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Autore: Europa91    27/12/2023    0 recensioni
[Gojo x Sukuna]
[Yuji x Megumi]
[past Michizane x Sukuna][past Gojo x Geto]
“Forse potrà sembrarti una specie di favola, ma non lo sarà. Questa notte ti narrerò dello stregone più potente della storia e di come il suo destino abbia finito con l’intersecarsi con quello dello stregone più forte della nostra epoca”
Sei anni dopo la battaglia avvenuta a Shinjuku, Yuta Okkotsu ripercorre gli eventi del passato, convertendo una tragedia in storia della buonanotte.
[Spoiler per chi segue solo l’anime]
Questa storia partecipa al Writober 2023 di Fanwriter.it
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Geto Suguru, Gojo Satoru, Okkotsu Yuta, Ryōmen Sukuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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VIII notte - Competition






 

prompt: Medaglia


“Qual è il gioco più pericoloso?”

Jjk vol.18






 

Presente


Giappone

- residenza del Clan Gojo-



 

“Ryomen Sukuna passò alla storia come un individuo cinico e spietato, privo di sentimenti. Durante i suoi ultimi anni si vocifera avesse assunto un aspetto mostruoso. Possedeva quattro occhi così come altrettante braccia. Alla sua morte non vi era nulla che potesse ricordare l’essere umano che era stato”

Megumi lesse quelle frasi con calma, scandendo con cura ogni parola, sentendo lo sguardo penetrante di Yuji su di sè per tutto il tempo.

“Se hai qualcosa da dire fallo subito ma smettila di fissarmi” lo ammonì, richiudendo il tomo che aveva rubato dalla libreria dei Gojo e che teneva tra le mani.

“Spero di non risultare troppo arrogante” iniziò il giovane stregone. Fushiguro alzò gli occhi al cielo invitandolo a continuare.

“Ho incontrato Sukuna, esattamente come hai fatto tu” Gli angoli della bocca del moro si contrassero mostrando un’espressione di puro disgusto al solo ricordo,

“Durante quei mesi credo di essere riuscito a scorgere una parte del suo vero io. Non voglio giustificare i suoi comportamenti. Uccidere degli innocenti a sangue freddo o per puro diletto è un atto che non cesserò mai di condannare. Eppure non riesco ad evitare di pensare ad una cosa: Sukuna non è sempre stato un mostro, sono stati certi avvenimenti a spingerlo verso quella direzione”

“Ha scelto comunque un sentiero fatto d’oscurità”

“Puoi biasimarlo? É stato tradito dalla persona che più amava al mondo”

“Vallo a dire a mia sorella o a tutti gli innocenti che ha ucciso” il ricordo di Tsumiki era ancora fin troppo vivido nella sua mente. Megumi aveva assistito alla sua morte, aveva visto il proprio corpo darle il colpo di grazia. Era stato uno dei suoi ultimi momenti di lucidità prima di sprofondare nell’abisso.

Di fronte a quelle parole Itadori non seppe come replicare.

Fushiguro aveva ragione. Quello che Yuji non sapeva però era di come anche lui avesse scorto il vero volto del Re delle maledizioni. Quando la sua coscienza si era svegliata dall’oblio in cui era stata confinata lo aveva incontrato. In quell’occasione Sukuna si era presentato come un uomo dai capelli chiarissimi che accanto a Satoru Gojo cullava una piccola Sayuri come fosse la cosa più preziosa al mondo.

Un’immagine che stonava troppo con quella descritta in quel volume.

“A tutti noi è capitato di perdere qualcuno di caro ma non ci siamo trasformati in maledizioni” ribatté cercando lo sguardo del compagno. Itadori all’inizio non rispose, accettando la sconfitta.

“Dopo Shibuya credevo che sarei impazzito” confessò di punto in bianco, passandosi una mano sul volto, tracciando delicatamente i contorni della cicatrice che si era procurato in quella fatidica notte,

“Non sapevo ancora se meritassi di vivere o meno, in fondo avevo ucciso così tante persone.” Megumi annuì, ricordando vagamente il caos di quei giorni e il senso di sconfitta che ne era seguito. Senza Satoru Gojo tutti loro si erano sentiti persi e per la prima volta vulnerabili. Gli era bastato ricongiungersi con Itadori per tornare a credere di essere forte, invincibile.

Aveva trovato il ragazzo insieme a Yuta e per un istante aveva pensato potesse essere la peggiore tra le accoppiate possibili.

