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Autore: Vavi_14    29/12/2023    3 recensioni
Serie slegata di missing moments rubati ad un tempo in cui la vita, per i due fratelli, era quanto di più vicino un Winchester potesse associare al concetto di normalità. O forse no.
I. «Oh no, Sam… nonono, che hai combinato».Due minuti. Centoventi secondi di disattenzione e il disastro era stato compiuto.
II. I vestiti li avevano scelti assieme la sera prima, quindi, si chiede innocentemente Dean, cosa diamine sarebbe potuto andare storto?
V.«Mi stavi bloccando la circolazione del sangue» sussurra mesto guardando Dean di traverso, mentre John gira la chiave per mettere in moto l’auto. Dean fa una smorfia. «Hai sette anni, che ne sai di come circola il sangue?»
VI. La parte razionale di Sam, quella che ogni tanto – per cause di forza maggiore - si dimentica di avere solo dieci anni, sa che dovrebbe proprio stare zitto, ma diamine: un pomeriggio di baseball con Bobby? E quando mai gli sarebbe ricapitata una simile occasione!
VI.«Questo cosa sarebbe?» Sam non fa neanche in tempo a lasciar cadere il proprio zaino a terra, perché la domanda lo pietrifica sull’uscio della camera.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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VI.




 
John ha appena attaccato il telefono. Dean è occupato ad aggiustare un vecchio modellino di aeroplano da guerra che Sammy ha fatto cadere a terra qualche ora prima, ma nessun cambiamento d’espressione sul volto del genitore è sfuggito al suo controllo; quando papà contrae a quel modo la mascella, irrigidendosi, è segno che di lì a poco lascerà il motel per andare a caccia. Dean ha capito che sta seguendo uno schema, delle tracce, e forse c’è in gioco qualcosa di grosso, eppure John non gli dice mai più dello stretto necessario, anche quando gli permette di aiutarlo.
«Ti ci vuole ancora tanto?» domanda Sammy, lanciando un’occhiata al povero aeroplano. Forse, se si impegnasse, potrebbe ripararlo anche da solo, ma suo fratello ci impiega molto meno e quel tempo risparmiato può usarlo per finire i compiti di matematica. Ultimamente sono più difficili del previsto e cambiare scuola così spesso non è certo d’aiuto nel capire gli argomenti.
«Ho quasi finito» mormora Dean, lo sguardo perso altrove, le gambe già pronte a scattare in piedi non appena riceverà un cenno da John. Lo vede trafficare mentre schiaffa in una sacca qualche camicia di ricambio e a quel punto anche gli occhi di Sammy sono rivolti al padre, tristemente consci del significato di tutto quel trambusto; aveva pensato di chiedere a papà un aiuto per i calcoli, ma è chiaro che John, al momento, ha altre priorità ben più significative di dieci espressioni da risolvere per il giorno dopo.
«Da’ qua, fa niente, lo tengo così» mormora un po' mogio, ma Dean si desta all’improvviso, fermando la mano del fratello prima che possa riappropriarsi del modellino.
«Ehi» gli risponde, stranito. «Ti ho detto che ho quasi finito. Non puoi aspettare? Hai impegni improrogabili per il prossimo minuto e mezzo?»
Sam sbuffa senza fare troppo caso al tono sarcastico di Dean. Sono le nove di sera e sul quaderno lo aspettano un mucchio di esercizi, ha rotto l’unico oggetto più simile ad un giocattolo che abbia mai posseduto e probabilmente, di lì a poco, sia John che suo fratello gli chiederanno di prendere baracca e burattini e lo molleranno da qualche strambo conoscente per andare a salvare il mondo.
Poteva andare peggio di così?
In realtà però, sembra che John Winchester sia di tutt’altro avviso.
«Ragazzi» esordisce, prima che Sam possa andarsi a rintanare in qualche libro - anche perché in una stanza di pochi metri quadri, sarebbe stato molto difficile farlo altrove. «Starò via poco. Due, tre giorni al massimo. Ho chiesto a Tacker di venire a darvi un’occhiata quando può, vi porterà la spesa. Chiamate lui se avete bisogno, ma niente telefonate inutili. Dean, Sammy è sotto la tua-»
«No».
La risposta del maggiore viene accolta dal padre con un impercettibile sopracciglio alzato. Il silenzio che piomba sui tre membri della famiglia nel momento successivo al rifiuto di suo fratello fa quasi rabbrividire Sam.
«No?» ripete John, e anche Sammy spera, a quel punto, di aver sentito male.
L’esitazione di Dean è quasi impercettibile. «Io vengo con te, papà. Me lo avevi promesso».
«Non questa volta» taglia corto John, e il tono è proprio quello che sancisce l’impossibilità di avanzare qualsiasi tipo d’argomentazione contraria. Sam sta ancora osservando l’aeroplano: Dean lo tiene talmente stretto che teme possa farlo esplodere in mille pezzi da un momento all’altro. A quel punto sì che non sarà più recuperabile.
«Bobby ha detto che può portare Sam a fare due tiri al campo».
Bobby distava quasi tre ore di macchina dalla città; il che, considerando quanti chilometri era solita macinare l’Impala giornalmente, non doveva rappresentare un impedimento così significativo, visto che si trattava dell’incolumità e del benessere di Sam.
Avevano viaggiato lungo distanze maggiori per molto meno.
«Davvero?!» esclama allora il più piccolo alla rivelazione del fratello, con un rinnovato luccichio negli occhi ed estremamente sorpreso che la conversazione stia prendendo una piega favorevole per lui.
