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Autore: Dark Sider    17/09/2009    9 recensioni
la vita non è esattamente, come dire… giusta. La vita non conosce questa parola e non si impegna nemmeno ad inserirla nel suo vocabolario. La vita non si preoccupa di provare pietà; la sua nemica mortale è l’imparzialità. Ecco, dunque, come il dolore è divenuto compagno della vita; ed ecco, dunque, come si arriva a dover prendere delle decisioni vitali e dolorose. Decisioni sbagliate, forse. Ma necessarie.
[SasuNaru]
[13° classificata al Tears Contest indetto da Red Diablo e vincitrice del premio hope]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NO HAPPY ENDING FOR US

 

 

 

 

 

 

 

 

È facile prendere delle decisioni quando queste riguardano noi stessi e nessun altro.

Ma non è altrettanto facile decidere quando dobbiamo scegliere per noi stessi e per gli altri perché tutto quello che crediamo giusto, improvvisamente, non lo è più ed è difficile, se non impossibile, ritrovare noi stessi in quel vortice di dubbi che ci cattura e ci trascina in una danza infernale e mortale.

Anche Sasuke Uchiha, che aveva avuto sempre le idee chiare riguardo alla giustizia o - meglio - riguardo alla sua giustizia, si era ritrovato in seria difficoltà quella volta. Ma sarebbe stata l’ultima. Poi non avrebbe mai più dovuto pensare a nulla poiché il nulla avrebbe pensato a lui e per lui.

 

 

 

 

A Sasuke non importava di Naruto.

Lui voleva solo distruggere Konoha, nient’altro.

Era con questa radicata convinzione che l’Uchiha navigava nelle placide acque della vendetta. Perché era per quello che voleva vedere il Villaggio della Foglia bruciare sotto i suoi occhi per mai più risorgere.

Le esperienze passate non gli avevano ancora insegnato che la vendetta richiama solo altra vendetta; che è un sentimento malsano per quanto piacevole ed appagante; che distrugge solamente, persino e soprattutto colui che la attua.

Così il tenebroso ragazzo dai capelli corvini se ne stava in silenzio, tra Karin e Suigetsu, ad ascoltare gli ordini di Pain nel covo nascosto dell’Akatsuki.

Non gli importava il fine per il quale l’organizzazione si affannava tanto a catturare tutti i cercoteri. Non era per questo che si era unito ad Alba. Lo aveva fatto di nuovo egoisticamente solo per se stesso.

Lui non aveva mai davvero pensato agli altri. Forse è per questo che si sarebbe trovato in difficoltà nel farlo, per la prima – e anche l’ultima – volta; ma, forse, è anche per questo che gli sarebbe riuscito così facile e naturale. Troppo facile e naturale.

<< Sasuke, Karin, Suigetsu e Jugo cattureranno la Forza Portante della Volpe a Nove Code. È tutto >> e con quelle poche, semplici parole Pain congedò i silenziosi membri dell’Akatsuki.

Quale ironia del Destino! Si fa così tanto per fuggire da colui che ha il potere di ottenebrare la mente con un insulso sorriso; da colui che con un semplice gesto rende un trascurabile dettaglio una cosa estremamente importante come la vendetta, e poi, dopo duri e dolorosi anni di fuga continua da un passato troppo bello, troppo sublime e dolce per essere ricordato, si viene rimandato proprio lì, da lui. Si viene rimandati in quel mondo da cui si è scappati con tanta fretta e dedizione. Si viene catapultati di nuovo in quel’universo troppo bello, troppo allegro e luminoso per essere anche solo minimamente sopportato da sentimenti di astio e vendetta.

E quel mondo così bello, così simile ad un paesaggio fiabesco, non era Konoha.

Non era Sakura; non era Kakashi.

Non era la sua vecchia casa che, anzi, era colma di ricordi terribili che l’Uchiha stava ancora cercando di cancellare.

Ma era, invece, lo stesso ragazzo che gli aveva fatto credere, anche solo per un attimo, che la  vendetta fosse una strada che potesse essere abbandonata, lasciata marcire e decadere tra sterpaglie e viuzze laterali dimesse.

