Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: Vibesbygin    03/01/2024    0 recensioni
"Era calato il buio da ormai un’ora, il palazzetto che fino a poco prima aveva ospitato diversi ospiti adesso si stava piano piano svuotando. Non vi era più alcuna partita, le squadre che avevano giocato per ultime erano pronte ad uscire da quel luogo per andare a prendersi un meritato riposo. L’Itachiyama era una di quelle squadre, aveva vinto la partita del primo giorno di torneo ed ora la squadra era libera di tornare a casa. Solo due di loro non erano ancora pronti per uscire e per questo si erano allontanati dal gruppo; solo Sakusa e Komori erano rimasti all’interno degli spogliatoi."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era calato il buio da ormai un’ora, il palazzetto che fino a poco prima aveva ospitato diversi ospiti adesso si stava piano piano svuotando. Non vi era più alcuna partita, le squadre che avevano giocato per ultime erano pronte ad uscire da quel luogo per andare a prendersi un meritato riposo. L’Itachiyama era una di quelle squadre, aveva vinto la partita del primo giorno di torneo ed ora la squadra era libera di tornare a casa. Solo due di loro non erano ancora pronti per uscire e per questo si erano allontanati dal gruppo; solo Sakusa e Komori erano rimasti all’interno degli spogliatoi.

« Allora ti sbrighi o no?! » rimproverò il castano che non vedeva l’ora di tornare a casa e riposarsi.

Accanto a lui suo cugino ci stava impiegando una vita per allacciarsi le scarpe, era da tutto il giorno che ai suoi occhi sembrava avere uno strano atteggiamento. Dal pomeriggio Sakusa sembrava aver spento l’attenzione riguardo al mondo esterno, impegnato a riflettere tra sé su qualcosa che non era ancora chiara al cugino. Aveva notato che aveva la testa tra le nuvole e ciò era strano perché durante un torneo Sakusa aveva sempre mostrato la massima attenzione riguardo alla partita che dovevano giocare. Quel giorno però c’era qualcosa che non andava e Komori sospettava che ciò avesse a che fare con una squadra in particolare, anzi un alzatore.

Dopo minuti di attesa i due ragazzi riuscirono ad uscire dal palazzetto, tenevano sulle spalle i borsoni e finalmente erano liberi di poter tornare a casa e riposare. Komori non poteva fare a meno che osservare suo cugino, aveva lo sguardo spento e di certo non se la sentiva di lasciarlo andare a casa in quelle condizioni. Sembrava talmente avvolto nei pensieri che sarebbe andato a sbattere contro un palo senza farci caso.

Poco prima di incamminarsi per casa Sakusa si fermò sul posto, acquisendo maggiormente l’attenzione del libero. Dalla sua espressione sembrava intento a voler dire qualcosa, ma cercava di trattenersi in tutti i modi.

« Stai pensando all’alzatore dell’Inarizaki, non è vero? »

Il moro balzò sul posto mentre il suo sguardo saettò come un fulmine verso Komori. Le sue guance erano diventate improvvisamente rosse e per quanto avrebbe voluto negare, non riusciva a trovare le parole. Non era stupito da come suo cugino avesse indovinato tanto facilmente, ma si sentiva talmente imbarazzato che aveva perso la capacità di ribattere.

Era inutile negarlo, di questo suo cugino se n’era accorto già da tempo, ma da quando erano andati al ritiro Sakusa aveva cambiato atteggiamento. Non era un caso che i suoi pensieri adesso fossero rivolti all’alzatore più rinomato del torneo. In quei giorni di ritiro c’era stata un’intesa tra quei due giocatori che nessun altro ragazzo aveva capito, nessuno aveva idea di come in quelle poche giornate quei due promettenti giocatori erano riusciti ad instaurare una superficiale amicizia. Almeno agli occhi degli altri sembrava insignificante, ma non a quelli dei sottoscritti. E nemmeno a quelli di Komori.

« Oggi non vi siete nemmeno salutati… » rifletté ad alta voce il libero, ipotizzando che quello fosse uno dei motivi per cui il cugino fosse visibilmente triste.

