi castani dalla forma allungata e le fossette sulle guance ridenti, mentre il bambino aveva un aspetto molto simile a lei per via dei capelli rossi mossi e quasi ricci, gli occhi castani profondi e lucidi e le fossette incavate nelle gote. Harry rivide se stesso nel bambino e apprezzò ancora una volta quanto somigliasse alla defunta madre. Dopo essersi soffermato per qualche minuto sulla foto, si obbligò a riporre la cornice.
   Tornato in salotto, Harry fu scosso da un brivido di freddo e aumentò la temperatura del riscaldamento di qualche grado. Accese quindi il portatile e intanto che il computer si avviava egli scrutò la libreria alla ricerca del volume dell’enciclopedia delle piante che gli occorreva. Scrutò il dorso dei volumi indicandoli con la punta del dito come fosse stato un bambino nella casa dei nonni finché non trovò il tomo in cui campeggiava dorata la lettera P. Preso il libro, andò alla sezione dedicata alla Pigna e ritornò al portatile, che aveva aperto sopra il tavolino in vetro davanti al divano.
   Mentre leggeva le pagine che gli interessavano, Harry sentì arrivare dalla finestra delle voci di bambini che intonavano un canto natalizio. Affacciatosi, vide che il coro, composto da una ventina di bimbi vestiti di un bianco candido, si era fermato a cantare proprio sotto la finestra del suo salotto. L’adulto che li accompagnava faceva loro dei cenni con le mani per guidarli nelle note che dovevano prendere e aveva accanto a sé un cartello che invitava gli astanti a lasciare donazioni per il coro. Harry si fiondò all’ingresso e, preso il portafogli dal cappotto, si apprestò alla porta. Poggiata la mano sulla maniglia d’ottone, Harry fu nuovamente scosso da un brivido. Non dovrei uscire al freddo, si disse, ma nonostante ciò pescò le chiavi dalla tasca dei jeans e, aperta la porta, scese in strada.
   Egli raggiunse il crocicchio di persone che ascoltavano i bambini cantare proprio quando questi stavano intonando le strofe più famose di “Silent Night”:
 
   Silent night, holy night!
   All is calm, all is bright.
   Round yon Virgin, Mother and Child.
   Holy infant so tender and mild,
   Sleep in heavenly peace,
   Sleep in heavenly peace.
 
