19
Dana si precipitò laddove era scivolata, e trovò le dita di sua figlia ficcate nel terreno dove fino a poco prima aveva camminato, con le scarpe da trekking piene di fango che si affacciavano sullo strapiombo sotto di lei, mentre con gli occhi ancora umidi guardava sua madre.
Dana si accovacciò e la prese per i polsi, stringendoli e tirando più forte che poteva.
«Mamma!», gridò terrorizzata. «Aiutami, ti prego!»
«Ci sto provando!»
Provò a tirare con tutta la forza che aveva. Melissa cercava di fare presa con le scarpe, ma il fango sulle punte si era solidificato, e non riusciva a piantarle nel terreno. I suoi piedi non facevano altro che scivolare, e tentava, tentava invano, quasi fosse stata su un tapis roulant che non aveva intenzione di fermarsi.
«Tieni duro, Lis», provò a rassicurarla sua madre, ma in realtà si sentiva persa. Melissa non riusciva a fare leva, e lei non aveva abbastanza forza da tirarla su. Non poteva permettersi di piangere, né di dare l’impressione a sua figlia che non ci fosse più niente da fare.
«Mamma, ti prego», gridò ancora Melissa. «Non voglio morire. Non voglio!»
«Non morirai, tesoro, te lo giuro.»
Strinse i suoi polsi ancora di più, ma le ginocchia avevano cominciato a scivolarle, perché la forza con cui Melissa la stava trascinando giù era troppo forte.
«Non riesco a fare forza coi piedi, mamma», singhiozzò ora, con la voce strozzata come quando aveva ribattuto con Heike. «Ti prego, aiutami. Dimmi cosa devo fare. Tu sai sempre cosa fare. Mamma. Per favore.»
Melissa proruppe in un pianto dirompente. Le ginocchia di Dana scorsero un altro po’. I muscoli delle braccia cominciavano a farle male. Osservò gli occhi di sua figlia, e si sentì morire perché non sapeva affatto come aiutarla. Né come aiutare se stessa.
Precipiterà, si disse soltanto. Se la lascio andare, precipiterà e morirà.
Si guardò intorno, in cerca di un appiglio, qualunque cosa. Ma c’era solo lo strapiombo fatto di alberi e foresta, dove Melissa sarebbe rotolata, guadagnando velocità, graffiandosi, fino a schiantarsi contro un tronco, una roccia o sapeva il cielo cos’altro.
«Mamma cosa devo fare ti prego», singhiozzò tutto d’un fiato. «Non lasciarmi cadere. Non voglio cadere.»
Dana guardò oltre i piedi di sua figlia. Le sue braccia non reggevano più. Forse si sarebbe impigliata in qualche ramo e avrebbe evitato di schiantarsi contro una roccia. Tirò su un’altra volta, ma era troppo sbilanciata.
Di colpo, Melissa smise di urlare e di piantare i piedi nel fango. Gli occhi della ragazzina si spalancarono. Dana lesse terrore in quello sguardo, ora perso nel vuoto, in un qualcosa però che sembrava stagliarsi alle sue spalle.
Dana si voltò di colpo per cercare di capire.
… C’era un uomo dietro di lei.
Per lo spavento, lasciò la presa.