In un istante i suoi occhi si illuminarono.

« IDEA! » sorrise sotto lo sguardo confuso del cugino « Perché non andiamo a fargli visita? »

Quella proposta era assurda, Sakusa non aveva niente a che fare con quella squadra e presentarsi lì solo per rivedere l’alzatore risultava un’azione infantile e stupida. Non poteva neanche dire di essere suo amico, infondo l’aveva visto solo al ritiro e non gli rivolgeva la parola da molto tempo.

« Non se ne parla. » rispose con un velo di rammarico.

Non poteva fare a meno di sentire una leggera morsa al petto, un leggero dolore che non lo abbandonava fin da quando aveva visto di sfuggita Atsumu al torneo. Durante la partita dell’Inarizaki, l’Itachiyama doveva attendere minuti prima di poter giocare la propria partita e Sakusa ne aveva approfittato per osservare quel match dell’alto. Nell’istante in cui Atsumu aveva preso la palla tra le mani e doveva attuare il servizio, alzò per pochi secondi lo sguardo sugli spalti. In quel momento Sakusa aveva incrociato i suoi occhi, li ricordava bene dal ritiro della giovanile e seppur distante, ebbe la sensazione di poterli ammirare da pochi centimetri.

Non poteva mentire a sé stesso, gli mancava.

« Sono sicuro che lui ne sarà felice! » affermò Komori con un sorriso gioioso « Sono anche sicuro di sapere dove si trovano, di solito le squadre ospiti alloggiano in alberghi qui vicino. Forza mettiamoci in cammino! »

Senza esitare il libero trascinò suo cugino con l’intento di fargli muovere i piedi ed in poco tempo si incamminarono.

Il solo pensiero di poter rivedere Atsumu lo faceva arrossire. Non aveva idea di che cosa dirgli appena lo avrebbe visto, non aveva intenzione di rivelare che gli mancava o che voleva salutarlo. Non sapeva proprio come comportarsi perché infondo non avevano un rapporto così stretto di amicizia. Per quanto avesse passato poco tempo insieme a lui durante il ritiro, quei momenti erano stati davvero piacevoli. Ai suoi occhi Atsumu aveva mostrato un lato nascosto di lui, forse persino intimo. Non aveva idea del perché, ma sembrava che tra loro ci fosse una misteriosa complicità.

 

 

« Oggi sei stato fenomenale Sakusa-kun. »

Come al solito dopo un allenamento il ragazzo misofobo doveva ripulire le sue vesti con il rullino ed eliminare ogni traccia di sudore con il suo asciugamano. Avevano appena finito di allenarsi, Komori si era fermato a parlare con un ragazzo che gli stava domandando consigli, lasciando il cugino per un momento da solo. Sembrò come se in quel momento Atsumu avesse visto l’unica occasione di poter scambiare due parole con quel ragazzo riservato. Il sorriso sul suo volto non era diverso da tutti gli altri, era da inizio ritiro che si comportava in modo affabile ed amichevole con tutti e complimentava molte azioni dei suoi compagni. Fino ad ora si era tenuto distante dal moro, ma adesso si era avvicinato con quel fastidioso sorriso.

« Non pensavo fossi così abile anche nella difesa, hai davvero un grande talento. »

Le sue sopracciglia si corrucciarono nel sentire quelle parole. Era convinto che Atsumu non credesse a nessuna parola avesse pronunciato. Erano rivali, entrambi lo sapevano e sapevano anche che c’era una forte competizione tra ognuno di loro.

« Le tue parole mi infastidiscono. » rispose il moro intento ad indossare nuovamente una mascherina « Non mi interessa quello che pensi. Che vuoi da me Miya? »

Atsumu non si mostrò per niente offeso da quelle parole, e nemmeno sorpreso. Anzi, si lasciò scappare una leggera risata mostrandosi divertito.