“Sei apparso davanti ai miei occhi e mi hai chiesto di salvarti” proseguì il ragazzo dai capelli rosati. Megumi abbassò il capo imbarazzato dall’ennesimo ricordo,

“Ti ho solo chiesto di prestarmi la tua forza” si limitò ad aggiungere. Yuji scoppiò a ridere,

“In quel momento avrei fatto qualsiasi cosa per liberare il maestro Gojo” ammise,

“E io per salvare Tsumiki”

“I sentimenti possono rivelarsi davvero pericolosi, forse è proprio per questo che Sukuna ha cercato di sopprimere i propri” proseguì Itadori

“Perchè non riesci a vederlo per il mostro che era?” Fushiguro non riusciva davvero a comprenderlo,

“Perchè io sono come lui. Devo credere in qualche modo nella sua umanità o potrei iniziare a dubitare della mia”

“Che sciocchezze”

“L’hai definito mostro ma in fondo cosa ha fatto? È perché ha ucciso indiscriminatamente? Ha usato anche i nostri corpi per farlo” siamo colpevoli tanto quanto lui

“Itadori”

“Anche le nostre mani sono macchiate dal sangue di persone innocenti. Junpei…” era da diverso tempo che Megumi non udiva quel nome. Era un amico di Itadori che Mahito aveva manipolato e usato contro di lui. Afferrò istintivamente il compagno, tirandolo verso di sé in un abbraccio goffo e impacciato. Non era abituato a prendere l’iniziativa.

“Siamo degli stregoni” sussurrò ad una spanna dal suo orecchio,

“Lo so non siamo eroi ma stregoni, così come Sukuna non era solo una calamità. Pensa a Sayu-chan o al fatto che fra tutti, Gojo sensei abbia scelto proprio lui”

Fushiguro si arrese, non sarebbe mai riuscito a far cambiare idea ad Itadori. Non quando i suoi occhi brillavano con una tale convinzione.

“Satoru Gojo è sempre stato imprevedibile” ammise a denti stretti. 

Il ricordo di quel sorriso che il proprio sensei aveva rivolto a Sukuna gli tornò alla mente. In effetti non aveva mai visto Gojo tanto felice. Quell’immagine stonava completamente con quella dell’uomo che lo aveva cresciuto. 

“Questo libro però non racconta di cosa successe a Sukuna” cambiare argomento gli era sembrata la soluzione migliore. Yuji stretto nel suo abbraccio annuì, prima di liberarsi dalla presa e sfilargli il pesante tomo dalle mani.

“Manco io conosco tutta la storia, dispongo solo di qualche frammento che ho scorto nella sua mente”

“Puoi raccontarmelo?” Itadori sorrise,

“Sicuro? Potresti avere un’altra crisi” lo prese in giro,

“Abbiamo ancora un paio d’ore prima che Sayu torni da scuola” e tu sei al mio fianco

Yuji annuì.

“Ok, vediamo da dove posso cominciare? Cosa sai di Sugawara Michizane?”

 

***

 

Giappone

- Periodo Heian -


Insieme alla consapevolezza dell’amore per Michizane, in quell’autunno arrivò nella vita del giovane Ryoma un altro sentimento fino ad allora sconosciuto, la gelosia.

Lo fece sotto le sembianze di un giovane poco più grande di lui ma molto più atletico e dotato nelle arti occulte.

Uraume Ichigo aveva vent’anni e una promettente carriera alle spalle. Aveva affinato per anni la propria tecnica ed era diventato uno stregone di secondo livello senza troppi problemi. Il giovane Ichigo aveva un sogno che lo aveva spinto a lasciare il proprio villaggio insieme al fratello minore.

“La prego Sugawara-dono mi prenda come suo apprendista” 

Ryoma non poteva credere alle proprie orecchie. Quel nuovo stregone dai folti capelli corvini si era appena trasformato da presenza molesta a nemico. Lo fissò con astio. Non aveva intenzione di dividere le attenzioni di Michizane con nessuno.

“Non ci penso nemmeno” bastò la risposta dello stregone leggendario per fare calare il gelo e calmare il suo spirito già sul piede di guerra.

“Non ho tempo per occuparmi di un altro moccioso, per quanto dotato tu possa essere Uraume-kun due apprendisti sono decisamente troppi” proseguì iniziando a muovere il proprio ventaglio con il solito fare teatrale.

Ryoma non sapeva se esserne felice o meno. Non voleva fantasticare troppo su quelle parole, conosceva bene il proprio maestro, la verità era che accettando un nuovo allievo non avrebbe più potuto frequentare le amate sale da tè o rilassarsi alle terme. Scacciò velocemente quel ricordo dalla propria mente anche se non gli impedì di arrossire.

“Allora perché non scegliete me al posto di questo ragazzino?” il tono deciso di Ichigo lo sorprese così come la sua sfrontatezza,

“Ehi senti un pò chi ti credi di essere?” sbottò e per la prima volta si guardarono negli occhi. 

