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Autore: Signorina Granger    25/12/2023    2 recensioni
[Regan Carsen, Gabriel Greengrass, Jack Keegan]
❄️❄️❄️
Quando si furono allontanati, diretti verso l’uscita del cimitero portando con sé l’eco delle loro voci, tutto attorno alle lapidi tornò silenzioso, coperto da uno spesso strato di neve candida e soffice capace di attutire i suoni.
Nella fotografia Sean Selwyn, eternamente bello e giovane, destinato, a differenza di chi l’aveva amato, a non invecchiare mai, sorrideva ancora.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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EVERYTHING IS SILENT UNDER A THICK BLANKET OF FRESH SNOW



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Il primo a parlare, dopo un interminabile silenzio, fu Gabriel:
“Non capisco perché siamo qui.”
Il suono della voce profonda che si levò nel silenzio assordante non stupì nessuno dei presenti: avevano avuto modo di appurare molto tempo addietro che il loro amico faticava a sostenere il terribile peso del silenzio. Ma la verità era che Gabriel faticava a sopportare anche il peso di ciò su cui i suoi occhi si sarebbero soffermati qualora avesse alzato lo sguardo, pertanto spostò un piccolo cumulo di soffice neve fresca con la punta della scarpa destra tenendo il capo chino, determinato a non permettersi di indugiare sulle date incise sulla lapide gelata: facevano sempre troppo male.
“Siamo qui perché è giusto.” Jack si aggiustò la sciarpa di lana color borgogna che teneva allacciata al collo, sopra al lungo cappotto nero che si era infilato prima di uscire. Dopo essersi scambiati i saluti non aveva più detto una parola, e la sua voce suonò più rauca di quanto si aspettasse mentre teneva gli intensi occhi verdi puntati, a differenza dell’amico, sulle scritte incise sulla pietra che entro qualche decennio sarebbero diventate sempre più difficili da leggere, annerendosi fin quasi a scomparire alla vista distratta dei passanti.
“Sai che cosa non è giusto? Che non sia qui con noi.”
“Pensi forse che a qualcuno piaccia venire qui? Eppure la gente si trascina qui ogni giorno, sempre di più, negli ultimi anni, perché sono morte troppe persone. Venire qui è il minimo.”  Questa volta Jack sollevò la testa per far scivolare il proprio sguardo severo su Gabriel, che stava in piedi alla sua destra sulla neve fresca a soli un paio di metri di distanza, le mani in tasca e lo sguardo basso. Jack sapeva, naturalmente, che l’assenza di Sean non era affatto giusta, che la loro amicizia avrebbe avuto bisogno di più tempo per essere consumata, così come la vita stessa della persona che si erano radunati per ricordare. Ma sapeva anche che erano fin troppe le morti ingiuste che nell’arco di pochi anni avevano colpito il loro paese, la loro gente, i vecchi compagni di scuola, anche quelli di cui non ricordavano nomi e volti, persino i vicini di casa. Semplicemente la vita, talvolta, sapeva essere profondamente ingiusta, e la conclusione a cui era giunto era di potersene solo fare una ragione stringendosi a coloro che amava e che gli erano rimasti.
Jack guardò Gabriel scuotere il capo, lo sguardo cupo, forse persino risentito, mentre rivolgeva tutta la sua attenzione sulla neve ai suoi piedi. Talvolta, quando lo guardava, riusciva per un istante a scorgere di nuovo l’espressione sorniona e sorridente che per anni gli aveva scorto sul viso, quando ancora erano compagni di stanza e la vita appariva più leggera, il futuro più roseo e sostenibile. Ma Gabriel era cambiato nel corso degli anni, come tutti loro, e Jack non lo vedeva più sorridere così spesso.
“Non gli sarebbe piaciuto saperci piangerci addosso, soprattutto qui. Soprattutto oggi.”
“Ricordare non è piangersi addosso. Non è sempre il momento giusto per brindare.”
“Fatela finita. C’è bisogno di quiete qui.”
La voce pacata di Regan, in piedi in mezzo ai due, si levò con un pacato tono perentorio che tradì una vaga traccia di distrazione, come se avesse parlato per abitudine senza però dare perfettamente ascolto alle parole dei suoi amici. Stava osservando, al contrario di Jack, al contrario di Gabriel, la foto ovale di un bellissimo, spensierato e giovane Sean che sorrideva a lui e a chiunque avesse posato lo sguardo su quell’immagine che con ogni probabilità era stata scattata dalla di lui sorella. Era davvero una bella foto, si disse Regan. A Sean sarebbe piaciuto saperla quella che chiunque avrebbe visto passando davanti al luogo in cui riposava. E gli sarebbe piaciuto vederli lì a punzecchiarsi come avevano sempre fatto, quasi come se non fosse cambiato nulla dai tempi in cui condividevano i banchi di scuola.