Era lui quell’universo che Sasuke aveva tentato per anni di ignorare con tanto fervore che, alla fine, si era convinto di esserci riuscito.

Ma, ogni volta che lo sentiva nominare, il suo cuore batteva un po’ più forte, come se avesse ricominciato a vivere solo in quel momento.

Era Naruto.

A Sasuke non importava di Naruto. Ma nel senso – ora lo sapeva – che non voleva più avere niente a che fare con lui, con la sua vita e con quelle emozioni che aveva il potere di risvegliare nell’animo dell’Uchiha semplicemente guardandolo o sorridendogli.

Ora, invece, Sasuke era costretto ad affrontare di nuovo Naruto, ad affrontare di nuovo quell’esuberante ragazzo  così strano, complicato ed imprevedibile. Ad affrontare di nuovo quei sentimenti occultati e sepolti con la forza che ancora stavano lottando per tentare di liberarsi da quella prigionia forzata.

<< Che fai Sasuke, non vieni? >> la voce di Karin lo distolse da quei pensieri tetri ed ingarbugliati.

<< Si, ora vengo >> rispose l’Uchiha, senza troppo interesse mentre ancora una parte della sua mente era occupata da Naruto e da tutto ciò che il biondo era stato per lui. Ed era molto di più di quanto si potesse immaginare.

<< Sai niente di questa Forza Portante che dobbiamo catturare? >> si informò Karin mentre camminava lentamente lungo un corridoio umido, con Sasuke che incedeva al suo fianco .

A quella domanda innocente ed improvvisa, il volto del corvino si rabbuiò.

Karin non sembrò accorgersene mentre guardava dinanzi a sé attendendo una risposta del suo interlocutore ma senza avere davvero fretta di ascoltarlo.

<< Si >> si decise a rispondere finalmente Sasuke e la sua voce riecheggiò fredda ed incolore lungo il vasto corridoio deserto. << È un… ninja di Konoha >>.

<< Si, questo lo sapevo. Ma, quali sono le sue caratteristiche? >>

Sasuke si chiuse di nuovo in quel suo inespugnabile silenzio e sembrò riflettere intensamente sulla risposta.

<< Sembra un totale idiota, ma è un ninja imprevedibile. Non dobbiamo sottovalutarlo >>.

In realtà, le cose che avrebbe voluto dire Sasuke erano ben altre.

Avrebbe voluto spiegare a Karin che, in fin dei conti, il motivo per cui se ne era andato da Konoha, era principalmente lui e non il desiderio di diventare più forte per uccidere Itachi. Voleva dirle che era stato costretto a fuggire prima che quel dannato biondino lo confondesse del tutto e lo convincesse a restarsene al Villaggio della Foglia. Voleva farle capire che quell’esuberante biondino aveva risvegliato in lui delle sensazioni che mai aveva provato prima; delle sensazioni forti ed esaltanti che gli era stato difficile tenere nascoste.

Voleva svelare alla ninja che le camminava accanto che lui provava una forte infatuazione per Naruto.

Ma non poteva farlo. Perché lui era Sasuke Uchiha, il traditore freddo e spietato che aveva ucciso suo fratello. E non Sasuke Uchiha, il ragazzino innamorato del suo migliore amico.

<< Quindi, è pericoloso  >> concluse Karin.

Sul volto di Sasuke si dipinse l’ombra di un sorriso. Si, era pericoloso ma, almeno per lui, in altri reconditi sensi.

Calava di nuovo il silenzio mentre Sasuke si rendeva conto – per la prima volta – di quello che davvero avrebbe dovuto compiere l’indomani: avrebbe dovuto catturare Naruto Uzumaki; avrebbe dovuto catturarlo e consegnarlo ai suoi carnefici.

Davvero un bel modo per dimostrare il proprio amore…

 

 

 

 

<< Sasuke, noi siamo pronti per andare >> fece Suigetsu, mantenendosi a debita distanza dal ninja traditore che, immerso in chissà quali pensieri, osservava il cielo gonfio di nuvole dalla tinta minacciosamente scura.