Uraume era più alto di Ryoma e decisamente più atletico. Sembrava così adulto mentre lui possedeva ancora il corpo e soprattutto lo spirito di un ragazzino. Questo portò il più giovane a chiedersi se anche Michizane lo vedesse in quel modo, in fondo aveva la stessa età del minore dei suoi figli. Era un pensiero fisso che accompagnava Ryoma sin dal giorno del funerale, o forse ancora prima, quando il suo destino si era intrecciato con quello dello stregone più forte di quell’epoca. 

“Sono Uraume Ichigo, ricordatevi di questo nome perché un giorno diventerò un grande stregone” affermò con orgoglio gonfiando il petto. Fu allora che il futuro Re delle maledizioni notò una figura muoversi alle sue spalle. 

“Cosa stai nascondendo?” Ichigo gli sorrise,

“Solo il mio fratellino, anche se non sembra è bravissimo a cucinare, per questo ho deciso di trascinarlo nei miei viaggi” spiegò facendo un paio di passi in avanti.

Il piccolo Uraume finalmente si mostrò alla vista. Il primo particolare che colpì Ryoma furono i suoi capelli candidi come la neve. Erano simili ai suoi. Fu l’unica cosa a cui il giovane disgraziato riuscì a pensare. 

“Fratello? Quanti anni hai piccolo?” Michizane si intromise nella conversazione correndo verso il giovane Uraume, ignorando volutamente Ryoma e Ichigo ancora impegnati a lanciarsi occhiate di fuoco.

“É uno stregone?” Domandò il primo, cercando di nascondere la propria sorpresa,

“Possiede le mie stesse abilità ma si rifiuta di utilizzarle, non so se per timidezza o altro. Mio fratello non è mai stato un tipo molto socievole”

Ryoma annuì, forse anche il giovane Uraume era stato bullizzato in passato per colpa del proprio aspetto. Avrebbe tanto voluto parlarci ma l’orgoglio glielo impediva. Si limitò ad osservarlo da lontano mentre seguiva ogni passo del fratello, come un mite servitore in attesa di ricevere degli ordini. 

Un paio di volte i loro sguardi finirono con l’incontrarsi.

Ryoma si sentì quasi a disagio di fronte alla serietà di quelle iridi. Era come se Uraume lo stesse silenziosamente rimproverando per qualcosa, Ryoma però era ancora troppo giovane per comprendere il significato celato dietro quell’espressione. Per lui esisteva solo Michizane insieme alla moltitudine di emozioni generate dalla sua sola presenza.

 

***

 

“Voglio proporvi una sfida” Sugawara se ne era uscito con quella proposta, dopo aver assistito all’ennesimo diverbio scoppiato tra Ryoma e Ichigo. Era da diversi giorni che i fratelli Uraume avevano preso a seguirli, movimentando la quotidianità delle loro giornate.

Ichigo non perdeva occasione per vantarsi delle proprie abilità con Michizane insistendo per diventare suo apprendista. Se all’inizio Ryoma lo aveva trovato divertente ora quello spettacolo si stava trasformando in un teatrino davvero irritante. Non sopportava che quel ragazzo ottenesse tutta l’attenzione di Sugawara ma nemmeno le occhiate adoranti che era solito rivolgere allo stregone dagli occhi viola. 

“Mi è stato richiesto di esorcizzare diverse maledizioni di secondo livello che stanno infestando un villaggio abbandonato. Si trova a cinque giorni di cammino e non ho molta voglia di andarci. Così ho pensato che potreste occuparvene voi” la sfacciataggine di Michizane delle volte aveva dell’incredibile. 

“Sarà un ottimo allenamento, chi esorcizzerà il maggior numero di maledizioni e per primo farà ritorno diventerà il mio apprendista” concluse sfoggiando il proprio sorriso migliore.

“É la cosa più assurda…”

“Accetto” 

Ryoma fissò Ichigo senza parole. Quel ragazzo era ancora più stupido di quello che credeva. 

Michizane si stava solo approfittando di loro per evitare di svolgere il proprio dovere. Non poteva biasimarlo, aveva finto la propria morte per ottenere quella libertà che in vita non gli era mai stata concessa ma la nomea di stregone più forte non avrebbe mai cessato di perseguitarlo o gravare sulle sue spalle. Vi erano maledizioni che potevano essere esorcizzate solo grazie al suo intervento. 

Michizane Sugawara non avrebbe mai potuto ignorare una richiesta d’aiuto. Avrebbe fatto il possibile per evitare perdite di vite innocenti, per questo aveva continuato a svolgere segretamente il proprio lavoro. Era stato così che Ichigo lo aveva rintracciato ed erano finiti in quell’assurda situazione.

