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Autore: aelfgifu    31/12/2023    8 recensioni
Genzo Wakabayashi, nonostante l’apparenza, è un amico attento e affettuoso: sarà lui a unire i puntini e tracciare le linee che collegheranno Taro Misaki, un libro speciale e l’autrice di quest’ultimo.
Guest appearances: Kojiro Hyuga, Tsubasa Ozora
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutti i miei cari'
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2. La dedica
 
L’occasione arrivò con l’andata del turno di Champions League in cui s’incontravano, guarda un po’ la coincidenza, Bayern Monaco vs Paris St. Germain. 
“Wakabayashi-kun! Vorrei incontrare Julia Gutenbrunner” scrisse Misaki all’SGGK. 
“Ma pensa alla partita!” gli rispose il portiere. 
“Ci penso, alla partita”. Genzo s’informò col Kaiser:
“Che ne dici se dopo la partita andiamo a bere qualcosa insieme? Misaki si è innamorato di Julia e la vuole conoscere”. 
Karl si mise subito in allarme:
“Come sarebbe, Misaki si è innamorato di Julia e la vuole conoscere?” 
“Letterariamente, dico letterariamente! È un suo fan”. Guarda un po’ se ci si deve mettere anche Karl con la sua gelosia!
Schneider rifletté.
“Be’, a Julia farebbe senz’altro piacere. L’importante è che non si affatichi troppo e che non rientriamo troppo tardi”.
 
***
 
Taro pensò effettivamente alla partita e riuscì ad azzerare il momentaneo vantaggio dei bavaresi segnando il gol del pareggio all’ottantesimo minuto. 
“Hai visto? Ci ho pensato, alla partita” scherzò con Genzo mentre le squadre rientravano negli spogliatoi. 
“Ho visto sì. Potevi anche pensarci un po’ meno” Genzo era lievemente scocciato. Il pareggio dei francesi voleva dire che alParc des princes ci sarebbe stato da ricominciare tutto da capo. “Ci vediamo tra mezz’ora!”
E ora eccoli uno di fronte all’altra, dopo una partita di Champions League, la piccola donna tedesca e il bel calciatore asiatico. Misaki fissava la piccola donna con curiosità: non sapeva che fosse incinta, doveva essere di almeno sei mesi, la notizia non era trapelata perché protetta con cura o forse il fatto che Julia Gutenbrunner aspettasse un bambino da Schneider non era interessante per i media? In fin dei conti non si trattava di una modella o una cantante o un personaggio dello showbiz.
Ha qualcosa di particolare, Taro Misaki, pensava intanto Julia: non era come altri della Golden Generation che aveva conosciuto. Non distaccato e laconico come Genzo, che d’altronde ormai era più tedesco di un tedesco, ma neanche amichevole come Ōzora, schietto come Matsuyama o sempre sulla difensiva come Kojiro Hyuga. Un pochino più basso di Karl, snello, dall’incarnato chiaro, capelli di un bel castano dorato, una fronte limpida e un sorriso luminoso. Ed era circonfuso di un’aura di inesprimibile gentilezza. Qualcuno le aveva raccontato che Misaki in campo era estremamente corretto, non aveva mai preso un cartellino giallo in vita sua. 
“Gutenbrunner-sama” esordì Taro “sono davvero felice di incontrarla, perché vorrei che mi scrivesse una dedica” e tirò fuori un esemplare della traduzione inglese di Ritratto estivo. Julia fu colta, come avrebbero detto i suoi amici calciatori, in contropiede. Non perché non fosse attrezzata - aveva sempre due o tre penne nella borsa - ma perché non avrebbe saputo che cosa scrivere: “Mi mette in imbarazzo…”
Afferrò il libro, prese una penna, fissò per un momento Taro.  Che cosa sapeva di lui? Quello che leggeva sui giornali sportivi, sui blog di calcio; quello che sentiva dire da Karl, da Stefan, da Frank, da Genzo. E ora aveva la sua fronte chiara davanti a sé e rifletté: porta con sé un grande dolore e insieme al dolore porta tutta la grazia del mondo. E quel ragazzo così pieno di grazia la fece vergognare di sé stessa, della sua rabbia, dei suoi propositi di vendetta, della sua difficoltà a perdonare, del suo egoismo, del suo rimuginare continuo, del suo ritenersi in credito verso tutto il mondo creato. 
Chiese, tenendo la penna a mezz’aria: “Mi dà un po’ di tempo di pensarci?” 
“Certo!” 
“Eccone un altro che si è innamorato” commentò il portiere al suo solito. 
Karl gli diede una gomitata nelle costole: 
“Vuoi litigare?” 
“Io? No!” 
“E allora sei pregato di usare le parole con migliore cognizione di causa”. 
 