 

<< Perché quella volta non mi hai ucciso? È questo il tuo modo di tagliare i legami? >>

<<  Quella volta sei sopravvissuto, solo per un mio capriccio … >>

<< …Ed oggi, per un mio capriccio, morirai >>

                                                                                                                                                                [...]

<< Noi non abbiamo nessun legame >>

 

Quei dolorosi ricordi gli scivolarono addosso all’improvviso, come quella pioggia fredda che aveva cominciato a cadere dalla vastità del cielo.

Pioggia. Lacrime. Gocce di sangue.

Stupido, stupidissimo Uchiha, conscio del fatto che tutto ciò che avevi detto quella volta a Naruto era falso.

Stupido, stupidissimo Uchiha, che continuavi a mentire a te stesso, che continuavi a dirti che invece era tutto vero.

Stupido, stupidissimo Uchiha, che per una beffa del Destino eri costretto ad aprire i tuoi occhi ostinatamente serrati.

Stupido, stupidissimo Uchiha… era troppo tardi.

<< Andiamo >>.

 

 

 

Quanto tempo era che Sasuke non vedeva più Konoha?

Molto. Troppo.

Eppure, giunto alle porte del grande villaggio, questo gli apparve immutato nonostante fossero passati ben tre lunghi anni. Tutto era ancora perfettamente come prima: i volti in pietra degli Hokage, le case, le strade, anche ogni singolo filo d’erba o crepa nei mattoni delle abitazioni gli parevano esattamente come li aveva lasciati quella notte.

Amata, odiata Konoha: Sasuke Uchiha era tornato per vederti cadere; era tornato per privarti del tuo ninja migliore.

<< Forza, muoviamoci >> ordinò il ninja traditore, e la sua voce risuonò sicura e calma da sotto il cappuccio battuto dalla gelida pioggia.

Varcato il portone con la foglia stilizzata incisa sull’architrave, i quattro membri di Akatsuki trovarono dei ninja di guardia, come Sasuke aveva previsto.

Gli uomini non fecero nemmeno in tempo a fermarli e domandare loro chi fossero che si ritrovarono riversi a terra, morti.

La lama della katana di Sasuke scintillava di un cupo rosso e nemmeno la pioggia insistente riusciva a lavare via quel segno indelebile dell’imminente disgrazia che avrebbe colpito Naruto e – anche se ancora non poteva saperlo – Sasuke.

L’Uchiha rinfoderò la sua spada, senza nemmeno premurarsi di pulirne la lama e cominciò a proseguire lungo la via principale di Konoha, deserta.

<< Sasuke, avevo sentito che ti eri unito ad Alba ma non avrei mai pensato che avresti avuto la faccia tosta di tornare qui >> la lenta marcia dei quattro ninja fu interrotta da quella voce calma e pacata, priva di qualunque nota di rimprovero, che proveniva da qualche parte alle loro spalle.

Un sorriso amaro si allargò sulla faccia di Sasuke, per poi sparire subito per lasciare il posto ad una smorfia insoddisfatta.

<< Non è per te che sono qui, Kakashi >> ringhiò Sasuke, voltandosi ed estraendo la katana ancora intrisa di sangue. << Ma non per questo ti risparmierò: ucciderò chiunque mi intralci >>.

<< Di certo non mi ero aspettato che fossi tornato per una visitina di cortesia al tuo vecchio maestro >> commentò Kakashi, mentre scopriva l’occhio con lo Sharingan. << So perché sei qui. E sappi che non ti lascerò prendere Naruto >>.

Sasuke ghignò. << Sai che se sapesse che sono qui, verrebbe da me di sua spontanea volontà >>.

<< Ma lui non lo sa, giusto? >>

Sasuke sbuffò. << Perché devi sempre intrometterti in faccende che riguardano solo noi due?! >>

<< Perché qui c’è in gioco la salvezza di Konoha e di tutto il Pese del Fuoco >>.

Sasuke guardò di sbieco il suo ex maestro.

<< Non mi interessa. Io voglio la distruzione di Konoha >> sibilò impugnando meglio la spada e preparandosi a fronteggiare il copia-ninja.