« Cosa pensi che voglia? Nient’altro che scambiare due parole! » sorrise il biondo « Tra giocatori forti ci si intende no? Infondo non ho bisogno di imparare niente da te. »

Quelle parole acquisirono per un momento l’attenzione del moro, il quale alzò un sopracciglio.

« Allora… il libero della tua squadra è anche tuo cugino o sbaglio? » domandò mostrandosi interessato a quel particolare.

Dopo aver riposto il rullino nel suo zaino, Sakusa rifletté qualche secondo prima di rispondere. Non aveva mai voglia di conversare con estranei, soprattutto se erano dei futuri rivali, ma vedendo Komori impegnato con qualcun altro pensò che avrebbe dovuto aspettare molto prima di poter rivedere il cugino.

Alla fine non succedeva niente se parlava per pochi minuti.

« Si, è così. »

« Ma dai! Allora abbiamo una cosa in comune. Nella mia squadra gioca anche mio fratello, inutile dire che io sono il più talentuoso tra i due. A volte non lo sopporto proprio, potrebbe impegnarsi di più e invece non fa altro che pensare a mangiare. »

Nel raccontare quella storia l’alzatore si mostrò contento di poterne parlare con qualcuno. Sakusa non aveva tutto quell’interesse che l’altro mostrava, eppure rimase ad ascoltare paziente ciò che Atsumu gli raccontava. Forse perché si annoiava o forse perché doveva aspettare per poter tornare nella propria stanza, ma qualunque fosse la causa rimase comunque lì.

Passarono i seguenti minuti a lamentarsi a vicenda di quanto sia Osamu che Komori fossero fastidiosi a volte. Atsumu aveva tante storie da raccontare, tra le numerose volte in cui aveva litigato con suo fratello oppure i numerosi casini che aveva combinato a scuola. Quasi incantato Sakusa ascoltava quei ricordi ed inconsciamente gli scappò più di una volta un fugace sorriso. Quel momento durò solo venti minuti, ma per il moro erano passate ore.

Quando finalmente i ragazzi poterono tornare nei dormitori per sistemarsi o per prepararsi per la cena, Atsumu salutò Sakusa con un sorriso diverso da prima. Un sorriso sincero che mostrava il piacere che aveva avuto il biondo nel parlare con l’altro.

« Parleremo dopo Sakusa-kun, ci vediamo! »

Nel vedere Atsumu allontanarsi, Sakusa rimase seduto sulla panca della palestra ad osservarlo. Gli sembrava assurdo di aver avuto una chiacchierata talmente piacevole con un ragazzo come lui. Eppure, gli era piaciuto molto parlare.

 

 

 

Sotto le luci della sera di Tokyo i due giovani adolescenti camminavano in silenzio. Komori era sicuro che la sua idea fosse geniale perché finalmente riusciva a vedere il viso di suo cugino più sereno, addirittura felice. Durante il ritiro si era accorto di come Sakusa avesse passato molto tempo insieme ad Atsumu, ne era davvero felice perché sapeva la difficoltà del cugino nel non riuscire a stringere tante amicizie. Nemmeno lui avrebbe mai creduto che il suo primo amico potesse essere l’alzatore dell’Inarizaki, ma ciò non poteva far sentire il libero ancora più felice.

« Guarda Kiyoomi! Il bus dell’Inarizaki! Ecco lì l’albergo. »

Non sembrava un albergo di lusso, ma era un semplice dormitorio. L’edificio si presentava nella sua semplicità, aveva un piccolo parcheggio ed in quello spazio c’era un bus con uno striscione attaccato. Solo da quella vista si poteva intuire che fosse una scuola a cui interessava mostrarsi in modo vanitoso e affascinante.

Il solo vedere quella scritta provocò un acceleramento del battito al moro. Le sue guance ancora rosse dall’imbarazzo sembrarono andar in fiamme. Cosa ci faceva lì? Non poteva presentarsi solo per salutare Atsumu e basta. Non poteva nemmeno intrufolarsi in mezzo al resto della squadra. Tutto ciò era davvero imbarazzante, Sakusa non voleva mostrarsi in quel modo e si voltò subito intento a cambiare strada. Immediatamente però sentì il braccio venire afferrato da suo cugino

« Dove vai?! Siamo arrivati fin qui, non puoi tirarti indietro! » insistette Komori tirando Sakusa con sé.