“C’è troppo silenzio per i miei gusti.” Gabriel, che quella foto non riusciva a guardarla, scosse il capo e spostò dell’altra neve con il piede, questa volta con maggior foga. Si bagnò le scarpe eleganti, ma non gli importò poi molto.
“Del resto non hai mai imparato a tacere.”
“Jack, mi stai scocciando.”
Voi due state scocciando. Insieme vi trasformate puntualmente in un paio di ragazzini. È Natale, fate i bravi bambini.”
Regan si aggiustò distrattamente il nodo della cravatta allacciata parzialmente visibile attraverso il bavero del cappotto, abituato a “mettere in riga” i suoi amici e a porre fine alle loro frequenti quanto brevi scaramucce: del resto qualcuno, in assenza di Sean, doveva pur assolvere quel compito.
Per qualche altro minuto non aggiunsero altro, ciascuno di loro naufrago in mezzo a ricordi legati al loro vecchio amico, tutti differenti e che nessuno dei tre avrebbe condiviso con gli altri, o almeno non quel giorno: continuavano a vedersi, più o meno di frequente, ma di Sean parlavano sempre meno, probabilmente perché c’erano giorni in cui ricordare anche i momenti più gioiosi sembrava troppo doloroso. Allora, quando uno dei tre leggeva nello sguardo di uno degli altri il ricordo del loro quarto amico, subito diceva qualcosa per cambiare argomento, rispettando una sorta di codice non scritto stipulato pezzo dopo pezzo nel corso del tempo. Alla fine, esattamente come ciascuno di loro avrebbe previso, anche Sean, a parlare fu di nuovo Gabriel, spinto dall’insofferenza verso quel luogo: era sempre il primo a non voler mettere piede lì, il primo a voler fuggire via. A volte il rifiuto che provava nei confronti del luogo dove giaceva uno dei suoi più vecchi amici lo faceva sentiva in colpa, come aveva avuto il coraggio di confidare qualche mese prima soltanto ad Elena, talvolta lo faceva sentire come se non stesse dando la giusta importanza a ciò che aveva perso. Lei gli aveva promesso che un giorno le cose sarebbero cambiate, ma un altro anno stava per giungere al termine e Gabriel ancora non riusciva a stare lì troppo a lungo.
“Andiamo a berci qualcosa? Prima di andare a sorridere e a stringere le mani ai parenti devo metabolizzare un po’ di cose. E vi ho anche preso i regali, brutti stronzi che non siete altro.” I cristallini occhi verdi di Gabriel solcarono i volti di Jack e Regan animati da una luce speranzosa abilmente nascosta sotto strati di simulata e pigra insofferenza nei loro confronti, e un sorriso sfiorò le labbra del mago quando li vide scambiarsi una rapida occhiata e assentire con muti cenni del capo. Salutarono Sean, tutti e tre in silenzio, ciascuno a modo loro, e poi diedero le spalle a dove giaceva per allontanarsi fianco a fianco, come quando percorrevano i corridoi di Hogwarts per raggiungere un’aula.
“Buffo, ero certo che come al solito sarebbe arrivato decretando che il regalo per noi era la sua amicizia. Quale onore!”
“Forse Greengrass è diventato adulto. Nessuno ci crederà mai.”
Quando si furono allontanati, diretti verso l’uscita del cimitero portando con sé l’eco delle loro voci, tutto attorno alle lapidi tornò silenzioso, coperto da uno spesso strato di neve candida e soffice capace di attutire i suoni.  
Nella fotografia Sean Selwyn, eternamente bello e giovane, destinato, a differenza di chi l’aveva amato, a non invecchiare mai, sorrideva ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Negli anni ho scritto molto, ho sviscerato il più possibile il dolore di Charlotte per la perdita di Sean, così come quello di Aurora. Qualche settimana fa, tuttavia, mi sono improvvisamente resa conto di non aver fatto lo stesso per Regan, Gabriel e Jack, di non aver affrontato all’epoca e in maniera più profonda il loro dolore per la perdita dell’amico e compagno di scuola. E quando farlo se non oggi, che sarebbe il suo compleanno.
Ho sempre visualizzato Gabriel, Jack, Regan e Sean come una sorta di Malandrini in versione Serpeverde e pensare che anche la loro sorte come gruppo di amici sia stata infelice è un po’ triste❤️ Fortunatamente loro tre conteranno sempre gli uni sugli altri.
Ancora Buon Natale,
Signorina Granger
   
 
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