<< Perché Sasuke? Non hai ancora imparato che la vendetta non porta a nulla? Ancora ti ostini a seguire quella strada deleteria? >>

<< Sta zitto! Che ne sai tu?! >>

Sasuke si stava per lanciare contro Kakashi, infuriato, con l’intento di ucciderlo, di cancellarlo per sempre dalla sua vista.

Ma qualcuno lo fermò. Lo fermò semplicemente come sempre riusciva a fare.

<< Sasuke?... >> quella voce così calda, così allegra ora era distorta da una nota di stupore mista ad incomprensibile gioia.

Era quella voce, proprio quella voce, che gli era mancata come se ne fosse stato assuefatto; quella voce che ora era di nuovo lì, a pronunciare ancora una volta il suo nome. E che suono bellissimo e soave aveva quel nome maledetto nella bocca di quel ragazzo!

Sasuke si voltò a guardare – finalmente – il ninja biondo che lo fissava frastornato, confuso. Si calò il cappuccio e lasciò che la pioggia gli bagnasse il viso ed i capelli mentre lui ricambiava quello sguardo innocente con uno freddo e distaccato. Intriso di odio.

<< Bene, bene Naruto. Cercavo proprio te. Sono venuto per catturarti e consegnarti ad Alba >>.

Ora, una nuova espressione si era mischiata alle altre che aleggiavano sul viso di Naruto. Era paura, terrore. Delusione.

<< C-che stai dicendo? >>

<< Avanti, Uzumaki, difenditi. Perché io non avrò pietà di te >>.

Kakashi provò a correre in aiuto di Naruto ma Jugo e Suigetsu gli bloccarono la strada prima che potesse fare qualunque cosa per aiutare il biondo.  Mentre anche Karin andava ad aiutarli, Sasuke rimase da solo a fronteggiare Naruto.

<< Sasuke… >> di nuovo Naruto pronuncio quel nome con una tale dolcezza, con una tale naturalezza e supplica che Sasuke esitò per un attimo, un attimo lungo, infinitesimale.

<< Risparmia il fiato per difenderti >> lo mise in guardia il ninja traditore, prima di lanciarsi contro di lui con la katana sguainata.

Naruto riuscì a malapena a schivare l’attacco: Sasuke era incredibilmente veloce. Troppo veloce, per lui.

L’Uchiha non perse tempo e ripeté il suo attacco. Naruto schivò anche quello ma non fece niente per contrattaccare.

<< Sasuke, che ti sta succedendo? >> chiese, mentre schivava un ennesimo affondo e rischiava di scivolare sul terreno reso sdrucciolevole dalla pioggia. << Perché fai così?... Sasuke, ascoltami >> implorò.

Ma Sasuke non sembrò averlo sentito. Continuava ad attaccare. Ancora, ancora e ancora. Voleva che finisse. Voleva che finisse presto.

 

<< Perché non mi hai ucciso quella volta? È questo il tuo modo di tagliare i legami? >>

 

Stavolta lo avrebbe fatto; stavolta avrebbe spezzato quel legame.

Naruto inciampò e scovolò cadendo con un tonfo sulla strada bagnata.

 

<< Quella volta sei sopravvissuto per un mio capriccio… >>

 

Un pugno. E Sasuke sentì il setto nasale di Naruto spezzarsi sotto le sue nocche accompagnato da un grido di dolore del biondo.

Il sangue iniziò a scendere, copioso, come se non aspettasse altro che uscire da quel corpo.

Scese a macchiare la terra e la mano pallida di Sasuke sulla quale, con il suo rosso vivo, risaltava orribilmente.

Il segno indelebile del peccato, dello sbaglio, dell’errore che Sasuke stava commettendo.

 

<< …Ed oggi, per un mio capriccio, morirai >>

 

<< Già ti arrendi, Naruto? Che fine ha fatto quel ninja che si rialzava sempre? >> lo beffeggiò Sasuke.

Ma Naruto non sembrò rispondere a quella provocazione. Rimase a terra, cercando di tamponarsi il sangue che usciva a fiotti dal naso con una mano.