Più si avvicinavano alla porta più Sakusa si tirava lontano da quel luogo.

« Non ho intenzione di entrare! » replicò infastidito più che mai, con ancora il volto rosso dall’imbarazzo.

« Allora ho un’idea, entro io a chiamarlo e gli chiedo se vuole scendere per una passeggiata! »

A quella proposta il moro si fermò sul posto. Forse in quel modo era più sensato, anche se ancora dannatamente imbarazzante, ma almeno non si sarebbe fatto vedere dalla sua squadra. La voglia di rivedere quel ragazzo superò il suo senso di imbarazzo.

« Non dare nell’occhio. » ordinò « Non dire chi sono, non farti vedere da tutta la squadra intesi? »

Komori trasparì un sorriso compiaciuto e come fosse un soldato in missione, si avviò verso la porta dell’albergo. Sakusa si portò le mani sul volto e cercò in tutti i modi di darsi una calmata. Gli tornò nella mente il ricordo di una delle serate del ritiro passate con Atsumu, un ricordo felice che in qualche modo lo fece sentire più sereno.

 

 

Era appena finita l’ora di cena, la maggior parte dei ragazzi era andata a dormire nelle proprie camere ed in pochi si addentravano ancora tra i corridoi. Quella sera Sakusa era pronto per andare a dormire. Come sempre prima di coricarsi si lavava bene i denti e preparava i vestiti che avrebbe indossato il giorno dopo. Non gli piaceva condividere la stanza con Komori, ma per fortuna suo cugino si addormentava molto facilmente e ciò gli dava un senso di solitudine, molto preferita rispetto alla compagnia.

Quel silenzio che si era creato però venne a mancare. Mentre era impegnato a cercare il pigiama, il rumore di una notifica acquisì l’attenzione del ragazzo. Il suo cellulare abbandonato sul comodino si era appena illuminato, ciò spinse la curiosità di Sakusa a controllare chi fosse. E chi poteva essere se non l’alzatore biondo?“Sei sveglio?” recitava il primo messaggio, “Non riesco a dormire”. A primo impatto il moro pensò fosse uno scherzo, ma rimase ad osservare quel messaggio per minuti, cercando di capirne il vero significato. Che voleva da lui? Perché gli aveva domandato se fosse sveglio?

In quei minuti rimasti a fissare il telefono, un nuovo messaggio apparse sullo schermo. Un messaggio che diede più senso ai precedenti.

Ti va di parlare un po’?”

Invece di aiutare Sakusa a prendere una decisione, quel messaggio lo mandò ancora più in confusione. Questo significava che parlare con lui gli faceva piacere? Forse doveva essere così, o non glielo avrebbe chiesto. Oppure aveva deciso di scrivere a lui perché era l’unica persona rimasta sveglia? In quel caso avrebbe potuto fingere di star dormendo, ma perché avrebbe dovuto? Infatti non lo fece. Infondo, molto infondo Sakusa apprezzava parlare con quel ragazzo.

Non accettò subito ovviamente, spedì un messaggio che ricordava ad Atsumu che non potevano andare a dormire troppo tardi. La risposta arrivò immediata, l’alzatore non aveva intenzione di arrendersi. Dopo continue insistenze Sakusa cedette e decise di uscire per fare quelle due chiacchiere tanto richieste dall’altro.

Si incontrarono sul ciglio del corridoio, Atsumu sorrideva come fosse contento di vederlo e cominciò subito una conversazione su quanto facesse freddo quella sera. Camminarono un po’ per il corridoio, Atsumu, il quale era l’unico a parlare, teneva un tono di voce basso ma non si azzittì nemmeno un secondo. Sakusa, paziente com’era, rimase ad ascoltarlo con quel briciolo di piacere che aveva.