   Mentre ascoltava il coro, Harry si cinse con le braccia come abbracciandosi, nel tentativo di entrare nel clima natalizio e inoltre perché sentiva freddo, dato che nella fretta aveva lasciato il cappotto sull’appendiabiti. Ultimata la canzone, i bambini ruppero il gruppo e iniziarono a dirigersi verso la prossima strada. Harry raggiunse l’insegnante di musica e gli lasciò una generosa donazione, che l’uomo accettò sbalordito.
   Sentendosi un po’ più in pace con se stesso e il mondo, Harry si avviò verso l’ingresso del suo palazzo. Lungo il marciapiede, tuttavia, i brividi di freddo aumentarono e si fermò sul posto, battendo i piedi e stropicciandosi le braccia per scaldarsi.
   “Harry? Cosa ci fai in strada vestito così leggero?”
   Harry sollevò il capo e vide Peter sgomitare per passare tra i pedoni, nelle mani due piccole buste bianche della spesa.
   “Come facevi a sapere che ero qui?” gli domandò Harry di rimando quando Peter lo ebbe raggiunto.
   “Norman mi ha telefonato, dicendo che non ti trovava da nessuna parte e non rispondevi al cellulare. È preoccupato, sai, visto che hai la febbre. Io ho immaginato che fossi tornato nell’appartamento di tua mamma per essere lasciato in pace e per festeggiare da solo il tuo compleanno.”
   Nel frattempo che parlava, Peter si tolse la sciarpa che aveva al collo e la sistemò attorno alle spalle di Harry.
   “E ho indovinato qual era il tuo nascondiglio, a quanto pare” concluse Peter scoccandogli un sorriso divertito.
   “Dai, andiamo su casa adesso.”
   Rientrati nell’appartamento, Peter fece sedere Harry sul divano e gli misurò la febbre con un termometro:
   “37.9. Non è alta, ma aumenterà se esci fuori in jeans e maglioncino” gli disse Peter in tono risentito come un bambino che mette il broncio.
   “Passi sempre il 13 dicembre a lavorare anche se è il tuo compleanno. Due anni fa sei andato a un convegno, l’anno scorso hai frequentato un corso di aggiornamento. Qual è il programma di quest’anno?”
   Harry riavviò il portatile e indicò le pagine aperte del volume che aveva sistemato accanto al computer sul tavolino.
   “Voglio creare un ibrido di pigna che sia più resistente allo smog. La Fondazione Emily-May ha ricevuto una richiesta dai parchi federali, in cui spiegano che lo smog sta uccidendo pini e pigne in numeri sempre maggiori.”
   “Lavoro per il terzo anno consecutivo. Che noia” sbuffò Peter spegnendo il portatile.
   “Ehi, è un progetto importante!” si lamentò Harry sporgendosi in avanti dal divano verso il computer e il volume dell’enciclopedia.
   “Certo che lo è” concesse Peter tranquillo “ma se ti sforzi adesso la febbre peggiorerà e dovrai aspettare più tempo prima di guarire. Se invece ti riposi e ti curi, ti riprenderai più in fretta e tornerai al lavoro fresco e riposato.”
   “D’accordo” rispose Harry sbuffando scocciato.
   “Mi affido alle sue cure, dottore: cosa facciamo ora?”
   “Innanzitutto, devi stare al caldo” disse Peter alzando il termostato di altri cinque gradi. Dopodiché prese Harry per mano e lo portò nella camera da letto.
   “Non puoi stare vestito così. Quei jeans e il maglioncino in lana blu elettrico andranno bene per il ritrovo annuale dei giovani dirigenti più instagrammabili” disse Peter ridacchiando mentre rovistava nell’armadio. Harry scosse la testa all’ennesima frecciatina al suo abbigliamento da fighetto che Peter non gli faceva mai mancare.
   “Questo andrà benissimo!” esclamò Peter raggiante tirando fuori da un angolo dell’armadio una vecchia vestaglia da camera in pellicciotto marroncino, un abito dismesso dal padre a giudicare dal suo cattivo gusto. Non contento, Peter trovò in uno scaffale anche le pantofole abbinate di mussola marrone. Peter lanciò tutto sul letto e si sfilò il maglione in spessa lana rossa che indossava rimanendo in canotta sportiva. Fatto questo, Peter sfilò a Harry il maglioncino blu lasciandolo a petto nudo. Peter rubò un’occhiata ai suoi addominali e, le labbra increspate in un sorrisetto malizioso, gli diede un bacio sulla punta del naso. Per tutta risposta, Harry gli starnutì addosso.
   “Ma dai!!!”
   “Cosa ti aspetti flirtando quando ho la febbre??!” rispose Harry ridendo divertito.
   Peter, brontolando, infilò a Harry il suo maglione rosso Spider-Man e la vestaglia, gli rimise la sciarpa, dopodiché gli sfilò le scarpe e gli mise le ciabatte.
   “Adesso sei il ritratto perfetto del malato con la febbre!”
   “Sembro Bridget Jones dopo una delusione d’amore” osservò Harry guardandosi nello specchio interno dell’armadio.
   “Sai che vivo la vita una citazione pop dopo l’altra. Ora, in cucina!”
   Entrati in cucina, Peter richiuse le finestre per eliminare la corrente d’aria che si era formata, quindi prese dalle buste che aveva sistemato sul mobile accanto al piano cottura due contenitori.
   “Brodo di pollo, ricetta della zia May. Un grande classico per combattere la febbre” disse Peter sorridendo in direzione di Harry mentre apriva la prima scatolina.
   “E per aumentarne l’efficacia” disse in tono di voce soddisfatto sollevando il coperchio della seconda “ravioli cinesi alle verdure. Il profumino che proveniva dalla rosticceria quando li ho comprati era davvero invitante.”
   “Da soli sì, ma mischiati al brodo di pollo mandano un cattivo odore” osservò Harry scrutando da dietro le spalle Peter versare il brodo e i ravioli in un pentolino e metterlo sul fuoco.
   “Basta lamentele. Sono io il dottore, e io stabilisco che se brodo di pollo e verdure fanno bene per la febbre, allora insieme ti faranno bene il doppio!”
   “La tua sagacia medica mi impressiona.”
   “Libera il counter piuttosto, uomo di poco fede.”
   Dopo aver riscaldato il brodo, Peter servì la pietanza a Harry.
   “Apri la bocca.”
   “Non posso mangiare da me?”
   “No. Fa parte della cura. Lasciati imboccare.”
   Harry sporse la bocca e lasciò fare Peter. Non ammise che si divertì nel farsi imboccare dal fidanzato.
   “Ma sai che di gusto non è male? La pastosità al dente dei ravioli non c’entra molto con il brodo, ma le verdure hanno preso un buon sapore.”
   “Hai visto?” rispose Peter sorridendo soddisfatto.
   Cucchiaiata dopo cucchiaiata, il brodo finì.
   “Cosa prevede adesso la cura?” domandò Harry dopo che furono tornati in salotto.
   Presa la mano di Harry, Peter si sdraiò a pancia insù sul divano.
   “È l’ora del pisolino. E delle coccole. Consideralo anche il tuo regalo di compleanno provvisorio, in attesa che ti dia il vero regalo dopo che ti sarai rimesso” disse Peter facendogli cenno di sdraiarsi con lui.
   Obbediente, Harry si sdraiò sopra di Peter poggiando il capo sul suo petto. Mentre quest’ultimo si accoccolò sbadigliando, Peter gli accarezzò i capelli dietro la nuca. Cullandosi così, Harry e Peter si addormentarono.
   
 
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