“Perchè mi sembravi tanto contrario alla sfida?” 

Alla fine Ryoma aveva ceduto e si stava incamminando verso il villaggio maledetto insieme al proprio rivale. Sarebbe stato un lungo viaggio, durante il quale avrebbe lottato contro i propri nervi per tollerare la molesta presenza di Ichigo, così come le sue domande.

“Semplicemente perchè conosco il mio maestro”

“Michizane Sugawara è davvero incredibile” l’albino alzò gli occhi al cielo, facendo appello a tutto il proprio autocontrollo.

“Parli in questo modo perchè non lo conosci”

“Tu invece sì? Dimmi, da quanto sei al suo fianco?”

“Un paio d’anni”

“Quindi da quando ha finto la propria morte?”

“Più o meno” rimasero in silenzio per pochi minuti poi Ichigo riprese a sferrare il proprio attacco,

“Certo che è curioso” iniziò con fare sibillino e volutamente provocatorio,

“Cosa?”

“Perchè uno stregone potente e rinomato come Michizane Sugawara ha scelto di inscenare la propria morte?” Ryoma stava seriamente rischiando di perdere la pazienza,

“Non credo siano affari che ti riguardino”

Tu lo sai. Tu conosci il motivo” aveva solo una gran voglia di prenderlo a pugni ma sapeva di non poterlo fare. L’aveva promesso a Sugawara, il giorno stesso in cui aveva accettato di diventare suo apprendista. Ryoma non avrebbe fatto ricorso alla violenza, non era più una calamità naturale bensì uno stregone.

“Anche se fosse non te lo direi mai, quindi ti prego di smetterla”

“Sai perché sono diventato uno stregone?” Ryoma sbuffò esasperato, non gli interessava. Desiderava solo che quella missione terminasse al più presto, in modo da poter tornare al proprio addestramento. Stava cercando di reprimere i sentimenti che provava per Sugawara ma la presenza di Ichigo aveva sortito l’effetto opposto, finendo solo con lo scatenare la propria gelosia.

“Perché?” lo assecondò sperando che la smettesse,

“Per mio fratello. Nel nostro villaggio non vi era nessuno simile a lui. Giravano molte voci sul fatto che qualcuno potesse averlo maledetto”

Ryoma rimase in silenzio. Era accaduto lo stesso a lui. Era un disgraziato, un bambino non voluto che aveva rovinato la vita di sua madre. Ripensò a Michizane così come alle sue parole, lo stregone leggendario era stato il primo a trattarlo come un essere umano e per questo si era guadagnato il suo rispetto. Quel sentimento di gratitudine si era poi evoluto, trasformandosi in qualcosa che il giovane albino preferiva non definire. Doveva concentrarsi sulla sfida con Ichigo e vincere quella competizione. Ne andava del suo orgoglio.

Avrebbe dimostrato a Sugawara di essere il solo degno di rimanere al suo fianco. Ichigo proseguì con il proprio racconto, totalmente ignaro di quei pensieri che agitavano l’animo del futuro Re delle maledizioni.

“Ho pensato che se fossi diventato abbastanza potente e rispettato nessuno lo avrebbe più importunato” finalmente Ryoma stava iniziando a comprendere il motivo dietro a tali comportamenti, e del perché avesse scelto proprio Michizane.

“Penso che tuo fratello sia fortunato ad averti ma che non debba dipendere così tanto da te. Dovresti lasciarlo respirare, non è debole come sembra” gli era bastata un’occhiata per capirlo.

A prima vista il giovane Uraume poteva sembrare un coniglio spaventato ma sotto quello sguardo dalle sfumature rosate vi erano le zanne di una tigre pronta a colpire. Rimanere all’ombra del maggiore era sicuramente stata una sua scelta, che Ryoma non comprendeva.

“Siamo simili” di fronte a quell’affermazione Ichigo storse il naso, 

“Inizialmente anche io ne sono rimasto sorpreso. Non si vedono in giro molti ragazzini con capelli del vostro colore” Ryoma gli sorrise,

“Sono semplicemente un disgraziato aiutato da Sugawara"

“Sicuro di essere solo questo?”

“Che vorresti dire?” Ichigo aveva avuto modo di osservarli in quei giorni. Aveva studiato la figura di Sugawara e notato come il suo sguardo coglieva e seguiva ogni movimento compiuto da Ryoma. 

Nonostante questo non si sarebbe mai arreso, avrebbe dimostrato allo stregone leggendario la serietà dei propri intenti,

“Sugawara-dono si preoccupa per te” si limitò a rispondere, colpito dall’intensità di quelle iridi scarlatte posate su di lui,

“Ci sta usando come pretesto per riposare. Nonostante l’età spesso si comporta come un moccioso viziato” il maggiore trattenne a stento una risata,

“Per questo non volevi accettare?”