*** 
 
“Quello che ha scritto… è basato su fatti veri?” 
“Sì, il nucleo dei racconti nasce da fatti veri. Però chiamami Julia, per favore, altrimenti mi sembra di essere una vecchia zia”. 
“Ehm, grazie. E sono fatti capitati a te?” 
“Alcuni a me, alcuni a persone che conosco.  Un paio sono fatti di cronaca, li ho letti sul giornale. In certi casi ho messo insieme diverse storie”. 
Il dono…” 
“Sì?” 
“Anche tu sceglieresti di fare come la protagonista?” 
“Non lo so. Magari si avesse la possibilità di scegliere!”
“Hai mai avuto voglia di spaccare tutto?” 
“Sempre!”
“E…?” 
“E credo di aver imparato a usare la rabbia come combustibile. Tu?”
“Io provo una enorme nostalgia, continuamente, ma nostalgia di non so cosa”. 
“Oserei dire nostalgia di un paio di ali, che probabilmente avevi in una vita precedente…”
Glielo aveva detto apposta per farlo arrossire, e infatti lui arrossì. 
“Non volevo metterti in imbarazzo, scusa”. 
“Oh, no, non sono imbarazzato…” 
“Sei colpito”. 
“Per così dire…” 
“Hai capito quello che intendevo?” 
Lui annuì. 
“Sai già se è un maschietto o una femminuccia?” 
“È una bambina”. 
Dall’altra parte del tavolo, Karl e l’SGGK guardavano quei due che parlavano. Ogni tanto il portiere e il capitano del Bayern si scambiavano un’occhiata e buttavano giù un sorso di birra. 
“E che cavolo” sibilò a un certo punto il Kaiser. 
Genzo gli assestò un calcio da sotto il tavolo e mormorò tra i denti: 
“Stanno solo parlando del suo libro, accidenti, io e te non ci capiamo nulla. Pensa se Julia fosse una top model e la gente ci provasse continuamente con lei per portarsela a letto, non sarebbe peggio?” 
“Vuoi sapere una cosa? Per certi versi questo è peggio”.
“Ma sparati, Schneider”.
“Sparati tu”. 
“Che state dicendo?” Misaki alzò la testa verso di loro. 
“Niente!” esclamò Genzo. Karl ne approfittò per posare la mano sulla mano di Julia. 
“Ti senti bene? Non sei stanca?” chiese, con aria premurosa. 
“Prima ti ho sentito, sai” ridacchiò Julia stringendogli forte la mano. 
“Be’!”
“Vuoi dire che sei geloso, Karl-Heinz?” 
“Che domande!” Sì che sono geloso. Gelosissimo! 
Ad un certo punto Genzo si mise a ridere. Gli altri tre si voltarono a guardarlo, mentre lui rideva come un matto. 
“Ma che ti prende?” si accigliò Karl. 
“No… pensavo… ah ah ah” Genzo aveva le lacrime agli occhi “meno male che Levin non è con noi stasera… ah ah ah… sennò… chissà quanto ti saresti incazzato! Uah uah uah!”
Karl lo fissò per dieci secondi come se lo volesse ammazzare, poi scoppiò a ridere pure lui, contagiato dalle grasse risate del portiere. 
“Non ti preoccupare” disse Julia a Misaki, che sembrava non capire cosa stesse succedendo “sono due pazzi”. 
E gli spiegò tutto. 
Taro avrebbe voluto scusarsi cento volte con Karl, ma Julia lo fermò: 
“Lascia stare; la gelosia è la migliore punizione di sé stessa!“
Avvicinò a sé il libretto, che aveva posato sul tavolo, lo aprì alla prima pagina, prese una delle sue penne, ne appoggiò la punta sul foglio e scrisse: 
Al tuo passaggio si inchineranno anche le pietre - grazie, Julia
Quindi chiuse il libretto e lo restituì al proprietario.
Genzo, che ancora rideva, osservò con la coda dell’occhio come Misaki riapriva il libretto alla prima pagina, leggeva la dedica, arrossiva violentemente e richiudeva il libro a precipizio, senza parlare. 
 
***
 
E con questo incontro tra due anime simili, accompagnato dalla gelosia del Kaiser e dalle uscite di Genzo, mi congedo dal 2023 e auguro a tutte e tutti un bellissimo anno nuovo. 
 
  
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