La replica di John è veloce ad arrivare. «Sam è sotto la tua responsabilità».
Dean sospira. «Lo so, sto solo-»
«Stai delegando».
«Voglio andare da Bobby!»
La parte razionale di Sam, quella che ogni tanto – per cause di forza maggiore - si dimentica di avere solo dieci anni, sa che dovrebbe proprio stare zitto, ma diamine: un pomeriggio di baseball con Bobby? E quando mai gli sarebbe ricapitata una simile occasione!
Questa volta è l’irremovibilità di John a vacillare un poco. Per qualche strano motivo, quando Sam apriva bocca, le carte in tavola potevano esser rimescolate. Sfortunatamente per il minore, non era questo il caso. «La decisione è già stata presa».
Dean si alza in piedi facendo pressione sulla superficie del tavolo. La sedia stride in modo poco elegante: Sammy sa che non è un buon segno.
«Non c’entra niente Sam, vero? Qual è il vero problema?»
Di solito Dean è sempre molto accondiscendente con papà. Il fatto che stia insistendo può voler dire solo che si tratta di qualcosa di estremamente importante per lui, più del timore di deludere John.
«Io posso stare con lo zio Bobby».
Ecco, a quel punto Sam vorrebbe non averlo mai detto, ma che ci può fare? Se serve a sostenere suo fratello e a fargli avere un biglietto gratis per una giornata diversa dal solito, perché non tentare il tutto e per tutto.
«Smettila».
Il rimproverò, però, non proviene dalle labbra di John come si aspettava: è Dean a guardarlo con severità. Sam, sul momento, ha difficoltà a cogliere che si tratta di un invito a non assecondarlo per evitare di indispettire papà anche nei suoi confronti, perciò risponde al fratello con un cipiglio imbronciato.
«Smettetela tutti e due».
Entrambi i figli si voltano al richiamo del padre. «Dean, dopodomani hai un compito in classe. Ho parlato con la tua professoressa. Mi ha detto che ti ha chiamato tre volte e non eri mai preparato. Sono due settimane che siamo fermi in questa città, hai avuto abbastanza tempo per studiare».
«Cosa?»
Il volto del maggiore è talmente stralunato da piegarsi in una smorfia.
«Sto parlando del tuo rendimento scolastico».
«Che diavolo c’entra adesso?»
«Ne abbiamo già discusso. Ho chiuso un occhio più volte. Adesso basta».
Dean lascia vagare lo sguardo altrove, trattenendo la collera in un sospiro; ha un autocontrollo spaventoso, per avere quattordici anni. Ma ha anche ereditato il temperamento di John, che a volte è davvero problematico da tenere a bada. Era vero, ne avevano parlato, ma a suo padre non era mai importato molto dei voti che prendeva a scuola, o almeno, questa era stata la sua impressione; da quando aveva il permesso di aiutarlo nella caccia, Dean si era sempre concentrato su quello, e gli era parso che suo padre avesse apprezzato. Da dove usciva, adesso, tutta quella premura nei confronti della sua istruzione? Che fosse una scusa o meno, non poteva accettare una giustificazione – dal suo punto di vista – così ridicola.
«Mi stai scaricando qui per un cazzo di complito in classe?»
«Linguaggio».
«Mi prendi in giro, papà?»
Sam ha capito da un pezzo che non ha più potere di intervenire in quella conversazione. Spera solo che Dean e papà non alzino la voce e vengano richiamati dagli ospiti della stanza accanto, com’era successo non molto tempo addietro. In quei momenti, Sam desiderava ardentemente potersi trovare in un altro luogo, possibilmente distante da entrambi.
«Per te badare a tuo fratello significa essere scaricato?»
«Non… non mettere in mezzo Sam».
La voce di Dean vacilla, quasi rabbiosa. John sa benissimo di aver lasciato una responsabilità enorme sulle spalle del figlio nell’esatto momento in cui gli ha chiesto di salvare suo fratello dalle fiamme, dieci anni addietro, e di averla alimentata nel corso del tempo con inutili vessazioni nonostante Dean non gliene abbia mai dato ragione. Probabilmente ha tenuto d’occhio Sam più di quanto John, da genitore, sia mai riuscito a fare, e di questo ne è tanto orgoglioso quanto distrutto. Non ha nessun motivo, dunque, per rinfacciarglielo: è una mossa bassa, subdola e profondamente ingiusta. Significa che non ha altro di meglio da dire, e questo fa infuriare Dean ancora di più, perché tanto sa che ovunque sia la ragione, sarà comunque lui ad avere la peggio.
Sammy, dal canto suo, deve trattenersi nel ribadire che non si offenderebbe affatto se decidessero di “scaricarlo” dallo zio. Opta per mordersi la lingua, giusto in caso decida di tradirlo di nuovo.
«Sarà meglio che tu abbia preso almeno una sufficienza, Dean, per quando sarò di ritorno. Non mi sembra di chiedere tanto».
Il ringhio sommesso del maggiore è un segno di chiara sconfitta, così come il mormorio a denti stretti che ne segue: «Sì, signore».
John rivolge lo sguardo all’altro figlio. «Sammy, mi raccomando. Fai il bravo e ascolta sempre tuo fratello» aggiunge con il timbro lievemente più morbido, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle senza ulteriori saluti.









 

ꕥꕥ
 
Ciao a voi, care personcine, e grazie di essere giunte fin qui. Questo sarà, probabilmente, l'ultimo aggiornamento prima del nuovo anno: ci tenevo, dunque, a farvi gli auguri ed a ringraziare chi sta seguendo questa storia. Una menzione speciale per chi si è fermato a recensire: sappiate che siete importanti.
Detto questo, vi saluto e vi abbraccio!
A presto.

Vavi
  
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