“Non volevo accettare perché questa sfida è stupida. Sei sicuramente uno stregone migliore di me Ichigo, posso affermarlo con certezza anche senza aver visto la tua tecnica”

“Tu però possiedi molta più energia malefica di me” gli fece notare, Ryoma sbuffò annoiato,

“Non riesco davvero a comprendere il perché di questa competizione. È un inutile spreco di tempo”

“Il premio è Sugawara-dono, chi tra noi vincerà questa sfida diventerà il suo unico e solo apprendista”

“Michizane non è un trofeo o una medaglia da poter sfoggiare” replicò con rabbia

“É stata una sua idea”

Ryoma non riuscì ad obbiettare. Ichigo aveva ragione. Era stato Sugawara stesso a proporre quella sfida e a mettersi come premio in palio.

“Che vinca il migliore” furono le successive parole dello stregone prima di far calare il velo e gettarsi nella fitta boscaglia. 

Ryoma si arrese di fronte all’evidenza, avrebbe combattuto ma solo per consolidare la propria posizione. Se Michizane era diventato un premio lui lo avrebbe vinto.

 

***

 

“Dovresti riposare” il giovane Uraume stava osservando il cielo, completamente assorto nei propri pensieri quando lo stregone leggendario gli si avvicinò, posando delicatamente una mano sulla sua spalla. Fu un contatto gentile, un tipo di calore al quale il giovane albino non era abituato. Nessuno oltre a suo fratello gli si era mai avvicinato tanto o preso certe libertà nei suoi confronti.

Sugawara Michizane però era diverso, così come lo era il suo apprendista. Quel Ryoma che non si era fatto alcun problema a competere con suo fratello. 

Lo stregone leggendario aveva deciso di vegliare su quella sfida, muovendosi con un giorno di distanza per non destare troppi sospetti. Si trovavano a qualche miglio dal villaggio maledetto, lo avrebbero raggiunto in una giornata di cammino o poco più.

“Ho un brutto presentimento” mormorò il ragazzo abbassando lo sguardo.

Sugawara si fece improvvisamente più attento, anche lui aveva avuto una strana visione al riguardo ma come sempre non ne conservava il ricordo. Fu l’espressione cupa di Uraume a impensierirlo.

“Riguardo a tuo fratello?” indagò. L’albino annuì,

“Sento che Ichigo e Ryoma sono in pericolo, deve aiutarli Sugawara-dono” proseguì spaventato,

“Respira” provò a tranquillizzarlo. Si era accorto da tempo delle capacità possedute dal giovane Uraume ma non si sarebbe mai aspettato che quei poteri abbracciassero anche la preveggenza. Quel ragazzino si stava rivelando più potente del previsto.

“Io e Ichigo siamo sempre stati molto uniti. Condivido una sorta di legame speciale con mio fratello” quella spiegazione non bastava a giustificare una tale capacità così come la sua attendibilità.

“Magari è solo una sensazione, frutto della tua immaginazione” Uraume si scostó dallo stregone, improvvisamente irritato. 

“Io non sbaglio mai. Non quando si tratta di Ichigo, dobbiamo andare da lui è in pericolo come anche Ryoma-kun” di fronte alla decisione che lesse in quello sguardo Michizane si arrese. Il più piccolo dei fratelli Uraume sembrava un fiore delicato ma sotto quei petali possedeva spine affilate pronte a ferire.

Sarebbe potuto diventare un grande stregone, ne aveva tutte le qualità. Era stato Ryoma il primo a formulare quel pensiero, decidendo di condividerlo con lui. Quel giovane disgraziato era l’allievo più talentuoso che Michizane avesse mai avuto. Preferì evitare ogni altro pensiero, sarebbe stato come inoltrarsi su di un sentiero impervio e pericoloso. 

“Va bene, raduna le tue cose, partiremo al sorgere del sole”

Sicuramente tutta quell’apprensione era ingiustificata. Non aveva motivo di temere per l’incolumità di Ryoma. Sarebbe diventato uno stregone eccezionale, il solo il grado di poter competere con lui. 

Cullato da questi pensieri finì con l’addormentarsi. 

 

***

 

“Allora hai pensato a quale nome darle?” 

A parlare era stato un giovane dagli occhi color del cielo, Michizane non lo conosceva, anche se lo aveva incontrato in più di un’occasione in quella dimensione onirica. Lo stregone leggendario avvertiva una sensazione familiare in sua presenza, forse data dal legame di sangue che condividevano. Sugawara non ne aveva la certezza ma qualcosa gli suggeriva potesse trattarsi suo discendente, possessore sia del sesto occhio che della tecnica del minimo infinito.