<< P-perché lo fai, teme? >> singhiozzò il biondo, mentre il sangue gli scivolava sulle labbra e poi sul mento mischiandosi alla pioggia che continuava a cadere copiosa.

<< Non chiamarmi così >> ringhiò Sasuke, colto alla sprovvista da quell’insulto con cui Naruto soleva chiamarlo.

<< Perché? >> ripeté il Jinchuuriki e la sua voce tremava in maniera incontrollabile.

 

<< Noi non abbiamo nessun legame >>

 

<< Perché noi non abbiamo nessun legame >>.

Smettila Sasuke! Smettila di mentire. Smettila di fuggire da te stesso.

Naruto, a quelle parole, parve sussultare. Ci fu un attimo di silenzio in cui gli unici rumori che si udirono furono quelli della battaglia contro Kakashi e della pioggia assordante.

<< Ti ho sempre detto che per me eri come un fratello… >> mormorò Naruto, all’improvviso, e Sasuke, dall’alto della sua posizione, lo osservò stupito. << Non era vero. Tu per me sei… molto di più. È questo il legame che voglio recuperare >>.

<< È tardi per questo >> controbatté il corvino, non trovando nulla di meglio da dire.

<< È tardi perché tu vuoi che sia così… dimmi Sasuke: cosa provi? >>

L’Uchiha guardò il biondo steso a terra che ora lo fissava addolorato.

Cosa provava? Cosa?

Perché, perché Naruto? Perché è così difficile catturarti? Perché?...

E vedendolo così, lì disteso, inerme, così vulnerabile, bisognoso di protezione, capì. Tutto gli apparve nitido e chiaro. Doloroso. Crudo. Reale.

Perché viene il momento, nella nostra vita – per quanto si sia cercato di rimandare -, in cui bisogna prendere una decisione. E non una decisione stupida, di poco conto. Una decisione vitale e dolorosa. Necessaria.

Sasuke avrebbe potuto catturare Naruto. Avrebbe potuto consegnarlo ad Akatsuki e tutto sarebbe finito. Ma nulla sarebbe stato come lui voleva realmente che fosse.

<< Naruto… io provo… >>

E mentre sussurrava quelle parole con una dolcezza che mai aveva saputo di avere, estrasse la katana che, durante il combattimento, aveva rinfoderato.

Solo in quel momento il biondo si tirò in piedi, a fatica, e si ritrovò faccia a faccia col corvino.

<< Non potrà mai semplicemente tornare come prima >> osservò malinconicamente Naruto. Sasuke annuì.

<< Allora fallo >> mormorò il biondo. << Io sarò ad aspettarti >>.

Sasuke portò il suo sguardo ad incontrare quello dell’altro; impossibile dire cosa stesse pensando. Nulla – se non dolore e speranza – trapelava da quegli occhi appannati dalla pioggia e dalle lacrime.

<< E, Sasuke… grazie >>.

<< No… grazie a te, dobe >>.

E la katana si infilzò all’improvviso in quella carne giovane, affondò sempre di più in quel corpo innocente finché la punta non lo attraversò completamente, uscendo dalla parte opposta all’elsa.

Non un gemito sfuggì dalle labbra di Naruto.

Nemmeno quando Sasuke gli strappò la spada dal corpo, disse niente.

Kakashi, Karin, Jugo e Suigetsu avevano fermato il loro scontro per osservare la scena inorriditi.

Il corpo di Naruto cadde all’indietro, e – come se tutto stesse succedendo al rallentatore – Sasuke vide chiaramente le membra dell’altro colpire violentemente il suolo e il rumore di quel tonfo echeggiò a lungo nelle sue orecchie. Assordante.

Prima che chiunque potesse dire o fare qualunque cosa, Sasuke si rigirò la katana nelle mani e se la infilzò nel petto, come aveva fatto con Naruto, senza pensare. Senza rimpianti.

Aveva scelto di salvare Naruto da quella tremenda agonia e, con lui, anche Konoha ed il Paese del Fuoco.