Nel cercare un luogo appartato per parlare, i due ragazzi trovarono un terrazzo. Si sederono e continuarono le loro conversazioni osservando il cielo stellato. Passavano i minuti, ma non ci fecero nemmeno caso. In quella interessante conversazione, a volte Atsumu riusciva a far sorridere o addirittura a far ridere l’altro, e quando ci riusciva sentiva il cuore scaldarsi. Vedere un ragazzo riservato e freddo come Sakusa riuscire a sorridere, lo rendeva in un certo senso sollevato. Ciò gli dava modo di capire che non era annoiato dalla conversazione. Parlarono di tante cose, alcune stupide e altre più serie, come la pallavolo, fino ad un assurdo discorso iniziato da Atsumu su quanto fosse bello il nome di Sakusa.

« Kiyoomi ti si addice come nome, però penso che sia un po’ lungo. Che ne dici di “Omi”? »

Per quanto il moro fosse contrariato, Atsumu amava l’idea di aver trovato un soprannome personale esclusivamente per lui. Decise che l’avrebbe chiamato così nel futuro e che sarebbe stato l’unico a poterlo fare siccome l’aveva inventato lui. Tra le risate felici di quella scoperta e il disaccordo del ragazzo in questione, Atsumu si sentiva così contento che non riuscì a nascondere la felicità che provava. Per la prima volta davanti ad uno “sconosciuto”, i pensieri vennero liberati e inconsciamente le parole fuoriuscirono da sole.

« Adoro stare in tua compagnia. »

Quella frase suonò così sincera che persino Atsumu si stupì dalla semplicità con cui l’aveva detta. Sakusa però ne rimase sorpreso, colpito da quel pensiero. La sua compagnia era apprezzata, anche se non parlava molto, anche se non si mostrava interessato, Atsumu l’apprezzava. Non riuscì a trattenere il sorriso dalla felicità di saperlo.

 

 

 

« Atsumu. »

La voce di Kita arrivò forte e chiara all’intera squadra.

La sera era calata ormai da un pezzo, la squadra era tornata dal palazzetto da almeno tre ore e si rilassavano a modo loro. Chi riguardava i video di precedenti partite, chi si era già addormentato dalla fatica e chi invece era troppo agitato per dormire. Tra le persone ancora sveglie c’era il quartetto del secondo anno che pur di tenersi svegli, si erano immersi in una partita a carte. Le parole del capitano però acquisirono l’attenzione di tutti i presenti, specialmente del ragazzo in questione. Il capitano dell’Inarizaki attendeva allo stipite della porta.

Nel sentire il suo nome, il giovane interessato alzò lo sguardo verso la porta.

« Puoi venire un attimo? »

Incuriosito da quella richiesta l’alzatore abbandonò la partita a carte, lasciando i giocatori infastiditi dall’interruzione del gioco. Sotto gli occhi interrogativi della maggior parte della squadra, soprattutto di suo fratello, Atsumu si alzò e raggiunse Kita.

« Qualcosa non va? » domandò l’alzatore biondo.

« C’è un ragazzo che ti cerca giù all’ingresso, dice che è un tuo amico. » spiegò il capitano.

Quell’affermazione suscitò molto stupore ad Atsumu. Non conosceva molte persone nel torneo al di fuori dei ragazzi del ritiro, e non aveva stretto forti amicizie con loro. A parte con uno…

 

Camminava avanti e indietro con il cuore a mille, erano passati tanti, troppi minuti da quando Komori era entrato in quel luogo e Sakusa pensava che ormai si era perso lì dentro. Osservava impaziente la porta d’ingresso sperando di vederlo tornare al più presto. Da un lato sperava che in sua compagnia ci fosse anche Atsumu, dall’altro invece avrebbe preferito evitare l’imbarazzo di vederlo. Le sue emozioni erano talmente contrastanti tra loro che non riusciva a decidersi.