Un Ryoma adulto sorrise in direzione di entrambi. Lo stregone leggendario si perse per qualche istante ad osservare i dettagli di quel viso così maturo, simile ma allo stesso tempo differente da quello del ragazzino che ricordava. Il Re delle maledizioni si portò una mano all’altezza del ventre in un movimento che Sugawara inizialmente non comprese,

“Perchè sei così sicuro che si tratti di una bambina, Satoru?” vi era una leggera nota d’accusa in quella domanda anche se l’espressione comparsa sul volto Ryoma rivelava l’opposto. Michizane non lo aveva mai visto tanto radioso.

“Forse perchè ho sempre desiderato avere una figlia, ho già cresciuto Megumi mi piacerebbe essere circondato da un pò di rosa” 

“Sai che non potremo mai crescerla” concluse con tono grave, la mano ancora appoggiata sul proprio grembo. 

“Perchè devi sempre rovinare ogni mia fantasia Ryo?” si lamentò il possessore del sesto occhio facendo un paio di passi verso di lui.

“Non amo illudermi. A cosa serve pensare ad un futuro che tanto non vedremo mai realizzato? Non è solo uno spreco di tempo?”

“Pensavi che anche l’amore lo fosse” gli fece notare il compagno prima di abbracciarlo. Ryoma scosse il capo, godendosi però tutte quelle attenzioni.

“Ti correggo pensavo fosse spazzatura”

“Vuoi forse litigare?” si guardarono negli occhi, per poi scoppiare a ridere

“Perchè invece non impieghiamo questo tempo in qualcosa di utile, come la scelta di un nome per la nostra bambina?” proseguì lo stregone poggiando una mano sopra alla sua. 

Michizane invidiò quella felicità, così come lo sguardo innamorato che Ryoma rivolse al proprio discendente.

“E se fosse un lui?” Satoru non sembrava disposto ad ascoltare o anche solo a prendere in considerazione una simile ipotesi. Sugawara rivide se stesso in molti suoi atteggiamenti o espressioni, persino nel modo in cui piegò le labbra.

“Sarà bellissima avrà i tuoi capelli e i miei occhi, anzi ho appena deciso che somiglierà tutta a te” suo malgrado Sukuna si trovò a sorridere così come Michizane,

“Non penso che tu abbia molta voce in capitolo” gli fece notare

“Beh sono pur sempre suo padre, avrà metà dei miei geni”

“E come minimo sarà la tua fotocopia” mormorò affranto il Re delle maledizioni, assecondando quella fantasia.

Il mondo era troppo piccolo per poter contenere due Gojo ma non vi era pericolo, una volta nata la loro creatura sarebbe tornata sulla Terra. Avrebbe vissuto un’esistenza serena, una vita alla quale loro avevano rinunciato, scegliendo di sacrificarsi in nome di un bene più grande. A quel pensiero lo sguardo di Sukuna si fece improvvisamente più cupo. Satoru se ne accorse, in quei mesi aveva imparato a conoscerlo come le proprie tasche.

“Ora a cosa stai pensando?” domandò prima di stringerlo a sé, appoggiando il capo contro la sua spalla

“A quel futuro impossibile che hai immaginato” confessó il demone immaginario.

“Scusa non volevo. Dedichiamoci alla ricerca di nome per la nostra piccola principessa, dovrà essere bellissimo e particolare” 

“Mi piacerebbe che fosse quello di un fiore” le successive parole di Sukuna colpirono sia Michizane che Satoru, 

“Mia madre possedeva un nome simile” specificò con un filo di voce, “anche se non riesco davvero a rammentare quale fosse”

“Allora lo avrà anche nostra figlia” decretò lo stregone più forte baciandogli la fronte.

Sugawara fece per avvicinarsi ma quell’immagine si dissolse davanti ai suoi occhi. 

Scorgere quel futuro però non gli sarebbe servito. Nessuno aveva il potere di cambiare il corso del destino, nemmeno allo stregone più forte era concesso di possedere una tale capacità. 

Michizane lo aveva sempre saputo, quella era la propria maledizione. 

Si era interrogato spesso sul possedere un tale potere. A cosa serviva se non poteva usarlo per aiutare il prossimo o coloro che amava. Non era riuscito a salvare Nobu e ora Ryoma, condannato a vivere un destino di infelicità.

Al proprio risveglio Michizane avvertì solo un lieve senso di tristezza e malinconia. Non ricordava nulla di quella visione anche se qualcosa gli suggeriva potesse trattarsi del proprio apprendista. Da quando aveva dato il via a quella sfida si sentiva inquieto e le parole di Uraume, così come il suo tono spaventato, avevano fatto il resto. Sperò con tutto il cuore di sbagliarsi e che i due ragazzi fossero al sicuro.