Aveva deciso di portare se stesso e l’altro in un luogo dove entrambi avrebbero potuto amarsi. Dove non ci sarebbe stato altro che quello.

Dove non serviva fingere.

E così, mentre anche Sasuke si accasciava a terra privo di forza ed il sangue sgorgava dalla ferita appena inflitta, un debole sorriso comparve sul suo volto.

Anch’egli cadde sul terreno fradicio di pioggia ed i suoi occhi semichiusi andarono ad incontrare quelli spalancati e vuoti di Naruto.

<< Provo… amore… >> sussurrò prima che le forze lo abbandonassero e la morte gli chiudesse dolcemente gli occhi.

 

A volte è necessario prendere delle decisioni.

È difficile. E doloroso.

Ma c’è la speranza che, poi, sarà tutto migliore.

E lo sarà davvero, Sasuke.

 

 

 

 

 

***

Che dire… 13° classificata su 21 non è proprio niente male. O, per lo meno, io sono soddisfatta della mia posizione XD

Tengo moltissimo a questa storia e sono soddisfatta di come mi è venuta anche se già sapevo in partenza di essere penalizzata sull’originalità perché storie così se ne sono sentite parecchie.

Ma, insomma, ho anche vinto il Premio Hope sarei stupida a volere di più. Mi va benissimo così ^_^

 

Riporto qui il giudizio della giudice:

 

TREDICESIMA CLASSIFICATA
no happy ending for us – Lovy chan

Grammatica: 7,5/10 punti
Stile: 8,5/10 punti
Originalità: 8,2/10 punti
IC personaggi: 9,5/10 punti
Attinenza al tema dato: 9,5/10 punti
Gradimento personale: 4,8/5 punti

Totale: 48/55 punti

Hai un uso della punteggiatura molto particolare, volto ad evidenziare alcuni passi precisi per rafforzare il loro impatto nel lettore; ho apprezzato l’utilizzo che ne hai fatto, tuttavia devo farti notare alcuni errori che hai ripetuto svariate volte nel corso della storia e che ti hanno penalizzata: non va lo spazio prima dei punti di sospensione, ma va dopo; il “ma” va preceduto da una virgola; nel caso si vogliano inserire i tre puntini e il punto interrogativo, esso va dopo la sospensione, e vi è un “perché” pronunciato da Naruto senza punteggiatura a seguirlo: in questo modo non si capisce se sia una domanda o una semplice invocazione.
Ho trovato inoltre qualche errore di sintassi e alcuni errori di battitura (tra cui una maiuscola mancante e un n”scovolò” al posto di “scivolò”), e anche questo ha fatto slittare verso il basso il punteggio in grammatica. Il tuo stile è molto buono, capace di creare immagini veramente suggestive, tuttavia qualche volta il lettore inciampa in frasi mal costruite o poco chiare. L’IC dei personaggi è molto ben curato e l’introspezione permette al lettore di capire fino in fondo i pensieri di Sasuke. Nulla da ridire neppure sul tema drammatico, presente ovunque nell’aria malinconica che permea la fic. L’originalità non ha il massimo poiché quella che hai descritto è una scena già vista, ma devo dire che, grazie al modo in cui hai orchestrato i pensieri dell’Uchiha, l’ho gustata ugualmente dalla prima all’ultima sillaba.

Giudizio personale: questa fic mi è piaciuta molto, e mi dispiace davvero che il punteggio globale si sia abbassato principalmente a causa della grammatica. I dialoghi sono molto d’effetto, serrati, e catturano il lettore dalla prima all’ultima sillaba; ho amato l’atmosfera che hai impresso a questa storia, e il finale mi ha lasciato con gli occhi lucidi di emozione: pur nella drammaticità totale, resta acceso un barlume di speranza che tutto sarà migliore, e la morte viene percepita non come un’avversaria ma quasi come un’amica che pone fine alle sofferenze e che offre un mondo nuovo in cui coltivare quell’amore che sulla Terra non ha trovato spazio… ti faccio i miei più vivi complimenti, perché questa fic è riuscita a toccarmi profondamente.

 

 

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Complimenti anche a tutte le altre partecipanti ^_^

 

  
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