Non appena sentì il rumore del portone aprirsi, Sakusa si voltò velocemente verso quel rumore. Accanto al suo sorridente cugino, gli occhi del ragazzo si soffermarono su uno sguardo che aveva già incontrato spesso. Quegli sguardi già amici, che si erano scontrati poche volte ma che si erano sempre scrutati oltre la semplice apparenza, tornarono a sfiorarsi. Dagli occhi si ingrandiva l’immagine del ragazzo stesso, capelli biondi in contrasto con la radice castana, il colore degli iridi marroni, il viso che aveva imparato a conoscere del ragazzo che ormai definiva “amico”.

Il battito del suo cuore cominciò ad impazzire, felice, curato dalla mancanza che aveva provato nel non averlo vicino, nel non avere la possibilità di parlargli.

Lo stesso era per l’alzatore. Nel riconoscere i riccioli mori del ragazzo, Atsumu si rianimò. Un enorme sorriso spontaneo apparse sul suo volto, negli occhi la gioia di poter parlare di nuovo con quel ragazzo. Il suo cuore, le sue emozioni non potevano mascherare il fatto che fosse mancato anche a lui. Come se il suo corpo fosse comandato da quella felicità, il biondo si affrettò a raggiungere il suo amico.

« Omi! »

Sarebbe corso da lui per dargli un abbraccio, per salutarlo come vecchi amici fanno dopo che non si vedono da tanto tempo. Il sorriso di un bambino contento lo accompagnava e in quella visione Sakusa ne rimase affascinato.

Più si avvicina però, più Atsumu represse il desiderio di abbracciarlo.

La misofobia.

Non siamo migliori amici.

Non esagerare.

Allentò il passo ma arrivò davanti al ragazzo moro che lo guardava meravigliato. Ancora sorridente, Atsumu non evitò di mostrare quanto gli facesse piacere rivederlo e quanto fosse felice di potergli parlare.

« Sono contento di vederti. » espresse con una sincerità impressionante.

Le guance di Sakusa arrossirono, il suo cuore cominciò a battere ancora più forte. Non si spiegava quella reazione esagerata del suo corpo, ma poteva sentire l’imbarazzo misto alla felicità pervaderlo. Cercò di nascondere quel suo lato debole, ma era come se il rumore dei battiti fosse talmente forte da sentirlo bene. In più cercava di reprimere un debole sorriso che era impossibile colmare, la sua espressione combattuta poteva sembrare buffa ma non aveva il coraggio di mostrarsi sorridente. Non indossava la mascherina, si maledì per non averla indossata quella sera.

Non aveva il coraggio di ricambiare quella felicità a parole, sentiva le lettere incastrarsi in gola ed incapaci di mettersi in fila per formarne un senso. Guardava Atsumu con gli occhi di un bambino sognante. Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa che sarebbe servita a rompere il ghiaccio. Cercò di pensare bene a cosa dire, ma più pensava e più il tempo passava. Finché le parole non trovarono un modo per uscire da sole.

« T-Ti va di fare due passi? »

Ancora con le guance arrossate, Sakusa distolse presto lo sguardo dopo aver pronunciato quelle parole. Non sopportava di non avere controllo di sé stesso in quella sensazione, allo stesso tempo si sentiva felice grazie alla presenza dell’altro ragazzo. La cosa più bella era che Atsumu non glielo faceva notare. Forse ignorava quel suo stato confusionale, oppure lo osservava ma si godeva lo spettacolo? Comunque sia sul suo volto era sempre presente un sorriso felice.

« Va bene. » rispose semplicemente.

Sakusa non se lo spiegava, ma Atsumu in quel suo modo di comportarsi riusciva a farlo sentire a suo agio. Anche se era imbarazzato, anche se cercava di reprimere i propri sentimenti, accanto a quel ragazzo non si sentiva giudicato.

« Da quando hai un amico a Tokyo ‘Tsumu? »

Quelle parole sconosciute acquisirono presto l’attenzione di Sakusa. Dalla porta principale dell’albergo, due ragazzi erano appena usciti all’aperto. Nel solo osservare meglio chi avesse pronunciato quelle parole, il moro capì bene chi fosse quella persona. Il famoso gemello di cui Atsumu aveva parlato molto al ritiro e che aveva visto quello stesso giorno alla partita, il gemello dai capelli grigi. Insieme a lui c’era anche il famoso centrale dell’Inarizaki.