 

***

 

Quando giunsero al villaggio la prima cosa che notarono furono i numerosi cadaveri sparsi tra le vie. Michizane si sforzò di cercare tracce dell’energia malefica di Ryoma ma non riuscì a trovarne. Stava iniziando a temere il peggio quando una freccia infuocata entrò nel suo campo visivo,

Squarcio” sentì gridare. 

Tirò inconsciamente un sospiro di sollievo. Quel piccolo disgraziato stava bene. Lo trovò intento a combattere contro una maledizione di primo livello. Era stato un incosciente ad affidare quell’incarico a due ragazzini, avrebbe dovuto occuparsene sin dall’inizio. Bastò un suo sguardo per esorcizzare la maledizione che esplose davanti a loro.

“Siete in ritardo” lo ammonì Ryoma pulendosi di dai resti del mostro,

“Sei stato bravo” mormorò lo stregone scompigliandogli i capelli. Anche ricoperto di sporcizia Ryoma gli parve bellissimo, era come una luce in mezzo a tutta quell’oscurità, abbagliante nella sua semplicità.

“Dove si trova Ichigo?” domandò dopo qualche secondo, accortosi solo in quel momento della sua assenza. L’albino alzò le spalle,

“Non ne ho idea, ci siamo separati subito dopo il nostro arrivo. Appena ho messo piede nel villaggio questo mostro mi ha attaccato, non ho fatto caso al resto ero troppo impegnato a difendermi. Penso di essere migliorato nell’uso di quella nuova tecnica…”

Furono le urla del più giovane dei fratelli Uraume a indicare la sua presenza e attirare la loro attenzione.

Trovarono Ichigo in un lago di sangue stretto tra le braccia del minore. Aveva perso entrambe le gambe e un braccio, non c’era più nulla che potessero fare. Nemmeno la più potente tecnica dell’inversione avrebbe potuto salvarlo. Non respirava più, i suoi occhi erano completamente vitrei.

Ryoma imprecò prima di tirare un pugno contro una porta, rompendola in mille pezzi. 

“Cosa stai facendo?” lo ammonì Sugawara correndo al capezzale dei due fratelli. 

“Non è stata colpa tua” proseguí intuendo quali pensieri si agitassero nell’animo del proprio apprendista.

“Come potete esserne sicuro? Se solo fossi rimasto al suo fianco…”

“Probabilmente saresti morto anche tu”

“Ichigo era più forte di me” ammise stringendo i pugni, così tanto da arrivare a farsi sbiancare le nocche.

“Non è solo una questione di forza, quanto di tecnica, dipende anche dal livello e dall’intelligenza della maledizione contro cui ci si scontra. Anche i migliori possono fallire e tu sei ancora un apprendista” quella verità lo colpì come una stilettata al petto.

“Sarebbe diventato un grande stregone” continuò il giovane voltandosi e cercando di trattenere le lacrime. Non voleva mostrarsi in quel modo, non a Michizane.

Nonostante tutto, Uraume Ichigo era stato quanto di più simile ad un amico avesse mai avuto. Si sentì uno stupido per averlo invidiato, per quella sciocca gelosia provata nei suoi confronti. 

“Ryoma” Michizane gli posò delicatamente una mano sulla spalla, riportandolo alla realtà.

“Non si meritava questa fine. Non è giusto” si lamentò coprendosi il volto con un braccio e asciugandosi le lacrime.

“Siamo stregoni, fa parte del nostro lavoro”

“Come fate ad accettarlo?” Sugawara chinò il capo,

“Non lo accetto ma ho imparato a convivere con questa verità. Io sono il più forte e in quanto tale, non posso permettermi di crollare” l’albino annuì non potendo fare altro che osservare il volto del proprio maestro. Era serio e a tratti severo, così diverso dalla solita immagine che mostrava al resto del mondo. Sugawara Michizane era un individuo complesso dalle molteplici sfaccettature e Ryoma avrebbe desiderato conoscerle tutte.

“La morte di Uraume Ichigo è stata una mia responsabilità non tua. Sono stato io a proporre quella stupida sfida” non lo aveva mai visto tanto arrabbiato.

“Non fatelo vi prego, non prendetevi tutta la colpa” lo stregone tornò a sorridergli, come sempre.

“Sei ancora così giovane disgraziato-kun” mormorò prima di congedarsi, dopo aver coperto il volto di Ichigo con un fazzoletto. Avrebbe avvisato le autorità e mandato una squadra a recuperarne il corpo. Quel ragazzo meritava una degna sepoltura così come tutte le altre vittime di quel villaggio. Era stata una sua leggerezza a provocare quella carneficina, era venuto meno ai propri doveri.

