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Autore: Fiore di Giada    04/01/2024    1 recensioni
[Partecipante al contest "500themes_ita" col prompt 169]
‒ Prima Veronica, poi Lorenzo. ‒ sussurrò, amareggiato. Poche ore dopo la nascita del loro amato figlio, un collasso cardiaco aveva stroncato la vita di Veronica.
Aumentò la presa della sue dita sulla cornice, come un naufrago si aggrappava ad un relitto vagante. Con la morte di sua moglie, non aveva mai cercato un’altra sposa.
Aveva circondato d’amore quel bambino solitario e intelligente.
N.B: storia nata da un generatore di parole. Mi sono capitate queste: aiuto, sussurro, presa, grande, rigido, grido, occhiali, orologio
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il rintocco dell’orologio a pendolo, cupo, risuonò nella biblioteca.
Con un sospiro, Armando Ferraro sollevò l’imponente corpo dalla grande poltrona bordeaux.
Si passò una mano sull’abbondante chioma nera, percorsa da fili d’argento, poi si riaggiustò gli occhiali, che erano scivolati sul naso.
Di scatto, aprì la porta e uscì, richiudendosela alle spalle.
Si avvicinò ad una consolle di quercia, su cui era posata la foto di un giovane alto e magro, incastonata in una cornice d’argento.
I corti capelli biondi circondavano il viso, dai lineamenti affilati, su cui risaltavano gli occhi, grigi, dal taglio allungato.
Un mezzo sorriso sollevò le labbra dell’uomo, mentre le lacrime velavano le sue iridi nocciola. Suo figlio Lorenzo aveva ereditato la bellezza e la viva intelligenza di sua madre, Veronica.
Un singhiozzo, implacabile, fuggì dalle labbra dell’uomo. Aveva adorato quella splendida giovane.
Ma la sorte era stata troppo crudele con loro.
La presa delle sue mani sulla foto, per pochi, eterni istanti, fu scossa da tremiti, mentre un grido di dolore si  spegneva sulle sue labbra. Con il commercio della stoffa, aveva costruito un impero economico.
Ma a cosa era servito tanto denaro?
‒ Prima Veronica, poi Lorenzo. ‒ sussurrò, amareggiato. Poche ore dopo la nascita del loro amato figlio, un collasso cardiaco aveva stroncato la vita di Veronica.
Aumentò la presa della sue dita sulla cornice, come un naufrago si aggrappava ad un relitto vagante. Con la morte di sua moglie, non aveva mai cercato un’altra sposa.
Aveva circondato d’amore quel bambino solitario e intelligente.
E poi la guerra… Maledetta guerra.., si disse Armando. Lorenzo, convinto della necessità di una guerra liberatrice, aveva deciso di partire volontario per il conflitto.
Il suo animo idealista aveva creduto alle infuocate parole di propaganda dei politici.
‒ Figlio mio… Perché? Perché? ‒ domandò l’uomo, il tono sempre più amaro. Lorenzo non meritava di morire dilaniato da una mina.
I suoi sogni dovevano trasformarsi in azioni, atte al miglioramento della comunità.
Sorrise, amaro. Suo figlio, fedele ai suoi ideali umanitari, non aveva mai esitato a portare aiuto ai suoi commilitoni.
Il coraggio e la compassione si riflettevano nei suoi occhi grigi.
Un debole sussurro, simile ad un lamento, morì sulle labbra di Armando. Era fiero di suo figlio, ma, dinanzi alla morte, tale orgoglio svaniva.
Voleva sentire cantare la sua voce squillante, mentre suonava il pianoforte.
‒ Ti voglio bene. Auguri, figlio mio. Salutami la mamma. ‒ sussurrò e le sue labbra, leggere, si posarono sulla fotografia.
   
 
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