Il sorriso felice e spontaneo che prima illuminava il volto di Atsumu svanì. Come se avesse cambiato carattere in un attimo, l’alzatore condivise un’espressione infastidita alla presenza del fratello.

« Al ritiro mi sono fatto degli amici! » replicò il gemello biondo « E poi che ci fai qui? Non dovresti stare a dormire? »

« Se tu esci, esco anche io! » rispose in tono l’altro.

In quello scambio di risposte l’unico che si mosse per calmare la situazione fu Komori, che sorridendo e gesticolando cercò di convincere gli altri ad unirsi tutti a quella passeggiata. Per quanto Atsumu non volesse la compagnia di suo fratello e di Suna, accettò comunque ed in poco tempo i quattro ragazzi presero a camminare per le strade di Tokyo.

Komori era l’unico intento a conversare molto con Osamu e Suna, al contrario i due cari amici del ritiro si ritrovarono a camminare fianco a fianco dietro agli altri. L’intento di entrambi i ragazzi infatti era quello di allontanarsi il più possibile dagli altri.

Sakusa continuava a sentire quel fastidioso imbarazzo che lo portava ad avere il volto completamente paonazzo. Evitava di guardare in faccia Atsumu, non voleva mostrarsi in quel modo e preferiva portare il suo sguardo sulle strade della sua città. Avrebbe preferito che fosse il biondo a rompere il ghiaccio, ma da quando avevano cominciato a camminare insieme agli altri, Atsumu si era ammutolito. Non volendo posare lo sguardo sul suo viso, Sakusa intuiva che fosse infastidito dalla presenza di suo fratello. Qualunque fosse stato lo stato d’animo dell’alzatore, il moro non voleva che Atsumu si sentisse arrabbiato o frustrato. Voleva rivedere quel dolce sorriso sul suo viso.

« Oggi sei stato bravo. » riuscì a dire mantenendo finalmente un tono di voce moderato.

Cercò di portare per pochi secondi il suo sguardo sul biondo, ma distolse presto lo sguardo. Si sentiva uno scemo ad aver paura di guardarlo, ma ormai non controllava più il suo corpo e aveva paura di fare passi falsi.

« Anche tu. » la risposta risultò priva della stessa felicità di prima « Sono riuscito a vedere per poco la partita, avete giocato bene. »

Un leggero sorriso apparve sul volto del moro. Con un po’ di coraggio riuscì a spostare lo sguardo verso Atsumu e poté vedere di poco le sue guance leggermente arrossate. Si stupì nel vedere che anche quel ragazzo provava un briciolo di imbarazzo. Ciò lo fece sentire più sollevato, riuscì a donargli un po’ di coraggio e senza indugiare Sakusa non distolse più lo sguardo dal volto di Atsumu.

« Grazie… Non sapevo fossi venuto lì a vederla. »

« Beh se saremo avversari prima voglio vedere come giochi con la tua squadra. »

Nel pronunciare quelle parole, in questo caso fu Atsumu a non riuscire a posare lo sguardo sul ragazzo accanto a sé. In realtà aveva già visto Sakusa giocare, lo conosceva per le sue abilità e non era difficile trovare video delle sue giocate. Era un segreto talmente imbarazzante che l’alzatore non avrebbe mai rivelato.

Leggermente divertito da quelle parole Sakusa si lasciò andare in una risata. Era delicata, ponderata come la sua personalità, non esagerata ma contenuta da sembrare raffinata. Nell’udire quel suono, Atsumu non poté fare a meno che distogliere lo guardo e vederlo, vederlo sorridere. Vedere il suo volto privo dalla mascherina e sostituita da un genuino sorriso, piccolo ma semplice, affiancato dalle guance più colorate del solito. Nel vedere quella rara espressione sul suo volto, Atsumu sentì il cuore impazzire. Non riusciva più a distogliere lo sguardo, si perdeva in ogni particolare di quel ragazzo. Dai suoi capelli riccioluti che avvolgevano il viso, dalla particolarità di quei due nei sopra il sopracciglio destro, dall’espressione dei suoi occhi che in quel momento erano felici. Un’immagine che Atsumu avrebbe voluto avere impressa per l’eternità.