Ryoma non doveva pagare per i propri errori, già l’averlo salvato era stato un miracolo. Quel ragazzo era più dotato di quanto si sarebbe aspettato, tanto da aver tenuto a bada una maledizione di primo livello. Si abbandonò ad un sospiro stanco che sciolse tutta la tensione accumulata nelle ultime ore. 

Perdere Ryoma era un’ipotesi che preferiva non prendere in considerazione. Così come provare a definire quel sentimento maturato nei suoi confronti. 

Ancora una volta, Michizane Sugawara preferì mentire a se stesso. Accettare la realtà sarebbe stato semplicemente troppo.

 

***

 

Ryoma rimase per qualche istante in silenzio, prima di decidersi a raggiungere il giovane Uraume. Lo trovò in piedi, intento ad osservare il cielo. Gli ricordò una bambola di porcellana, piccola e perfetta. 

“Come stai?” non ottenne risposta,

“Cosa pensi di fare ora?” ancora silenzio,

“Ichigo mi ha detto che anche tu hai il potenziale per diventare uno stregone” fu allora che due occhi rosati incontrarono i propri e Ryoma si sentì invadere da un’ondata di gelo.

“Hai solo questo da dire?” sussurrò con un filo di voce,

“La morte di tuo fratello è stata colpa mia” si affrettò ad aggiungere, chinando il capo. Anche se Sugawara aveva provato a convincerlo del contrario Ryoma si sentiva responsabile per l’accaduto. Aveva partecipato a quella sciocca sfida, non si era tirato indietro di fronte a quelle provocazioni e per questo Ichigo era morto. 

“Sappiamo entrambi che non è vero” le successive parole dell’albino lo sorpresero così come il tono di voce utilizzato. Non sembrava arrabbiato con lui ma solo triste.

“Ma..”

“Parlerò con Sugawara-dono e umilmente chiederò di poterlo servire”

“Che sciocchezze stai dicendo?”

“Non provo alcun interesse per le arti occulte anche se a quanto pare possiedo una discreta dose di talento, mi limiterò a servire il vostro signore e anche voi”

“Uraume…” 

“Dubito che Sugawara-dono mi permetterà di lasciarvi. Il mio destino è legato al vostro” Ryoma iniziò a comprendere il senso delle sue parole 

“Michizane si sentirà responsabile per quanto accaduto a Ichigo” concluse tra sé chinando il capo.

“Potresti rimanere anche senza servirlo, diventare un suo apprendista” di fronte al sorriso di Ryoma, Uraume si trovò ad arrossire. Sin dal primo istante aveva provato un certo interesse nei confronti di quel ragazzo così simile a lui. Era sempre stato un buon osservatore anche se la presenza di Ryoma era talmente caotica da non poter essere ignorata. Quel ragazzo era una vera e propria forza della natura, così pieno di vita ed energia. Ne era rimasto affascinato oltre che attratto come una falena verso la luce.

“Perdonami, se fossi stato più forte avrei potuto salvare Ichigo” per qualche secondo il più giovane non seppe come reagire. Era ancora sconvolto per la perdita del fratello anche se quello era il destino più comune per uno stregone, andare incontro ad una morte violenta e prematura. Quello che Uraume non si aspettava era la reazione di Ryoma, così come le sue parole.

“Se Sugawara-dono non fosse intervenuto in tempo saresti morto” si limitò a fargli notare. 

“Esatto, da questo momento in poi mi impegnerò a non fallire ma più, diventerò il più forte, più di Michizane” 

“Abbassa la voce disgraziato-kun” lo ammonì il maestro, colpendolo con la coda del proprio ventaglio sotto lo sguardo attonito del giovane Uraume. Nessuno dei due si era accorto della sua presenza fino a quel momento.

“Stavo solo cercando…” si lamentò il futuro sovrano delle maledizioni prendendo a massaggiarsi la parte lesa.

“Non ho bisogno di servitori né di altri apprendisti ma se vorrai accompagnarci nel nostro viaggio non avrò nulla da obiettare. Dovrai anche imparare le basi della stregoneria” concluse Sugawara con un occhiolino. Uraume annuì.

“Spero che tu possa insegnare a questo disgraziato un pò di buone maniere” 

“Non siete divertente”

“Non era mia intenzione esserlo” Uraume sorrise di fronte a quel diverbio. 

Aveva perso Ichigo ma la sua vita aveva assunto una piega inaspettata. Ryoma ricambiò il suo sguardo e a quel punto capì che avrebbe seguito quel ragazzo fino alla fine dei suoi giorni. 

“Umilmente accetto”

 
  
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