« Sarebbe bello… » la risata sparì, sotto gli occhi ammaliati dell’alzatore, e rimase un semplice sorriso su quel volto « Sarebbe divertente se ci scontrassimo al torneo. »

Le parole sembravano arrivare lontane, ormai l’alzatore aveva disconnesso i propri pensieri dalla realtà. La sua totale attenzione era concentrata sul volto del ragazzo davanti a sé. Sentiva le gambe camminare da sole, rallentare sempre di più perché ormai disconnesse dalla mente. I suoi occhi avvolti in quell’immagine, il suo cuore ormai perso.

« Ehi! Se andate così lenti vi perdiamo! »

Il rimproverò di Komori acquisì presto l’attenzione dei due ragazzi. Erano rimasti talmente tanto indietro che la figura degli altri sembrava perdersi tra le altre persone.

Grazie a quel rimprovero Atsumu si risvegliò, seppur sentiva ancora il cuore battere all’impazzata. Era contento di essersi allontanato il più possibile da suo fratello, ma se non fossero tornati insieme in albergo Kita si sarebbe arrabbiato. Tuttavia Atsumu avrebbe dato di tutto pur di stare un po’ solo con Sakusa, sapeva però di non poter scappare via come fosse un fuggitivo.

In quel lasso di tempo Atsumu pensò di voler fare una mossa azzardata. Nel posare nuovamente lo sguardo sul ragazzo accanto a sé trovò il coraggio di cui aveva bisogno, il sorriso di Sakusa si era perso ma la sua espressione rimaneva comunque una tenera visione. Decise di non pensare più a nulla, non voleva avere paura di azzardare e voleva comportarsi considerando il moro come un suo caro amico. Perché infondo era così. Lasciò che sul suo volto si facesse vivo un grande sorriso.

Prese la mano del moro nella sua, la sentì fredda al tatto, la strinse senza preoccuparsi di quello che avrebbe pensato l’altro.

A quel tocco Sakusa sussultò e posò subito lo sguardo sulle loro mani. Sentì un miscuglio di sensazioni pervaderlo, dal fastidio dovuto al contatto fisico alla dolce sensazione di stringere la mano di Atsumu. Lui, che odiava il contatto fisico più di ogni altra cosa,in parte aveva percepito quel tocco in modo positivo. Ciò che più non capiva era il perché di quel gesto, Sakusa era sicuro che nessun amico si comporterebbe in quel modo. E poi… Stava stringendo la mano ad Atsumu Miya. Anzi, era stato lui a prendergli la mano. Ciò non fece altro che rendere ancora più confuso il ragazzo. Forse però non avrebbe dovuto pensarci troppo.

« Andiamo Omi, non possiamo rimanere indietro. »

Dietro al sorriso fermo e deciso di Atsumu si nascondeva lo stesso fremito che sentiva il moro. Il cuore impazzito, le mani quasi tremanti e di nuovo l’imbarazzo a pervaderlo, tanto da colorargli le guance di rosa.

Per suo stupore, dopo qualche secondo di titubanza, Sakusa strinse le loro mani e condivise quel leggero sorriso.

Atsumu si contené nel non incantarsi di nuovo. Condivise lo sguardo dolce con il moro ed entrambi sorridevano. Non diedero peso agli sguardi interrogativi e schifati dei passanti, nemmeno a cosa avrebbero detto gli altri.

Entrambi ripresero il passo, più veloce e più tranquillo di com’era prima. Sentirono ad ogni passo la preoccupazione scivolargli addosso, le loro mani unite da una solida presa ed entrambi abbracciarono il pensiero di passare una bella serata tra amici.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Vibesbygin